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..... E IL GRANDE GRUPPO - Note a margine sul seminario di ottobre 2005

NOTA: abbiamo sostituito, per correttezza, il nome del committente con .....

Ritornare a distanza di oltre due mesi sull'esperienza formativa dello scorso ottobre a Firenze mi permette di provare a sintetizzare alcune riflessioni e di accennare ad alcuni aspetti che credo sia opportuno riprendere nelle prossime occasioni di formazione di ......... per verificare gli effetti sul gruppo a medio-lungo termine.

Il punto di osservazione
Anzitutto, premetto che il mio punto di vista è condizionato dalle diverse prospettive che ho assunto nelle fasi di preparazione e realizzazione di questa esperienza e dai relativi piaceri/disagi che ho provato di volta in volta:

  • trait d'union tra ARIPS e ..... quando si è trattato di verificare se ci fossero le condizioni per realizzare insieme un seminario sul grande gruppo in formazione
  • figura di committenza per ARIPS nella fase di progettazione
  • osservatrice silente come membro temporaneo dello staff ARIPS durante la realizzazione del seminario
  • membro della Commissione Formazione ..... che cercava di utilizzare l'esperienza in prospettiva futura
  • volontaria di ..... che pur indirettamente era sollecitata a verificare, come tutti i partecipanti, il suo atteggiamento e la qualità della sua appartenenza organizzativa all'associazione nazionale

Con questo vorrei sottolineare che mi pare che l'esperienza abbia sollecitato diversi livelli di consapevolezza in ognuno dei partecipanti (oltre che in me stessa):

  • quello più personale (come stiamo ognuno individualmente nella relazione con l'altro o il diverso da noi, nella comunicazione su oggetti di lavoro comuni ma complessi e a volte contraddittori, nella gestione di questioni conflittuali che ci implicano direttamente e personalmente, nella capacità di confrontarci in modo sano e costruttivo in un gruppo e con l'autorità)
  • quello di ruolo (come siamo capaci di ricondurre tutte le caratteristiche espresse sopra nella gestione di un ruolo, come responsabili ..... a vari livelli o formatori, e soprattutto come agiamo il nostro ruolo nei confronti di altri ruoli, sia interni alla nostra organizzazione, sia esterni - in questo caso lo staff di formatori ARIPS)
  • quello di appartenenza (quanto sentiamo nostri i valori dell'associazione, quanto siamo disponibili a sostenerli, a esporci, a condividere delle scelte collettive, a "fare squadra", a riconoscerci nel gruppo ....., a lasciare/dare qualcosa di nostro per accogliere/costruire una dimensione di identità accomunante)

Le osservazioni
Con un misto di curiosità professionale e di sofferenza nell'assistere silente ai tentativi spesso precocemente abortiti, ai silenzi e agli arretramenti pavidi e all'ostentata indifferenza dei miei colleghi volontari di fronte all'eventualità del fallimento, ho notato maggiormente questi aspetti:

  • Il gruppo più o meno dichiaratamente mostrava di accettare la proposta di lavoro della simulazione; in realtà ha messo in atto una forte resistenza e non ha giocato
  • I partecipanti hanno fatto grandi dichiarazioni di principio in merito ai fondamenti del servizio, ma hanno dimostrato poca fiducia e capacità di valorizzarlo (e valorizzarsi)
  • Hanno avuto poca capacità di "fare squadra" e di riconoscere/individuare leader attorno a cui aggregarsi, seppur anche temporaneamente o per uno scopo specifico
  • Non sembravano troppo intimiditi o inibiti eppure hanno avuto timore del confronto agito fino in fondo
  • Non c'era capacità di tentare di attuare le ipotesi, di scegliere, di selezionare, di decidere
  • Grande emotività ma poca passione

A maggior ragione, considerato tutto questo, si può affermare di quanto fosse effettivamente un seminario finalizzato al lavoro di preparazione per il numero unico (nonostante le rimostranze di molti partecipanti che non vedevano connessioni), non tanto in termini tecnici ma nei termini della capacità di attivare - ognuno individualmente e insieme agli altri - comportamenti e scelte che ci permettessero di identificarci in un soggetto collettivo che si chiama ....., di assumerne consapevolmente e responsabilmente i valori e le implicazioni, di condividere prospettive di lavoro e di sviluppo e di sostenerle con forza e motivazione, anche nei confronti di sollecitazioni e provocazioni esterne, messe in atto dai formatori ARIPS in questo caso, ma che già i volontari e i responsabili dei centri sperimentano nel progetto "numero unico" nelle difficoltà da affrontare, nei contrasti da dirimere, nelle scelte inevitabili e necessarie.
Il cambiamento culturale e organizzativo che l'attuale progettualità ..... richiede non può essere disgiunto da una capacità di "rileggere" e "rinnovare" i propri atteggiamenti personali, la propria motivazione pro-sociale, il modo di gestire i ruoli e di pensare l'organizzazione.
Mi sembra che, nonostante lo "shock" provato forse da molti durante il seminario (immagino però la positività del gesto di scuotere per far venir fuori, far venir su quel che sta sotto, sbloccare), già le osservazioni fatte dai partecipanti nelle settimane successive mostrino come alcuni siano stati in grado di rielaborare parte dell'esperienza e di interrogarsi un po' criticamente, nonostante la frustrazione, le resistenze, i timori, a volte la rabbia, la noia, la confusione che questo seminario, vissuto come destabilizzante, ha suscitato.
A conferma di questo, ho notato come ancora a distanza di tempo si parli di questa esperienza e ci sia interesse a conoscere le considerazioni e le "riletture" anche successive. Molte persone che non hanno partecipato e ne hanno solo sentito parlare sono estremamente curiose e appena possono chiedono di sentire un'ulteriore versione dei fatti da chi era presente.

La formazione .....
Restano molte domande aperte anche per la nostra formazione, che forse ha perduto negli ultimi anni un po' della sua funzione di provocazione (= chiamare fuori istanze sottese), di stimolo alla crisi (= al mettersi in gioco, a vedere e valutare le possibilità del cambiamento) e alla generatività nel servizio (= accompagnamento nella ricerca di prospettive nuove di lavoro per i volontari nella relazione d'aiuto).
Potrebbe essere una bella sfida, dopo questa esperienza con ARIPS, provare ad abbandonare, almeno nel contesto protetto della formazione, modalità troppo accomodanti (da comodi non ci si muove), comprensive (tenere dentro sempre tutto può voler dire smettere di vedere le differenze e non scegliere più) e rassicuranti (premessa alla chiusura da tutto quello che ci turba perché diverso).


Diana Rucli, Gennaio 2006