Nei suoi primi 25 anni di vita ARIPS è entrata in contatto con migliaia di persone, prevalentemente operatori dell'Immateriale ma non solo. Semplici amici e sostenitori o partners che hanno fatto con noi un po' di cammino. Soci fruitori e soci attivi che hanno partecipato alla gestione della vita associativa. Utenti delle attività di formazione, ricerca, prevenzione, perlopiù aggregati in piccoli gruppi. Colleghi operatori di organizzazioni, servizi, enti locali che hanno lavorato al nostro fianco. Clienti che ci hanno dato fiducia affidandoci incarichi spesso difficili ma sempre stimolanti. Da quando siamo online, navigatori che hanno "sfogliato" queste pagine.

Cosa pensano tutte queste persone dell'ARIPS? Che ricordo ne hanno? ARIPS ha dato loro qualcosa o non abbastanza? Che immagine circola dell'ARIPS, magari anche dopo anni che i rapporti si sono interrotti? E' rimasto qualche ricordo? E se sì, è positivo o negativo?

Qui sotto Ti invitiamo a leggere i messaggi inviati nel 2003, in occasione del XXV anniversario dell'ARIPS.

Giacomina Lapenna il 24/6/2003, alle ore 16 ha scritto: (formatore dirigenti di impresa)
Non ho contatti con ARIPS da circa 15 anni. Ho dell’ARIPS un ricordo molto positivo. Per due motivi: primo, l’esperienza vissuta in un seminario a Molinetto di Mazzano e in alcuni centri seminariali a Milano, che mi aprirono una finestra su nuove visioni in campo professionale. Secondo, l’incontro con Guido Contessa ed i suoi collaboratori, di cui ammirai intelligenza, preparazione e creatività. “I bei ricordi fanno primavera” diceva lo scrittore Carlo Majello. Quindi, grazie!

Francesca Zappia il 16/6/2003, alle ore 14 ha scritto: (insegnante di scuola di II grado)
Non ho contatti con ARIPS da circa 3 anni. Sono un’insegnante di discipline giuridiche ed economiche di un istituto tecnico industriale di Lamezia Terme. Ho frequentato il corso dell’ARIPS nel dicembre 2000 a Reggio Calabria. È stata per me un’esperienza davvero positiva che mi ha insegnato molto per quanto riguarda la disponibilità verso gli altri, il rispetto, l’educazione. Tutti valori che fanno comunque parte della mia persona ma che ho cercato di esaltare. Ciò che ancora non riesco a superare del tutto è quella forma di timore reverenziale nei confronti dell’autorità anche se spesso sono portata a trasgredire le “regole” senza freni inibitori quando meno ci penso. Vorrei dare un suggerimento in qualità di donna inserita nel mondo del lavoro. Penso che dei laboratori di dinamiche di gruppo andrebbero inseriti in tutti i posti di lavoro. Per quanto riguarda la scuola, nonostante la privatizzazione, non esiste ancora l’idea del lavoro di gruppo. Occorre valorizzare la collegialità, per comportarsi anche al di fuori del gruppo secondo regole che il gruppo stesso ha evidenziato.Ritengo che sia di fondamentale importanza la frequenza di questi laboratori per correggere, migliorare il comportamento di alcuni docenti, molti dei quali respingono a priori ogni regola o disciplina. Ciò che mi sta particolarmente a cuore sono gli allievi, perché molti di essi hanno un rifiuto sistematico dell’”autorità”, non rispettando i beni comuni, comportandosi da autentici teppisti e bulletti, portando a scuola coltelli, schernendo le regole del codice della strada. Nonostante i miei tentativi democratici di far pulire i banchi, di far raccogliere le carte da terra, gli inviti a posare le armi, gli alunni dopo un comportamento remissivo, ritornano allo stesso comportamento. Ciò significa che l’insegnamento non è servito a nulla. Pertanto sarebbe bello ma utopistico che fosse proprio l’ARIPS in qualità di centro istituzionalizzato per la consulenza psicologica nella scuola che osservasse almeno due volte l’anno (all’inizio e alla fine dell’anno scolastico) la classe, per poter consentire agli insegnanti un efficace e proficua formazione integrale nell’educazione dell’allievo alla vita.......... Ripeto che l’esperienza è stata del tutto positiva, la rifarei, ne ho parlato molto a colleghi ed amici. Mi auguro tanto che possiate nella mia città ripetere questa entusiasmante esperienza.

Roberto Lingua il 14/6/2003, alle ore 0 ha scritto: Incrocio di storie (psicologo)
Ho raccolto l'invito di Guido a testimoniare il mio personale rapporto con ARIPS. Dopo la scoperta casuale dell'Associazione e la decisione di partecipare ad alcuni seminari, scelsi di proseguire la frequentazione di ARIPS anche per le persone li conosciute. Oggi a distanza di parecchio tempo è ancora molto vivo in me il ricordo di quegli anni in cui accanto a presenze episodiche di persone si creò un nucleo di allievi che Guido amichevolmente e scherzosamente chiamava Sette Nani e sui quali capivamo, riponeva anche affettuose aspettative di condivisione e continutà future. In quegli anni dentro di me , ma sentimenti simili mi sembra animassero anche i compagni di formazione, si alternarono momenti in cui immaginavo di poter costruire un futuro in cui si realizzasse un'idea a noi tutti comune ed altri nei quali invece le fughe centrifughe prevalevano ed ognuno era spinto a generare per sé qualcosa di proprio, sulla base del modello di riferimento in cui stavamo crescendo. In realtà l'esito fu ancora diverso e per la maggior parte di noi le strade si sono non solo divise ma addirittura perse. Ora infatti che i rapporti con gli altri Nani non ci sono più si capisce forse ancora meglio di quanto da quelle esperienze si sia appreso. Rimane il ricordo di uno spazio della mente ( ARIPS ) in cui nulla era mai dato per scontato, tutto reso pensabile, semplice , non facile (anzi spesso doloroso) solamente ri-solto.

Dino Campiotti il 3/6/2003, alle ore 14 ha scritto: (Sacerdote, coordinatore comunità terapeutica-NO)
Mi piace pensare alla vita come ad un gomitolo di fili di mille colori: alcuni lunghissimi e si perdono intriganti nella complessità della vita, altri più brevi, semplici segmenti, appaiono in superficie nella trama del quotidiano e degli avvenimenti, altri ancora hanno perso un po’ del colore originario e si sono sbiaditi a contatto delle opere e dei giorni. Ogni filo una persona, un avvenimento, un fatto….che ha segnato e costruito una vita intera; una serie di fili colorati e intrecciati che spesso rendono ardua la loro collocazione e la loro interpretazione nel quadro di una stria già di per sé complessa. Tuttavia non mi riesce complicato ritrovare, quasi accarezzandolo in un gioco di ricordi, il filo della mia frequentazione all’ARIPS: non si è spezzato, ha un colore unico, straordinario, lungo ormai vent’anni, tanti sono quelli che mi uniscono l’oggi ai “momenti” della mia formazione nella Casa di Molinetto. Giovane prete, da poco laureato in filosofia, avevo letto su un depliant la notizia di corsi utili alle dinamiche di gruppo: ho telefonato, mi sono iscritto ed è stata la cosa più facile entrare a far parte di un gruppo che in qualche misura ha accresciuto la mia formazione e cambiato il mio modo di lavorare nel sociale. Mi sono sentito in tutti quegli anni “accompagnato” da maestri e da amici (Guido, Margherita, Vittoria, Ferruccio, Terraciano…) con la competenza e la delicatezza del “ci sono se hai bisogno” in alcuni momenti, con la robustezza della amicizia in altri, quando la fatica e gli smarrimenti nel lavoro sociale appesantiscono il cammino. Ho il timore, però, di cadere nella retorica dei sentimenti da cui il pudore e una certa “orsaggine” personale mi hanno sempre tenuto lontano. E d’altra parte il pensiero corre ad alcuni momenti esaltanti di questo intreccio di ricerca e amicizia: i T-group, i week-end di formazione, i Laboratori di Comunità sul Lago di Iseo che mi hanno visto “timido” collaboratore, eccetera… Potrebbe bastare un grazie, se questa parola potesse esprimere la ricchezza delle esperienze, di emozioni, di suggestioni interiori offerte dall’ARIPS e che accompagnano ancora la mia vita e la mia presenza nel mondo della tossicodipendenza. Potrebbe bastare un plauso al tasso di intelligenza sempre viva, alla robustezza scientifica, alla curiosità intellettuale, alla passione per l’uomo, che ho sempre colto nel lavoro dell’ARIPS come una costante preziosa.

