Negli ultimi ventanni la psicologia è entrata
a pieno titolo nei servizi socio-assistenziali del territorio
e negli ospedali generali, sulla spinta di profondi cambiamenti
intervenuti, legati al sapere scientifico, ad aspetti culturali,
sociali ed assistenziali, che hanno modificato il significato
da attribuire allo stato di benessere e di malattia comprendendo
gli aspetti biologici, psicologici e sociali.
Le radici di questo cambiamento sono da ricercare negli
anni 70 quando, in conseguenza delle modificazioni in atto,
sono state emanate numerose leggi tra cui la n.405/75 (Istituzione
dei C.F.) e la n.833/78 (Istituzione del Servizio Sanitario
Nazionale), che hanno recepito la domanda di passare da
un sistema sociale ed assistenziale ad un altro, di integrare
il sociale e il sanitario e di collegare il territorio e
lospedale con lobiettivo di curare lindividuo
in modo interdisciplinare. E emersa cioè la
consapevolezza che lindividuo malato deve essere curato
come persona e non più come organi o parti del corpo
malate; in questo principio sta il significato della psicologia
in ospedale tuttavia, per certi aspetti, essa può
essere considerata ancora una nuova frontiera
da raggiungere perchè è variamente organizzata,
non estesa a tutti gli ospedali e in talune realtà
viene intesa persino come una miglioria, unopzione,
qualcosa in più da offrire agli ospiti.
Lesperienza di malattia ed il ricovero ospedaliero,
comportano una serie di importanti modificazioni. Il passaggio
dal benessere allo stare male, rende ogni persona fragile
e spaventata, emergono bisogni, affetti ed emozioni che
possono incidere sulla capacità di sopportare lesito
degli accertamenti diagnostici, la stessa diagnosi e le
terapie.
Sul piano individuale, ieri come oggi ammalarsi significa
quasi le stesse cose. La condizione di malattia, minaccia
lequilibrio personale, intacca lautonomia, la
sicurezza, le abitudini e stimola lincertezza verso
il futuro, scatena la paura del dolore e langoscia
di morte.
Il ricovero impone, temporaneamente, una sospensione della
capacità di decidere, il passaggio dallessere
in piedi-attivi al restare a letto-passivi e mettersi nelle
mani di qualcuno. Tuttavia ciò che è profondamente
cambiato nei malati, rispetto a ventanni fa, è
la consapevolezza dei propri bisogni e la possibilità,
benché ancora parziale di poterli soddisfare (vedasi:
consenso informato, carta dei diritti del malato ).
Negli stessi anni, e forse non a caso, la Psicologia ha
avuto un definitivo riconoscimento legislativo come scienza
autonoma (L. n.56/89) che usa strumenti, tecniche e modalità
operative proprie, ben distinte da altre professioni e attività,
sebbene fosse già entrata a fare parte da tempo delle
professioni previste (L.n.431/68 per lassistenza psichiatrica)
e sia stata inserita a pieno titolo nel Sistema sanitario
Nazionale.
La centralità della persona, come obiettivo dintervento,
impone di valorizzare una dimensione fondamentale di ogni
relazione daiuto comè quella
medico-sanitaria, ossia il rapporto terapeutico e il contesto
istituzionale in cui si svolge.
LIstituzione ospedale ha una compito assimilabile
a quello della famiglia umana: salvaguardare la prole e
salvarne la sopravvivenza. Inoltre, essa rappresenta il
luogo della speranza, del dolore e del fallimento, che riguarda
in prima persona gli individui ammalati ma anche il gruppo
di lavoro che se ne occupa, ossia particolarmente i medici
e gli infermieri.
Lospedale quindi è uno spazio fisico, ma anche
un luogo psicologico ove nascono e si sviluppano molti affetti
ed emozioni. Nella realtà odierna, la gestione di
questi aspetti è ancora prevalentemente lasciata
alla comprensione e alla disponibilità
dei singoli.
Tale disponibilità, benché pregevole, non
è comunque sufficiente a garantire le risposte adeguate
da dare ai bisogni dei pazienti, dei loro familiari e a
favorire la comunicazione tra gli operatori; lesposizione
continua ad affetti intensi, se non viene compresa ed elaborata,
interferisce con la capacità del gruppo di lavoro
di separare le proprie emozioni da quelle dei pazienti esponendoli
ad un grave rischio di burn-out; nei pazienti invece comporta:
aumento della conflittualità, diminuzione della compliance
comprese le sequele psicopatologiche.
