Da tempo le scienze convergono verso una direzione contraria
al libero arbitrio e alla responsabilità. Questa
tendenza è in linea col pensiero dominante per il
quale gli individui sono bambini irresponsabili o giovani
incompresi.
La genetica attribuisce il male a difetti cromosomici. Le
neuroscienze cercano l'origine del male nelle regioni del
cervello. La psicologia considera responsabile la relazione
con uno o entrambi i genitori. La pedagogia individua la
radice del male nei disturbi della socialità infantile
o adolescenziale. La sociologia punta il dito sull'ambiente
sociale, il reddito, il livello culturale.
Tanti approcci ragionevoli e convergenti verso la negazione
del male. L'ossessione sembra quella di cercare una spiegazione
del "lato oscuro" nella speranza sottintesa di
trovare il grimaldello per eliminarlo. L'idea utopica è
di intervenire sui geni; operare chimicamente o chirurgicamente;
fare una seria terapia familiare; moltiplicare gli sforzi
educativi; bonificare la società.....e voilà,
il male che ci perseguita dalla notte dei tempi sparisce.
I serial killers, gli attentatori, i mafiosi stragisti,
gli stupratori, i femminicidi, i pedofili, i torturatori,
i trafficanti di droga, di armi e di esseri umani, i picchiatori
(cioè i criminali di ogni tipo) possono essere individuati
precocemente, curati o contenuti. L'utopia è una
società senza crimini.
Secondo questi approcci, il fratricidio di Caino va imputato
al pessimo comportamento di Adamo ed Eva. La crudeltà
di Attila può essere attribuita a qualche alterazione
cerebrale. Vlad l'impalatore aveva sicuramente il cromosoma
soprannumerario Y o il gene MAO-A. L'olocausto è
stato promosso da un Hitler di umili origini, di professione
imbianchino, con basso reddito e infimo livello culturale.
Anders Behring Breivik è il terrorista norvegese
che ha massacrato 77 persone: ha subito traumi faniliari
e continui rifiuti nella socialità adolescenziale.
Totò Riina a 13 anni perse il padre Giovanni e il
fratello Francesco.
Sulla scia di questi deliri scientisti, l'irresponsabilità
imposta dal pensiero dominante si è allargata a macchia
d'olio a tutti gli strati della popolazione. Uomini e donne
diventano tali solo dopo i quaranta anni: prima sono "giovani",
per definizione irresponsabili. I tossicodipendenti non
hanno la colpa di avere iniziato a drogarsi, prima di ammalarsi
di dipendenza chimica. Gli alcolisti e i giocatori d'azzardo
non sono viziosi che hanno deliberatamente scelto l'auto-distruzione:
sono malati da curare. Le madri che buttano i neonati nell'immondizia
sono depresse, non criminali. I cittadini scontenti della
politica sono vittime, non elettori responsabili del voto
che danno. I magistrati piduisti del CSM non sono malvagi
e collusi, ma vittime di un sistema vecchio di decenni.
I politici incapaci di risolvere i problemi, non hanno responsabilità,
perchè le colpe sono di chi li ha preceduti. Il sistema
sanitario che ha registrato oltre 35.000 morti per Covid19,
non ha colpe, perchè la pandemìa era imprevedibile.
I violenti picchiatori pseudo-tifosi non si sentono responsabili:
il vero cattivo è l'arbitro.
Nessuno sembra prendere in considerazione il male come
polo dell'ambivalenza umana, sulla scia del "buon selvaggio"
di JJ.Rousseau. L'essere umano è buono alla radice,
e se fa il male non è per sua scelta. Non è
libero di scegliere, quindi non è responsabile. E
siccome non è responsabile, deve essere affidato
alle cure del potere sanitario, assistenziale, educativo,
culturale e sottomesso al potere politico.
Quello che passa inosservato è che la negazione del
male equivale alla negazione della libertà. Se l'uomo
non può scegliere il male, non può scegliere
nemmeno il bene, cioè non può scegliere.
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