MAURA LONGARI il 3/6/2003, alle ore 14 ha scritto: (assistente sociale, coordinatrice UTG di Cremona)
Ho ancora contatti con ARIPS. Parlare di ARIPS per me è abbastanza difficile, nonostante da 13 anni mantenga in modo più o meno assiduo contatti, ma questo semplicemente per un problema di sigle RIPS, AIATEL, ecc. Preferisco allora riferirmi alle persone che hanno dato significato a queste sigle e con le quali ho avuto maggiori occasioni di confronto. Penso infatti a Contessa, a Sberna, ai miei maestri di ricerca Sardella e Drudi, insomma a tutti voi che avete saputo cogliere il mio desiderio di apprendere e l’avete trasformato in professionalità. Mi avete presa per mano e trasferendomi il vostro sapere, mi avete permesso di camminare da sola con sicurezza con la consapevolezza che, in caso di necessità, avrei comunque potuto riprendere quella mano che mi ha inizialmente sostenuta. Durante questa crescita professionale ho apprezzato enormemente la volontà ARIPS di mettere a disposizione di altri il proprio sapere senza ritenerlo patrimonio esclusivo a garanzia di chissà quale potere. Altro pregio è la chiarezza dei principi e valori che sottendono il lavoro quotidiano dell’associazione e che chiaramente traspaiono in tutte le situazioni, sia nei semplici rapporti interpersonali, che con le istituzioni. Certo, che la grande personalità di ARIPS può intimidire, specialmente durante i primi contatti, determinando, a mio avviso, o un grande innamoramento o un addio per sempre. Ricordo quando ancora frequentavo la scuola di servizio sociale a Milano ed in una lezione Contessa ha evidenziato che le regole di una relazione si giocano nei primi cinque minuti della relazione stessa. Per me è comunque scattato l’innamoramento.

LUIGI FASCE il 27/5/2003, alle ore 12 ha scritto: (Psicologo sicurezza stradale)
Ricordo uno dei primi incontri di formazione di gruppo condotto da Sangiorgi, oltre a Convegni e Seminari nell’arco di questi 25 anni; la professionalità e la simpatia. ARIPS…. un punto di riferimento costante nel tempo!

DINO CRISTANINI il 27/5/2003, alle ore 12 ha scritto: (Ricordi sparsi)
Non ho contatti con ARIPS da circa 10 anni. Questo è quello che ricordo o penso o immagino dell’ARIPS: 1. Quando ARIPS ha fatto formazione ai capi di Istituto negli anni ‘70-’80 per l’IRRSAE Lombardia 2. E’ stata una delle prime in Italia ad entrare nella rete delle Istituzioni con il Progetto Giovani di Verona 3. Ricordo la partecipazione al Convegno sulla Formazioni Psicologica a Padova

P.F.Brunori il 27/5/2003, alle ore 12 ha scritto: (direttore IAL Lombardia - BRESCIA)
Non ho contatti con ARIPS da circa 15 anni. Ho un ricordo positivo di professionalità, passione ed impegno, ma mi pare che abbia perso visibilità. Le pubblicazioni dei collaboratori ARIPS (Dott. Contessa, Dott.ssa Sberna) edite da Città Studi o altri sono presenti nella nostra biblioteca specializzata e sempre molto utilizzate. Attendiamo l’uscita di novità. È anche questo un modo per non disperdere la ricchezza dell’esperienza ARIPS e del suo patrimonio psicologico-culturale e anzi per promuoverlo e valorizzarlo presso un’ampia cerchia di lettori. E la rivista “Studi di comunità”? Non siamo riusciti ad abbonarci per la mancanza del CCP, ma potremmo farlo ora se esce ancora. Fateci avere vostre notizie.

Bea Barbagallo il 27/5/2003, alle ore 12 ha scritto: (operatore sociale coop.Hombre con l'Acca-AO)
Ho ancora contatti con ARIPS. ARIPS è stata un “pioniere" nel campo della formazione. Ha dato un buon contributo formativo sia a me sia alla cooperativa. ARIPS è un gruppo attivo, creativo ed innovativo.

Graziella Bonomi il 12/5/2003, alle ore 17 ha scritto: (assistente sociale presso Comune di Mantova)
Non ho contatti con ARIPS da circa 2 anni. ARIPS è stata importante per la mia crescita personale e professionale. Mi ha consentito di acquisire consapevolezza su alcuni aspetti della mia personalità, alcune mie modalità di relazione; mi ha aiutata a trovare un metodo di lavoro. Di ARIPS ho apprezzato in modo particolare il rigore e la severità, oltre alla competenza. Talvolta ho rilevato alcune “rigidità”.

Augusto Romano il 12/5/2003, alle ore 17 ha scritto: DTN Vds CRI per attività sociali
Ho ancora contatti con ARIPS. In qualità di Delegato Tecnico Nazionale dei Volontari del Soccorso della Croce Rossa Italiana per le Attività Sociali, ho iniziato ad avere i primi contatti con i Formatori di ARIPS nel periodo fine 1995 – inizio 1996. Dopo i primi positivi contatti, ho deciso di affidare all’ARIPS la conduzione di un paio di Seminari di Formazione: il primo (settembre 1996) per i Delegati Provinciali della Lombardia ed il secondo a livello nazionale (febbraio 1999) per i Delegati Regionali. Nel dicembre del 1998 ho collaborato con ARIPS nell’organizzazione di una giornata di studio dal titolo “Nuove frontiere della psicologia della salute”. Tutte esperienze positive che hanno rafforzato la nostra collaborazione e reciproca fiducia. Recentemente, gennaio 2003, si è conclusa l’esperienza concernente il Progetto VHIVERE finanziato dall’Istituto Superiore di Sanità. A mio parere questo progetto, primo nel suo genere a livello nazionale per i Volontari del Soccorso della Croce Rossa Italiana, ha fatto emergere alcune carenze da parte dei VdS partecipanti al Progetto e soprattutto da parte dei nostri DTR; dall’altra parte mi è parso, a volte, di cogliere un’eccessiva rigidità da parte dei Formatori ARIPS. Ci sono stati anche alcuni atteggiamenti eccessivi che non sempre hanno prodotto risultati positivi. Ritengo che ARIPS possa, con la sua esperienza e competenza nel “sociale”, essere di grande aiuto ai Volontari del Soccorso della Croce Rossa Italiana e per questo motivo immagino possibili future e proficue collaborazioni.

