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PREVENZIONE E MICROPOLIS Le piccole Comunità verso
una nuova Costituzione Cosa
contraddistingue le piccole comunità ? Quali
sono le caratteristiche dei loro territori ? Quali i limiti,
le estensioni, i confini ? Proviamo
ad immaginare come si presenta il territorio di un piccolo abitato
di provincia da una visione dallalto. Il centro e le strade
di attraversamento, la collocazione delle piazze, i centri di
incontro e i luoghi di interesse pubblico e di decisione, la
Chiesa e il Municipio. Nella
descrizione, facciamoci aiutare da una logica di cerchi
concentrici. La
Chiesa e la Sede Municipale spesso si specchiano ai lati di
una piazza o di una strada che li separa; intorno edifici e
luoghi della storia e della tradizione, più in là i primi segni
dellincipiente urbanizzazione (case nuove, piccole villette,
con giardino tipo inglese). Oltre la grande strada di
passaggio i nuovi centri residenziali e talvolta commerciali
la cui funzione è di transizione/congiunzione con altri territori
ai quali appartengono altre comunità. Luoghi di scambio commerciale
ma anche nuove agorà di incontro e relazione, soprattutto per
i giovani. Il
confine spesso non si rintraccia più; i territori si sovrappongono,
i cerchi si intersecano creando settori e territori comuni che
appartengono a tutti e a nessuno; il limite si trasforma:
da linea continua a punti in continuo flusso e tratteggio
irregolare. Se
questa è la topografia del territorio, come può configurarsi
la geometria delle relazioni allinterno della comunità? Lambiente
della comunità non è definito, si allarga, si prolunga. Oppure
si restringe, si ritrae, penetrando
e/o abbandonando luoghi e spazi, colonizzando la terra
di nessuno. Scompare lhabitat psicologico del territorio: le persone,
i cittadini non stanno e non vivono allinterno del territorio.
Le loro vite, di studio e lavoro, il loro tempo libero si articola
altrove. Molti passano attraverso, vengono (o vanno)
per incontrare, poi
ritornano da dove sono venuti. Anche
il tempo delle persone è frantumato; prende le forme del nomadismo
e del pendolarismo, caratteristiche che hanno sostituito la
stanzialità e il modo casalingo. Le
energie (fisiche, psicologiche, mentali) delle persone sono
dissipate verso mille rivoli, raramente orientate verso un centro
territoriale, spesso seguono linee centrifughe. Le
relazioni sono frettolose raramente visibili (nella piazza e
per le strade), e privilegiano i gruppi chiusi, in luoghi privati
e nascosti; e così il senso esistenziale di esse (relazioni)
si cerca altrove perché altrove porta linteresse o i sentimenti. Ma
allora ha ancora senso parlare di Comunità ? Di luogo di scambi
e di relazioni che hanno significato per chi vi appartiene ?
