TEORIA
E TECNICA PER LINDUZIONE DELLA CREATIVITA di
G. Contessa e M. Sberna
Può
sembrare paradossale, ma è vero. Solo ventanni fa
i sostenitori della creatività umana nel processo produttivo,
erano guardati con sospetto. Oggi, lo scenario produttivo
e sociale è sempre più consapevole della necessità di uomini
creativi. Non solo per lo sviluppo, ma anche per la stessa
sopravvivenza, il complesso sistema produttivo-sociale necessita
di nuovi modi di pensare e di reagire ai problemi.
Lautomazione e la terziarizzazione stanno trasformando,
in occidente, assai più in fretta ed in profondità la qualità
del lavoro e della vita, di quanto potessero sperare le
ideologie più conflittuali degli Anni Sessanta. Di fronte
alla sfida di cambiare interi comparti produttivi e la cultura
di milioni di lavoratori e cittadini, il sistema produttivo
ha compreso la necessità di sviluppare il potenziale di
creatività presente (sia pure in latenza) in tutti.
La creatività
infatti sembra la capacità indispensabile per affrontare
i problemi posti dalla transizione post-indusriale. Essa
infatti non è intesa come fantasia evasiva né come originalità
artistica, ma come capacità concreta di risolvere
in modo nuovo i problemi.
Sono
noti i lavori di famosi autori che hanno identificato la
creatività come pensiero divergente (Guilford)
o come pensiero laterale (DeBono); come sentimento
oceanico (Koestler) o come processo terziario
(Arieti); come pensiero produttivo (Wertheimer)
o come sorpresa efficace (Bruner). E centinaia
sono gli studi e le definizioni di creatività che le scienze
umane e sociali hanno elaborato. Non altrettanto numerosi
sono i contributi che possono fondare una prassi pedagogica.
Purtroppo, il cambiamento epocale che stiamo attraversando
ci chiede una pedagogia ed una didattica della creatività,
più che una filosofia. Ed allora occorre approfondire la
questione, a partire dal come si possa sviluppare
e diffondere la creatività, piuttosto che a partire dal
cosa sia. Tale procedimento può sembrare superficiale,
ma è assai diffuso anche nelle scienze cosiddette dure.
Lasse
emotivo/razionale: ovvero la bi-logica.
La
secolare querelle circa la natura intellettiva o emotiva
della creatività può considerarsi superata dal lavoro di
I Matte Blanco. Tale autore dimostra in modo definitivo
linscindibilità degli aspetti razionali dalle emozioni,
e degli aspetti emotivi dallintelligenza. Possiamo
dunque affermare che lo sviluppo della creatività richiede
una ristrutturazione cognitiva ed emotiva. Se il pensiero
creativo è un ampliamento ed una ricomposizione del modo
abituale di pensare, esso è anche una ristrutturazione
dei sentimenti. Il mosaico razionale del soggetto
(o dellorganizzazioine) muta assieme al suo caleidoscopio
emotivo. In termini pedagogici, questo assunto indica la
strada di un doppio intervento, finalizzato a modificare
lasse emotivo/razionale. Sul piano razionale deve
trovare una sospensione temporanea lintero sistema
di pensiero della tradizione occidentale: il principio di
non contraddizione, il principio di causa-effetto, lintera
architettura logica. Sul piano emotivo devono trovare contenimento
lansia, lincertezza ed il senso di colpa connessi
a tutti i cambiamenti; e devono invece essere favoriti labbandono,
il galleggiamento, la fiducia, la curiosità. E intuitiva
la difficoltà di agire, in chiave formativa, nel territorio
di questa bi-logica. Uneccessiva facilitazione della
mobilitazione emotiva (attraverso forti stimolazioni transferali),
a parte la difficoltà ad essere realizzata in contesti formativi
ordinari, porterebbe a risultati di dipendenza mistica,
cioè a un punto di peak experience nientaffatto
nuovo e creativo.
Un troppo
insistito lavoro sui meccanismi cognitivi, cioè sui processi
di pensiero, sarebbe accompagnato da una eccessiva vigilanza
della razionalità a scapito della mobilitazione emozionale.
Mi pare che la via duscita sia in una struttura binaria
dellazione pedagogica, capace di operare sul piano
della bi-logica necessaria a stimolare la creatività. Una
struttura pedagogica (setting, didattica, stile del formatore)
che si caratterizzi come ambigua e ambivalente, atta a riscaldare
e raffreddare alternativamente il clima emotivo,
ma anche capace di attivare processi razionali divergenti.
