PROBLEMI
DI PSICOTERAPIA di G. Contessa
Come
scegliere?
Ormai
il numero delle psicoterapie in circolazione è incalcolabile.
La difficoltà oggettiva di fare ricerche empiriche sulla
loro efficacia (unita alla rarità in genere delle ricerche
empiriche in psicologia, almeno in Italia) rende tutte le
psicoterapie potenzialmente equivalenti. Le scelte dei giovani
che aspirano a diventare psicoterapeuti dipendono da variabili
che raramente hanno qualcosa a che vedere con la scientificità.
Ogni aspirante psicoterapeuta sceglie di fare un training
di quellindirizzo che gli sembra migliore,
non tanto sulla base dellesperienza (che si solito
viene dopo il training) quanto su considerazioni teoriche
a priori. Molto spesso invece di una adesione teorica troviamo
una adesione emotiva dovuta al fascino del terapeuta
didatta. Altre volte, per mancanza di informazione, il
criterio di scelta è quello della casualità: il candidato
sceglie lunico training di cui è a conoscenza e che
gli si offre concretamente. Questi fenomeni non sembrano
tanto gravi nei casi degli psicoterapeuti privati, i quali
stabiliscono con lutenza un rapporto privato di mercato:
gli utenti paganti possono scegliere un diverso terapeuta,
ed il terapeuta può accettare solo i casi più adatti al
suo orientamento. La situazione è molto più complessa nel
caso della psicoterapia praticata nei servizi territoriali,
dove lutenza non può scegliere. Le scelte degli operatori
vincolano per anni quelle degli utenti di un intero territorio.
Questo discorso apre una doverosa polemica con la tendenza
attuale che, in nome della serietà e della purezza metodologica,
orienta gli psicoterapeuti verso training s mono-metodologici.
Non possiamo non vedere con perplessità la diffusione di
occasioni formative orientate verso una sola teoria ed
una sola metodologia. Chi ha esperienza di servizi territoriali
non può contestare laffermazione di Jervis:
..
curare, se vuole essere efficace, deve veramente essere
un prendersi cura estremamente duttile e variabile
a seconda dei momenti e dei casi, capace di aggredire e
modificare da più lati ed in più modi una situazione complessa.
Lusare in modo stereotipato una sola tecnica terapeutica
significherebbe qui tagliar fuori molte possibilità di
intervento. (G.Jervis Manuale critico di psichiatria
pag. 160).
Come
mai allora 9 occasioni di training su 10 sono basate su
un solo orientamento?
Un
tentativo di tassonomia
Per
facilitare lorientamento di chi si appresta ad un
training psicoterapeutico occorrerebbe una tassonomia dei
diversi orientamenti. E un lavoro immenso ancora da
fare, e forse reso impossibile dalla miriade dei modelli
misti esistenti. Possiamo qui accennare ad una tassonomia
molto generale ed imprecisa ma non priva di qualche utilità,
almeno per stimolare un dibattito. Il tentativo si basa
sulle due variabili SPAZIO e TEMPO, che I.Matte Blanco
(Linconscio come insiemi infiniti, 1981)
indica come centrali nel processo terapeutico. Nella variabile
SPAZIO possiamo collocare due coppie che indicano le polarità
distintive delle diverse psicoterapie. La prima coppia è
quella INDIVIDUO/GRUPPO. Ci sono psicoterapie centrate
suprattutto sullindividuo, ed hanno una o più delle
seguenti caratteristiche: rapporto 1 a 1 fra terapeuta e
paziente; disagi dellutente intesi come individuali,
sia nelleziologia che nella prognosi; vita sociale
e relazionale considerata esterna alla psicoterapia. A questa
concezione si avvicinano la maggior parte delle psicoterapie
ad orientamento psicanalitico (Freud, Jung, Lacan
.),
molte psicoterapie di tipo corporeo (Schultz, Alexander,
Feldenkrasis, Sheelen, Reich e Lowen
), ma anche molte
di ispirazione behaviorista (Skinner
). Allopposto
ci sono psicoterapie centrate specialmente sul gruppo e
sulle relazioni interpersonali. In genere hanno queste caratteristiche:
setting di gruppo; disagi del paziente intesi come di origine
relazione e o sociale; relazioni considerate essenziali
alla terapia. A questa concezione si ispirano alcune psicoterapie
di orientamento psicanalitico (Bion, Foulkes, Ezriel, Anzieu
), lo psicodramma (Moreno, Schultenberger
.),
la Gestalt Therapy (Perls,,,), i gruppi dIncontro
(Roger, Schultz
), lAnalisi Transazionale (Berne,
Harris
.) e la terapia della Famiglia (Watzlawick,
Jackson
.). Questa grossolana divisione non tiene
conto delle sfumature e dei modelli misti, che sono giustamente
assai diffusi. Tuttavia credo che spesso i modelli misti
sono più una sintesi empirica del terapeuta, che una categoria
basata su precise scoperte scientifiche.
La seconda
coppia della dimensione SPAZIO è quella di CORPO e PAROLA.
Le psicoterapie prevalentemente verbali sono la maggioranza
anche se, a partire dagli Anni Sessanta, la rivalutazione
del pensiero reichiano e la scoperta delle tradizioni orientali
hanno valorizzato la dimensione corporea. Unaltra
corrente che ha sottolineato limportanza terapeutica
delle dimensioni non-verbali è quella artistica (Art-therapy,
Dance-therapy
).
