Con in termine interfaccia, interface, schnittstelle, intercara,
si intende una frontiera fra un livello di funzionamento
sociale ed un altro. Interfaccia significa anche passaggio
da una densità ad unaltra densità sociale,
cioè ad una pressione che va crescendo in maniera
discontinua, una superficie, una frontiera (alla Lewin)
ed i salti di qualità che la caratterizzano si denominano
appunto interfaccia perchè rappresentano una doppia
faccia tra un mezzo a densità minore ad uno a densità
maggiore.
Si distinguono essenzialmente tre (forse quattro?) interfacce
e cioè uninterfaccia A fra cultura di coppia
e di piccolo gruppo; uninterfaccia B fra cultura di
piccolo gruppo e cultura organizzativa; uninterfaccia
C fra cultura organizzativa e cultura mega o comunitaria
ed infine uninterfaccia D tra cultura mega comunitaria
e cultura virtuale (?!) oggi in via di imprevedibile formazione
(cfr. reti internet et similia).
Il concetto di interfaccia a due climi a diversa pressione
sociale deriva nettamente dallemergere della soggettività
nel sociale e dalla constatazione di resistenze e diminuzioni
di velocità ogni qualvolta il soggetto si trova a
doversi fermare a causa di un forte aumento della pressione
sociale ed un bisogno di riadattarsi allaumentata
pressione per poter riprendere la velocità di sviluppo
iniziale. Il questo modo il rendersi conto della natura
soggettiva di gran parte delle strutture sociali, organizzative
e lavorative apre il problema della costruzione della realtà
sociale da parte dei soggetti lavorativi. Ciò porta
a considerare con interesse il livello mega delle comunità,
stato e nazione, contraddistinto dalla concezione etica
ed estetica delle relazioni. Il livello mega è basato
sulla dimensione politica e sul sistema sociale indefinito:
la comunità, lo stato e la nazione. Il livello mega
può essere definito come quello di appartenenza
ad un sistema sociale complesso ed indefinito. Questo
livello, ancor poco studiato e conosciuto psicologicamente,
rappresenta il quarto livello del modello delle quattro
culture sopra esposto. Anche nel mondo del lavoro limportanza
di questo livello, un tempo riservato solo agli alti livelli
gerarchici e a volte persino vietato a più bassi
livelli, rappresenta una realtà di rilevanza crescente
ed indispensabile per lo stesso raggiungimento degli obiettivi
aziendali.
Questi quattro (forse cinque!) livelli di funzionamento
sociale comprendono diverse modalità di comportamento,
sinteticamente riassunte nello schema chiamato delle quattro
(cinque?) culture di passaggio da un livello allaltro
viene appreso progressivamente e costituisce una situazione
di apprendimento denominata appunto interfaccia. Uninterfaccia
è anche definibile come una superficie di passaggio
da una cultura allaltra, da un vuoto ad un pieno sociale.
Se linterfaccia è una superficie di passaggio
da una minore ad una maggiore densità, possiamo definire
che la cultura di coppia è meno densa di quella micro
che a sua volta è meno densa di quella macro, che
è meno densa di quella mega. Se ne deduce che lo
sviluppo sociale porta ad una maggiore densità e
ad una minore leggerezza sociale, ad un passaggio da un
vuoto ad un pieno sociale. Lo sviluppo attraverso alle quattro
culture porta ad un progressivo riempimento sociale, che
aumenta la complessità del comportamento dei soggetti
ma diminuisce la loro alienazione ed il loro stress da abbandono.
Lo sviluppo del livello mega è più faticoso
del sotto sviluppo del livello di coppia, ma aumenta le
possibilità di benessere dei soggetti lavorativi
Il passaggio attraverso alle interfacce avviene con difficoltà
e la pedagogia tradizionale basata sul modello maestro-allievo
è oggi scarsamente efficace. Occorrono metodologie
collettive e di gruppo per poter facilitare il passaggio
attraverso alle tre interfacce. La pedagogia delle quattro
culture, rispetto a quella tradizionale detta magistrale
della cultura di coppia permette una maggiore creatività,
un maggiore fraintendimento come devianza intesa non solo
come errore, ma come maggiore possibilità di raggiungere
quel benessere soggettivo che oggi sempre più appare
essere lunico benessere possibile.
