FINE
O INIZIO? UN PROBLEMA DI ACCELERAZIONE
di Margherita Sberna
In
questanno di fine Millennio abbiamo un po trascurato
i nostri Soci, non nel senso che li abbiamo dimenticati,
ma
. E difficile motivare questa situazione:
un anno con poche comunicazioni fra i membri di Arips è
effettivamente atipico. Overdose per i numerosi festeggiamenti
dellanno precedente, forse. O ricerca della perfezione
che richiede prove, tempo e riflessioni. E così arriva
il momento di fare un bilancio, di controllare cosa abbiamo
nello zaino per partire per un nuovo anno che in questo
caso è anche linizio del Nuovo Secolo e di un Nuovo
Millennio. E questo un fatto che emoziona ed eccita
tutti: alle soglie del 2000, nel secolo della tecnologia,
non possiamo parlare di fine del mondo come i nostri retrogradi
antenati dellanno Mille! Così discutiamo di tutto,
torturandoci tra laltro per stabilire se il prossimo
31-12 è leffettiva fine del secondo millennio o se
manca ancora un anno. Che sia un altro modo per esprimere
la propria paura? Sembra quasi unestensione planetaria
di un momento di cambiamento tipico nel lavoro che facciamo,
che per sua natura crea qualche inquietudine: razionalmente
ci siamo abituati perché caratterizza la quotidianità in
ogni suo aspetto. Emotivamente, più percepiamo il cambiamento
come fenomeno che ci tocca in profondità, più ne siamo preoccupati.
Ci
sentiamo insicuri e in ansia perché prevale il timore per
la novità da un lato e il senso di perdita per ciò che lasciamo
dallaltro. Sono pochi coloro che sono curiosi così
come erano rari gli esploratori nellepoca in cui
non tutto il mondo era conosciuto. Eppure, oggi, benché
gli astronauti siano ancora a ranghi ridotti, ci sono persone
che hanno prenotato un viaggio su Marte o una crociera
interstellare per quando i viaggi interplanetari saranno
normali come i voli aerei attuali. Dunque lumanità
è ambivalente: disposta a rischiare di fronte allignoto
vero, timida e incerta quando si tratta solo
di festeggiare un nuovo anno! La differenza fra le due situazioni
sta nellautodeterminazione: al 2000 passiamo tutti
(forse qualcuno cinesi, musulmani, ecc..- potrebbe
aprire un dibattito) e non possiamo né controllare né evitare
questo fatto. Fare una crocera fra le stelle fa rientrare
il viaggiatore fra pochi fortunati: passerà del tempo prima
che diventi un fenomeno di massa. Pare che sia più facile
aver coraggio se si è in pochi e se nellazione cè
un aspetto di eccezionalità. Forse questo risponde alla
vena di snobismo che cè in ciascuno, indipendentemente
dalla classe sociale a cui appartiene. Tutto questo parla
del desiderio di riaffermare la propria identità e la propria
diversità e unicità, ma potrebbe anche essere una semplice
questione di velocità: la nostra vita trascorre
tra impegni che si accavallano e la tecnologia modifica
così velocemente le caratteristiche dellambiente in
cui viviamo nel tempo libero e nel lavoro
che basta un attimo di distrazione per essere travolti da
una mole consistente di cambiamenti che ci lasciano strabiliati
e senza parole. E improvvisamente ci scopriamo più vecchi
senza capire come possa essere successo. Il nostro metabolismo
rimane più lento, a volte troppo, nei confronti del mondo
in cui viviamo: non cè mai stata una situazione simile
in passato. Penso che questo abbia a che fare con la percezione
del tempo e con la durata della nostra vita. E possibile
che anche presso gli Egizi o i Greci ci fossero fenomeni
simili: a posteriori le loro scoperte paiono quasi banalità
e la lunghezza della loro vita è un battito dali confrontata
alla nostra, ma alcune delle loro convinzioni hanno modificato
il corso dellesistenza dellumanità e alcuni
loro segreti restano ancora tali. Non esiste dunque un primato
oggettivo delluomo moderno. Il tempo dellesistenza,
inoltre, è un fatto psicologico oltre che fisico e quindi
origina una percezione soggettiva non per forza congruente
con la quantità di minuti, ore, giorni, anni durante i quali
si svolge unattività definita. Ciò potrebbe spiegare
anche la nostra lentezza, il nostro perfezionismo, il nostro
desiderio di avventura che ci ha spinto alle continue correzioni
costringendoci, per converso, a trascurare le
relazioni interpersonali. Per il 2000 ci auguriamo di riuscire
a collegare i due aspetti con maggiore equilibrio così da
sviluppare con confronto e lo scambio punti di vista più
ricchi e originali. Il progresso che ci auguriamo per i
prossimi anni anche per i soci Arips, riguarda la possibilità
di godere della vita evitando di esserne travolti
e scoprendoci anziani senza essere mai stati giovani.
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