Le scienze sociali hanno avuto un grande sviluppo sopratutto
nelle seconda parte del XX secolo. Dagli anni Cinquanta
agli anni Ottanta lo sviluppo delle scienze sociali ha
dato vita a numerose professioni attive nei settori privato
e pubblico.
Psicologia, sociologia, pedagogia, antropologia hanno
generato psicologi della formazione, di comunità,
del lavoro e delle organizzazioni, della prevenzione primaria;
operatori della devianza e dell'emarginazione; esperti
di orientamento scolastico e professionale; sociologi
delle carceri e delle comunità urbane; educatori
e animatori di strada, dei centri e delle comunità
giovanili, della cultura, del turismo, del gioco, dei
disabili e degli anziani; psicopedagogisti scolastici,
antropologi delle culture straniere e dei fenomeni di
massa.
Hanno generato anche professionisti della cura come psicoterapeuti
e psicoanalisti, ergoterapeuti e arte-terapeuti, ri-educatori
psichiatrici. Ma gli addetti alla cura erano in numero
molto minore degli addetti alla prevenzione e alla crescita.
Il kennediano "Prevenire è meglio che
curare" diventò il motto del lavoro
sociale. Dove prevenire significava sostenere e sviluppare
i singoli e gli aggregati umani, in modo che si riducessero
i disagi, le patologìe e le devianze.
Come si può spiegare questo fenomeno? Il trentennio
1950-1980 è stato il periodo dei maggiori cambiamenti
culturali e sociali della Storia occidentale: il picco
più alto dell'umanesimo e del libertarismo.
Storia in pillole
Dal 1950 al 1959 - l'alba del cambiamento - ha
avuto inizio il fermento, anche come reazione post-bellica,
nella cultura, nei costumi, nella scienza. Ricordiamo
Stalin, ma anche Castro e Malcolm X. Elvis Presley rivoluziona
la musica. Albert Bruce Sabin scopre il vaccino antipolio
nel 1955. La pillola anticoncezionale viene sperimentata
dal 1954. La Svezia avvia il Welfare State("dalla
culla alla tomba"). Nel 1958 viene creato il primo
chip. La Olivetti nel 1957 assembla i primi calcolatori
mainframe. La letteratura scopre la Beat Generation.
Dal 1959 al 1968 - il decennio d'oro - abbiamo
avuto in tutto il pianeta, ed anche in Italia, una radicale
trasformazione culturale. J.F.Kennedy e M.L.King, Papa
Giovanni XXIII e il Concilio, Krusciov e la destalinizzazione.
Mao lancia nel 1966 la Grande rivoluzione culturale. I
Beatles e la corsa allo spazio. Scoperta della struttura
a doppia elica del DNA. P101 (Olivetti, 1962-1964) è
considerato il primo «desktop computer» commerciale
programmabile, da molti definito come il primo «personal
computer» della storia. Nel 1969 viene costituita
ARPANET, la rete del dipartimento della difesa degli Stati
Uniti embrione di Internet. Fine del colonialismo politico:
inizia quello economico.
I figli dei Fiori, gli Hippies e il Free Speech Movement
promuovono la lotta contro la guerra in Vietnam, la rivoluzione
sessuale, il femminismo e la gay liberation, l'ambientalismo,
l'anti-nucleare, la sperimentazione psichedelica. Mary
Quant lancia la minigonna. In Italia esplodono il cabaret
e il cantautorato. La Scuola Media Unica è del
1962.
Esplodono in tutto il globo, per la prima volta nella
Storia, umanesimo e libertarismo.
Dal 1968 al 1979 - gli anni di piombo - abbiamo
registrato insieme (specie in Italia) i maggiori cambiamenti
strutturali e la la maggiore crisi politica del secolo.
Pinochet e Videla, ma anche i sandinisti, che abbattono
Somoza. Intel costruisce il 4004 progettato da Federico
Faggin, il primo microprocessore della storia. Nascono
Apple e Microsoft. Fine della dittatura in Spagna. In
Italia, iniziano la stragi e il terrorismo rosso e nero,
ed esplode la droga. Però arrivano i frutti del
decennio d'oro. Nel 1970 la legge sul divorzio e lo
Statuto dei Lavoratori. Nel 1978 la Legge Basaglia sugli
ospedali psichiatrici e la legge sull'aborto.
Dagli Anni Ottanta, dopo la caduta del muro di
Berlino, sono iniziati la restaurazione socio-politica
e il declino dell'umanesimo. Trionfano gradualmente l'economicismo
e la cultura repressiva, in ogni settore. Il Welfare State
inizia a declinare. Prima Reagan prepara la bolla speculativa
del 2008, poi Bush sr. inizia la terza guerra mondiale
che sarà continuata dal figlio.
I modelli di transizione
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Alba
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Decennio d'oro
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Anni di piombo
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Restaurazione
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Decadi
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1945 e preced.
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1950 - 1959
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1959 - 1968
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1968 - 1979
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1980 e seg.
