indice
1. La teoria del campo in Lewin
2. La teoria del campo e i piccoli gruppi
3. La teoria del campo e i rapporti con le scienze naturali
4. I tre assunti dell'URNA : Cartesio, Newton, Hegel
5. Dentro l'urna . Di che colore sarà il camaleonte
?
6. La nuova fisica delle particelle e la relatività
di Einstein
7. La teoria dei sistemi
8. Il caos e la complessità
9. Tao , Zen e le metafore
10. Lavori in corso per i piccoli gruppi
1. La teoria del campo in Lewin
L'idea base di Lewin è la teoria del campo.
Quali sono le premesse e le asserzioni principali ?
Dice Lewin :
a) il COMPORTAMENTO deve essere dedotto da una totalità
di fatti coesistenti;
b) questi fatti coesistenti hanno il carattere di un "campo
dinamico nella misura in cui lo stato di ciascuna
parte di questo campo dipende dalle altre (parti).
L'idea del comportamento dedotto da una totalità
di fatti coesistenti implica che, anche in psicologia, si
ha a che fare con una molteplicità di fenomeni le
cui interrelazioni non possono essere rappresentate senza
ricorrere al concetto di spazio.
Naturalmente si tratta di uno "spazio psicologico",
cioè uno spazio di vita che comprende sia la persona
che l'ambiente psicologico.
Il comportamento quindi © è una funzione della
persona (P) e dell'ambiente (A), quindi c = F(P.A), dove
P e A sono variabili interdipendenti.
Il problema di Lewin era quello di individuare una geometria
adeguata a rappresentare i rapporti spaziali dei fatti psicologici.
Lewin, appassionato di fisica, commenta come tale scienza
all'inizio ha utilizzato la geometria euclidea, ma poi si
è avvalsa più di recente della geometria riemmaniana.
Ripete spesso che anche per la psicologia potrebbero rivelarsi
utili diverse geometrie.
" Oggi sarebbe già un grosso risultato - dice
Lewin - trovare una geometria che consenta una interpretazione
matematica di termini quali "avvicinamento" e
"fuga" che non sia psicologicamente priva di significato.
Tale geometria sembra essere quella dello spazio "ODOLOGICO",
con il quale si intende uno spazio strutturato in modo finito,
ovvero uno spazio le cui parti sono infinitamente divisibili
ma sono composte di certe unità o regioni. La direzione
e la distanza sono definite da "traiettorie distinte"
che possono essere facilmente collegate con la locomozione
psicologica".
Vi possono essere quindi anche traiettorie oblique.
In una persona quindi si possono differenziare strati centrali
e strati periferici.
"Lo spazio odologico è altrettanto utile - continua
Lewin - per la descrizione della struttura dei gruppi e
dei loro mutamenti" . La sua massima importanza, tuttavia,
appare chiara in relazione ai problemi della dinamica psicologica".
Nel saggio "Formalizzazione e progresso in psicologia"
( "Teoria e sperimentazione in psicologia sociale"
ed. Il Mulino, Bo, 72) Lewin, criticando altre scuole
(cita espressamente quella associazionistica, ma il bersaglio
in realtà sembra essere Freud), ripete che secondo
la teoria del campo, il comportamento non dipende né
dal passato né dal futuro bensì dal campo
presente. Questo campo presente - specifica Lewin - ha una
certa profondità temporale : esso comprende il "passato
psicologico", il "presente psicologico" e
il "futuro psicologico" che costituiscono una
delle dimensioni dello spazio di vita esistente in un periodo
dato.
Per rafforzare tale ipotesi Lewin aggiunge che le spiegazioni
causali in fisica non evitano certamente tali presupposti
: la forza fisica è una entità orientata in
una certa direzione, un vettore.
Ad esempio aggiunge Lewin la mancanza di conoscenza ha l'effetto
di una barriera.
2. La teoria del campo e i piccoli gruppi
Lewin passa ad esaminare una varietà di processi
psicologici che possono fare riferimento ai piccoli gruppi.
