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LA RETE E L’AFFRESCO
Seminario di sensibilizzazione alle relazioni di grande gruppo / 1° Laboratorio di Grande Gruppo
APPRENDIMENTO E GRANDE GRUPPO (F.Cavallin)

Una delle ipotesi da cui era partita la sperimentazione ARIPS era di valutare se e come il grande gruppo potesse divenire un abito di apprendimento strutturato e, in questo caso, in che cosa si differenziasse dal piccolo gruppo.

L'esperienza maturata, articolata su un impianto di lavoro già consolidato nella prassi degli interventi ARIPS, ha rappresentato una estensione concettuale e metodologica delle logiche del piccolo gruppo, trasformate ed adattate al grande gruppo.

In particolare, le variabili di tale "estensione" concettuale e metodologica sono state: il ruolo del formatore, il ruolo del partecipante, il ruolo della committenza.

Il ruolo del formatore.

L'approccio utilizzato è stato quello di uno stile essenzialmente non direttivo, centrato sui processi. Solo nei momenti in cui veniva richiesta una accelerazione del processo, lo stile manifestava una direttività più accentuata.
Altra dimensione particolarmente significativa è stata l'autocentratura, piuttosto che la centratura sul compito, utilizzato più come pretesto che come obiettivo di apprendimento.

Lo stile utilizzato, percepito come "assente" da parte del gruppo, ha manifestato alcuni limiti in termini di apprendimento:
· La controdipendenza è stato lo stile adottato presocchè ininterrottamente dal gruppo. Questo ha portato ad una fuga difensiva nel piccolo gruppo nel quale, la figura del formatore è stata assente come elemento di guida del processo di apprendimento
· Il cambiamento di formatore ad ogni unità ha accentuato il processo di fuga e di inefficienza.

Di fatto la fase di apprendimento si è verificata sottoforma di "precipitato" nel corso dell'ultima unità di lavoro in plenaria, dove i docenti hanno recuperato uno stile direttivo ed interpretativo rispetto all'accaduto.
Questo fatto rimanda all'ipotesi che nel grande gruppo sia meno efficace un approccio non direttivo del formatore, in quanto la dimensione rende difficoltosa l'autorganizzazione dell'apprendimento e la sua strutturazione da parte di macro aggregati.

Se è vero che il grande gruppo si struttura più sul senso di appartenenza che sulla scambio relazionale, allora il ruolo del docente dovrebbe ricalcare più la figura del Leader, che del Maieuta.
Questa ipotesi pone la questione del suo rapporto e della sua legittimazione da parte della Committenza (qualora sia vissuta come espressione anche di leadership dall'organizzazione), rispetto al gruppo.

Il ruolo del partecipante

Un elemento ricorrente e significativo, emerso durante l'esperienza, è stato la manifestazione di un'ambiguità rispetto alla percezione delle finalità dell'intervento formativo.
Nonostante fosse stato scritto e comunicato ripetutamente che si trattava di un percorso per apprendere a lavorare in grande gruppo, numerosi sono stati i partecipanti che hanno manifestato l'aspettativa di discutete e lavorare su un argomento apparentemente diverso (il numero unico).

Si tratta di vedere quanto questo fatto, rilanciato anche da qualcuno come tema di lavoro alternativo a quello proposto dallo staff, rappresenti:
· una manifestazione di controdipendenza nei confronti dei formatori "stranieri e assenti",
· una difesa del singolo per restare su un terreno noto e rassicurante ed evitare di agire un proprio cambiamento
· un segnale di disconferma nei confronti della Committenza (e quindi della leadership dell'associazione).

Un minimo comune denominatore rispetto a queste tre ipotesi si può riscontrare nel fatto che l'operatore, che di fatto svolge un lavoro un cui la componente "nutritiva" nei confronti dell'utenza appare piuttosto marcata, ricercava da questo intervento più una forma di "nutrimento" nei suoi confronti, che l'occasione per rimettessi in discussione.
E' probabile che nel grande gruppo sia favorita una modalità di apprendimento reattiva, piuttosto che proattiva. La componente cognitiva, quindi, assumerebbe un peso di maggiore rilevanza, perché più facilmente gestibile in un conteso privo di relazioni significative e pertanto rassicuranti.

Il ruolo della committenza

All'esperienza formativa ha partecipato anche la committenza reale dell'Associazione (costituita dai responsabili nazionali dell'organizzazione). La sua presenza è avvenuta senza particolari forme di contestualizzazioni (presentazioni, prolusioni iniziali, ecc.) e ha avuto, pertanto, una presenza formalmente indifferenziata dagli altri intervenuti.

La mancata dichiarazione di "diversità" può essere spiegata dalla volontà dei responsabili di partecipare nel gruppo e con il gruppo, senza influenzare le dinamiche in virtù del ruolo ricoperto.

Tale silenzio ha segnalato, però, una abdicazione della leadership a favore dello staff dei docenti, che tuttavia non era riconosciuto in tale veste dal gruppo. La mancanza di una leadership contingente e visibile ha privato il gruppo di un riferimento identitario in termini di appartenenza, portando i singoli a ripiegare su comportamenti difensivi di fuga nel piccolo gruppo e di controdipendenza agita nei riguardi dello staff.

Questo suggerirebbe la necessità che, nelle situazioni di apprendimento di grande gruppo, la leadership dell'organizzazione (qualora sia riconosciuta come tale) venga formalmente trasferita nello Staff di docenza per dare continuità nell'identità del gruppo. La situazione formativa, di per sé destabilizzante, abbisogna di punti di riferimento per il singolo, affinché non accentui il suo atteggiamento difensivo e quindi di inibizione all'apprendimento: nel piccolo gruppo può essere la relazione tra pari e la possibilità di esercitare un potere condizionante; nel grande gruppo può essere l'identificazione nella leadership e l'accentuazione dell'appartenenza.