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E la strategia del consenso?

In una situazione generale di frantumazione e distanziamento ai livelli intra-psichico, gruppale, comunitario e sociale, il consenso implica un lavoro di ricomposizione e compattamento.

Ciò che vediamo oggi sono i fenomeni e i comportamenti che difendono dal cambiamento, ciò dal passaggio dalla frantumazione e dal distanziamento alla ricomposizione e al compattamento.

1. La prima difesa è relativa alla ricomposizione ed al compattamento intra-psichici.
Il soggetto frammanentato è indeciso a tutto, non ha un centro, non trova un consenso nemmeno dentro di sè, è dominato dalle sue contraddizioni, non riesce ad arrivare ad un pensiero autonomo e creativo, si sforza di aderire ad una maggioranza che non esiste. La solitudine è il sentimento prevalente nella frammentazione: il soggetto vuole stare con tutti, ma non riesce a stare con nessuno. Le parti interne sono distanzione fra loro e il soggetto è distanziato dagli altri.
Le giustificazioni usate dal soggetto sono del tipo "non mi interessa...", "non vale la pena...": il che esprime una svalutazione della situazione. Oppure del tipo "non voglio prevaricare..imporre le mie idee...": il che esprime un iper-considerazione di sè ed una svalutazione degli altri come deboli e inferiori.

2. La seconda difesa è relativa alla ricomposizione ed al compattamento di coppia e di gruppo.
Due o più soggetti frammentati non riescono a fare una coppia o un gruppo. Nella coppia si afferma che il partner "è la mia metà" (versione popolare del concetto di frammentazione). Nel gruppo, la soluzione corrente è la giustapposizione*. Non riuscendo a trovare una sintesi, una unità, una soluzione generativa fra soggetti frantumati e distanziati, si scelgono soluzioni in cui i desideri individuali vengono affiancati. Il che evita il conflitto ed il dolore intrinsecamente legati all'incontro fra diversità.
Secondo K.Lewin "l'insieme è diverso dalla somma delle parti". Un aggregato umano (coppia o gruppo) è tale solo se è generativo, cioè se riesce a generare un senso comune. Altrimenti non è una tela a trama fitta, nè una rete a maglie lerghe, ma un sigillo strappato in parti separate.
Le razionalizzazioni di queste difese sono del tipo "rispetto i tuoi desideri..." o "non voglio assumere la leadership". O ancora "dobbiamo essere tutti liberi....": che è la negazione del legame sociale (che non a caso chiamiamo legame).

3. La terza difesa è relativa alla gestione delle diversità
La diversità non è solo uno slogan del "politicamente corretto", ma un imperativo genetico.
Ecco alcuni esempi delle malattie o malformazioni genetiche che possono insorgere, nei casi di generazione fra consanguinei: albinismo, fibrosi cistica, emofilia, nanismo, labbro leporino, sindrome di Down, problemi mentali. Oltre a queste malattie, la minore diversità del DNA porta ad avere un sistema immunitario meno potente e quindi si è più deboli di fronte a una qualsiasi malattia. La vita nesce sana da unioni fra sangue diverso.
La stessa debolezza si può registrare a livello gruppale, comunitario e sociale. I gruppi senza "avvocato del diavolo" sono destinati al fallimento; le comunità senza inclusioni esterne finiscono per le unioni fra consanguinei; le società senza migrazioni restano immobili e declinano. Il problema nasce quando i soggetti sono frammentati e distanziati, e vedono la diversità come mera minaccia alla loro fragilità, invece che come risorsa per una fusione creativa. Questo non significa che il rapporto con la diversità non debba essere programmato e realizzato con cautela. Immettere un nuovo membro in un gruppo, o in una comunità, ne altera l'identità, e questo richiede una specifica attenzione.
Le difese contro le difficoltà di gestione della diversità sono in genere l'emarginazione ("stai per conto tuo...non ti vogliamo") o l'auto-esclusione ("stiamo per conto nostro...non ci piacete"). Oppure l'assimilazione (se stai qui...devi uniformarti) o la conquista (siamo diversi...e voi dovete assoggetarvi). Il risultato non è un'integrazione creativa e generativa, ma un aggravamento della frammentazione e del distanziamento: il sigillo comune riceve ulteriori strappi.

* Collocazione in posizione di contiguità non (o solo parzialmente) determinante ai fini di una fusione in un tutto organico. Composizione di parole fondata sul semplice allineamento, senza che si stabilisca un rapporto di subordinazione dell'una all'altra o di entrambe a un'unità sintattica sottintesa.