Può essere utile passarli in rassegna :
1. caratteristiche dei bisogni e i vari modi di gratificarli,
compresa la sostituzione;
2. il valore sostitutivo di una attività per un'altra
non solo può essere misurata ma si possono dedurre
alcune coordinate;
3. progettazione di nuovi fini e i livelli di aspirazioni;
4. i casi in cui si preferiscono mete raggiungibili con
difficoltà rispetto a quelle facilmente raggiungibili;
tale tendenza ovviamente contrasta con la "legge dell'economicità";
5. gli sforzi per raggiungere una meta sono connessi alla
struttura cognitiva (apprendimento, insight, aggiramento)
e la direzione e intensità delle forze psicologiche;
6. le situazioni di conflitto che pure mostrano queste connessioni;
7. particolarmente interessanti sono i problemi relativi
alle "atmosfere" del gruppo;
8. una forte pressione viene esercitata dalla frustrazione
sulla produttività e sulla regressione;
9. il grado di rigidità o di comunicazione dinamica
fra le sottoparti della persona o del gruppo;
l0.infine le regioni che, ad un dato momento, hanno il carattere
di unità indifferenziate dello spazio di vita.
Su questi campi è stato possibile fare delle "misurazioni"
scientifiche; fra i prossimi obiettivi individuati da Lewin,
ritroviamo questa affermazione :
"Alcuni campi che esigono urgenti miglioramenti (sempre
dal punto di vista delle misurazioni) è quello della
psicologia sociale. A mio avviso, oggi è possibile
definire i gruppi e gli obiettivi di gruppo in termini operativi
e con un tipo di costrutti ai quali abbiamo accennato. Grazie
a questi ultimi si sono potute avanzare previsioni, sperimentalmente
confermate, circa l'effetto di certe atmosfere sociali sulla
vita di gruppo. Tuttavia, molti costrutti fondamentali della
psicologia sociale, compreso quello dei campi di influenza
(campi di forza) esigono una più attenta ridefinizione".
Dice Darwin Cartwright nella sua introduzione " (Lewin)
negli ultimi mesi della sua vita giunse a riformulare in
ampia misura, la sua concezione della motivazione al fine
di dare meno rilievo ai "bisogni", per sottolineare
la maggiore importanza di fattori determinanti quali l'appartenenza
al gruppo, la capacità personali, le risorse politiche
ed economiche, i canali sociali e altri tipi di influenza
normalmente omessi dalle teorie psicologiche della motivazione".
Questo sfondo disegna già le coordinate della psicologia
di comunità, proprio perché viene sottolineata
la rilevanza del contesto sociale in modo più evidente
di altri approcci (anche se la denominazione ufficiale nasce
in USA nel 1965).
Lultima intuizione di Lewin è il T-group (training
group = gruppo di addestramento) per promuovere il lavoro
di gruppo e dei gruppi di lavoro.
Il T-group può essere definito, (secondo Badolato,
Di Iullo, 1979) "un'esperienza di apprendimento per
implicazione diretta, attraverso la quale i partecipanti
acquisiscono una maggiore sensibilità ai fenomeni
di gruppo e una più accurata percezione di sé
e degli altri".
3. La teoria del campo e i rapporti con le scienze naturali
Nella teoria del campo le due intuizioni più innovative
sono l'interdipendenza e la contemporaneità.
E' chiaro come l'interdipendenza prenda come riferimento
la teoria della Gestalt (figura - sfondo), indicando come
le varie parti di uno spazio di vita sono connesse fra di
loro.
Lewin analizza il concetto di interdipendenza in termini
matematico-formali.
Egli - dice Darwin Cartwright nella sua introduzione - era
profondamente convinto che una serie di spazi interdipendenti
possano essere adeguatamente concettualizzati solamente
ricorrendo al concetto matematico di spazio e ai concetti
dinamici di tensione e di forza.
Il concetto di contemporaneità afferma che lo spazio
di vita perdura nel tempo, e a sua volta viene modificato
dagli eventi (ed è il prodotto della storia), ma
che soltanto il sistema contemporaneo può avere effetti
in ogni momento.