Flavio Montanari il 2/5/2003, alle ore 15 ha scritto: l'incontro con l'ARIPS
Ho incontrato l’ARIPS a metà degli anni ’80; ricordi di effervescenza, creatività, curiosità e ricerca e a volte anche un po’ di confusione. Ho collaborato con varie modalità all’ARIPS : ho fatti i miei primi t-group, abbiamo ragionato e lavorato sull’animazione e sulla SIA, abbiamo collaborato a diversi progetti in varie parti d’Italia e poi giornate di formazione e giornate di discussione. Per me è stata un’esperienza molto importante che ha segnato la mia formazione. La mia è sempre stata una collaborazione piena ma conservando una certa autonomia in quanto facevo comunque parte dell’agenzia APIS di Forlì ( e non si può non notare qualche assonanza probabilmente non casuale). I miei sono ricordi positivi anche se non manca qualche ombra, spesso dovute alle difficoltà dei progetti o delle situazioni che si incontravano. Si è sempre lavorato in ambiti complessi e quasi mai lineari e quindi in ogni situazione occorreva assumere uno spirito fortemente negoziale. Ritengo l’esperienza dell’ARIPS un’esperienza innovativa e coraggiosa; lo spirito radicaleggiante che si respira all’ARIPS è sempre molto stimolante anche se può originare timori ed ansie. Si possono percepire segnali ed impronte a volte un po’ autocentrante, ma la costruzione di una identità nello spirito di grande indipendenza ed autonomia, comè l’identità dell’ARIPS, non credo sia semplice e comunque denota il coraggio di questi amici e colleghi che in molte situazioni, ed a ragione, si sono sentiti dei pionieri. La mia stima pertanto nel tempo è rimasta immutata.

MassimoBellotto il 29/4/2003, alle ore 12 ha scritto: (Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni)
Non ho contatti con ARIPS da circa… 5 anni. Ricordo come occasioni piacevoli ed interessanti i rari contatti interpersonali che ho avuto – nel corso degli ultimi 25 anni – con Guido Contessa e con alcuni membri senior e junior del gruppo professionali che a lui fa riferimento. Ricordo qualche mia perplessità a fronte di episodi che mi parevano animati da eccessivo spirito critico, conflittuale o competitivo, fin dai tempi della vecchia SIPs ed insieme l’apprezzamento per lo spirito di iniziativa, l’intraprendenza, il coraggio, la sfida. Ho letto con interesse alcune belle pubblicazioni (anche di Margherita Sberna e di altri membri dell’Arips) sul senso della formazione psicologica, sui modelli di intervento psico-sociale, sugli sviluppi di nuove tecniche di conduzione e di animazione di gruppo. Pur sussistendo una certa “ambivalenza” nei rapporti tra alcuni esponenti dell’associazione e parte della psicologia accademica, ho suggerito ad alcuni neo-laureati in Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione di effettuare un buon tirocinio presso l’Arips: considero infatti tale contesto un laboratorio vivace di idee e di pratiche, dove è possibile sia apprendere che pensare che fare, e costruire nuove connessioni tra impegno civile, professionale e culturale. Dopo la prima generazione di psicologi che negli anni ’60 ha istituito in Italia l’analisi e l’intervento sui gruppi e sulle organizzazioni, e dopo la seconda che ha sviluppato tale ambito di studio e di lavoro a partire dai primi anni ’80, ora è cresciuta la terza generazione, quella del www: dai nuovi frutti vedremo se l’albero della psicologia “impegnata” nel sociale ha buone radici e se è stato ben coltivato. Quanto sopra è ciò che oggi ricordo, penso o immagino: “quidquid percipitur secundum ordinem percipientis percipitur” (S. Tommaso d’Aquino).

Alessandro Motta il 28/4/2003, alle ore 14 ha scritto: libertà
Ho frequentato il semestre d'orientamento arips, spero di frequentare il biennio per formatori. Grazie per cercare ancore nell'uomo la libertà e non l'opportunità, pratica dilagante nel campo della formazione (principalmente in quella aziendale).

Rosy Grespan il 27/4/2003, alle ore 11 ha scritto: (educatrice professionale)
Più che di arips ho il ricordo delle persone, soprattutto di Guido; negli anni 80 ha contribuito alla mia formazione (professionale e personale)in modo determinante.Ho partecipato a supervisioni, corsi,laboratori...e ne sono sempre "uscita" con nuove ricchezze,apprendimenti e rinnovamento. Devo confessare che l'ultima supervisione a cui ho partecipato (in Svizzera, primi anni 90))condotta sempre da Guido, è stata molto deludente; sempre nello stesso periodo ho sentito altre opinioni negative, e ciò oltre a dispiacermi molto,(il crollo di un mito?) ha contribuito ad un mio allontanamento dall'arips: ma forse si può leggere anche come la fine di un mio percorso e l'inizio di nuovi bisogni e altre strade da percorrere.Resta intatta la consapevolezza che se oggi posso considerarmi una professionista/persona "grande", ciò è dovuto per molta parte agli strumenti/esperienze che l'arips mi ha fornito. Grazie.

Pina Floridia il 22/4/2003, alle ore 12 ha scritto: (infermiera professionale di neuropsichiatria infantile)
Non ho contatti con ARIPS da circa 8 anni. Non ho un ricordo preciso dell’ARIPS ma credo di aver partecipato ad un paio di corsi di formazione che indubbiamente hanno contribuito ad arricchire il mio percorso professionale. Rispetto però all’aggiornamento professionale obbligatorio (E.C.M.) desidererei essere informata riguardo ai corsi dell’anno 2003 tramite posta, in tempi utili per l’iscrizione. (Preferirei che le informazioni riguardanti i corsi mi siano recapitate a domicilio). Mi ringrazierei molto se mi mandaste informazioni rispetto ai CREDITI ECM per PSICOLOGI.

Doriana Losasso il 17/4/2003, alle ore 13 ha scritto: (PSICOLOGO c/o SERT)
Non ho contatti con ARIPS da circa 10 anni. Ho un ricordo positivo. Un ricordo perché non ne ho più sentito parlare, né ho notizia di una prosecuzione dell’attività formativa o attraverso i colleghi. Di questo ne sono rammaricata perché penso di avere ricevuto ottime opportunità formative, soprattutto per quanto riguarda la conduzione dei gruppi. In particolare ricordo che l’esperienza del T-group mi è stata molto utile, e sia una esperienza unica. Anche riguardo ad alcuni aspetti di psicologia di comunità (strategie di prevenzione) ho ricevuto alcune “basi” concettuali e operative importanti. Penso all’opportunità di una maggiore diffusione (di strumenti, tecniche, cultura, ecc. utili anche ad altri). Mi rincresce e mi chiedo come mai, nonostante l’indubbia competenza in queste aree (almeno quelle che ho conosciuto) l’ARIPS non sia conosciuta e affermata abbastanza almeno al livello corrispondente alla qualità delle offerte e del panorama delle diverse associazioni esistenti nell’area. È con gratitudine (insieme a questo rammarico) che rispondo al questionario, ma sicuramente prevale la prima.

Leandro I. il 16/4/2003, alle ore 23 ha scritto: Poems
L' ARIPS ha rappresentato e continua a rappresentare per me , un luogo di incontro/i........in essi ho avuto la conferma che ombre appena percepite in contesti altri, divenivano invece i luoghi in cui le relazioni umane si liberano verso la poesia................Grazie

Giovanni Caldara il 15/4/2003, alle ore 18 ha scritto: Devo moltissimo alla scuola Arips
In un momento in cui "prendere in mano le redini della propria vita" era una frase usata e abusata, ma non aveva nessun riscontro nella realtà, ecco che sono entrato in contatto con Arips. Dapprima come partecipante a un incontro, poi come stagista, quindi come aspirante formatore. Arips, nelle vesti carismatiche del dottor Contessa in primis, in quelle affettuose di tutti gli altri suoi compomenti poi, mi ha "obbligato" a gustare e a godere la vita. Oggi, anche da giornalista, quel lavoro continua. Auguri di cuore per un buon lavoro e una serena S.Pasqua.

