beta, 2011 e seg.
Alla ricerca dei mattoni della psiche
(opera in progress di G.Contessa)
Non possiamo non essere figli. Non possiamo non essere fratelli in umanità
1 - Psicoma
Struttura della personalità
2 - Proteoma e Metaboloma
Funzionamento interno e relazionale
3 - Competenze/Carenze
Profili e test diagnostici
4 - Connettoma
Psicoma del soggetto plurale

METABOLOMA - François Gros: ora la sfida è decifrare il «metaboloma» ( Luigi Dell'Aglio)

Se il Dna contiene l'informazione genetica, è l'Rna messaggero a trasferirla alle proteine, cioè a renderla attuabile. E uno dei primi biologi molecolari a mettere in evidenza il prezioso ruolo di intermediario svolto dall'Rna è stato proprio lui, il professor François Gros. Con le sue ricerche, negli anni 50 e 60, dimostra la validità di una grande intuizione. Ha ragione Jacques Monod, poi Nobel per la medicina nel 1965 e autore del best seller scientifico «Il caso e la necessità»: il controllo dell'espressione genica avviene proprio nella delicata fase di trascrizione del messaggio dal Dna all'Rna.

Francois Gros succede a Monod nella direzione dell'Istituto Pasteur. Ora è professore emerito al Collège de France. A Roma lo abbiamo incontrato in occasione del convegno «La doppia elica del Dna, 50 anni dopo».
Lei ha scoperto il meccanismo d'azione degli inibitori metabolici (tra cui gli antibiotici). Se il cancro ha origini genetiche, esistono vie per inibire anche il processo tumorale?
Il cancro ha una base genetica incontestabile. Sono stati scoperti geni le cui mutazioni non soltanto sono responsabili dello scatenarsi del cancro, ma impediscono di riparare le lesioni a livello del Dna che hanno provocato il cancro. La complicazione è che molte fra queste mutazioni sono spontanee, possono insorgere quando vogliono, nel corso della vita di un individuo. La maggior parte dei tumori nascono così. Ma ci sono anche tumori ereditari, molto rari, per esempio quelli della retina, il cancro del colon.
Si sa già abbastanza sulle caratteristiche genetiche del cancro?
Le stiamo apprendendo. C'è da aggiungere una scoperta, avvenuta poco tempo fa: l'esistenza di "geni di suscettibilità", cioè geni che provocano una sensibilità acuta nei confronti del tumore. Il cancro ha un'origine genetica ma non si può dire che la genetica abbia finora veramente fornito nuove vie d'attacco, nuove cure. Centinaia di laboratori nel mondo cercano di utilizzare la terapia genica per combattere i tumori. C'è un po' di delusione nelle sue parole. No. Perché oggi possiamo confrontare i profili d'espressione genica dei tessuti sani e dei tessuti neoplastici, affinare la classificazione dei tumori, seguire l'evoluzione da un tumore benigno a uno metastatico. Abbiamo scoperto tante cose che ci serviranno. Per esempio, abbiamo analizzato forme, relativamente vicine fra loro, di leucemia (mieloide acuta e linfoblastica acuta) e abbiamo notato che il numero dei geni attivati è molto diverso. Siamo in grado di distinguere, geneticamente, tra un tumore al seno con prognosi favorevole e un altro che invece svilupperà metastasi entro cinque anni. Non dimentichiamo che la genetica può favorire una diagnosi precoce e permetterci di intervenire molto presto con i farmaci.
Quali sono le altre novità, sul fronte della lotta al cancro? Che cosa pensa dei tentativi di bloccare la moltiplicazione cellulare, con farmaci che vadano a incastrarsi nei recettori per i fattori di crescita, cioè a "chiudere la serratura"?
Con la genomica stiamo svelando molti arcani. Per esempio, c'è un gruppo di geni sovraespressi nel cancro del polmone. E molti laboratori sono impegnati a fondo per cercare di capire meglio, e modificare, questi geni. Siamo arrivati ad alcuni inibitori della moltiplicazione cellulare, per esempio il tamoxifen (ottenuto dal principio attivo delle foglie del tasso), scoperto da Pierre Potier, il quale ha collaborato con équipe italiane (e italiana è anche l'industria che ha realizzato la sintesi). Un importante passo avanti. Questi agenti sono molto utili al fine di impedire le metastasi ma non evitano l'insorgenza della malattia.
A quali risultati possono portare i nuovi farmaci intelligenti?
Di questi farmaci penso tutto il bene possibile, se sono intelligenti. Se cioè sono capaci di raggiungere direttamente il bersaglio cellulare. E poi, per me, il farmaco intelligente è quello di cui si possa anche fermare l'azione, quando si vuole.
In che senso?
Alla lunga, alcuni farmaci possono essere tossici; tutti gli agenti antitumorali sono tossici. Abbiamo assistito all'esordio della genomica (da genoma), che ora sta passando la mano alla proteomica (da proteoma, il regno delle proteine. Sono queste, infatti, a garantire le funzioni concrete dell'organismo). La conoscenza corre. Dopo il genoma, dopo il proteoma, la terza tappa è il metaboloma (che deriva dalla parola metabolismo). È il complesso di tutti i metabolismi della cellula, di tutte le interazioni tra gli enzimi. Per esempio: per eliminare certi agenti chimici, cioè le tossine contenute in alcuni farmaci, si realizza una mobilitazione di enzimi del fegato che si chiamano citocromi. Intervengono per eliminare il surplus di farmaci, facendoli passare nell'orina. Ma ci sono migliaia di esempi. Il metaboloma studia l'interazione degli enzimi in movimento. Schiere e schiere di enzimi partecipano al metabolismo energetico della cellula. Ma la biochimica non ha potuto spiegare, fino a oggi, come gli enzimi interagiscono fisicamente fra di loro. Vi sono nuovi metodi genetici per studiare questa materia. Insomma, la metabolomica è la nuova via del futuro. Occorre infatti uno studio sempre più approfondito delle componenti cellulari.
La tecnologia può dare una mano alla lotta contro il cancro?
Sì. Per esempio, progettando microchip che dall'interno dell'organismo distribuiscono i farmaci secondo le necessità. Già abbiamo realizzato pompe per l'insulina, inserite all'interno del corpo. Per ora sono soltanto miniaturizzate. Ma l'idea è di trovare impianti molto più piccoli, grazie alla nanotecnologia. In Giappone numerosi laboratori ci stanno pensando.
Tra le scoperte rese possibili dal Dna, ce n'è una di cui si parla poco?
Abbiamo scoperto che, se venisse esaminato il Dna degli oltre 5 miliardi di individui che vivono sul pianeta, solo pochissimi risulterebbero rigorosamente identici, fra loro, sotto il profilo genetico. E questa conclusione smentisce la teoria delle razze.