Questo principio della contemporaneità della causazione
- afferma l'autore dell'introduzione - apparve a molti come
un attacco alla teoria psicoanalitica che invece afferma
l'estrema importanza della prima infanzia per il successivo
sviluppo della personalità e come negazione dell'efficacia
dell'apprendimento. E' chiaro come questo presupposto sia
alla base del "qui ed ora" a cui si ispirano sempre
il t-group e i laboratori sulle dinamiche di gruppo.
Anche in questo caso il problema di Lewin è quello
di formulare concetti rigorosi e di individuare tecniche
di indagine adeguate.
Il metodo dell'approssimazione successiva - sosteneva Lewin
- è la chiave della produttività scientifica;
inoltre ripeteva :"Nelle vostre ricerche ponetevi soltanto
quelle questioni cui potete dar risposta con le tecniche
che impiegate".
Un'ultima citazione di Lewin per presentare il tema di cui
questa relazione vuole trattare :
"Se costoro si soffermassero a considerare per un istante
limportanza fondamentale che il campo di gravità,
il campo elettrico o il livello di pressione hanno per gli
eventi fisici, mostrerebbero meno meraviglia nello scoprire
limportanza analoga dell'atmosfera in psicologia".
(Teoria di campo e apprendimento).
Lewin in sostanza trova molto produttivo prendere spunti
dalle scienze naturali (in particolare la matematica, la
fisica e la geometria) e, per analogia, applicare alcuni
procedimenti alle scienze sociali.
Le controversie su questo aspetto ci sono sempre state e
forse ci saranno sempre.
Ma l'interrogativo che vorremmo porre è questo :
la produzione di Lewin, che si sviluppa a partire dal 1917
(aveva appena 27 anni, essendo nato nel 1890) fino alla
sua morte nel 1947, in che modo fa i conti con le nuove
teorie della fisica quantistica e della relatività
?
Non ci sono citazioni particolari, anzi Lewin sembra ignorarle.
Eppure la teoria del campo ha delle assonanze forti con
la teoria quantistica.
Stessa cosa dicasi per ciò che riguarda la ricerca\azione
: l'interdipendenza fra l'oggetto osservato e l'osservatore
fu una scoperta sconcertante per i fisici delle particelle
subatomiche degli anni 20 e 30. Lewin sembra tradurre con
grande fluidità queste nuove categorie della fisica
quantistica nel campo della psicologia.
In realtà però lo sforzo divulgativo della
fisica quantistica si avvia solo dopo la seconda guerra
mondiale, quando cioè Lewin era già scomparso;
il dubbio quindi è il seguente :
o Lewin conosceva già queste teorie e le utilizza
senza citarle (ma sembra improbabile);
oppure trae delle conclusioni dalla fisica classica
che in qualche modo già anticipano le successive
scoperte della nuova fisica; cioè riesce a tradurre
in termini psicologici alcuni segnali della fisica classica
che - nel campo della fisica - emergeranno solo successivamente.
4.1 tre assunti dell'URNA : Cartesio, Newton, Hegel
Proviamo ora ad aprire alcune altre premesse relative all'evoluzione
della fisica classica e più in generale al passaggio
a cui stiamo assistendo in questo periodo dalle scienze
classiche a quelle future.
Definiamo il sapere classico dell'ottocento come una urna,
una scatola; un sistema di conoscenze quasi autoreferenziale
che si basa su assunti piuttosto simili.
Cartesio crea una netta distinzione fra corpo e mente; divide
il mondo in due grandi categorie : le cose che hanno una
estensione, la materia, il corpo e le cose che pensano (la
mente, la coscienza, l'anima). Cartesio in realtà
sancisce una lunga tradizione e si ricollega direttamente
a Platone : il dualismo della realtà (materia e spirito)
e la separazione (fra anima e corpo).
Newton invece trova una legge universale (la legge di gravità)
che riduce tutto l'universo ad una grande macchina che ubbidisce
ciecamente a questa legge; tutta la materia quindi è
divisibile in parti piccolissime (dall'atomo ai sistemi
solari fino alle galassie) che si aggregano in parti sempre
più grandi e sono in relazione fra di loro in funzione
della legge di gravità.