Mirco. umanauta il 8/4/2003, alle ore 18 ha scritto: ARIPS e i Lab.
Non posso dire di aver la fortuna di una conoscenza diretta di "ARIPS", diciamo che ho avuto l'opportunità di una conoscenza, per lo più mediatica. E' attraverso il lab. invece, che ho avuto l'occasione di sondarne gli effetti, in ben due distinte circostanze, e faccio riferimento al 28° e al 29° lab. di Dinamiche di gruppo. La prima esperienza mi ha insegnato che, fondamentalmente, non sono votato all'ascolto, e non è poco se si considera che il mio lavoro prescinde proprio dall'ascolto. Cosi mi sono approssimato alla seconda esperienza con un foglietto accanto al monitor che, al pari degli imperatori romani ai quali nel giorno dell'elezione veniva messo uno che gli ripeteva di continuo "ricordati che sei un uomo", mi rammentava l'ascolto, la prudenza nel giudicare, e lo sforzo alla condivisione. Purtroppo però, non avevo fatto i conti con il "mezzo". Le continue disconnessioni (ho chiesto pure aiuto ad "aiutolab"), mi impedivano sovente di seguire nella sua interezza i ragionamenti. Devo dire che in questo sono stato fortunato nell'aver trovato un gruppo (gruppoA+tamara) molto comprensivo. Il gruppo è addirittura riuscito a condividere una scelta, quell'E rossa mi rende orgoglioso, seppur poi non si sia riusciti a con-dividerla in PL. Abbiamo potuto anche stavolta appurare come, noi umani, si sia in genere poco portati all'ascolto e come invece si sia tentati di seguire il proprio ragionamento. E' come se, per ridurre la complessità del sistema che ci si presenta, si eviti lo sforzo di confliggere con l'Altro "reale" e si insceni, ma in un contesto interiorizzato, un conflitto di comodo con l'ideale dell'altro da se. A mio parere questa tecnica, sembrerebbe all'attante una vittoria sulla complessità e sul conflitto, ma invero si presenta come atto illusorio e autoconsolatorio di un proprio compiacimento. Non è altro quindi, secondo me, che una sorta di via di fuga interiore da un mondo in cui ci si trova inerti di fronte alla sempre più caotica complessità che invece è "sociale" e dunque "relazionale". Termino facendo dunque i più sentiti auguri ad ARIPS, allo staff ed al suo presidente Guido Contessa (che la forza sia con voi)..e con me tramite voi. mirco (primo akkademico 2003 "Psicopolis)

Anna Bertani il 7/4/2003, alle ore 17 ha scritto: (direttrice scuola ESAE)
ARIPS: dietro alla sigla, io vedo i volti.Indimenticabile Guido insieme a Margherita, a M.Vittoria...Ho sempre apprezzato in voi il coraggio di cambiare, di rompere gli schemi che vi ha caratterizzato ai miei occhi. Io sono molto più lenta e molto più "istituzionale",e la storia dell'ESAE lo conferma.Vi ho perso un po' di vista negli ultimi anni, ma c'è costantemente qualcuno o qualcosa che mi collega a voi. Il gruppo, il T. group, i gruppi autocentrati sono nella nostra storia ed in parte nel presente, i nostri giovani sono sempre più giovani, o sono io più vecchia che li vedo tali, comunque più testa che cuore.Si fa fatica in mezzo ad un'infinità di carte, mentre io vi immagino più liberi. Ecco, questa è l'immagine che ho di voi ed è anche il mio augurio per i prossimi 25 anni.Buon lavoro!

ANNA FRIGERIO il 4/4/2003, alle ore 0 ha scritto: (psicologa psicoterapeuta USL3 Genova, Sert-ambito2)
Non ho contatti con ARIPS da circa 20 anni. L’esperienza risale ai primi anni Ottanta, in una fase ancora iniziale della mia attività. La ricordo con piacere e come contributo stimolante e utile. Da allora molte cose sono cambiate, la realtà del servizio nel quale lavoro espone sia in rapporto al tipo di utenza, sia in considerazione del sempre minor sostegno da parte dei politici e degli amministratori oggi divenuti una specie di controparte. Molti dei temi sui quali lavorammo durante l’esperienza alla quale mi riferisco sopra andrebbero ripresi e rivisti alla luce dei grandi cambiamenti teorici, metodologici e sociali intercorsi. Ricordo un’attenzione per il benessere dell’operatore oggi quasi completamente dimenticato. Al momento non mi viene altro da aggiungere.

don Gino Rigoldi il 2/4/2003, alle ore 12 ha scritto: (Sacerdote presidente dell'Associazione Comunità Nuova - Onlus- Ente morale)
Ho avuto modo di incontrare e collaborare con ARIPS dal 1985, anno in cui è iniziata in maniera sistematica l'attività di formazione sia per gli operatori che in vista dell'organizzazione dell'Associazione che faceva i suoi primi passi. Mi ricordo ancora le epiche giornate a Villa Paradiso con il Dr. Contessa che ha lavorato con noi per strutturare l'associazione che passava così, come Guido solennemente dichiarò:"da esperienza totalizzante (basata sulla ideologia e sull'immagine di un carro dove tutti erano imbarcati per una avventura ideale)a realtà lavorativa". Si trattava di una sorta di "rifondazione" di un gruppo che da anni lavorava muovendosi sui vari campi dell'emarginazione con molta disponibilità alla accoglienza, certamente con molto pensiero e desiderio di capire e tuttavia abbastanza travolto dalla continua emergenza. Un primo lavoro con Contessa e poi le successive fasi negli anni seguenti con la D.ssa Sberna e con la D.ssa Sardella hanno contribuito in maniera sostanziale alla strutturazione di Comunità Nuova, alla definizione dei ruoli o meglio alla identificazione ed alla composizione dei ruoli, alle procedure e al pensiero. Per gli inizi, ma anche per l'attualità, il punto di riferimento ARIPS resta fondamentale anche se nei numerosi anni operatori di C.N. hanno cercato e scelto anche altri riferimenti formativi. Personalmente credo che una associazione come l'ARIPS che è in età di venticinque anni, abbia dentro di sè una ricchezza di osservazione della realtà e di capacità di formulare progetti innovativi tale da potere essere per noi e penso anche per molti operatori del sociale, un interlocutore molto interessante in un tempo in cui le filosofie e le prassi del sociale vivono in un deserto di pensiero e di senso della umanità. Don Gino Rigoldi Milano, 2 aprile 2003

Susanna Baldini il 1/4/2003, alle ore 19 ha scritto: (Psicologa)
Non ho contatti con ARIPS da circa 7 anni. Ricordo la sede di Molinetto: la stanza dove il gruppo ha lavorato, spoglia ma accogliente, il volto di alcuni partecipanti, con qualcuno dei quali ho continuato il rapporto di conoscenza avviato in quei giorni; ricordo le camerate e le confidenze “serali” prima di addormentarsi. Mi è rimasta la consapevolezza che trattare con i gruppi è come occuparsi di un organismo con le sue leggi e le caratteristiche, che trascendono gli individui che lo compongono, anche se il contributo di ciascuno è fondamentale nel determinare l’orientamento che il gruppo prenderà. Ho continuato ad occuparmi di gruppi sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni (famiglia, scuola, ecc.) e quello che ho appreso in quel seminario fatto all’ARIPS tanti anni fa continuo ad utilizzarlo nei vari ambiti, cercando di contribuire a creare un clima di scambio e di rispetto.

