1- I contributi di K. Lewin riguardo al tema della omologazione
e differenziazione sono relativi a:
- concetto di "campo di forze"
- modificazione del comportamento individuale dettato dall'
appartenenza al gruppo
- le influenze di un gruppo sul singolo possono essere benefiche
o dannose
- la coesione è alla base dellesistenza di
un gruppo. E' intesa come volontà di restare uniti
e come risultante di forze che uniscono i membri: forze
positive di reciproca attrazione e forze negative di reciproca
repulsione
- la coesione si lega: all'appartenenza al gruppo e alla
volontà di raggiungere uno scopo comune
- la relazione tra coesione e conformismo è direttamente
proporzionale, e quest'ultimo viene definito come la presenza
o nascita di norme e modelli collettivi specifici per quel
gruppo
- il conflitto è da considerarsi fisiologico all'interno
della vita di un gruppo: il bilico tra caos e nuova organizzazione.
Gli studi successivi a K. Lewin hanno focalizzato maggiormente
temi relativi alla devianza e hanno definito un comportamento
deviante come l'insieme di variazioni che si situano al
di fuori del campo di comportamento tollerati correttamente
dal gruppo, in funzione di questa o di quella norma.
Chi è il deviante in un gruppo? E' colui che sceglie
(da solo o con una minoranza) di trasgredire o trasformare
le norme del gruppo provocando una reazione più o
meno violenta nella maggioranza .
- la resistenza alla devianza (così intesa) e resistenza
al cambiamento
- il conformismo è lantagonista privilegiato
della devianza in quanto tende all'omeostasi
- il deviante se è solo viene emarginato. Il cambiamento
è possibile solo se è in grado di rispondere
a necessità latenti di cambiamento sentite dal gruppo.
Il deviente ha spesso più sensibilità ed è
precursore del cambiamento
- sul rapporto devianza e conformità sono significativi
gli studi di Schater (1951):
1- i componenti di un gruppo fanno di tutto per allineare
il deviante alle posizioni del gruppo
2- se non vi riescono la comunicazione diretta al deviante
cade
3- esclusione e ostilità
- più il gruppo è coeso, più le pressioni
esercitate sul deviante sono forti
- la mancanza di interesse del gruppo per ogni comportamento
deviante mette in luce la non esistenza del gruppo
Si possono citare alcuni comportamenti conformistici e omologati
riscontrabili nei piccoli gruppi di operatori sociali quali:
1- età: "siamo tutti giovani" (non esiste
il riconoscimento dell'esperienza)
2- motivazione professionale: "tutti scegliamo il lavoro
sociale per aiutare gli altri" (bassa consapevolezza
della propria identità personale)
3- ruoli: "siamo tutti alla pari" (non riconoscimento
delle differenze e del valore di ogni persona)
4- differenze economiche: "siamo tutti uguali e guadagnamo
poco" (svalutazione del proprio sapere professionale)
5- la sofferenza e il malessere sociale ci uniscono: "il
benessere è per pochi privilegiati che ci fanno invidia"
(non perseguimento della propria felicità)
6- noi e il nostro gruppo siamo depositari del sapere: "l'esterno
è spesso cattivo e minaccioso" (non si lavora
con una logica collaborativa, ma competitiva)
7- la bellezza e l'estetica sono vietate: "siamo tutti
trasandati e asessuati" (non ci si valorizza come uomini
e donne, ma si nega la propria sessualità)
8- il nostro futuro è per tutti identico al presente:
"nessuno può avere desideri e sogni per una
propria carriera professionale o per un proprio riconoscimento
di competenze.
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