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LA RETE E L’AFFRESCO
Seminario di sensibilizzazione alle relazioni di grande gruppo / 1° Laboratorio di Grande Gruppo

EFFETTIVA REALIZZAZIONE ( M.Sberna)

La struttura del LAB ha avuto le seguenti caratteristiche:

1-      I partecipanti sono 44.

2-      Il lavoro si svolge  costantemente in grande gruppo.

3-      Gli intervalli sono autogestiti  ma, senza un’esplicita decisione, coinvolgono tutti i partecipanti contemporaneamente e si svolgono ogni 90 minuti circa, come se suonasse una sirena.

4-      Gli orari di lavoro  per il sabato 9.30-13 // 14.30-19  // 21-23 ,  per la domenica  9-13.

5-      la simulazione sul tema del seminario si conclude alle ore 11.30, mentre i restanti 90 minuti sono dedicati alla chiusura dell’attivitàe alle riflessioni conclusive.

6-      è in gruppo un solo conduttore  per ogni unità di 90 minuti, mentre gli altri conduttori presenti osservano l’azione attraverso un impianto video a circuito chiuso, visibile ai partecipanti. I 90 minuti possono essere  interrotti dalle pause per i pasti o anche dal riposo notturno. Questa procedura è un tipo di rito che viene introdotto dallo staff, ed in questo modo ogni conduttore gestisce due unità di lavoro. Ogni conduttore ha un cartellino con scritto STAFF per esplicitare il ruolo senza enfatizzare la persona.

7-      un membro dell’organizzazione partecipante, che si è anche occupato delle questioni organizzative e del collegamento con  ARIPS,  ha il ruolo di osservatore e resta costantemente nell’aula di lavoro, nonostante la rotazione dei conduttori; ed insieme partecipa agli incontri di staff.

8-      il tema da utilizzare per la simulazione  riguarda l’individuazione dei criteri  di valutazione di un servizio VEDI

9-      il LAB inizia bendando i partecipanti ed accompagnandoli individualmente nel salone di lavoro perché prendano posto casualmente  su sedie disposte senza una logica. In questa situazione i partecipanti restano per 45 minuti. Alcuni parlano con uno o più vicini, non si sa se riconoscendoli o no e quali siano gli argomenti affrontati. Alcuni stanno in silenzio completo e non si rivolgono agli altri: non è chiaro se ascoltino le voci ed i discorsi di qualche vicino. Allo scadere del tempo, autonomamente cambiano le loro posizioni fisiche per formare un’elissi, in modo da vedersi tutti.

10-   la simulazione, che è presentata scritta, viene letta prima che i partecipanti si tolgano la benda,  da una voce fuori campo.

11-   l’inizio della comunicazione è difficile, stentato, e comunque collegato più al compito della simulazione che al  vissuto dell’esperienza di cecità con cui il LAB è stato avviato.

12-   il primo cambio di conduttore genera un po’ di stupore, ma nessuno esprime le sue osservazioni e questo rito diventa, senza che lo staff lo voglia, il segnale per iniziare l’intervallo.

13-   Con il secondo conduttore dell’esperienza, dopo l’intervallo che ha contribuito a decantare l’emozione accumulata dall’esercitazione di avvio del LAB, i partecipanti cominciano a parlare del compito assegnato dalla simulazione. E senza tanti sforzi o perdite di tempo o precisazioni organizzative, si dividono in sottogruppi di lavoro   e proseguono in questo setting anche dopo l’intervallo del pranzo per un’altra ora (fino alle 15.30) dopodiché, di nuovo come ad un segnale che solo loro percepiscono, si rimettono in grande gruppo e ogni sottogruppo relaziona agli altri.

14-   da fuori lo staff, benché incompleto, ha potere decisorio rispetto all’introduzione di eventi che hanno lo scopo di velocizzare l’evoluzione della situazione; in particolare invia mail di aggiornamento in rapporto ai contenuti della simulazione e del compito da svolgere e attraverso qs “accorgimento” entra ed esce dalla sala dove il grande gruppo lavora

15-   accanto ai supporti decisi in precedenza (riti e telefonate) si inseriscono le “mostrine” – immagini di oggetti connessi in maniera esplicita o più astratta al tema della simulazione; queste ultime vengono utilizzate, mentre telefonate ed altri riti vengono abbandonati.

16-   Le “mostrine” sono disposte su un tavolino al centro della stanza e dell’elissi del grande gruppo; accanto sono disposte copie del testo della simulazione. Queste ultime vengono distribuite per iniziativa autonoma da uno dei partecipanti. Le prime suscitano la curiosità di qualcuno che però non condivide le sue riflessioni in merito, né  invita gli altri a curiosare.

17-   Il terzo conduttore cerca di interrompere il lavoro in sottogruppo – che fra l’altro rende  quasi impossibili gli interventi verbali del conduttore – e in silenzio prende un partecipante per ogni sottogruppo e lo conduce al tavolinetto centrale. Una volta raggruppate le 6 persone, in piedi,  dà a ciascuno una mostrina.

18-   Né gli allontanati, né i sottogruppi reagiscono a questa azione in nessun modo ed in nessun momento.

19-   Quando si ricompone il grande gruppo i 6 del nuovo sottogruppo, illustrano agli altri il loro lavoro: hanno trovato un senso ed un collegamento a loro parere funzionale allo svolgimento del compito, attraverso l’uso delle mostrine. Ma non serve a raccogliere i consensi di tutti.

20-   Il caso ha voluto che i primi 3 conduttori fossero uomini e le successive due, donne. A queste ultime spetta di cercare di stimolare l’energia dei partecipanti che a causa delle difficoltà  nello svolgere il compito, stanno andando in depressione. Ma tutto sembra essere un palliativo e anche i messaggi mail che cercano di stimolare amor proprio e motivazione al lavoro, non producono effetti se non momentanei.

21-   Il grande gruppo non riesce a concludere il lavoro che gli è stato assegnato.

22-   nella back home, tutto lo staff è presente.

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