Questa evenienza può essere superata se, il rapporto
operatore-paziente, viene restituito al ruolo di centralità
durante tutto il processo di cura. E importante quindi
diventare consapevoli di ciò che avviene nella relazione
daiuto, di quali siano i bisogni espressi dai pazienti
e del modo più adeguato per poterli affrontare. In
altri termini significa migliorare la qualità dellassistenza
e ridurre i costi emotivi personali che, nel corso del tempo,
si traducono in importanti costi economici e avviare un
vero processo di umanizzazione dellospedale.
Il Servizio di Psicologia Ospedaliera, aggregato alla Divisione
di Neurologia presso lOspedale Maggiore di Verona,
nel quale lavoriamo fino dal 1978, quando è nato,
ha sempre sviluppato le proprie attività separatamente
dai servizi psichiatrici, istituiti solo successivamente.
Sebbene lo scopo fosse quello generico di "fornire
una risposta ai bisogni dei malati, lattività
si è sviluppata presto a vari livelli rivolgendosi
a:
1) lindividuo malato angosciato e in crisi;
2) in rapporto ai familiari ;
3) in rapporto con gli operatori del reparto presso cui
è inserito, con attenzione al benessere dell'ammalato
e del gruppo che se ne occupa
Lo strumento più eflìcace per migliorare lassistenza
e per prevenire lo stato di stress negli operatori è
risultato essere la formazione psicologica di base. Noi
privilegiamo il lavoro di gruppo con gli operatori, per
aiutarli ad osservare cosa succede nella relazione con i
pazienti e a conoscere quali siano i bisogni e gli affetti
espressi. Lo scopo è di istituire, in seguito, presso
il reparto un gruppo di lavoro finalizzato non solo alla
conoscenza, ma anche a trovare le soluzioni concrete ai
problemi specifici dei pazienti e a migliorare lefficacia
e lefficienza delle prestazioni.
Questa modalità operativa definita "Integrata"
ha portato a risultati molto significativi sia per i pazienti
che per gli operatori, sul piano professionale, personale,
organizzativo ed econotnico e vantaggi in termini di risparmio
per la stessa Azienda, in quanto ha limitato il turn-over,
diminuito le assenze per malattia, migliorato il clima di
reparto, aumentato il livello delle prestazioni, ecc., (G.Trabucco,
M.C.Magagnotti, Emodialisi e bisogni psicologici - un
modello "integrato" di risposta assistenziale,
Edises, Napoli, 1995 ).
Tale Modello dintervento, è risultato particolarmente
efficace nelle aree cosiddette critiche, ovvero
malattie gravi, croniche o che lasciano degli esiti permanenti.
Infatti, nellanno in corso siamo impegnati, oltre
con le normali consulenze ai vari Reparti dellOspedale
Maggiore, soprattutto con programmi dintervento specifici
con alcune Divisioni, Cliniche e Servizi che sono di area
critica: Malattie del Ricambio - Endocrinologia, Chirurgia
Generale, Chirurgia Plastica, Centro Ustioni, Neurologia,
Dialisi, Patologia Neonate, Rieducazione Funzionale, Rianimazione
A, Dermatologia.
Il futuro della Psicologia Ospedaliera è investire
su questa realtà, rappresentata dai bisogni degli
individui, dalla loro consapevolezza e dalla necessità
di offrire unassistenza qualificata, efficace, capace
cioè di contrastare limprovvisazione e di adeguare
anche i costi con i possibili benefìci.
Per poter mantenere un impegno così articolato, è
necessario che ogni Servizio di Psicologia venga dotato
di un numero di Psicologi adeguati a garantire le attività,
che la Psicologia Ospedaliera si integri con le altre specialità
in ogni Ospedale che presta cure in area critica
e che venga organizzata in modo autonomo.
Dotare di senso i bisogni dellindividuo, legati allangosciosa
esperienza di malattia, nel contesto ospedaliero, è
una via intrapresa ed un traguardo raggiungibile.
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