Lasse
individuo/gruppo
Da una
parte esiste la tradizione dellartista, creativo e
solitario. Dallaltra è diffusa lequazione gruppo
= conformismo. Tutto ciò è bastato per associare la creatività
con la singolarità. In realtà il pensiero creativo può essere
inteso come espansione al plurale. Esso richiede
infatti una estensione spaziale e temporale, una moltiplicazione
delle prospettive, una pulsazione ed un rimescolamento della
diversità, che sono dimensioni tipiche della pluralità.
Una cosa è puntare sulla ricerca del genio isolato, risultante
diversa ed originale del tessuto storico e sociale, creativo
in quanto eccentrico e marginale, singolare eccezione frutto
di unalchimia casuale. Altra cosa è ricercare la trasformazione
di atteggiamenti generalizzati, chiamati a passare da un
sistema di pensiero ad un altro, da un ordine logico ad
un altro attraversando una foresta di apparente disordine
logico o di ordine illogico. La singolarità
artistica non è altro, in fondo, che il distillato di una
pluralità di milioni di persone. La creatività diffusa è
invece una pluralizzazione dei soggetti. Lindividuo
o lorganizzazione, per sviluppare la loro creatività,
devono rendere plurale la loro macchina del pensiero.
Sul piano pedagogico è acquisito (da Lewin in poi) che ogni
processo di pluralizzazione è facilitato dal gruppo. Dal
momento che lo sviluppo psichico del soggetto è sicuramente
un fatto gruppale (famiglia, pari, micro-ambiente, ecc.)
la ristrutturazione di questo sviluppo è condizionata ad
una esposizione gruppale. Lo sviluppo della capacità creativa
individuale è favorito dalle relazioni interpersonali, non
tanto a motivo della mutua integrazione, quanto grazie ai
processi psico-mentali che la pluralità provoca. Sul piano
emotivo il gruppo può offrire motivazione e protezione,
fiducia e curiosità, grazie alla sua doppia natura di ignoto/circoscritto
o di contenitore/misterioso. Il gruppo infatti
è una dimensione ignota quindi esplorabile, potenzialmente
oggetto di investimento e di curiosità. Ma è anche una dimensione
controllabile e controllata, atta a contenere e circoscrivere
lincertezza e la colpa connesse allignoto. Dal
punto di vista razionale il gruppo è il luogo di confronto/scontro
di diversi modelli di pensiero. E tale diversità che,
appartenendo allo stesso sistema logico, ne evidenzia le
dimensioni altre. Se tante diversità possono
rientrare nella stessa logica di pensiero, allora è legittimo
ipotizzare lesistenza di più logiche, cioè di molte
dimensioni nascoste nelluniverso del pensiero. Linduzione
o lo sviluppo della creatività non è dunque un processo
solitario, né massificato: è unattività formativa
fondata sulla dialettica individuo-gruppo. Dove il gruppo
non è spazio fusionale, né fondale teatrico del soggetto,
ma rappresentazione e specchio della sua pluralità, attuale
e potenziale.
I fattori
tecnicamente facilitanti linduzione alla
creatività.
P. Matussek
racconta che ad un simposio sulla creatività svoltosi negli
USA gli scienziati diedero più di 400 definizioni del concetto
di creatività. Ma è proprio questa mancanza di univocità
che mette in luce una caratteristica fondamentale del concetto
stesso e della modalità creativa di operare:
la pluralità. E pluralità plurale, cioè a differenti
livelli e con possibilità molteplici per ogni situazione.
Nessun percorso può essere considerato, in tale ottica,
irrinunciabile per ottenere un certo risultato, e dunque
nessuna tecnica di stimolazione è essenziale in se stessa.
La
motivazione
Il primo
elemento determinante è lesistenza nellindividuo
di una motivazione che lo spinge a cercare di migliorare
le proprie capacità creative. Non si tratta di una semplice
adesione di massima ad un progetto, o di un atteggiamento
da buoni propositi, perché tali impostazioni
di partenza si svuotano di contenuto alla prima difficoltà
tanto da trasformarla in un ostacolo insuperabile. Occorre
dunque un convincimento profondo e serio che può essere
stimolato o predisposto attraverso un intervento
di tipo psicologico. Due sono gli elementi su cui far leva:
il primo è una specie di competitività intrapsichica
usando questo termine per indicare la tensione continua
a superare sé stessi, a migliorarsi, a non accontentarsi
dei risultati cui si arriva. Questa insoddisfazione non
ha però connotazioni depressive o in qualche maniera autodistruttive,
ma si trova nei successi che precedono il nuovo livello
di insoddisfazione lo stimolo è lenergia sufficienti
a compiere il nuovo passo.