Infine Hegel traduce in logica quanto segue: in ogni realà
c'è un tesi, una antitesi e quindi necessariamente
una sintesi; il tentativo di Hegel di superare il dualismo
serve solo a confermare che esiste un'urna sacra : la sintesi.
Chi è in grado di esprimere una sintesi è
legittimato a fare qualsiasi azione da una sorta di verità
idealista che sta sopra gli uomini.
(Per capire le conseguenze pratiche di questa teoria, ricordiamo
che : dalla sinistra hegeliana nasce il marxismo e Stalin
massacra milioni di contadini in onore alla sintesi del
nuovo stato marxista; dalla destra hegeliana nasce il nazismo
e Hitler massacra milioni di ebrei in onore dell'idea\sintesi
della razza pura).
Il pensiero occidentale si chiude a riccio in alcune certezze:
la scienza confermava tutti i presupposti, la tecnologia
traduceva a ritmo sempre più veloce queste certezze
in economia di mercato e la ricchezza e il consumismo rafforzavano
la motivazione di questa corsa.
Freud e la psicoanalisi affrontano in qualche modo il problema
delle angosce, dei traumi e dei disturbi mentali,.
Il novecento deve fare i conti con i più grandi crimini
che lumanità abbia mai perpetrato : le due
guerre mondiali e tanti altri genocidi e crudeltà,
compreso i manicomi e l'inquinamento ambientale.
Il dualismo di Cartesio, il meccanicismo di Newton, l'idealismo
di Hegel hanno sì trionfato, ma le conseguenze risultano
drammatiche per l'umanità.
Il concepire il sapere scientifico come un corpus di leggi
che fornisce sicurezze, ha reso l'umanità arrogante
e distruttiva verso sé e verso l'ambiente.
5. Dentro l'urna. Di che colore sarà il camaleonte
?
Noi sappiamo che il camaleonte sul ramo è marrone
e sulla foglia diventa verde.
Ma se ci poniamo la domanda: di che colore sarà il
camaleonte dentro lurna ? cosa possiamo rispondere?
Non lo sappiamo! non lo sapremo mai. Solo rompendo l'urna
potremmo avere una risposta, ma se apriamo l'urna diventa
una scatola aperta, ma non è più un'urna .
Noi siamo in grado di definire il colore del camaleonte
solo in rapporto a qualcosa d'altro.
E' il discorso di Popper sulla società chiusa : "ogni
società chiusa non avrà più punti di
riferimento, tutto potrà essere legittimato in funzione
del potere, dell'economia e dell'ideologia".
Solo una società aperta riconosce le differenze e
si apre alla tolleranza e quindi può costruire un
percorso di crescita.
Ugualmente la scienza : se cercherà solo conferme
le troverà sempre, ma in questo modo diventerà
appunto un'urna e non saprà correggere i propri errori;
la nuova scienza ha quindi il compito primario della falsificazione
delle ipotesi (non più della sintesi). Finché
l'ipotesi non sarà falsificata reggerà; ma
appena saremo in grado di trovare l'errore o la carenza,
si dovrà formulare nuove ipotesi e cominciare il
duro lavoro di falsificarle.
Non solo.
Perché una società possa dirsi aperta dovrà
passare dalla tolleranza all'intercultura; cioè dal
rispetto per il diverso o lo straniero, l'atteggiamento
culturale dovrà rivolgersi sempre di più a
cercare le risorse, le abilità, i possibili punti
di collaborazione per creare una nuova ricchezza, una nuova
cultura che si nutre della diversità.
Allo stesso modo anche la scienza.
La rigida suddivisione, la specializzazione a compartimenti
stagni, il conoscere un unico linguaggio, farà ben
presto di qualsiasi disciplina un'urna, un sistema chiuso.
Le scienze devono mettersi in grado di comunicare fra di
loro, all'interno delle scienze naturali e all'interno delle
scienze sociali, e, come ci insegna Lewin, dobbiamo essere
in grado di far comunicare fra di loro anche le scienze
naturali e le scienze sociali.
Se vogliamo sapere di che colore è il camaleonte
dobbiamo lasciarlo scorazzare sulle foglie e sui rami. Se
vogliamo un'umanità meno schizofrenica dobbiamo costruire
un'ecologia della mente, proprio come diceva Bateson.