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B.Tuckman
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(performing1)
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forming
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storming
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norming
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performing2/adjourning
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K.Lewin
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freezing
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unfreezing
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re-freezing
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T. Kuhn
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accettazione paradigma |
scienza normale
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nascita anomalìe e crisi
paradigma
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rivoluzione scientifica
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(nuovo paradigma)
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E' interessante notare come i più famosi modelli
di transizione, nei piccoli gruppi e nella scienza, siano
simili al modello di evoluzione della Storia prima descritto.
Il che conferma la reale possibilità di applicazione
dei modelli a diversi oggetti e di scala diversa.
B.Tuckman individua nello sviluppo del gruppo
una fase di preparazione (forming), una fase tempestosa
(storming), una fase di istituzionalizzazione (norming)
e una fase finale di realizzazione e aggiornamento.
K.Lewin segnala la dinamica di un gruppo con una
prima fase di congelamento (freezing), una seconda fase
di scongelamento (unfreezing), cioè di liquefazione
del sistema iniziale, e una terza fase di ri-congelamento
(re-freezing), cioè di riassestamento di un sistema
in una configurazione diversa dalla precedente.
T.Khun si concentra sulla transizione nella produzione
scientifica. Una prima fase di accettazione di un paradigma
seguita da una seconda fase di "scienza normale",
cioè tradizionale. Nella terza fase emergono anomalìe
nel paradigma consolidato, che entra in crisi. Nella quarta
fase si registra una vera rivoluzione e nella quinta viene
accettato il nuovo paradigma.
Conclusioni
Ecco dunque la risposta alla domanda sul
come mai la seconda parte del XX secolo ha visto un vorticoso
sviluppo delle scienze e delle pratiche sociali. Il mondo
intero è cambiato dai Cinquanta agli Ottanta ed
ha chiesto di cambiare a ogni sua articolazione. E' emerso
un bisogno globale di libertà e di umanesimo, che
doveva tradursi nella proliferazione di scienze e pratiche
centrate sulla libertà e la realizzazione personale.
Pratiche sociali affidate per la prima volta a professionisti
e non più a volontari di buon cuore.
Gli operatori sociali erano il braccio operativo di scienze,
a loro volta promosse da un mondo centrato entrate sull'uomo
e le sue aggregazioni. Gli operatori sociali oggi propongono
un cambiamento che la società, nelle sue articolazioni,
non vuole fare.
Dagli anni Ottanta l'onda si è ritirata e il mondo
ha cominciato a virare dall'Uomo alle merci e alla ricchezza,
e dalla democrazia partecipata allo statalismo repressivo.
Le scienze e le professioni sociali non sono solo inutili
ma dannose, per il nuovo ordine mondiale.
Gli psicologi della formazione puntano a sviluppare le
capacità personali, che sono sempre mono appetibili
della cieca obbedienza e degli algoritmi. Gli psicologi
di comunità operano per aumentare la coesione dei
territori, rischiando così di aumentarne le spinte
autonomiste e le insubordinazioni. Gli psicologi intervengono
sul lavoro e le organizzazioni di lavoro valorizzando
la motivazione, la cooperazione, l'autonomia decisionale,
la difesa dei diritti: come possono soddisfare la gran
parte delle organizzazioni che oggi rivalutano il più
bieco taylorismo? Gli psicologi della prevenzione primaria
puntano a bonificare i sistemi, riducendone la dannosità.
Non sono compatibili con sistemi che fanno della dannosità
il perno del controllo sociale e sanitario.
Gli operatori sociali della devianza e della
emarginazione, lavorano per l'emancipazione dal crimine
e l'integrazione sociale: un obiettivo in contraddizione
con la vocazione repressiva e classista delle democrazie
post-moderne.
Educatori ed animatori si impegnano nello
sviluppo del potenziale e nella presa di coscienza dei
bisogni reali. Le organizzazioni e le istituzioni attuali
si basano sull'omologazione e l'alienazione, perciò
non possono tollerare pratiche sociali di crescita ed
emancipazione.
Pedagogisti e psico-pedagogisti che operano
in contesti scolastici o educativi, disturbano il compito
di mero controllo e adattamento sociale che gli attuali
contesti perseguono. Gli antropologi operano per la comprensione
e l'integrazione delle culture diverse: ma sono inutili
di fronte al dilagante neo-schiavismo applicato ai migranti.
In conclusione, gli operatori sociali devono
rassegnarsi ad accettare il lavoro-merce che viene loro
richiesto (quando non sono espulsi dal lavoro) come mero
espediente per sopravvivere. Consapevoli che le scienze
e le pratiche sociali professionali sono destinate, nel
prossimo futuro, a sparire.
Poichè tuttavia, i bisogni sociali di libertà,
emancipazione, consapevolezza e crescita (in una parola,
l'umanesimo) sono inestinguibili nel lungo periodo, gli
operatori possono trasformare il loro lavoro sociale retribuito
in un lavoro "politico (per la polis)" volontario,
informale, sotto traccia o clandestino. Finchè
la fiaccola della centralità dell'Uomo non sarà
raccolta da una delle prossime generazioni.
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