La melagrana è il frutto del melograno. Di forma sferica,
con la buccia di colore rosso brillante, ne si consumano solo i
semi, chicchi interni detti arilli (fino a 600 per frutto, separati
in gruppi da una membrana detta cica, ndr). Punica, è
il comune melograno, pianta a portamento cespuglioso, alta fino
a 2-4 m., ma in terreno profondo e fertile fino a 7 m.
La tradizione ebraica insegna che la melagrana è un simbolo
per la giustizia, perché si dice che abbia 613 semi che corrispondono
ai 613 comandamenti della Torah......È anche simbolo di
fratellanza, abbondanza e prosperità..... È anche
un simbolo di fecondità. Demetra dea della fecondità
della terra è rappresentata in un gran numero di rappresentazioni
con frutti di melograno, come simbolo di abbondanza e di fertilità.
Il melograno è una delle poche immagini che appaiono sulle
monete antiche della Giudea, come un simbolo sacro. Alcuni studiosi
ebraici ritengono che sia stato proprio il melograno il frutto proibito
del giardino dell'Eden. Il melograno era considerato sacro anche
in molte altre civiltà. In alcuni riti funebri Egizi sembra
si utilizzassero proprio i frutti ed i semi, di cui si è
trovata traccia in numerose tombe, tra cui quella di Ramses IV.
Anche nella lontana Cina viene consumata dai neo-sposi la prima
notte di nozze per benedire il matrimonio. (Fonte)
L'organizzazione è un albero di melograno:
radici profonde, fusto robusro, rami molto sporgenti sono la parte
rigisa, stabile, permanente (anche fino a 100 anni) della pianta.
Una organizzazione ha una storia, un organigramma fissato con norme
e ruoli, divisioni e reparti numerosi.
Il grande gruppo è una regione del melograno: i frutti
sono i reparti separati da membrane (le ciche) che aggregano grandi
gruppi di arilli (singoli operatori), ciascuno dei quali contiene
le proprietà dell'insieme.
L'insieme-albero è in equilibrio semi-stazionario,
relativamente poco entropico, cioè poco mutevole e degradabile.
Resta tuttavia solo un contesto.
L'insieme-frutto è in equlibrio quasi-stazionario,
relativamente entropico, cioè facilmente mutevole e degradabile.
Resta tuttavia un contenitore.
Anche l'arillo (il singolo seme) è un insieme
fisico-chimico. E' in equilibrio quasi-stazionario, ma molto più
entropico, mutevole e degradabile dei sistemi cui appartiene. Resta
tuttavia un contenuto, il valore primario dell'albero e del frutto,
cioè dell'organizzazione e del grande gruppo.
Un arillo marcio lentamente fa degradare lo spicchio, come un comportamento
negativo contagia l'insieme cui appartiene.
Un frutto marcio lentamente fa degradare il ramo, come ogni insieme
negativo contagia l'insieme cui appartiene.
Ma è anche possibile che il ramo sia malato e causi il degrado
di uno o più frutti. Se è così, buttare il
frutto è solo un palliativo temporaneo.
I primi interventi di cura si concentrano sulla chimica, con la
diffusione sull'albero di sostanze capaci di contrastare il
degrado. Poi diventa importante la potatura di uno o più
rami. Nei casi più irriducibili (tipo xilella) si arriva
all'abbattimento dell'albero.
Il grande gruppo (cioè il primo insieme
cui appartiene ogni arillo) è in grado di prevenire il degrado
di un arillo infetto?
Ha un sistema immunitario abbastanza forte per impedire la diffusione
del degrado?
Può continuare ad essere un insieme di fratellanza, abbondanza
e prosperità?
E la formazione psico-sociale è in grado di
aiutare il grande gruppo in questo compito?
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