Ciò significa riconquistare ununità
non solo fra uomo e natura, ma anche fra mente e corpo,
fra la nostra fisicità e la nostra spiritualità.
Anche questo è intercultura o ecologia.
6. La nuova fisica delle particelle e la relatività
di Einstein
Sembrerà strano, ma il primo contributo in questa
direzione lo ha fornito proprio la fisica.
Nel 1905 esce il primo articolo di Einstein sulla relatività;
nel 1916 quello sulla relatività generale.
Negli anni 20 e 30 un gruppo di scienziati si ritrova vicino
a Vienna per cercare di spiegare ciò che emergeva
dalle loro ricerche sulle particelle subatomiche.
Einstein scopre che vi è una stretta interdipendenza
fra spazio e tempo. Anzi ciò che noi percepiamo come
due cose distinte in realtà, almeno dal punto di
vista matematico, sono la stessa cosa; spazio e tempo possono
essere considerati la quarta dimensione; hanno una loro
velocità, una loro estensione, delle loro curvature.
Nel grande spazio questa nuova teoria rivoluziona completamente
lipotesi di Newton.
Non solo, anche nel piccolo spazio si scoprono novità
sorprendenti.
Si riteneva che l'atomo fosse la particella più piccola
della materia. Invece si è scoperto che vi sono elettroni
che ruotano attorno ad un nucleo; si concluse che la parte
più piccola della materia fosse il nucleo.
Eppure anche all'interno del nucleo vi erano particelle.
All'inizio i quark e poi via via si sono scoperte oltre
una cinquantina di particelle, ma non si vedono neppure
con i potentissimi microscopi.
Si sono inventati gli acceleratori delle particelle subatomiche;
enormi tubi che permettono di sparare le particelle a velocità
prossime a quelle della luce; inserendo poi delle barriere
queste particelle o rimbalzano o le trapassano cambiando
direzione.
Dagli effetti che producono se ne deduce l'esistenza e alcune
proprietà.
Il problema è che a volte sembrano appunto particelle,
altre volte invece sembrano onde; si comportano in modo
diverso a seconda delle occasioni e sembrano avere la proprietà
di passare da uno stato "reale" cioè particelle,
ad uno stalo virtuale cioè onde, senza che sia possibile
fornire una spiegazione logica. Tutto ciò contraddice
ogni nostra concezione sulla materia: l'onda non è
materia, ma energia. Improvvisamente cadono tutte le nostre
certezze : il dualismo fra materia e spirito, il meccanicismo
newtoniano e il rapporto di causa ed effetto.
La nostra essenza non è più la materia, ma
una probabilità che si sposta da uno stato di particella
ad uno stato di onda; un quanto di probabilità .
L'interdipendenza non è più un rapporto fra
due entità, ma qualcosa di molto più misterioso
e profondo : sembra essere la nostra essenza .
Ora torniamo velocemente a Lewin.
Il passaggio tra lo stato di particelle e lo stato di onda
è un problema di campo, si può dire tranquillamente
di campo vitale: questa trasformazione, se così si
può chiamare, avviene grazie alla creazione di una
particolare condizione. Non solo.
La particella, per poter essere "vista", deve
essere estratta dal suo atomo e accelerata, ma è
chiaro che in questo modo cambia natura in funzione di chi
la osserva.
Cambia ulteriormente natura quando la si fa scontrare con
una barriera, cioè quando fra l'osservato e l'osservatore
si crea una interdipendenza così forte da far mutare
la natura stessa dell'oggetto osservato. La domanda che
ci si pone è : Lewin sapeva queste cose ? Se le sapeva
perché non le cita mai ?
Oppure riuscì per una sua particolare capacità
intuitiva ad anticiparle nelle continue connessioni che
faceva fra fisica e psicologia?
7. La teoria dei sistemi
Per spiegare la nascita della teoria dei sistemi personalmente
prendo in prestito il dilemma che perseguitò i biologi
fra la fine dell'800 e l'inizio del 900.
Questi avevano scoperto la cellula come entità minima
che può definirsi viva.