Paolo Pulci il 31/3/2003, alle ore 18 ha scritto: La percezione di Arips
L'immagine di Arips è legata in buona parte ad un singolo professionista con cui ho lavorato ed interagito, sia come committente che come utente finale. La percezione è stata quella di un professionista competente, capace, stimolante, metodologicamente piuttosto rigoroso, anche se di gestione tutt'altro che "facile" (come committente)e forse un po' rigido ed "elitario". Il vissuto sul professionista è comunque positivo. Accanto a ciò vi è un'immagine complessiva di Arips (desumibile anche da alcuni contatti avuti, dal sito, ecc.) come organizzazione stimolante e creativa, relativamente interessata alle logiche di mercato della formazione/consulenza, abbastanza generosa nell'offrire gratuitamente parte del proprio know-how, in parte "alternativa" nell'immagine e in alcune modalità operative di funzionamento.


Grazia il 26/3/2003, alle ore 8 ha scritto: Auguri

Non penso di esservi molto di aiuto, la mia collaborazione con Arips è stata veramente insignificante, ho partecipato solamente ad un incontro, quindi non mi sento di esprimere nessun giudizio in merito alla vostra professionità. ciao a tutti e buon compleanno. Grazia

Ant.Martinotti il 24/3/2003, alle ore 17 ha scritto: (psicologo dirigente ASL12- PIEMONTE)
Non ho contatti con ARIPS da circa 4 anni. Ho partecipato ad un seminario dell’ARIPS, alcuni anni fa. Mi è piaciuto molto perché mi ha dato una lettura prospettica chiara e utile sui nuovi sviluppi della domanda di psicologia nel prossimo futuro. Ho avuto anche chiare informazioni sulla sindrome di burn-out e sulle modalità di intervento. Ricordo con piacere il questionario per “misurare la febbre” dell’operatore, che ho più volte utilizzato in sede formativa.

Emanuela Lomuscio il 24/3/2003, alle ore 17 ha scritto: (help desk assistenza informatica alle agenzie Milano Assicurazioni)
Non ho contatti con ARIPS da circa 7 anni. Pur rendendomi conto che le vostre intenzioni erano le migliori su di me, il corso di formazione formatori quadriennale ha avuto un effetto devastante. In pratica siete riusciti a scardinarmi l’ultimo briciolo di autonomia che avevo. Prima del corso, quando entravo in Aula avevo dei risultati soddisfacenti, dopo il corso la mia naturale insicurezza era vistosamente cresciuta, causandomi problemi anche in aula. Morale, ho abbandonato la “carriera” di formatore ed ora in azienda svolgo una mansione dove non esercito nulla di quanto attiene alla psicologia o ai suoi derivati. Spero che alla luce delle nuove conoscenze sui danni provocato dal fumo passivo non vi ostiniate a continuare ad infliggere questa tortura ai non fumatori. Cordialmente Emanuela Lomuscio

MilenaAmbrosini il 20/3/2003, alle ore 18 ha scritto: (psicologa del lavoro, Università di Bologna)
PARTE 1. Cara ARIPS, venticinque anni è un bel traguardo. Complimenti! Rappresenta l’iniziativa che i primi, fra voi hanno pensato per lavorare all’esterno/interno appena hanno “affrontato” il mondo del lavoro. Una specie d’imprenditorialità giovanile, come usa dire oggi. Poi naturalmente e per fortuna si sono associati altri e altri ancora, così che l’Arips è sempre giovane. Di fatto, ora è anche una scuola in cui molti sperimentano, come è bene fare, l’ipotesi che il gruppo, anche di lavoro, rappresenta la cinghia di trasmissione, sempre innovativa, fra l’individuo e l’organizzazione. Anzi come ben affermate con il/nel sito web, la frontiera è nei gruppi virtuali che si affacciano probabilmente all’organizzazione virtuale. Se la realtà è ciò che si costruisce, in fondo che differenza fa se é scritta al computer (Mac o PC è lo stesso) e/o fatta di rapporti reali, concreti? I due modi convivono e costituiscono “bread and roses”. L’aspirazione é a un mondo plurale dove tanti (tutti?) possono dire la loro e fare. Nel trascorrere del tempo, da quando l’Arips è nata, molti sono stati i cambiamenti. Su uno in particolare vorrei porre attenzione: il significato del lavoro. Ho l’impressione che l’investimento sul lavoro sia cambiato. All’inizio si era un po’ tutti dell’idea che il lavoro fosse parte integrante della vita mentre oggi si è più distaccati dalla visione, direi freudiana, che amore e lavoro siano gli elementi costitutivi della vita di un adulto, dal tema sviluppato anche in epoca femminista, che privato è politica. Non entro nel merito dell’amore che è un discorso ancora più complicato, vorrei solo parlare del lavoro. Forse gli anni hanno un po’ ridimensionato la questione, forse non si è più così scattanti e reattivi, in seguito alle batoste, leggasi sconfitte, leggasi non accettazione da parte degli altri, e ancora, confronto a volte perdente con burocrazie organizzative-istituzionali, con varie direttive europee, con fondi cee, quindi con il ridimensionamento (?) da parte del soggetto, del significato di pubblico e in seconda istanza di lavoro. Eppure se non si fa perno sul soggetto cosa è “il centro di gravità permanente”? Milena

MilenaAmbrosini il 20/3/2003, alle ore 18 ha scritto: (psicologa del lavoro, università di Bologna)
PARTE 2. Un autore attualmente mi intriga molto, tale Boris Cyrulnik, trapiantato da tempo in Francia. Egli afferma che molte persone, da bambini o da adulti si trovano ad affrontare disastri enormi, talmente grandi da rimettere in discussione se vivere o no. Alcuni con pazienza riescono ad uscirne utilizzando le parti non compromesse del cervello (adesso usa dire cervello, una volta si diceva parti sane del sé). Il passaggio è quando si riesce a leggere con ironia ciò che è accaduto. Per fare questo, freddamente si usa l’ossimoro (pianoforte è diverso da piano e forte). Cosa mi piace nel disastro che (mi) è capitato? Se parte l’ironia, il gioco è fatto. Oppure è questione più banale, è alla Gianni Morandi: uno su mille ce la fa….Ma i dati (sempre discutibili!) di cui parla Cyrulnik sono più ampi; il 30% di chi ha avuto un disastro riesce ad uscirne decisamente migliorato. Cito questo autore, medico psicanalista con interessi etologici, che si rivolge prevalentemente a bambini, per auspicare una vita di benessere immateriale, dove ciò che fa sviluppare è “indifferentemente un dato di benessere o di malessere. Questo taglierebbe la testa al toro all’inutile discussione se è qualcosa di positivo o di negativo che stimola la crescita. E anche quale tipo di educazione è meglio dare ai giovani e altre ricette. La relazione e i suoi sviluppi è quello che conta. Auguro all’Arips altri e più 25 anni di esperienze significative e di conseguenti elaborazioni teorico-pratiche sul benessere immateriale, per i soci e per gli altri. Cordialmente Milena.