Di spazio di crescita e nutrimento per i giovani che vi abitano
e appartengono ? Forse
abbandonando nostalgie restaurative per quel luogo dove cera
un solo centro, dove
il tempo era scandito dal suono del campanile e lo spazio delimitato
dalle mura di cinta, e forse dissacrando queste tentazioni conservatrici
e ricostitutive, possiamo pensare ad una FASE COSTITUENTE DELLA
COMUNITÀ. E
per chi come me si preoccupa di offrire opportunità di consolidamento
e sviluppo alle Comunità per costituirsi e fronteggiare gli
ostacoli che incontra nel percorso, trova modo per poterne parlare
attraverso il ricorso al linguaggio del mito, che è memoria
e racconto, senza definizione di verità. E Prometeo e
la sua storia che mi aiuta in questo compito. La
lotta di Prometeo contro gli Dei ci indica la non accettazione
della distinzione della gerarchia e della subordinazione tra
Dei e Uomini, la rivolta contro la Geometria del Sacro, definita
a priori da un unico centro del Potere. Ma
Prometeo ci dice anche che questa lotta si può vincere con linganno
e lironia. Perché
leroe si prende gioco degli Dei e del Dio degli Dei, Zeus,
sottraendogli la parte legittima del toro sacrificato e rubando
il fuoco nascosto agli uomini. E
in questo atto Prometeo non solo attua il furto della Conoscenza
e della Tecnica, ma si appropria anche della drammatica consapevolezza
di perdersi oltre i confini di un MONDO COSTITUITO. E
quindi si (ci) costringe
ad accettare la sfida di dar vita ad una NUOVA CREAZIONE PER
GLI UOMINI attraverso un sapere tecnico ma anche attraverso
la coscienza di essere di fronte ad unimpresa senza più
punti di riferimento e sicurezze acquisite. I cui costi (che
fuoriescono dal Vaso di Pandora) sono lavoro e fatica, sofferenza
e sciagure; perché il CAMBIAMENTO si può attuare solo attraverso
una piccola o grande DISSACRAZIONE DEL CENTRO, dei confini,
delle gerarchie, del dentro e fuori, del sopra e sotto. E
a me, Prometeo, insegna che la fase costituente dovrebbe partire
da questa scoperta: che CONSAPEVOLEZZA E SAPERE TECNICO devono
andare a braccetto per costituire una Comunità senza cadere
nella trappola di riproporre modelli e realtà del passato, regole
e sentimenti che non trovano più significati, ne individuali
né collettivi. E che la sfida si gioca intorno a nuovi compiti
e incontrerà ostacoli e problemi. Come quelli di promuovere
SENTIMENTI (sensazioni e sensibilità) che di per sè hanno un
carattere di ambivalenza e di molteplicità ma che
vanno valorizzati e sostenuti nella loro espressione. Come
quelli di interiorizzare la capacità di non stupirsi dellinstabilità
(di individui e gruppi) e della precarietà (di valori e norme)
ma farne un punto di forza, perché è possibile favorire relazioni
nutrienti e positive anche se a tempo determinato. E quindi
di favorire molti centri
di attrazione, diversificati, aperti, mutabili. Forse
perché costituire significa far nascere DESIDERI non solo colmare
BISOGNI, e promuovere le diversità e non tollerarle o includerle
intorno ad un axis mundi, allinterno di uno
spazio sacro, desunto da un ordine costituito che
non cè più. Perché
la fase di Costituzione chiede rinnovate ENERGIE e molteplicità
di PUNTI DI VISTA per lidentificazione di REGOLE E CODICI,
ma anche RITI E TRADIZIONI. In
questo processo cosa e come entra la pratica della Prevenzione primaria ? Centra
perché il suo ambito di aggancio è il PROBLEMA (o meglio) la
RISORSA GIOVANI che in unottica costituente sono coloro
i quali: E
a partire da ciò la pratica della Prevenzione Primaria agisce
nel presente, consapevole che il futuro è quello che conta: -
centrando il proprio intervento sul terreno di coltura (habitat) Ma
è pur vero che nel percorso si incontrano ostacoli e problemi,
difese e resistenze. Perché la conoscenza interpersonale nelle
piccole comunità è profonda e ciò spesso significa pregiudizi
e rivalità, stereotipi e diffidenze. Perché i poteri (del politico
ma non solo) sono consolidati e resistenti al cambiamento; e
i cittadini e gli enti che si impegnano non sempre si lasciano
coinvolgere. Perché la domanda chi è straniero, chi è
domestico ? in questi territori non trova sempre risposte
condivise. E
perché forse in fondo il mondo adulto non ama i giovani (per
i quali dice di darsi tanto da fare), ne li stima
ne li vuol far crescere ma solo curare
a modo suo. (*)
il presente articolo è la trasposizione per iscritto della relazione
tenuta il 17 gennaio 1998 a Varese nel Convegno Prometeo
in azione. La Prevenzione Primaria nei Gruppi, nelle Organizzazioni,
nelle Comunità in occasione dei festeggiamenti per il
ventesimo anniversario della fondazione di ARIPS.
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