LA
PROVINCIA & LIMPERO di Margherita Sberna
Solo
recentemente ho riflettuto su un fatto, certo di non grande
importanza: il prefisso telefonico internazionale degli
USA è 001; quello dellItalia è invece 0039. Sarà forse
un caso o è una conferma concreta della differenza di potere
e di prestigio che esiste anche fra le due nazioni? Io propendo
per la seconda ipotesi, anche se un po mi rincresce.
Ma
ciò che mi spiace è laver osservato che questa condizione
di subalternità è profondamente radicata in noi italiani
e non solo relativamente a situazioni in cui esiste di
fatto una inferiorità, ma anche in contesti in cui ciò non
ha ragion dessere. Ecco qualche esempio. Siamo fra
i popoli più ricchi di storia e, di conseguenza, di testimonianze
del nostro passato, e solo una minima parte di ciò è valorizzato
e ben custodito. Al contrario negli USA diventa un museo
persino la casa di J.R. usata soltanto per le riprese del
famoso serial Dallas. Il nostro territorio è fra i più ricchi
e belli del mondo, e noi non solo tendiamo a distruggerlo,
ma lo pubblicizziamo assai poco, cosicché il turismo, che
potrebbe essere la nostra principale azienda produttiva,
ne risulta limitato. I nostri scienziati, come i nostri
poeti e filosofi, si sono distinti fin dai tempi più remoti
per le loro scoperte e le loro produzioni, eppure noi guardiamo
con invidia allestero, ritenendo che abbiamo solo
da imparare. I nostri imprenditori lavorano nel mondo in
molti settori allavanguardia e con tecnologie sofisticate.
E si potrebbe continuare
Benché
negli ultimi tempi le cose siano un po cambiate, il
nostro senso di inferiorità rimane comunque marcato ed evidente.
E così pare quasi che essere fra le 7 maggiori potenze del
mondo, anziché inorgoglirci giustamente, ci abbia trasformato
in boriosi esibizionisti. Del resto, nella parlata comune,
non si dice di uno un po sbruffone fa lamericano?.
Certo i feed-back che ci arrivano dallestero, in particolare
dagli USA ovviamente non sono fra i più gratificanti.
Gli italiani sono molto spesso identificati con la mafia,
o comunque con i delinquenti e gli emarginati; ma andrebbe
ricordato che sui giornali, fra le notizie vere
cè quella che il sindaco di New York è italiano, o
quella delle sfilate dei nostri sarti dalta moda nella
stessa città o, ancora, il successo di molti nostri artisti
(attori, cantanti, registi
). Insomma, noi italiani
dovremmo essere orgogliosi di noi stessi, sia come individui
che come popolo! Il senso di inferiorità che ci perseguita
è quasi incredibile e talmente radicato da impedirci di
rispondere adeguatamente agli eventi che ci coinvolgono.
Così accade che chiediamo ancora e costantemente lintervento
degli USA per sedare le guerre, spesso sanguinosissime,
che coinvolgono i nostri vicini, essendo noi
incapaci di prendere in piena autonomia una posizione. O,
ancora è di pochi giorni fa- che accettiamo di segnalare
le nostre intenzioni rispetto si rapporti internazionali,
agli USA, quasi fossimo bambini che devono chiedere il permesso
ai genitori prima di qualsiasi gesto. Nellipotesi
che tutto questo si spieghi, per lo meno a livello individuale,
con una scarsa autostima, un perdurante sentimento di insicurezza
ed una conseguente difficoltà ad assumersi responsabilità,
resta sempre difficile inquadrare il fenomeno passando a
situazioni macro. La mia ipotesi è che il fenomeno, a livello
di collettività, si spieghi attraverso lanalisi del
nostro passato che è quello di un popolo etnicamente omogeneo,
ma ideologicamente diviso e con numerose diversità
che rendono quasi impossibile il costituirsi di un sentimento
comune. In altre parole, gli italiani non si identificano
come comunità. Lo stesso territorio geografico enfatizza
il problema, perché è molti diversificato e spesso connotato
localmente. E tutto questo è collegato con le nostre radici,
come individui, gruppi familiari e tribù più
allargate e numerose: abbiamo grande difficoltà a staccarci
dalle nostre appartenenze. Così la percezione di una frammentazione
da un lato e di una fragilità dallaltro, rendono difficile
e lento il cammino verso lautonomia e linterdipendenza
nei confronti degli altri popoli e delle altre nazioni.
Io credo che la soluzione stia in due elementi. Il primo
è la nostra creatività che ci spingerà sempre più a competere
con lesterno per il puro desiderio di primeggiare.
Il secondo elemento è quello che riguarda il carattere del
XXI° secolo, centrato sullImmateriale, la Qualità
e la Bellezza: un secolo che potrebbe far ritrovare allItalia
un ruolo centrale nel pianeta.
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