Anche
nella variabile TEMPO possiamo individuare due coppie distinte
di diverse categorie. La prima è la coppia CONSCIO/INCONSCIO.
Cataloghiamo questa coppia nella categoria del TEMPO, in
quanto questo sembra essere il primo differenziatore fra
conscio ed inconscio. Linconscio, pur nelle diverse
concezioni e nella intrinseca difficoltà definitoria, è
considerato privo della dimensione temporale. Se estendiamo,
come sembra corretto, la dimensione dellinconscio
allaffettività, alle emozioni, alla logica simmetrica
(v.Matte Blanco) troviamo alcune psicoterapie più centrate
su questo polo: le psicoanalisi, lo psicodramma, la Gestalt,
i gruppi di Incontro. Le psicoterapie corporee possono considerarsi
maggiormente centrate sul polo CONSCIO, anche se la dimensione
emozionale ha una grande importanza. Decisamente orientate
al versante CONSCIO/RAZIONALE sono le psicoterapie di tipo
behavioristico, lAnalisi Transazionale, la Terapia
della Famiglia e la Reality-therapy di Glasser. La seconda
coppia della variabile TEMPO è quella PRESENTE/PASSATO.
Qui la divisione è più facile perché si può dire che solo
le psicoterapie psicoanalitiche (e non tutte) privilegiano
la dimensione passato, mentre le altre lavorano per lo più
nella dimensione del qui ed ora. Vale la pena
di ripetere che questa embrionale tassonomia non è affatto
precisa, ma solo orientativa. Essa esclude i modelli misti
e guarda solo alle caratteristiche prevalenti nelle diverse
scuole. Per esempio, va notato che anche nella dimensione
psicoanalitica più ortodossa esiste unattenzione
al presente, con limportanza data al transfert; così
come nello psicodramma grande attenzione è data al passato,
rivissuto appunto sulla scena. Infine occorre notare che
le psicoterapie citate a mo di esempio sono solo alcune
di quelle presenti nel panorama internazionale. Tanto per
citare, abbiamo trascurato: lorientamento adleriano,
la primal therapy, i gruppi Synanon, la psicoterapia organismica,
la psicosintesi ed una miriade di altre. Il tentativo di
tassonomia vuole solo essere uno stimolo al dibattito
ed un aiuto allorientamento, nella jungla
del mercato.
EPISTEMOLOGIA
PSICOLOGICA
I problemi
di tassonomia sopra indicati ne aprono uno più a monte:
quello di una epistemologia della psicologia e della psicoterapia.
Anche qui le riflessioni sono rare e meriterebbero sforzi
assai maggiori. Ho la sensazione che la confusione esistente
tra le diverse psicoterapie derivi dal tentativo (ovviamente
errato) di mettere a confronto entità diverse. In altre
parole il confronto fra le diverse psicoterapie è impossibile
perché ci si ostina a confrontare fra loro teorie, metodi
e tecniche. Questo spiega perché, per esempio, una Schultzenberger
può operare secondo un tipo di psicodramma da lei inventato
e definito TRIADICO. In questo tipo di psicodramma lautrice
fa uso delle teorie sullinconscio e sul transfert
di Freud, della metodologia delle dinamiche di gruppo di
Lewine delle tecniche e del setting di Moreno (Il
corpo e il gruppo, 1978).
Questo
ci autorizza a distinguere le teorie che spiegano i fenomeni
che in genere riproducono una quantità di applicazioni
differenti. Fra queste potremmo citare linconscio
e il transfert di Freud, le dinamiche di gruppo di Lewin,
la relazione psiche-soma di W.Reich. I metodi invece sono
architetture logiche di fini, processi e mezzi, che si focalizzano
più sullintervento che sulla spiegazione. Certamente
un metodo è quello legato alle psicoterapie di gruppo che
Foulkes (La psicoterapia gruppoanalitica, 1976)
definisce T che sta per treatment, teaching,
training e transference. Infine possiamo distinguere le
tecniche, come strumenti polivalenti, applicabili in contesti
metodologici e su scenari teorici diversi. Forse è possibile
definire soprattutto tecniche cere psicoterapie come quelle
behavioristiche, lAnalisi Transazionale e la Bioenergetica.
Operando queste ed altre più sottili distinzioni epistemologiche,
forse risulta più facile procedere ad una tassonomia e capire
lorigine della diffusione di molte forme miste di
psicoterapia. In realtà, più che miste, certe psicoterapie
si basano su un complesso teorico omogeneo, applicato attraverso
anche 2 o 3 metodi e con una infinità di tecniche ritenute
valide nelle diverse situazioni. La confusione deriva dalla
difficoltà di molte correnti psicoterapeutiche ad accettare
che da certe teorie non discende un solo metodo o una sola
tecnica; oppure che certi metodi e certe tecniche non necessariamente
sono compatibili con altre teorie.
In altre
parole riteniamo che una ricerca epistemologica in campo
psicoterapeutico porterebbe le diverse psicologia e psicoterapie
a considerarsi come sistemi aperti, invece che come sistemi
chiusi ed onnicomprensivi.
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