Questo modello presenta due caratteristiche tipiche che
possiamo definire come circolarità e ricorsività.
La circolarità vuol dire che, una volta giunti al
livello mega, ritornano in funzione alcuni tipici comportamenti
di coppia per cui si ritorna alle origini del comportamento
relazionale umano. Nella nostra evoluzione quotidiana, organizzativa
e personale, possiamo normalmente (almeno in un comportamento
che potremmo definire teoricamente perfetto)
dalla coppia al micro, al macro ed al mega per poi ritornare
al comportamento di coppia, micro, macro e via dicento.
La ricorsività invece (prendendo questo termine da
Edgard Morin e dalla sua teoria della complessità)
significa che non esiste un comportamento migliore di un
altro per ciò che riguarda la modalità di
intervento nelle situazioni lavorative. Si interviene perciò
dove è più possibile intervenire e dove si
ritiene che il risultato possa essere migliore. Si interviene
così in modo ricorsivo. E però importante
avere le capacità tecniche e mentali per poterlo
fare e cioè sapersi muovere ai quattro livelli del
modello qui proposto, senza dover rinunciare ad un livello
di intervento per ignoranza, spesso ideologicamente giustificata
come utilità.
Il modello sopra presentato richiede un ulteriore commento
per ciò che riguarda il passaggio da una cultura
allaltra, cioè attraverso alle tre interfacce:
A, fra coppia e piccolo gruppo o micro, B fra piccolo gruppo
micro e macro cioè al livello collettivo delle organizzazioni
e istituzioni, e C fra macro collettivo e mega, cioè
al livello comunitario statuale o nazionale.
Nellinterfaccia A si incontrano le massime resistenze
per labbandono della società a risorse scarse
che è stata per millenni basata sulla cultura di
coppia.. Oggi la società del benessere ha fatto saltare
il dogma del limited good, del bene limitato
e lidea della scarsità come dimensione esclusivamente
obiettiva.
Nellinterfaccia B si incontrano le difficoltà
maggiori per i comportamenti solidaristici ed altruistici:
infatti il passaggio alla cultura di gruppo allinizio
pluralizza, ma successivamente restringe gli interessi e
le attenzioni al proprio piccolo clan e determina un egoismo
di ritorno che non consente uno sviluppo dei sentimenti
altruistici o di una cultura delleccellenza organizzativa.
Per esempio la mentalità del cottimo nel mondo del
lavoro si trasferisce spesso dallindividuo al piccolo
gruppo senza perderne le caratteristiche negative di competitività
tra gruppi e di ripartizione di una risorsa scarsa e di
uso di un potere a somma zero, con le conseguenze di aggressività,
di non negoziabillità e di ripartizione sistematica
che sono spesso disastrose.
Nell'interfaccia C, poco studiata empiricamente sinora,
si incontrano essenzialmente i passaggi al mondo delle relazioni
pubbliche e della mentalità di servizio. La dimensione
estetica e della possibilità diventano fondamentali
a questo livello: grandi problemi come quello della rappresentanza,
della rappresentanza, della sanità, dell'organizzazione
fiscale (la cosiddetta fiscal psychology degli inglesi)
sono alcuni dei capitoli che il modello delle quattro culture,
sviluppato nellinterfaccia C, permetterà di
approfondire e migliorare, ricercando un benessere crescente
nella nostra società abbondante. I tre diversi passaggi
attraverso alle tre interfacce interculturali sono infatti
momenti tecnici e psichici importanti, sia quando si vogliono
effettuare cambiamenti nelle organizzazioni, sia quando
si vogliano organizzare la scelta la scelta, la formazione
e la valutazione dei diversi modi di comportamemo e di utilizzo
delle diverse culture della grande varietà di soggetti
che oggi lavorano insieme.
