Cosa intendo per Paradigma:
- modello, esempio;
- mostrare, confrontare, indicare.
Per Kuhn (cfr 20 possibili interpretazioni delle sue definizioni
in "La struttura delle rivoluzioni scientìfiche")
è qualcosa che può funzionare quando non c'è
la teoria (theorein-guardare, theoros=colui che dà
uno sguardo); è un'immagine concreta usata in modo
analogico.
Paradigma è quindi qualcosa che viene prima dello
sguardo" che categorizza e definisce oggettivamente;
può permettersi di trascurare il problema della verità
alla quale la teoria invece deve rendere conto.
E' come un MITO: narrazione che costituisce la trama di
quella ragnatela che sovrapponiamo al divenire disordinato
e coinvolgente dell'esperienza. E' fonte di fraintendimento.
Ha a che fare con la creazione (poiesis). piuttosto che
con la logica (logos=mettere insieme), che accorpa singoli
frammenti di fatti evidenti e verificabili. E' una comunicazione
relativa ad azioni, comportamenti, motivazioni ad essi,
in relazione a contesti sociali, piuttosto che individuali.
Ecco perché per riflettere sulla TRASMISSIONE DEL
SAPERE (consapevolmente o meno) mi sono riferito a tre figure
che hanno a che fare con il mito (la cui trasmissione è
stata di fatto ORALE): parlare di trasmissione del sapere
significa per me entrare in una riflessione sul fraintendimento
(dei saperi e della comunicazione di essi) e sulla difficoltà
di rintracciare modelli teorici esplicativi.
Lo SCENARIO
La fine millennio si identifica con il PARADIGMA dell'IMMATERIALE,
del quale alcuni elementi sono:
- un LINGUAGGIO fatto di metafore (reti, sistemi, bit, ....)
che influenza i saperi compreso quello su "come si
apprende (basti pensare all'odierna diffusione
del neo-cognitivismo)
- un sapere TECNICO (il cyber, il virtuale) che trasforma
il CORPO da "substrato materiale, garante dell'integntà
fisica a rete di informazioni, macchina o messaggio
- un sapere PSICOLOGICO (e di relazioni) che nel CORPO trova
ancora ineludibile radice, anche se 1' "immagine del
computer ci costringe ad affermare non tanto che l'uomo
ha un corpo, ma che il corpo ha un uomo.
L'immateriale (LINGUAGGIO E SAPERI) è RE-FIGURAZIONE
dell'esistenza, metamorfosi (cambiamento di forme mentali
e di vita) forse catastrofe, che porta ad una nuova origine,
non ancora descrivibile e "osservabile e quindi
paradigmatica.
E che probabilmente ha a che fare con e si realizza attraverso:
* l'individualità, piuttosto che le relazioni e il
collettivo
* sentimenti (sensazioni e sensibilità) dai nomi
nuovi, che portano con sé ambivalenze e contraddizioni
* instabilità e precarietà (esistenziali,
professionali, relazionali)
* desideri non solo bisogni
* il futuro e il passato, piuttosto che il presente.
In questo scenario "trasmettere il sapere,
cosa significa?
POSSIBILI RI-DEFINIZIONI
* trasmettere = (mandare al di là)
- tramandare da una persona all'altra (per es. si dice di
padre in figlio);
- comunicare un'informazione tramite un veicolo qualunque
* sapere = complesso di nozioni, conoscenze e simili che
si possiedono
(la radice è essere savio: assennatezza, accortezza,
saggezza, prudenza, sensatezza)
LE PRATICHE:
° educare = condurre; evoca una relazione in cui si
accompagna il procedere dell'altro
° insegnare = mettere un segno dentro' e
0
° istruire = costruire dentro
portano in sé un implicito consenso alla passività
di chi apprende e quindi allo strapotere dell'inscgnante/istruttore.
PROBLEMA: il sapere costituito è obsoleto; è
necessario valorizzare la diversità (tra chi tramanda
e chi è allievo), porre al centro delle pratiche
di trasmissione il fraintendimento e la creatività;
uscire dalla logica della e dell'adattamento. Ma forse questo
non è da sempre il compito delle trasmissione? e
cioè trasmettere un sapere di partire da sé,
come capacità di "significare la vita"
contro lintrinseca insignificanza (precarietà,
finitezza, caducità) della condizione umana. _
Rigenerazione di chi pratica attraverso la trasmissione,
riproposizione della generazione cioè della nascita.
Educare, insegnare, istruire come ripercorrere la propria
nascita (phisis) attraverso la nascita (culturale e psicologica)
altrui? La phisis centro e cuore del logos? Trasmettere
sapere per esorcizzare la propria morte.