MariaGrazia Celli il 18/3/2003, alle ore 19 ha scritto: (volontario presso la biblioteca del museo REVOLTELLA di TRISTE-Reparto catalogazione)
Non ho contatti con ARIPS da circa 15 anni. Questo è quello che ricordo o penso o immagino dell’ARIPS: Il CERPE di Trieste ha chiuso la sua attività nella primavera del 1990, dopo 15 anni di lavori importanti ed innovativi. Nel nostro inizio, l’ARIPS è stata, assieme a Bruno Munari ed i suoi collaboratori, assolutamente determinante. I primi incontri sull’animazione, l’animazione che entrava nelle scuole con i primi laboratori di fantasia, gioco, creatività. Poi, la crescita personale, le dinamiche di gruppo, le tecniche di conduzione…erano anni “nuovi”: si sperimentava, si proponeva, si realizzava. Quando abbiamo deciso di concludere la nostra attività ci siamo accorti che non avevamo preparato un gruppo pronto a sostituirci. Un nostro grossissimo errore. Il ricordo che ho di voi è molto vivo, vi ho considerato sempre degli ottimi professionisti ed i vostri corsi ben organizzati. Ricordo anche tanto freddo!! Siete stati il primo gruppo di persone che tanto spesso mi ha fatto sentire a disagio ed inadeguata… Con amicizia

GianP. Gaspari il 18/3/2003, alle ore 19 ha scritto: (formatore presso agenzia di ricerca , selezione e formazione c/ aziende)
Non ho contatti con ARIPS da circa 7 anni. Prima di ARIPS, ho conosciuto il prof. Contessa al Master ISMO di Milano del quale mi ha subito colpito la simpatia, l’apertura nonché la grande professionalità e la padronanza dei temi trattati. “Galeotta” poi è stata la curiosità poiché l’aver conosciuto il prof. Contessa non mi bastava. Così, ad essere attratto da ARIPS, sono stati i titoli di alcune iniziative come i seminari “la scimmia e l’enterprise” organizzati presso la Sede di Milano. Infine “con orgoglio” , ricordo i due T-group in quel di Molinetto (trainer nel primo il prof. Contessa poi il prof. Cavallin) ai quali ho partecipato con grande entusiasmo. Ancora di ARIPS ricordo, con un pizzico di nostalgia, l’ambiente “in una zona di periferia un po’ rurale un po’ laboratorio un po’ casa: ma semplice ed essenziale” e le persone che ho conosciuto nonché le esperienze e i vissuti condivisi. CIAO!

Antonio De Angeli il 15/3/2003, alle ore 13 ha scritto: (Direttore "Educazione alla salute - Com. - Info" dell'Azienda Usl 1 di Massa Carrara)
Caro Guido, ho letto con sorpresa la lettera dell'ARIPS: già trascorsi venticinque anni! Mi sono tornate in mente tante esperienze formative, ho rivisto il volto di tanti amici, ho riascoltato parole che hanno lasciato in me un'eco indelebile. All'ARIPS attribuisco la capacità di innovare, di risvegliare il profondo delle coscienze, di far scoprire identità e appartenenza alle nuove generazioni tormentate dall'incertezza del futuro. Simpatia e buon umore non sono mai mancati in qualsiasi iniziativa, in ogni momento di lavoro! Tuttora rivivo questo "spirito" e trovo in esso motivazioni ed energie per andare avanti, adoperarmi per dare il mio contributo attivo e attento alla vita sociale della città. Allora, forse proprio all'inizio dell'Arips, come ora c'è la necessità di far crescere nelle istituzioni l'attenzione per la comunità, l'entusiasmo per il bene comune, il sapore autentico dell'impegno per gli altri. L'Arips ha saputo creare nell'anima di molti questi orientamenti. Grazie.

Umberto Ammassari il 12/3/2003, alle ore 15 ha scritto: (Dirigente pubblico)
Non ho contatti con ARIPS da circa 20 anni. Questo è quello che ricordo o penso o immagino dell’ARIPS: Ho conosciuto l’ARIPS una ventina di anni fa quando, impegnato per attività di formazione per insegnanti di lingue, presi contatto con il dottor Guido Contessa ed il suo staff per la messa a punto e la realizzazione di seminari di aggiornamento sul tema “L’animazione”. (Formez) Furono svolti molteplici interventi in più occasioni nell’arco di due/tre anni; a questo fece seguito un’articolata attività per giovani molisani volta ad assicurare l’acquisizione di professionalità per il ruolo di “Animatore del tempo libero”. L’attività fu organizzata molto bene e vide l’assidua ed interessata partecipazione di quindici giovani che lavorarono con impegno conseguendo un’attestazione finale e costituendo, poi, una cooperativa che svolse un’apprezzata attività nella Regione Molise ed in quelle limitrofe. Lo staff dell’ARIPS si adoperò con grande professionalità e rigore conseguendo credito e stima da parte delle Autorità Regionali e dalla Dirigenza del Formez. Era stato programmato, studiato ed avviato un analogo e più consistente impegno per la Regione Puglia, non condotto a termine per motivi non imputabili all’ARIPS. In conclusione conservo un ottimo ricordo dell’ARIPS, del dottor Contessa e di tutti i tecnici ai quali rivolgo, con vivissimo piacere, rinnovati ringraziamenti e sentiti auguri.

Italo Bassotto il 12/3/2003, alle ore 1 ha scritto: (Dirigente e poi Ispettore Scolatico (senza rapporti con ARIPS da 15 anni)
Carissimi, sapeste che piacere mi ha fatto rivedere la lettera con il vostro logo! Ho aderito con entusiasmo alla vostra richiesta di una piccola memoria, ma non riesco a scendere sotto i 5000 caratteri e, come sempre, l'ineffabile stupidià del PC rigetta questo sprazzo di creativit?o di incompetenza (cosa c'è di male a non saper scrivere un ricordo in 3000 caratteri?). Confido che Voi sappiate addestrare adeguatamente il "mostro" a digerire il messaggio che allego, sennò tenetelo per voi, che tanto al web non gliene può fregar di meno! Spero, invece, che per voi sia un buon ricordo (come i piatti che ti danno talvolta nelle osterie bresciane!). Comunque da terragno della bassa, per la festa del XXV ho i salami "giusti" fatti da me medesimo! Basta chiedere.... Ciao, vecchi pazzi che credete ancora nella redenzione dell'uomo... (e lo dico anche a me!) Leggi messaggio intero

MONIKA il 9/3/2003, alle ore 22 ha scritto: EMOZIONI !!!
Ke dire, non ci sono parole per descrivere le emozioni...Bisogna viverle, è questo quello che ho imparato in Arips...da chi l'Arips lo ha creato e lo vive...Tante fortissime emozioni che mi hanno dato momenti VISSUTI, ma come ogni cosa quando accade è un punto di non ritorno...hai fatto un passo in avanti e da lì si continua...A volte le strade si dividono ma ciò che hai nel cuore, quando VIVI EMOZIONI,grandi Emozioni è indelebile... Ciò che sono, ciò che sò...lo devo a ki mi ha "cresciuto" e "guidato"...lo devo ad Arips...a Ki Arips lo VIVE... Ma come con un figlio...a volte, capita che le cose non vanno come i "genitori" ...avrebbero voluto... E' tanto che desideravo farlo, ma orgoglio, paura, incomprensione mi hanno spesso fermato... Ora in questa pagina ho l'opportunità di farlo... Grazie per ciò che mi avete dato...ad ogniuno di voi vorrei dedicare un pensiero che credo possa dire ciò che per me siete... a Guido Contessa ... che mi ha imparato ad esprire sentimenti...non semplici opinioni. a Margherita Sberna ...che mi ha insegnato che le esperienze Vissute non te le può togliere nessuno...e hanno un valore inestimabile...sono la TUA VITA. ad Alberto Raviola ... che mi ha fatto capire che molte volte capita che "non abbiamo una pace individuale e invochiamo quella universale!". A Cristina Bertazzoni ...che mi ha fatto capire che "il piacere senza gioia è come l'attenuazione del dolore senza sollievo" ... A M.Vittoria Sardella... che mi ha fatto capire che spesso si usano "parole profonde per cose superficiali e parole semplici per cose profonde"... A tutti voi grazie... Con immenso Affetto e stima Monika

