NOTA: abbiamo sostituito,
per correttezza, il nome del committente con .....
Ritornare a distanza di oltre due mesi sull'esperienza
formativa dello scorso ottobre a Firenze mi permette di
provare a sintetizzare alcune riflessioni e di accennare
ad alcuni aspetti che credo sia opportuno riprendere nelle
prossime occasioni di formazione di ......... per verificare
gli effetti sul gruppo a medio-lungo termine.
Il punto di osservazione
Anzitutto, premetto che il mio punto di vista è
condizionato dalle diverse prospettive che ho assunto
nelle fasi di preparazione e realizzazione di questa esperienza
e dai relativi piaceri/disagi che ho provato di volta
in volta:
- trait d'union tra ARIPS e ..... quando si è
trattato di verificare se ci fossero le condizioni per
realizzare insieme un seminario sul grande gruppo in
formazione
- figura di committenza per ARIPS nella fase di progettazione
- osservatrice silente come membro temporaneo dello
staff ARIPS durante la realizzazione del seminario
- membro della Commissione Formazione ..... che cercava
di utilizzare l'esperienza in prospettiva futura
- volontaria di ..... che pur indirettamente era sollecitata
a verificare, come tutti i partecipanti, il suo atteggiamento
e la qualità della sua appartenenza organizzativa
all'associazione nazionale
Con questo vorrei sottolineare che mi pare che l'esperienza
abbia sollecitato diversi livelli di consapevolezza in
ognuno dei partecipanti (oltre che in me stessa):
- quello più personale (come stiamo ognuno individualmente
nella relazione con l'altro o il diverso da noi, nella
comunicazione su oggetti di lavoro comuni ma complessi
e a volte contraddittori, nella gestione di questioni
conflittuali che ci implicano direttamente e personalmente,
nella capacità di confrontarci in modo sano e
costruttivo in un gruppo e con l'autorità)
- quello di ruolo (come siamo capaci di ricondurre tutte
le caratteristiche espresse sopra nella gestione di
un ruolo, come responsabili ..... a vari livelli o formatori,
e soprattutto come agiamo il nostro ruolo nei confronti
di altri ruoli, sia interni alla nostra organizzazione,
sia esterni - in questo caso lo staff di formatori ARIPS)
- quello di appartenenza (quanto sentiamo nostri i valori
dell'associazione, quanto siamo disponibili a sostenerli,
a esporci, a condividere delle scelte collettive, a
"fare squadra", a riconoscerci nel gruppo
....., a lasciare/dare qualcosa di nostro per accogliere/costruire
una dimensione di identità accomunante)
Le osservazioni
Con un misto di curiosità professionale e di sofferenza
nell'assistere silente ai tentativi spesso precocemente
abortiti, ai silenzi e agli arretramenti pavidi e all'ostentata
indifferenza dei miei colleghi volontari di fronte all'eventualità
del fallimento, ho notato maggiormente questi aspetti:
- Il gruppo più o meno dichiaratamente mostrava
di accettare la proposta di lavoro della simulazione;
in realtà ha messo in atto una forte resistenza
e non ha giocato
- I partecipanti hanno fatto grandi dichiarazioni di
principio in merito ai fondamenti del servizio, ma hanno
dimostrato poca fiducia e capacità di valorizzarlo
(e valorizzarsi)
- Hanno avuto poca capacità di "fare squadra"
e di riconoscere/individuare leader attorno a cui aggregarsi,
seppur anche temporaneamente o per uno scopo specifico
- Non sembravano troppo intimiditi o inibiti eppure
hanno avuto timore del confronto agito fino in fondo
- Non c'era capacità di tentare di attuare le
ipotesi, di scegliere, di selezionare, di decidere
- Grande emotività ma poca passione
A maggior ragione, considerato tutto questo, si può
affermare di quanto fosse effettivamente un seminario
finalizzato al lavoro di preparazione per il numero unico
(nonostante le rimostranze di molti partecipanti che non
vedevano connessioni), non tanto in termini tecnici ma
nei termini della capacità di attivare - ognuno
individualmente e insieme agli altri - comportamenti e
scelte che ci permettessero di identificarci in un soggetto
collettivo che si chiama ....., di assumerne consapevolmente
e responsabilmente i valori e le implicazioni, di condividere
prospettive di lavoro e di sviluppo e di sostenerle con
forza e motivazione, anche nei confronti di sollecitazioni
e provocazioni esterne, messe in atto dai formatori ARIPS
in questo caso, ma che già i volontari e i responsabili
dei centri sperimentano nel progetto "numero unico"
nelle difficoltà da affrontare, nei contrasti da
dirimere, nelle scelte inevitabili e necessarie.
Il cambiamento culturale e organizzativo che l'attuale
progettualità ..... richiede non può essere
disgiunto da una capacità di "rileggere"
e "rinnovare" i propri atteggiamenti personali,
la propria motivazione pro-sociale, il modo di gestire
i ruoli e di pensare l'organizzazione.
Mi sembra che, nonostante lo "shock" provato
forse da molti durante il seminario (immagino però
la positività del gesto di scuotere per far venir
fuori, far venir su quel che sta sotto, sbloccare), già
le osservazioni fatte dai partecipanti nelle settimane
successive mostrino come alcuni siano stati in grado di
rielaborare parte dell'esperienza e di interrogarsi un
po' criticamente, nonostante la frustrazione, le resistenze,
i timori, a volte la rabbia, la noia, la confusione che
questo seminario, vissuto come destabilizzante, ha suscitato.
A conferma di questo, ho notato come ancora a distanza
di tempo si parli di questa esperienza e ci sia interesse
a conoscere le considerazioni e le "riletture"
anche successive. Molte persone che non hanno partecipato
e ne hanno solo sentito parlare sono estremamente curiose
e appena possono chiedono di sentire un'ulteriore versione
dei fatti da chi era presente.
La formazione .....
Restano molte domande aperte anche per la nostra formazione,
che forse ha perduto negli ultimi anni un po' della sua
funzione di provocazione (= chiamare fuori istanze sottese),
di stimolo alla crisi (= al mettersi in gioco, a vedere
e valutare le possibilità del cambiamento) e alla
generatività nel servizio (= accompagnamento nella
ricerca di prospettive nuove di lavoro per i volontari
nella relazione d'aiuto).
Potrebbe essere una bella sfida, dopo questa esperienza
con ARIPS, provare ad abbandonare, almeno nel contesto
protetto della formazione, modalità troppo accomodanti
(da comodi non ci si muove), comprensive (tenere dentro
sempre tutto può voler dire smettere di vedere
le differenze e non scegliere più) e rassicuranti
(premessa alla chiusura da tutto quello che ci turba perché
diverso).
Diana Rucli, Gennaio 2006
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