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DA NOTIZIARIO N. 38 - aprile-giugno 1994

VENTO DI PRIMAVERA di Margherita Sberna

Anche quest’anno l’abbiamo scampata! Neve ed eccessivo freddo ci hanno risparmiato e l’inverno è ormai da considerarsi finito. Per lo meno dal punto di vista psicologico: tutti abbiamo voglia di smetterla con maglioni e cappotti e di indossare finalmente camice e vestiti di seta, leggeri e colorati; si vedono nei supermercati uova di Pasqua e dolci colombe confezionate secondo le più svariate ricette. E si avvicina il momento di andare alle urne per votare. E’ ormai un appuntamento fisso che testimonia una concreta tensione al cambiamento. Quanti avvenimenti in questi ultimi anni hanno determinato  questo lento ma inesorabile movimento verso il nuovo, che per la verità non si è ancora completamente materializzato. La cosa più interessante è che l’attuale situazione italiana pare essere, almeno dal mio punto di vista, una concreta a pratica dimostrazione delle teorie lewiniane  che hanno dato vita all’odierna psicologia di Comunità: la boccia che tuffata nel “mucchio” produce una reazione non sempre del tutto controllabile, ma certamente significativa; oppure la reazione atomica sulla quale si fondano le bombe più distruttive, ma anche le centrali produttrici di energia utile all’umanità; le regole dell’evoluzione della specie che determinano la sopravvivenza di alcuni soggetti rispetto ad altri e l’equilibrio ecologico del pianeta in cui viviamo….

Tutto accade con ritmi lenti e tempi lunghi, ma secondo una modalità che mi piace definire “inesorabile”. E’ piacevole scoprire che  anche chi è un po’ rozzo e poco acculturato , il Pippo della situazione, può dare una spinta determinante a produrre un cambiamento sostanziale…

Quante cose sarebbero state diverse se fin dal principio lo avessimo saputo! Quanto tempo avremmo risparmiato e meglio utilizzato…. Ma se quanto alcuni di noi hanno sognato per l’Italia in questi ultimi anni sta avvenendo solo ora, è certo perché prima non poteva accadere. Come succede nelle esperienze di formazione che hanno nel gruppo il dispositivo “chiave”: il noto, l’abitudine, ciò che appare solido solo perché costa troppo sforzo modificarlo, diventano una sorta di prigione piacevole per certi aspetti e per alcuni di noi, ma spesso opprimente e umiliante. Solo il raggiungimento di una “soglia di tolleranza” consente il passaggio dalla passività e dall’abitudine al rischio ed all’innovazione. Si può sopportare di tutto e per un tempo illimitato, ma può accadere che una sfumatura che osserviamo casualmente in un avvenimento che ci riguarda ci apra finalmente gli occhi, illuminando improvvisamente la scena come se la vedessimo per la prima volta; così i dettagli cambiano di significato e d’importanza e troviamo in noi ciò che non sospettavamo neppure di avere per poter vivere nella maniera che effettivamente desideriamo e che ci da maggiore soddisfazione. Non sempre basta il primo sforzo, ed i tentativi devono essere numerosi e susseguirsi l’uno all’altro richiedendoci sempre nuovi investimenti energetici. Ma di solito, come dicono i proverbi, la costanza viene premiata. Questi ultimi anni di vita in Italia hanno dimostrato come la solitudine e l’isolamento non siano un “privilegio” di anziani, handicappati ed emarginati in genere dalla nostra società post-industriale. C’è voluto molto tempo perché i cittadini scontenti scoprissero altri cittadini che la pensavano come loro e questo processo di consapevolezza, come nei gruppi, ha rappresentato l’inizio di un movimento che ha cambiato il significato dei concetti di maggioranza e minoranza. Credo che uno degli elementi cruciali per sviluppare il cambiamento  in atto in Italia sia per molti l’aver scoperto che la propria più intima visione della realtà era condivisa da molti altri e che molti “Fantozzi” con qualche sforzo, certo, potevano scrivere la storia e lasciare la loro orma nel mondo. Andremo a votare pochi giorni dopo l’inizio formale della primavera e nel periodo pasquale (sia per gli ebrei che per i cattolici): sono segni inequivocabili di trasformazione radicale. Speriamo che il sogno si avveri!.