Nell'interfaccia D, sinora assolutamente ignota, si considereranno
tutte le resistenze verso il mondo virtuale e tutti i surrogati
relazionali che si stanno di questi tempi costruendo (internet,
e-mail, telefono e video-telefono) attribuendoli farisaicamente
alla tecnologia, quando sono evidentemente prodotti dalla
ricerca del benessere da parte dei soggetti attivi nella
società abbondante. La icerca della massima amabilità
porta ad aumentare l'importanza del mondo virtuale ed alla
creazione di un interfaccia D tuttora incomprensibile. Come
conseguenza della "viabilità" interfacciale
esistono poi degli effetti importanti nello studio dei fatti
sociali, dentro e fuori dal lavoro. Per elencare sinteticamente,
seguiamo per ora le seguenti affermazioni:
a) l'ambiente fisico può essere progettato e realizzato;
si possono proporre modelli come quelli che diventano disponibili,
seguendo i simboli seguenti: rotondo-cerchio=gruppo, faccia
a faccia=coppia, numero di interazioni possibili a cattedra
o a tavolo rotondo, a tavola triangolare, uadrato o rettangolare,
seguendo associazioni di numeri a colori essendo i colori
caldi corrispondenti ai numeri pari ed i colori freddi ai
numeri dispari, il più frequente è l'effetto
blu-sette per cui il colore blu corrisponde al numero sette
e reciprocamente.
b) i sistemi ergonomici sono quelli progettati per ottenere
il massimo di apprendimento, mediante la realizzazione di
sistemi uomo-macchina, comprendendo le attrezzature didattiche,
ma anche il lay-out degli ambienti mediante sistemi uomo-ambiente
e sistemi uomo-uomo, cioè organizzazione fatta per
migliorare il processo di apprendimento e non per lesclusiva
manutenzione dei rapporti relazionali o di potere vigenti.
A ciò va aggiunto un sistema di monitoraggio o di
feed-back dei risultati dellapprendimento svolto sia
ad open che a closed loop (con computer che automatizza
il processo di monitoraggio).
c) le metafore che sono moltissime e che sono un modo indiretto
e simbolico di descrivere le situazioni. Sono da ricordare
qui le seguenti metafore: la macchina, cioè lidea
di scuola come macchina, idea di derivazione tedesca; lorganismo,
cioè lidea di scuola come essere vivente, di
derivazione francese; la cellula, cioè lidea
di scuola come entità autonoma, autoreferenziale,
di derivazione anglosassone; la famiglia, di derivazione
giapponese, più nettamente connessa a finalità
utalitaristiche della scuola intesa come situazione familiare,
la guerra, metafora di derivazione romana intesa come strategia
del dominio e dellindottrinamento, del genere si
vis pacem para bellum; la metafora della scolé
di derivazione greca, intesa come evasione, ozio, libertà
dalla tecnica, dal lavoro dalloccupazione, metafora
dellattività rispetto alla passività,
e infine la metafora del sentimento forse a derivazione
italiana, che tende ad utilizzare le strutture scolastiche
come essenzialmente composte
da feelings e da stati d'animo, del genere apprendimento
come emozione.
d) i desideri, che sono sentimenti della possibile soddisfazione
delle proprie pulsioni e che possono essere definite sinteticamente
come la delusione delle aspettative, come dipendenza, controdipendenza
o interdipendenza, come distinzione tra contenuti (temi
da trattare) e processi (modi in cui vengono trattati) ed
infine l'equazione già sopra discussa di benessere
definibile anche come equilibrio tra R-E= repressione-espressione
tra Ds-D = desiderabilità sociale e personale, d-b
= desideri e bisogni.
e) il tempo, che è l'interfaccia dei desideri ed
è quindi osservabile, in un sistema scolastico aperto,
nelle sue caratteristiche di fissità, di curva dellattenzione,
di transfert e controtransfert (passato) e di costruzione
della realtà (futuro). Il calcolo dei tempi di apprendimento
e di soddisfazione dei tempi di apprendimento è fondamentale
per la progettazione di una buona scuola. Le vecchie curve
di apprendimento, di affaticamento, di memorizzazione dovrebbero
essere applicate di più.
