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DA NOTIZIARIO N. 31 - gennaio-giugno 1991
GLI STANDARDS DELLE COMUNITA’ TERAPEUTICHE

Uno degli argomenti di maggior riflessione per noi in questi anni ha riguardato  la comunità intesa come spazio geografico nel quale degli individui hanno fra loro relazioni e rapporti significativi. La nostra ricerca ha riguardato sia l’aspetto teorico, cercando di individuare i differenti significati e le numerose sfaccettature del concetto di comunità; sia quello empirico, sperimentando direttamente, in setting di laboratorio, situazioni di tipo comunitario, sia quello “sperimentale” proponendo e realizzando attività formative di operatori da utilizzare in differenti contesti.

In particolare, a questo proposito, ci siamo occupati degli operatori impiegati nelle comunità terapeutiche a carattere residenziale, che in questi ultimi anni si sono andate moltiplicando e che ospitano persone in situazioni di disagio conclamato: dagli ex-tossicodipendenti, ai bambini con famiglie disastrate o difficili, agli handicappati, ai dimessi dagli ospedali psichiatrici. In particolare la nostra attenzione è stata focalizzata sulle comunità terapeutiche per il recupero ed il reinserimento degli ex-tossicodipendenti. Oggi queste strutture sono “sotto il mirino” di tutti, anche grazie alla nuova Legge sulla droga che individua in esse il miglior rimedio a questa piaga. Pur avendo gli stessi utenti e gli stessi obiettivi, queste comunità hanno spesso un’organizzazione molto diversa ed utilizzano strumenti educativi differenziati.

La nostra osservazione su comunità terapeutiche gestite in maniera diversa e secondo “filosofie” a volte molto differenti fra loro di ha portato a notare diversità anche nei risultati che vengono raggiunti. Ma spesso le differenze, a volte macroscopiche, esistono anche fra comunità dello stesso genere: nessuno pare ancora poter vantare in assoluto una pratica ed un modello teorico complementare inattaccabili e livello intellettuale ed astratto e che garantiscono dei risultati sempre soddisfacenti.

Così le differenze si moltiplicano ed esiste una molteplicità di approcci che è talmente consistente da corrispondere quasi al numero stesso delle comunità esistenti.

In questi ultimi anni abbiamo quindi “invertito la rotta” dal punto di vista metodologico: la ricerca che andiamo facendo ha per obiettivo l’individuazione degli standard di qualità cioè di quelle caratteristiche che una comunità residenziale dovrebbe avere per garantire dei risultati soddisfacenti relativamente all’intervento che si propone di fare.

In altre parole, noi crediamo che vada rispettata e salvaguardata la libertà di impostazione di ogni comunità ma, insieme, siamo convinti che ci siano alcuni elementi irrinunciabili  che devono essere presenti in ciascun contesto per renderlo adeguato agli scopi che si propone di raggiungere.

Questo, fra l’altro, faciliterebbe il lavoro di tutti coloro che vogliono impegnarsi in questo settore facendo tesoro dell’esperienza altrui e consentendo una maggiore efficacia negli interventi realizzati. Così abbiamo deciso di allargare la riflessione ed il dibattito e di proporre una giornata di studio sull’argomento.

La giornata sarà gestita e realizzata in collaborazione con COMUNITA’ NUOVA – associazione milanese fondata da don Gino Rigoldi nel 1973 e tuttora da lui presieduta che gestisce fra l’altro una comunità residenziale per minori in difficoltà e due per ex-tossicodipendenti.