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DA NOTIZIARIO N. 46 – primavera 1997

ANCORA SU KURT LEWIN di G. Contessa

Il 1997 segna il cinquantesimo anniversario della morte di K.Lewin e l’Arips ha cercato di ricordarne la grandezza in diversi modi: un articolo sul notiziario, una Conferenza Internazionale,  un T-group, un libro. Ora questo ultimo contributo. Lewin è uno dei monumenti della Psicologia perché ha offerto al mondo un pensiero completo a 4 livelli. Il livello metapsicologico, anzitutto.  Il nostro è stato fra i pochi psicologi che si sono occupati a fondo di epistemologia e che hanno avuto il coraggio di agganciare una disciplina debole, come la psicologia, a scienze più “dure”  come la fisica e la topologia. La Teoria del Campo è la trasposizione in psicologia del 2° principio  della termodinamica di Maxwell. E il famoso “uovo” (Lewin era scherzosamente chiamato  dagli allievi “the eggs professor”)  si richiama alla  curva di Jordan, all’equilibrio quasi-stazionario, al concetto  di spazio plieno: tutti concetti  mutuati dalla scienza fisico-matematica. In secondo luogo, Lewin ha offerto  una teoria euristica, cioè capace di dare una spiegazione delle strutture e delle dinamiche di comportamento e della relazione. Il terzo livello è quello semantico, per cui l’autore ci ha lasciato un intero vocabolario di nuovi termini come  action-research, dinamiche di gruppo, spazio vitale, campo di forze, ecc. Infine, e non meno importante, Lewin ha inventato  una psicologia  pragmatica, impegnata nel concreto cambiamento individuale e sociale. La sua enfasi sul piccolo gruppo, la ricerca-intervento ed il T-group sono strumenti potentissimi che hanno influenzato e influenzano ancor oggi il lavoro psicologico e sociale. Come in tutti i ricercatori, le radici delle teorie lewiniane possono essere trovate nello stesso modo di essere  di Kurt Lewin.

La sua vita è stata caratterizzata da due valori essenziali: la libertà e la socialità. La sua fuga in Germania, i suoi studi sul cambiamento politico e sulla integrazione razziale, sono il frutto di un costante anelito alla libertà e alla democrazia. Lewin fra i primi ha capito che la democrazia, prima che  sui valori di contenuto è fondata sui valori di processo. La socialità è il carattere più vivo della personalità di K.Lewin. Una vita passata dentro le relazioni con allievi, colleghi, maestri, tutti considerati e trattati da Lewin come “compagni di ricerca”, con i quali condividere con affabilità, umanità e umorismo le riflessioni più importanti. Lewin è stato veramente un “soggetto plurale” e la prova è il grande numero di allievi che ha lasciato. Mentre era ancora in vita sono decine le pubblicazioni di suoi allievi, poi diventati i maestri della psicosociologia post-bellica. L’eredità lewiniana è ancor oggi  enorme, anche se raramente sono riconosciuti i nostri debiti verso questo autore. In termini teorici l’attualità di K.Lewin è affidata a 3 concetti. La soggettività del campo, che sottolinea la matrice psicologica dei gruppi e delle loro dinamiche. La natura fisiologica del confitto di forze, non solo intrapsichiche (come già Freud aveva stabilito), ma anche interersonali e sociali. E, infine, la preferenza per i fenomeni dinamici piuttosto che per le strutture statiche, come chiave per la comprensione dei comportamenti. Lewin preferiva  chiedersi “come si muove” per capire una cosa, piuttosto che  “come è”. Il che è ancora oggi una novità nel lavoro sociale. In termini operativi Kurt Lewin ci ha lasciato due monumenti per la pratica sociale del cambiamento: l’Action-Research e il T-group”. Due strumenti basati sul principio del superamento della frattura fra Soggetto e Oggetto, con pochi rivali nel panorama delle scienze umane e sociali. Ispirati  (e il cerchio si chiude) al principio di Indeterminazione di Heisemberg.