Nicola Porro il 7/3/2003, alle ore 16 ha scritto: (Professore di Sociologia /Cassino, Presidente UISP, membro CNEL)
Cari amici, Da un po' di anni ho perso i contatti con l'Arips. Credo principalmente per mia colpa. Come si puo' intuire, la mia vita e'cambiata e si e' non poco complicata. Non mi mancano le soddisfazioni. Ne' tantomeno le grane. Dell'Arips degli anni Ottanta ricordo soprattutto un clima fatto di un curioso mix di grande convivialita' e di rigore professionale.Ricordo i volti. Margherita, Vittoria, Guido, Ignazio. Ricordo quando, da profano abituato alle metodologie molto diverse della mia disciplina, ho involontariamente disturbato un T-group. Credo che Margherita mi avrebbe incenerito. Pero' mi hanno perdonato. Anche gli psicologi hanno un cuore. Anche se se lo portano bene.Insomma: un po' di nostalgia e anche di curiosita'. Il gruppo si e'allargato, si e' modificato, si e'...istituzionalizzato (spero di no, o almeno non troppo)? Fatevi vivi, amici. C'e' un idea Arips che mi sono fatto e che continua a sedurmi. E' quella di guardare il mondo rovesciando il binocolo. Alla fine non sai se stai maneggiando uno strumento per vedere cose lontane o un microscopio di precisione.Chissa' se vi divertite ancora a giocare con binocoli e microscopi. Se e' cosi' - come sospetto - sappiate che vi invidio non poco. E che mi piacerebbe qualche volta giocare con voi. Peccato che il tempo sia davvero la risorsa piu' scarsa. Un abbraccio a tutti e grazie comunque di esservi ricordati di me, Nicola

Luciano Damioli il 6/3/2003, alle ore 11 ha scritto: (Insegnante elementare, vicino alla pensione)
Non ho contatti con ARIPS da circa 6-7 anni. Ricordo di aver partecipato ad un corso breve di formazione per formatori tenuto dall’ARIPS alla fine del 1983 inviato dall’amministrazione scolastica di Esine. Ho ricevuto per un periodo piuttosto lungo informazioni sulle attività dell’ARIPS, ricordo di essere stato abbonato alla rivista “Noi Psicologia” (esiste ancora?), di aver incontrato in modo sporadico alcuni operatori dell’ARIPS. Conosco la rivista “Gruppi, Organizzazioni e Comunità”. Possiedo e ho letto con apprezzamento circa venti libri pubblicati dall’ARIPS (Contessa e altri), l’ultimo dei quali “Psicologia di gruppo” di Guido Contessa (1999). Apprezzo e condivido la chiara posizione teorica, metodologica e deontologica dell’ARIPS nel suo campo di attività. Avendo frequentato negli anni ’75-’76 la scuola dell’IRIPS di Milano e nel ’76-’77 la SPO di Milano, ed essendo da allora abbonato alla rivista “Psicologia e lavoro”, penso all’ARIPS come ad un serio e importante protagonista nel campo della psicosociologia. Non conosco in dettaglio molte attività dell’ARIPS, ma per quanto ho conosciuto, confermo la mia amicizia, stima e l’augurio di una lunga vita e sviluppo. Mi auguro anche di riprendere e mantenere i contatti reciprocamente soddisfacenti.

Antonella Comunità il 2/3/2003, alle ore 12 ha scritto: (Coordinatore Educativo Comune di Roma)
Ho ancora contatti con ARIPS. La possibilità di esprimersi, di partecipare, di capirsi e di capire gli altri, di rimettersi in gioco, di esserci.

Gerundio il 1/3/2003, alle ore 15 ha scritto: un incontro magico
ARIPS è per me un incontro magico. L’incontro più determinante della mia vita. Mi stupisco ancora oggi, dopo più di due anni, quando penso che Coloro che mi parlavano dalle righe dei “miei” Libri – quei Libri che mi hanno accompagnato e mi hanno aiutato a percorrere un’altra strada importantissima della mia esistenza, quella del volontariato – siano oggi miei Maestri e miei datori di Lavoro. I 25 anni sono un’occasione per dire il mio grazie ad ARIPS: grazie per questo lavoro che mi fa sentire viva e autonoma e libera, mi fa sorridere, appassionare, divertire, entusiasmare, emozionare, faticare, apprendere, sorprendere, litigare… ma non mi fa mai dire “mi basta” e mi fa sentire nostalgia quando non c’è. Grazie per la straordinaria esperienza del T-Group, che mi ha insegnato il suono del silenzio, il gusto dell’incontro con gli occhi altrui, la fiducia, la paura, la fantasia, l’immaginazione, l’energia… e mi ha perfino portato le onde del mare dove sembrava che il mare non ci fosse…:-) Grazie per aver inventato un posto così bello e vero e plurale come PSICOPOLIS. E soprattutto grazie per la Vostra esistenza e per il Vostro lavoro, che testimoniano infinite possibilità…

Gemma Padovani il 28/2/2003, alle ore 2 ha scritto: (Coordinatore Educativo Comune di Roma)
(Attualmente in contatto con ARIPS) A tutti R resteranno I impronte dei Vostri formatori P per averci proposto di agire comportamenti S sulle scuole dei nostri Municipi

Mara Lusenti il 27/2/2003, alle ore 17 ha scritto: (Assistente Sociale / Comune di Vobarno-BS)
Non ho contatti da circa 6 anni. Ho avuto modo di constatare l'attenzione dedicata ai temi trattati,la serietà e la professionalita' con cui si e' portato a termine il lavoro affidato.

GiuseppeCorsini il 27/2/2003, alle ore 12 ha scritto: (Psicologo, Direttore Sociale ASL Cremona)
(ripresi contatti l'anno scorso, dopo circa 15 anni) RICORDO: - i miei inizi professionali e formativi vari - la mia curiosità conoscitiva ed esperienziale (full immersion) a 360 gradi : personale, relazionale, profile - l’ “emotiodramos” - il primo T-group - l’aver partecipato ad un modello formativo-culturale innovativo - l’aver osservato, sperimentato e imparato un po’ dell’arte del formatore PENSO: - che non mi sembrava che fossero già passati 25 anni dal primo incontro con Voi - che mi fa piacere che ci siate ancora e che siate ancora insieme - che se me la sono cavata in questi 25 anni e sono ancora in sella è anche grazie a quel pezzo di percorso che abbiamo fatto insieme - che continuiate ancora UN CARO AUGURIO E ABBRACCIO PER QUESTI PRIMI 25 ANNI E PER TUTTI QUELLI A VENIRE.

Cesare Scurati il 27/2/2003, alle ore 12 ha scritto: (Ordinario di Didattica Generale)
Non ho contatti con ARIPS da circa 20 anni. Bisogna distinguere fra i contatti indiretti e quelli diretti. I primi sono legati alla conoscenza personale ed alle collaborazioni con figure dell’ARIPS (Contessa e Sberna soprattutto) in occasione del mio periodo di presidenza all’IRRSAE Lombardia e delle attività connesse alla rivista “Dirigenti Scuola”, sulla quale sono comparsi articoli, indagini e saggi provenienti dall’ARIPS; ho partecipato in anni ormai lontani ad una giornata di lavoro presso l’ARIPS in occasione di un incontro con Schmuck (non ricordo l’anno). I miei ricordi e le mie valutazioni sono del tutto positive. Mi pare che l’ARIPS abbia svolto un ruolo di grande rilievo culturale nel promuovere una cultura della formazione e dello studio della scuola come organizzazione, muovendosi in una direzione senz’altro innovativa ed utile ad introdurre in Italia interessi e visioni nuove. Accosterei il suo contributo a quello che per un certo periodo ha svolto l’OPPI di Milano: si tratta di agenzie che hanno fornito il più rilevante esempio di innovatività contenutistica e metodologica nel quadro della pedagogia della scuola e dei processi di sviluppo continuo degli operatori educativi.

