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DA NOTIZIARIO N 42 luglio-dicembre 1995

VERSO IL 2000 di Margherita Sberna

Siamo ormai allo scadere di un altro anno. Ci avviciniamo a grandi passi al 2000, al futuro, alla fine del mondo, forse…..   Il passaggio ad un nuovo millennio, per quanto sappiamo dell’”anno 1000” è un avvenimento traumatico e ansiogeno che influenza atteggiamenti e comportamenti umani. Credo che ciò possa spiegare l’attuale grande interesse che riscuotono i maghi e le loro previsioni sulla vita e sugli avvenimenti che riguardano individui e collettività. Ma anche a noi “scienziati seri” piace misurarci con il futuro. In molti casi questo fa parte del nostro ambito di lavoro e di intervento. Com’è possibile infatti fare formazione senza immaginare di che cosa avrà bisogno una certa professionalità? Spesso ci si trova a dover individuare bisogni e necessità che caratterizzeranno la vita nei prossimi anni, come pure conseguenze e problemi che colpiranno la collettività a causa di certe azioni realizzate nel presente. Il lavoro nel settore della Prevenzione Primaria che Arips realizza da ormai 20 anni è di questo tipo.

Ma c’è anche di più, per certi aspetti. Infatti non si tratta solo di immaginare cosa potrebbe accadere e regolarsi in merito alle proprie ipotesi ed intuizione. C’è anche un tentativo di influenzamento e di determinazione del futuro. Non si deve pensare ad un’azione di influenzamento che toglie la libertà sia ai singoli che alla comunità, come non si può ritenere manipolazione l’azione educativa che coinvolge tutti gli uomini. Si tratta di rendere possibile un certo andamento della vita, che resta però completamente nelle mani di ciascuno: se si impara a scrivere si può usare questa capacità per comporre poesie o romanzi ma anche per stilare lettere anonime. Un tempo ero sconvolta dall’idea che Dio, essendo onnisciente, fosse anche responsabile delle azioni riprovevoli degli uomini, perché non gli impediva di compierle. Non riuscivo a farmi un’idea di come la responsabilità rimanesse degli uomini “malvagi”… Crescendo, la leggenda di Cassandra, la troiana che prediceva il futuro e non era mai creduta perché di solito portava cattive notizie, mi ha fatto pensare che in realtà esisteva una sorta di collusione fra chi possedeva la conoscenza e chi compiva le azioni. Voglio dire che, benché informati delle conseguenze delle loro azioni, i troiani non si sentivano motivati a modificare le loro scelte. La conoscenza non è in sé determinante. Cosa del resto più volte verificata. Parrebbe che ciascuno si dibatta fra due estremi: da un lato la propria unicità ed eccezionalità, che rende inadatte e non valide le previsioni; dall’altro l’imprevedibilità della collettività che impedisce previsioni realistiche. Gli errori di questi ultimi anni hanno provocato un calo di fiducia nella possibilità di conoscere il futuro. Si tratta probabilmente di un fenomeno che ha radici e cause psicologiche. Pare infatti che non si riscontrino errori quando si tratta di  costruire la chiglia delle barche da regata, per esempio. Anche il gioco in borsa, il cui mercato viene influenzato dagli avvenimenti mondiali, ha sempre più estimatori, al punto che ogni telegiornale accreditato si avvale di un cronista esperto del settore benché risulti incomprensibile ai più. E i giocatori d’azzardo che rischiano la rovina finanziaria su calcoli e ipotesi spesso totalmente inaffidabili? Come mai un ingegnere navale trova la soluzione più congrua per rendere la barca a vela più veloce ed è sicuro del fatto suo ancor prima della realizzazione concreta dei suoi calcoli, mentre un “politico” non riesce a prevedere cosa succederà alla sua comunità dove non esistono spazi di aggregazione, le associazioni presenti sono in competizione fra loro, la scuola ha un’alta percentuale di drop-out, mancano iniziative culturali…?

La differenza fra i due è soltanto di tipo psicologico: nel primo caso l’ingegnere “si fida” di sé  e dei suoi calcoli ed è disposto a rischiare di essere smentito dai fatti; nel secondo caso il “politico” ritiene che il “fattore umano” sia incontrollabile e quindi non si sente in grado di agire con successo per anticipare gli avvenimenti, anziché subirli come catastrofi.

Non intendo proporre l’abolizione del libro arbitrio. Credo però che molto spesso si ricorra ad esso per evitare l’assunzione delle proprie responsabilità, individuali o collettive. L’evoluzione culturale, scientifica e tecnologica dell’umanità testimonia come l’ignoto abbia sempre costituito uno stimolo per alcuni ed un freno per altri. Ciò che determina l’appartenenza ad un gruppo o all’altro sono alcune capacità psicologiche fra cui la sopportazione dell’ansia e dell’incertezza, l’assunzione dei rischi, anche se paiono sproporzionati, un alto concetto di sé e la capacità di sognare. Chi ha queste doti riesce a “leggere” nel futuro. Il 1996 è un anno bisestile: speriamo che porti, anziché le tradizionali sventure, speranze e sogni a tutti noi e che aumenti le nostre doti predittive.