f) fl compenso premio questo è un altro aspetto
cruciale del processo di apprendimento oggi in sviluppo
nella buona scuola: nel compenso sono assimilabili sia il
denaro od altro compenso para-monetario, lutilità
prevista che se è specifica di quel prodotto può
essere definita come utilità marginale. Occorre entrare
nella cultura abbondante e delle promesse che consentono
di andare oltre al costo emotivo sottovalutato ed allomogeneità
del compenso oggi deleterio nella consuetudine imperante.
infine occorre sviluppare leterogeneità dei
premi da affidare alla creatività dei docenti. Occorre
passare dallo standard punitivo a quello premiante.
g) lo scopo delle attività di apprendimento: queste
possiamo definirle le declinazioni dellamabile, essendo
lapprendimento concepito come creazione di oggetti
di amore, mediante il gioco, il mitoed il sociale. Questo
discorso sul setting, sia pure nella sua sinteticità,
rende complessa anche la dimensione dellambiente di
apprendimento (ed anche un poco di insegnamento!) e raccomanda
alla buona scuola una mentalità complessa e plurale
non omologabile neppure solo geograficamente o per classi
scolastiche. Il setting non è ledilizia ma
linsieme di condizionamenti psico-fisici. Occorre
pensare a molte cose: ad un nuovo modo di imparare e di
lavorare, ad una nuova professionalità, ad un nuovo
modo di utilizzare il tempo, proprio od altrui, diurno o
notturno, rigido o flessibile, ed a delle nuove regole comuni.
Linterfaccia si esprime anche nellinterfaccia
C tra macro e mega. Quindi occorre anche pensare alla politica,
alla ricerca collettiva del benessere, ad una nuova costituzione
che esprima i desideri della gente di sovranità e
cittadinanza, che riabiliti soprattutto i ruoli didattici,
oggi considerati minori, e li faccia rivivere per il benessere
di tutti. Tutto questo lo propongo nei sei teoremi sul miglioramento
della qualità della vita che ho presentato prima,
come inizio di attenzione alla psicologia soggettiva (la
psichica?) del benessere nella società italiana.
E la qualità della vita può essere indicata
come una delle basi della buona e bella formazione, anzi
della bella formazione tout court! Perchè lo standard
di base di ogni formazione è quello di provocare
benessere e quindi si valuta mediante le potenzialità
operative di misurare benessere di cui oggi disponiamo.
Ne derivano delle modalità tecniche per valutare
la formazione psicologica e le possiamo chiamare valutazioni
benestanti particolarmente attive in quelle situazioni che
possiamo chiamare psichiche (non solo psicologiche!) perchè
se il benessere è soggettivo in massima parte, occorrerà
che la formazione finalizzata al benessere sia soggettiva
e plurale con una qualità capace di soddisfare i
desideri (non solo i bisogni!) e con un setting progettato
soggettivamente e pluralisticamente in modo di essere capace
di promuovere il benessere futuro che sta alla base di sviluppo
sociale. Lo studio delle resistenze a questo sviluppo può
essere analizzare con questidea di interfaccia che
teorizzando il passaggio dal vuoto al pieno, dal meno al
più denso permette di produrre velocità di
sviluppo ottimali e di non cadere vittima delle frustrazioni
inevitabili ad ogni passaggio di interfaccia dove lo sviluppo
incontra i suoi momenti di discontinuità ed il passaggio
dei desideri di benessere attraverso alle superficie tra
vuoti e pieni, o meglio tra minori e maggiori densità
sociali, determina lillusione di poter seguire passivamente
un destino e di togliere al progetto soggettivo la tendenza
umana ed inevitabile verso il benessere. In questo senso
possiamo dire, con K. Lewin, che l'interfaccia è
un concetto topologico per rappresentare le forze psicologiche
nel campo o spazio vitale e per usare lidea di locomozione
tra regioni (interfaccia come frontiera, boundary, confine
tra regioni!) come modello per il cambiamento psichico e
sociale. A noi il ruolo di sviluppare questo concetto nelle
sue possibili pratiche applicazioni.
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