Il secondo
elemento importante è lallenamento alla sopportazione
delle situazioni in cui si verifica una delusione delle
aspettative. Chi affronta un training per migliorare la
sua creatività è spesso portato a credere che scoprirà cose
eccezionali sia rispetto alle tecniche che verranno utilizzate,
sia relativamente alle proprie capacità nascoste. Ma è un
po come luovo di Colombo: le tecniche non sono
miracolistiche né da prestigiatore e per vedere dei risultati
occorre del tempo non quantificabile.
La
curiosità e il bagaglio culturale
Un secondo
fattore determinante è costituito da un atteggiamento psicologico
di curiosità ed interesse per tutto quanto sta intorno.
Infatti più è consistente il bagaglio di informazioni possedute
sia a livello individuale, sia di gruppo, più è possibile
che si produca linsight creativo. Questa serie di
dati immagazzinati nella memoria aumentano nellindividuo
in proporzione con linteresse, lattenzione,
latteggiamento psicologico nei confronti della realtà.
Ma aumentano anche in rapporto alle connessioni che si riescono
a stabilire fra essi e alle tecniche di allenamento
creativo che si utilizzano nei momenti in cui è necessario
risolvere dei problemi.
Quindi
non si tratta solo di avere una mente costruita come una
sorta di banca dati, ma anche di conoscere bene
le tecniche di pensiero creativo per poter individuare,
nella necessità, le strategie più efficaci. Informazioni,
tecniche, capacità personali non possono dunque essere mai
considerate in quantità e qualità sufficiente così come
un atleta non considera mai definitivo il record appena
raggiunto nella sua specialità.
Lemotività
Un terzo
fattore determinante è rappresentato dallaspetto emotivo
già menzionato in precedenza. In termini tecnici si tratta
di sviluppare un potenziale energetico che risulti funzionale
alla situazione ed ai risultati che si perseguono. Da un
lato ciò significa favorire lemersione dei desideri,
degli impulsi, anche dellimmaginazione di ciascuno,
intendendo tutto questo come risorsa che è connotata emotivamente.
Da un altro punto di vista può significare creare dei marchingegni
utili a scatenare lemotività. Uno degli strumenti
più efficaci consiste nel simulare in qualche maniera situazioni
di competizione o di emergenza. Le prime, nelle quali un
individuo o un gruppo sfidano altri individui o gruppi,
sono le più facili da realizzare in termini tecnici e anche
di immersione dei partecipanti, che in brevissimo tempo
si scatenano per prevalere nelle gare predisposte. La situazione
emergenza è forse un po più difficile
da simulare, ma se è provocata (per es. privando i partecipanti
di strumenti necessari alla soluzione del compito che gli
è stato assegnato) produce discreti effetti anche in tempi
brevi.
Occorre
aver presente in questa situazione che si devono tenere
sotto controllo le difficoltà oggettive e la complessità
del problema, per evitare che la depressione e lo sconforto
producano una demotivazione al lavoro.
La
connessione come meccanismo di fondo
Ovviamente
le variabili che entrano in gioco ed influenzano lo sviluppo
della creatività sono anche altre ed alcune di esse non
sono nemmeno influenzabili, nel senso che sfuggono alla
possibilità di intervento formativo. Però tutte
sono idealmente unite da un filo conduttore rappresentato
dalla connessione che può essere considerato
il fulcro intorno al quale si svolge il processo creativo.
Connettere, congiungere in modo sempre diverso entità o
parti di esse può diventare un gioco.
Certo
è unattività che, una volta appresa, tende a coinvolgere,
a conquistare tanto da essere utilizzata non solo dove e
quando è necessario, ma anche in termini speculativi.
Inoltre la sua giocosità sta nella possibilità
di utilizzarla sia per ricercare la soluzione di un problema
complesso, sia per formulare una battuta spiritosa. Queste
caratteristiche la rendono particolarmente adatta non solo
alle diverse fasi del processo creativo, ma anche consentendo
il continuo sviluppo delle potenzialità creative dei soggetti.
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