Susanna Cagli il 27/2/2003, alle ore 12 ha scritto: (Consulente Formazione)
Non ho contatti con ARIPS da circa 5-6 anni. Questo è quello che ricordo o penso o immagino dell’ARIPS. Soprattutto mi sono interessata al tema del lavoro di gruppo e dei giochi pedagogici e quindi utilizzo tuttora le pubblicazioni relative. Ho seguito e letto le vostre riviste con interesse. Credo che ancora adesso potrebbe essere una occasione di studio e approfondimento sulle tematiche del gruppo e del lavoro di “comunità”. Ero interessata anche alle vostre iniziative, ma la distanza geografica ha costituito un impedimento. Buon lavoro e grazie.Susanna Coen Cagli.

Betty Cerruti il 25/2/2003, alle ore 0 ha scritto: Sogno di una notte di mezza estate
Sono passati forse più di otto, nove anni da quando ho conosciuto ARIPS e prima ancora AIATEL. Da allora tante cose sono cambiate nella mia vita professionale, tanti passi sono stati fatti e tanti ne restano ancora:salite, discese, scorciatoie,sentieri tortuosi!!!! Il vostro ricordo però -era l'inizio degli anni '90- è ancora molto vivace e mi piace pensare che l'incontro con voi sia stato un inizio determinante e irreversibile nel mio lavoro, così vi ripenso con gioia e mi piacerebbe ritrovarvi ....chissà.....

Simona Valzania il 24/2/2003, alle ore 17 ha scritto: un momento fondamentale.
Ricordo l'Arips come un posto, come un periodo e come un gruppo. Ricordo la professionalità con cui era impostato il corso cui ho partecipato, ricordo il rigore metodologico ( e ne sento spesso la mancanza). Su quel corso ho poi costruito molto e con grande soddisfazione. Vi faccio i miei migliori auguri di continuare a essere un vivace ed insostituibile centro di ricerca. Mi rimane la curiosità di sapere come siete ora, cosa avete fatto in tutti questi anni. Un abbraccio Simona

Renata Poli il 22/2/2003, alle ore 17 ha scritto: (Funzionario Sociale Comune di Trento)
(Non ho contatti da circa 4 anni) Competenza, innovazione, creatività, simpatia (un po' "incasinati" nell'organizzativo)

Rosa Ronzio il 20/2/2003, alle ore 12 ha scritto: Il valore del segno e il sapore di un incontro
Con piacere colgo l'ocasione di festeggiare con voi i 25 anni di vita che siglano anche il tempo che io vi conosco, anche se di fatto dall'83 non faccio più parte della vostra Associazione perchè "espulsa". Devo molto al nostro incontro che è iniziato con Guido nell'aula dell'ESAE e che poi mi ha permesso di conoscere Margherita, Mavi, Piergiulio, Raffaello, Lella, Ignazio e tantissimi altri. A voi la passione, la tenacia, la determinazione, le abilità di conduzione dei gruppi che poi mi hanno orientato nella mia scelta professionale ed aziendale. Devo molto a voi ed in particolare a Guido. Devo anche la possibilità di aver fatto tesoro della difficoltà che abbiamo avuto nel far incontrare le nostre differenze per poter fare evolvere la nostra storia perchè è diventato un impegno nel nostro progetto professionale, oltre che in quello soggettivo/esistenziale. Credo che non siate mai passati inosservati in ogni situazione che avete attraversato; a me siete ancora molto cari e vi ricordo con stima e riconoscenza, e sempre con passione e tenerezza.


Enzo Bigi il 18/2/2003, alle ore 17 ha scritto:FORMATORE PRESSO FAMILY HOPE (COOPERATIVA)

(Non ho contatti con ARIPS da circa2 anni) Questo è quello che ricordo o penso o immagino dell’ARIPS: Personalmente all’ARIPS devo molto: oltre agli apporti culturali , ai suggerimenti tecnici e pratici, è stato per me determinante il modo di porsi alla conduzione di Guido Contessa e Margherita Sberna, non come imitazione ma per i suggerimenti preziosi di come un formatore dovrebbe seriamente “procedere” nel proprio lavoro. La mia maturazione di formatore, oltre che presso altre scuole, è sicuramente passata attraverso l’ARIPS. Alcuni allievi da me inviati all’ARIPS non si sono fermati: secondo me non hanno avuto l’umiltà di accogliere ciò che l’ARIPS propone e suggerisce: ciò mi è veramente dispiaciuto. Un buon ricordo, quindi, e penso che continuerò a citare l’ARIPS nel mio lavoro e ad indirizzare persone che ritengo particolarmente portate a fare i formatori o comunque ad occuparsi di gruppi.

FEBO il 13/2/2003, alle ore 15 ha scritto: in/visibile
L'in/visibile è l'unica certezza che ci sostiene . Avete, con grande dignità, lavorato alla casa della con/oscenza. Il popolo della notte ha ben presente il bene prezioso della luce. Noi non vi ricordiamo . Voi appartenete all'oblio del passato,per questo siete forza del presente e speranza del futuro. Per tutto ciò vi vogliamo bene; anzi vi amiamo Grazie

Laura Busti il 13/2/2003, alle ore 15 ha scritto: (Coordinatrice Corsi di Formazione)
Per me è un’associazione che comprende personale professionalmente molto preparato ed altamente motivato. Dall’esperienza che ho vissuto tramite il semestre di orientamento sono stata particolarmente colpita dalla competenza di tutto il personale coinvolto e dall’esperienza dell’organizzazione. Credo che i punti forti dello staff dell’ARIPS siano la dinamicità, la creatività e la capacità di valorizzare il ruolo della formazione. Inoltre, le attività svolte sia face to face che on line mi hanno fortemente coinvolta, lasciando, ad oggi, un segno positivo dentro di me, in quanto mettermi più volte in discussione, mi hanno stimolato a puntare ad un continuo miglioramento del modo di relazionarmi con gli altri.

River il 1/2/2003, alle ore 12 ha scritto:La vita
Io lo sto vivendo l'Arips. Dopo un lungo periodo di "oscurantismo" ho iniziato nuovamente a "vivere" e a dare senso alle cose che faccio tutti i giorni, ma soprattutto a dare valore alle ideee, battersi e agire per le idee. Questo è quanto mi sta dando di più l'Arips, mi ha rimesso in moto. Ricordo il primo T-group come un qualcosa che mi ha dilaniato dentro, sembrava che si spezzasse, frantumasse una barriera di cemento accumulata da anni e anni. Mi sentivo un bimbo appena nato, avevo una percezione delle cose, delle persone, delle situazioni del tutto diversa dal passato, mi emozionavo. Amavo e odiavo il conduttore. Mi sono spesso detto che erano anni che aspettavo qualcosa o qualcuno che mi liberasse da una massa di ipocrisie, ma quel qualcuno era dentro di me, bastava farlo venire fuori. Non era più necessario aspettare ero io che mi liberavo dalle "dipendenze". E' bello percorrere un pezzo di vita con Voi.

crìcrì il 13/1/2003, alle ore 15 ha scritto: La stanza del camino
Arnaldo, il nobile Kurt, le canne di bambu che :"le rubano la notte", i dolci cachi che si raccolgono in fondo al giardino, rà, la dama cinese,stratego, la prima notte con Cecilia nella stanza del camino. Montagne di libri dove trovare di tutto, maghi, visionari, filosofi, alchimisti: una frase:"in campagna tutti fanno qualcosa.."e su e giù se no la stufa si spegne.Tanto silenzio pieno di sapere. E poi il magico giorno del t-group: le porte sono chiuse. La mia domanda:"cosa cavolo succede al di là di quella porta?" Arips come una sorella più piccola della mia famiglia che ho odiato perchè tanto tempo prendeva a chi amavo. Faceva discorsi difficili fin da piccola ma mi chiedeva sempre:"che ne pensi?".Ed oggi penso meno male che sei nata e il fuoco ancora arde nella stanza del camino.

Altra testimonianza

La mia mail è e desidero inviare la seguente testimonianza sull'ARIPS