La cellula è composta da atomi complessi di amminoacidi.
Una cellula respira, si nutre, a volte si trasforma, si
moltiplica e muore (non tutte si moltiplicano e non tutte
muoiono, ma questo è un altro problema).
Noi ritroviamo le cellule nei tessuti : nelle ossa, nei
muscoli, nella pelle, nel cervello.
I biologi tentarono di isolare la cellula e di farla vivere
in un brodo adatto alla sua sopravvivenza.
Ma le cellule separate dal loro tessuto non vivono, muoiono
rapidamente.
Teoricamente sono autosufficienti, ma solo teoricamente
(cioè in base alle nostre conoscenze).
In pratica, nonostante le nostre conoscenze che ci assicurano
che in quel brodo dovrebbero sopravvivere, muoiono; sempre
!
II mistero non è ancora stato risolto, ma di sicuro
le cellule si comportano così. Come mai ?
L'unica risposta che si può dare è che la
cellula vive solo dentro ad un sistema.
Nasce così la teoria dei sistemi.
Dalla biologia alla sociologia, dalle scienze naturali alle
scienze sociali, ogni campo del sapere si impossessa di
questa formidabile teoria che finalmente spiega vari punti
oscuri delle varie scienze.
In psicologia è sicuramente la Gestalt che si appropria
per prima della teoria dei sistemi, ma ben presto ci si
accorge che l'unica interdipendenza non può essere
quella tra la figura e lo sfondo.
Un sistema è una unità complessa organizzata
che comprende le interazioni delle sue parti, componenti
interdipendenti e la sua relazione con l'esterno (Buckey,
67).
Un sistema è quindi qualcosa di diverso della mera
somma delle sue parti : è caratterizzato soprattutto
dalla sua organizzazione, dal modo in cui le componenti
sono in relazione fra di loro.
La scuola di Palo Alto, grazie alle intuizioni del suo ispiratore
Bateson, utilizzerà con energia le nuove conoscenze
della teoria dei sistemi. La "Pragmatica della comunicazione
umana" è fondata su alcuni assiomi basilari
per la teoria dei sistemi : i concetti di retroazione o
feedback, il concetto di totalità come globalità
e non-sommatività del sistema, il concetto di equifinalità,
dove i risultati non dipendono tanto dalle condizioni iniziali
ma dalla natura del processo e dai parametri del sistema.
Con la teoria dei sistemi la psicologia di comunità
arricchisce il proprio spessore attingendo per analogia,
anche dall'ecologia , introducendo concetti come :
- linterdipendenza (il gruppo e i suoi componenti);
- la ciclicità delle risorse (la laedership diffusa);
- l'adattamento (cioè il cambiamento e la pressione
del gruppo);
- la successione (cioè la direzione dei mutamenti
in corso).
La teoria dei sistemi ha dato un grande contributo a tutte
le teorie sull'organizzazione, permettendo anche un forte
sviluppo del problem solving.
Il rapporto fra teoria dei sistemi e il pensiero lewiniano
è appunto un rapporto di forte interdipendenza; Lewin
si muove all'interno della teoria dei sistemi e vi apporta
dei contributi fondamentali.
8. Il caos e la complessità
Le scoperte della fìsica quantistica vanno ben oltre
alla teoria dei sistemi.
Esplorando la natura degli atomi e dei fenomeni subatomici,
i fisici si accorsero come il mondo materiale non fosse
più come una macchina composta da una moltitudine
di oggetti separati, ma come un tutto indivisibile, una
rete di rapporti che includevano l'osservatore umano in
un modo essenziale. Einstein riconobbe che spazio e tempo
non sono separati, ma intimamente connessi, formando un
continuo quadridimensionale : lo spazio-tempo.
Una conseguenza diretta di quest'unificazione di spazio
e tempo è lequivalenza di massa ed energia,
inoltre, che le particelle subatomiche devono essere intese
come strutture dinamiche, come eventi più che come
oggetti.