Le TRE FIGURE MITICHE
CHIRONE. centauro cioè metà uomo e
metà cavallo, è medico, erudito, profeta;
ha un compito, quello di educare figli che gli vengono affidati,
eroi (come Asclepio, Achille, Enea) per adempiere al volere
divino, attraverso la trasmissione delle abilità
della caccia, della musica, della medicina.
Per me Chirone è colui che cura il corpo (medico),
che possiede la cultura (erudito) e vive la realtà
con creatività (profeta). E' per me l'immagine della
sostituzione della relazione affettiva e dell'affidamento
ad altri della trasmissione del sapere (fare ed essere)
per la creazione di esseri straordinari.
E il mediatore tra un ordine (norme e valori) costituito
e un ordine da costruire.
SOCRATE (470/469-399 a.C.)
E' filosofo, di lui non abbiamo mai letto nulla; ne parlano
in molti tra cui Platone e Aristotele.
La sua figura è controversa: sofista senza scrupoli,
filosofo naturalista, intellettuale ascetico. Platone lo
ricorda come filosofo dell'etica e dell'estetica,
dellidentità tra sapere e virtù.
Ma Socrate è anche ricordato come servo di
dio nelleducazione dei giovani alla conoscenza
di sè, del proprio non sapere, della propria condizione
umana, alla cura della propria anima. La sua tecnica è
la maieutica (l'interrogare senza mai rispondere): larte
della levatrice o arte dell'ostetrica viene da lui ereditata
dalla madre Fenarete. Il suo obiettivo è la definizione
di valori: virtù è conoscenza, lazione
malvagia è ignoranza, la cura di sè è
scopo della vita (anima deve dominare il corpo, la sofrosine=la
temperanza).
E per me il maestro della sapienza di "partire da
sè per conoscere e conoscersi, per vivere
in maniera virtuosa; ma è anche colui che per parlare
di trasmissione mette in campo la metafora femminile della
maieutica.
BUDDHA (565-486 a.C.) ovvero Siddharta Gaitama della famiglia
dei Sakaya, maestro religioso indiano.
A 30 anni diventa monaco itinerante per annunciare la verità.
Viene chiamato Buddha (lo Svegliato, l'Illuminato) perché
possiede la conoscenza salvifica ed ha facoltà di
annunciare il messaggio. Per alcuni il Buddha storico è
semplice manifestazione temporanea del B. trascendente per
la salvezza dell umanità. Da ciò deriva l'idea
della "buddhità come scopo di salvezza
proposto a tutti e quindi infiniti B. possono esistere in
questo mondo.
La rinuncia al mondo e la pratica ascetica sono i temi della
sua dottrina. La "via media come annientamento
di ogni desiderio (causa di tutti i dolori) il modo di realizzarla.
Il retto parlare, il retto agire, il retto modo di sostentarsi
la sua morale. Il dolore è al centro della sua dottrina:
tutto è dolore, il dolore ha una causa, il dolore
ha un termine e vi è un cammino che conduce allestinzione
del dolore e cioè al Nirvana.
E' per me il maestro della estraneità al mondo
in cui si vive; la rinuncia ad un'idea di progresso e di
storia ineluttabile e incontrastabile. In questo senso mi
rimanda allidea (ma anche al vissuto) di estraneità
al "contemporaneo come condizione individuale
per la ricerca di sè come antidoti all'adattamento
e all opportunismo.
Forse potremo dire che la relazione che si instaura in qualsiasi
pratica di trasmissione del sapere" non è
seriabile, ripetibile, ma si rifà ad un contesto,
non è modellizzabile.
Ha un carattere di ORIGINARIA fondazione, perché
l'incontro è imprevedibile e le emozioni che in esso
vi agiscono fanno già parte di un processo di conoscenza
che è contenuto nel mandare al di là di noi
stessi qualcosa e contemporaneamente perderlo di vista (theoros).
Potremo forse dire che la trasmissione è una "generazione
di senso per sé e per l'altro? Che trasmettere
qualcosa è inscindibile tra trasmettere qualcuno
(sè stessi) ? Che la realtà che si genera
nell'incontro è già altro da ciò che
si intendeva tramandare?
Mi viene a questo punto in mente un "omissis
di tutto questo ragionamento "mitico": la madre
e il femminile. Prima generatrice, creatrice di vita e di
senso, portatrice in sè della possibilità
di "mettere al mondo un nuovo mondo. Ma daltro
canto io sono un uomo ed oggi talvolta la mia condizione
di genere non è facile da riconoscere, come è
difficile riconoscere che Diotima fu maestra di Socrate
e che la maieutica fu trasmessa a lui dalla madre Fenarete.
Origine femminile della vita e del sapere e della trasmissione
nel mondo?
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