VENTO
DI PRIMAVERA di Margherita Sberna
Anche
quest’anno l’abbiamo scampata! Neve ed eccessivo
freddo ci hanno risparmiato e l’inverno è ormai da
considerarsi finito. Per lo meno dal punto di vista psicologico:
tutti abbiamo voglia di smetterla con maglioni e cappotti
e di indossare finalmente camice e vestiti di seta, leggeri
e colorati; si vedono nei supermercati uova di Pasqua e
dolci colombe confezionate secondo le più svariate ricette.
E si avvicina il momento di andare alle urne per votare.
E’ ormai un appuntamento fisso che testimonia una concreta
tensione al cambiamento. Quanti avvenimenti in questi ultimi
anni hanno determinato questo lento ma inesorabile movimento
verso il nuovo, che per la verità non si è ancora completamente
materializzato. La cosa più interessante è che l’attuale
situazione italiana pare essere, almeno dal mio punto di
vista, una concreta a pratica dimostrazione delle teorie
lewiniane che hanno dato vita all’odierna psicologia
di Comunità: la boccia che tuffata nel “mucchio”
produce una reazione non sempre del tutto controllabile,
ma certamente significativa; oppure la reazione atomica
sulla quale si fondano le bombe più distruttive, ma anche
le centrali produttrici di energia utile all’umanità;
le regole dell’evoluzione della specie che determinano
la sopravvivenza di alcuni soggetti rispetto ad altri e
l’equilibrio ecologico del pianeta in cui viviamo….
Tutto
accade con ritmi lenti e tempi lunghi, ma secondo una modalità
che mi piace definire “inesorabile”. E’ piacevole
scoprire che anche chi è un po’ rozzo e poco acculturato
, il Pippo della situazione, può dare una spinta determinante
a produrre un cambiamento sostanziale…
Quante
cose sarebbero state diverse se fin dal principio lo avessimo
saputo! Quanto tempo avremmo risparmiato e meglio utilizzato….
Ma se quanto alcuni di noi hanno sognato per l’Italia
in questi ultimi anni sta avvenendo solo ora, è certo perché
prima non poteva accadere. Come succede nelle esperienze
di formazione che hanno nel gruppo il dispositivo “chiave”:
il noto, l’abitudine, ciò che appare solido solo perché
costa troppo sforzo modificarlo, diventano una sorta di
prigione piacevole per certi aspetti e per alcuni di noi,
ma spesso opprimente e umiliante. Solo il raggiungimento
di una “soglia di tolleranza” consente il passaggio
dalla passività e dall’abitudine al rischio ed all’innovazione.
Si può sopportare di tutto e per un tempo illimitato, ma
può accadere che una sfumatura che osserviamo casualmente
in un avvenimento che ci riguarda ci apra finalmente gli
occhi, illuminando improvvisamente la scena come se la vedessimo
per la prima volta; così i dettagli cambiano di significato
e d’importanza e troviamo in noi ciò che non sospettavamo
neppure di avere per poter vivere nella maniera che effettivamente
desideriamo e che ci da maggiore soddisfazione. Non sempre
basta il primo sforzo, ed i tentativi devono essere numerosi
e susseguirsi l’uno all’altro richiedendoci sempre
nuovi investimenti energetici. Ma di solito, come dicono
i proverbi, la costanza viene premiata. Questi ultimi anni
di vita in Italia hanno dimostrato come la solitudine e
l’isolamento non siano un “privilegio” di
anziani, handicappati ed emarginati in genere dalla nostra
società post-industriale. C’è voluto molto tempo perché
i cittadini scontenti scoprissero altri cittadini che la
pensavano come loro e questo processo di consapevolezza,
come nei gruppi, ha rappresentato l’inizio di un movimento
che ha cambiato il significato dei concetti di maggioranza
e minoranza. Credo che uno degli elementi cruciali per sviluppare
il cambiamento in atto in Italia sia per molti l’aver
scoperto che la propria più intima visione della realtà
era condivisa da molti altri e che molti “Fantozzi”
con qualche sforzo, certo, potevano scrivere la storia e
lasciare la loro orma nel mondo. Andremo a votare pochi
giorni dopo l’inizio formale della primavera e nel
periodo pasquale (sia per gli ebrei che per i cattolici):
sono segni inequivocabili di trasformazione radicale. Speriamo
che il sogno si avveri!.
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