Ciascuno nelle varie scienze notò fenomeni inspiegabili,
mai osservati prima d'ora : attrattori strani, processi
di turbolenza che accelerandosi producevano salti evolutivi,
bip nella cibernetica che si auto-organizzavano, teorie
economiche sui rendimenti crescenti, sempre e ovunque si
trovavano catalizzatori. Sembra cioè che tutti i
sistemi abbiano non solo una loro coerenza interna, ma che
il sistema stesso produca una forma di autoconsapevolezza
o un ordine dotato, prima o poi, di razionalità.
Un fisico, citato spesso da Fritjof Capra, ha introdotto
l'ipotesi del bootstrap (la parola in inglese letteralmente
significa calzastivali, cioè una cosa fatta senza
aiuti esterni) : ogni sistema ha come una struttura che
lo connette e in questo modo lo completa.
In altre parole la natura non può essere ridotta
a entità fondamentali concepiti come mattoni elementari
della materia, ma dev'essere intesa completamente attraverso
la propria coerenza interna.
Le cose esistono in virtù dei loro rapporti reciprocamente
coerenti, e l'intera fisica deve seguire esclusivamente
la richiesta che le sue componenti siano in accordo fra
loro e con sè stesse.
In questo modo luniverso materiale è visto
come un tessuto dinamico di eventi interconnessi.
Nessuna parte delle proprietà di questo tessuto è
fondamentale; esse seguono tutte dalle proprietà
delle altri parti, e la struttura dell'intero tessuto è
determinata dalla coerenza complessiva dei loro rapporti
reciproci.
Questo problema introduce il problema della mente: cioè
la nostra coscienza . Quando diventiamo coscienti ? quando
la materia da inanimata diventa animata ? e da animata diventa
cosciente di se stessa ? Ma la domanda ora diventa : in
che modo la coscienza produce l'illusione della materia
?
E' il segreto dell'uomo.
La risposta ancora non c'è. A Santa Fé vi
è questo centro studi sulla complessità dove
i maggiori scienziati del mondo di tutte le discipline cercano
la legge che governa il caos; sono lì perché
si sono accorti che stanno cercando tutti la stessa cosa.
La lettura degli sviluppi di queste ricerche è sorprendente
per chi si occupa di piccoli gruppi; alcune descrizioni,
alcuni passaggi, alcune metafore sembrano descrivere esattamente
ciò che capita in un laboratorio sulle dinamiche
di gruppo o in un T-group .
9. Tao, Zen e le metafore
Ne "II Tao della fìsica" Fritjor Capra
descrive i sorprendenti parallelismi fra la fisica moderna
e il misticismo orientale.
Il pensiero orientale non cade mai nel dualismo cartesiano
di mente e corpo, o nel meccanicismo newtoniano o nell'idealismo
hegeliano; nella lontana tradizione taoista ciò a
cui si presta attenzione è la Via (il Tao appunto)
in cui si sottolinea sia la fondamentale unità di
tutti gli elementi sia l'integrazione degli individui delle
società nei processi ciclici della natura.
I due elementi, le due forze, le due energie, le due metafore
che descrivono il percorso e il cambiamento sono lo Yin
e lo Yang; sono due aspetti complementari, si completano
a vicenda, possono essere anche in lotta fra di loro, ma
mai uno potrà sopprimere laltro, ambedue sono
indispensabili per il percorso verso l'equilibrio.
Questa fluttuazione fra Yin e Yang descrive in modo molto
semplice e naturale ciò che a noi sembra un paradosso
: la coesistenza della particella che diventa onda e viceversa.
Anche la tradizione Zen dell'uso dei paradossi ci aiuta
a capire meglio le numerose contraddizioni che ci troviamo
spesso di fronte, non solo nella fisica subatomica, ma anche
nella pragmatica della comunicazione che ogni giorno sperimentiamo.
I maestri Zen usavano spesso con grande abilità enigmi
paradossali (chiamati Koan) per fa sì che i loro
discepoli si rendessero conto delle limitazioni della logica
e del ragionamento.
La teoria della complessità e il taoismo riconoscono
entrambi che non c'è un ordine intrinseco.
"Il mondo ebbe inizio dall'uno, e l'uno divenne due,
e i due divennero molti, e i molti condussero alle miriadi
di cose esistenti". Nel Taoismo luniverso è
percepito come vasto, amorfo, e sempre mutevole. Non si
riesce mai a fissarlo una volta per tutte. Gli elementi
sono sempre gli stessi, e ciononostante si riorganizzano
di continuo".
Se per Newton l'universo era un orologio perfetto formato
da tante piccole rotelline e ingranaggi, la nuova metafora,
per i fisici contemporanei, è "il margine del
caos".
Le metafore diventano indispensabili per capire la direzione
di ricerca, per comunicare a tutti ciò che una scienza
specifica ha scoperto, per colloquiare fra scienze diverse
e in particolare fra scienze naturali e scienze umane.
Ma per Bateson la metafora è qualcosa di molto di
più.
"Sì, la metafora. E' ad essa che l'intero tessuto
delle interconnessioni mentali deve la sua compattezza.
La metafora si trova alla base stessa della vita".
II punto di svolta risiede forse in questa intuizione di
Bateson : il passaggio dagli oggetti alle relazioni. Le
relazioni infatti sono l'essenza del mondo vivente e il
modo migliore per descriverlo è quello di usare un
linguaggio delle relazioni.
E questo che fanno le storie. Le storie, diceva Bateson,
sono la via regia per lo studio delle relazioni. Quel che
è importante in una storia, quel che c'è di
vero in essa, non è la trama, le cose o i personaggi
della storia, bensì le relazioni fra di loro.
Bateson definì una storia un "aggregato di relazioni
formali disseminate nel tempo".
In qualsiasi campo egli lavorasse, cercava le metafore della
natura, "la struttura che connette".
10. Lavori in corso per i piccoli gruppi
Questi sorprendenti approdi delle scienze quali la fisica,
la biologia, la medicina, l'economia, la psicologia e queste
analogie con il pensiero orientale che già Jung aveva
studiato e la diffusione di molte pratiche e teorie orientali,
non possono non ricordarci questo fenomeno oramai di massa
che viene definito col nome di New Age.
Sarebbe semplicistico ridurre tutto ad una semplice moda.
Certo vi è anche questo. Ma siamo di fronte ad una
tendenza che esprime unonda lunga. Ma questa riflessione
che va fatta la possiamo lasciare ad altra sede.
Ciò che può interessarci è che i vari
fenomeni a cui ho accennato, pur sembrando così diversi,
possono fare tutti riferimento alla teoria dei gruppi e
delle dinamiche.
La teoria della complessità e del caos descrive come
un gruppo di elementi tende ad auto-organizzarsi, ad assumere
una razionalità, ad attraversare zone di turbolenza
per riassestarsi in un nuovo ordine, a costruire metafore
per una comunicazione ecologica.
Lcwin aveva anticipato molti di questi temi, era riuscito
a cogliere segnali con grande anticipo e li aveva interpretati.
Secondo la "teoria del campo" la comprensione
dei fenomeni sociali e psicologici implica l'osservazione
della dinamica di forze che sono presenti e agiscono in
un determinato contesto; se la realtà è un
processo di cambiamento in atto la scienza non deve congelarlo
bensì "studiare le cose cambiandole vedendone
gli effetti". (Lewin 1951).
Lewin riteneva che teorie scientifiche e pratica trasformativa
debbono e possono intrecciarsi in un fertile processo reciproco,
in cui le ipotesi guidano le azioni e queste ultime stimolano
c modificano le conoscenze stesse.
Il problema quindi era ed è quello di condividere
bisogni, competenze e risorse fra tutti gli attori in campo.
Ritengo che la nuova teoria del caos e della complessità
rilancerà l'attenzione verso i piccoli gruppi, come
nuclei vitali in grado di autorganizzarsi e capaci di esprimere
una nuova razionalità.
Ugualmente le teorie sui gruppi dovranno confrontarsi con
le nuove idee per capire meglio le dinamiche interne proprie
dei gruppi.
Credo che il lavoro che ci attende sia particolarmente impegnativo,
dovremo trovare infatti nuovi paradigmi che sappiano comunicare
con il confine dell'attuale conoscenza scientifica.
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