APPARENZE
- M. Sberna, inverno 2025 Torna
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E' possibile avviare un'evoluzione di mentalità,
che avvicini effettivamente i principi teorici della nostra società
ai comportamenti concreti individuali e collettivi?
La risposta è: FORSE!
Le costituzioni dei vari Stati sono depositarie dei fondamenti
della convivenza e hanno come obiettivo di proteggere i diritti
universali basati sui principi di libertà, uguaglianza,
giustizia e solidarietà. In più ci sono le religioni
che influenzano la vita della maggioranza degli esseri umani attraverso
i concetti morali sui quali si fondano.
In effetti ci ispiriamo a tutto questo nella quotidianità.
Ma ci sono delle eccezioni che riguardano i comportamenti individuali,
che si sia un modesto cittadino o un membro dell'oligarchia dominante,
ed anche le cosiddette élite e, in senso lato, chi è
in grado di esercitare un potere su altri.
In pratica, tutti gli esseri umani, dato che c'è sempre
qualcuno che possiamo "obbligare" ad ubbidirci. Così
nessuno può considerarsi del tutto innocente, ma è
anche vero che cambia il grado di responsabilità: se costringo
mio figlio a mangiare la verdura che lui cerca di evitare, esercito
il mio ruolo di educatore; mentre se faccio lavorare il mio operaio
senza le necessarie protezioni di sicurezza compio un sopruso
e in più non rispetto la legislazione che riguarda il mondo
del lavoro in quello specifico ambito.
Fin qui pare abbastanza semplice distinguere fra bene e male.
"Pare" perché ci sarebbero molti distinguo da
fare in entrambi i casi-esempio. La complessità delle situazioni
si moltiplica in modo esponenziale maggiore è la distanza
fra le due parti e dunque minore è la possibilità
di interagire.
Così come in famiglia si ha il diritto/dovere di educare,
nella società c'è il diritto/dovere di garantire
il benessere e la coesistenza pacifica. Come in famiglia ci sono
regole da rispettare, punizioni, ecc., nella società esistono
leggi e conseguenze nel caso non si rispettino. A parte le dimensioni,
le due situazioni sono speculari. Resta il fatto che il tutto
si basa su delle convenzioni la cui caratteristica è di
modificarsi nel tempo. Niente è per tutti e per sempre
indiscutibile e immodificabile: quello che è accettato
e condiviso oggi, in un certo luogo, non è detto che valga
anche domani o lo sia stato in passato.
In una tale situazione, non è difficile constatare che
i diritti universali dei cittadini siano spesso calpestati! Ciò
accade e con grave pregiudizio in particolare nei confronti di
alcuni individui e verso categorie specifiche.
Per arginare e risolvere il problema il legislatore interviene
o crea le condizioni per interventi di altri che ritiene funzionali
all'obiettivo..
Per esempio, la legge 18/2009 dello Stato italiano ha sostituito
il termine "handicappato" con "persona con disabilità"
, recependo la Convenzione Internazionale dell'ONU del 2006 sui
diritti delle persone con disabilità.
Su questa onda, un giornalista della Reuters ha indicato l'enciclopedia
Treccani come razzista perché riporta l'espressione "lavorare
come un negro", parola quest'ultima che deve essere sostituita
con "nero", "africano", "persona di colore",
ecc. .
Il termine "gay" usato dal 1940 per indicare le persone
omosessuali sia uomini che donne, è stato sostituito con
le iniziali identificative dei vari gruppi LGBTQ, poi LGBTQIA,
LGBTQIAPK, LGBTQIAPK+ .
Ma la lingua "politicamente corretta" che dovrebbe veicolare
maggiore rispetto per la diversità in tutte le sue espressioni,
in realtà - almeno per ora - non riesce a modificare i
comportamenti delle persone più "reticenti" e
ancor meno le loro convinzioni profonde.
D'altra parte, come sostiene Watzlawick, perché la comunicazione
sai efficace è necessario che tutti gli elementi verbali
e non verbali coincidano: tutte le componenti devono trasmettere
il medesimo messaggio.
Così se le "persone con disabilità" devono
elemosinare gli aiuti per potersi curare ed avere una vita dignitosa,
significa che lo Stato, a cui spetta questo compito, non ha la
giusta considerazione per loro.
Se le persone di colore hanno una retribuzione indecorosa e lavorano
in condizioni schiavistiche, senza che neppure i sindacati ritengano
necessario il loro intervento, significa che il valore di queste
persone è inesistente mentre è importante il profitto
di tutti coloro che traggono benefici da questa situazione, forze
dell'ordine comprese che non si interessano, nonostante ben conoscano
la situazione.
Che le persone con gusti sessuali diversi dalla maggioranza debbano
incasellarsi in categorie ben definite per godere di alcune libertà
fondamentali, è di nuovo una dichiarazione di ghettizzazione
nei fatti.
Per non parlare di questioni altamente emblematiche,
come per esempio la giornata della memoria internazionale, dedicata
solo all'olocausto degli ebrei, dimenticando i morti delle bombe
atomiche di Hiroshima e Nagasaki, i curdi, i palestinesi, gli
yazidi, i rohingya e tutti gli altri popoli perseguitati.
E anche questo è un messaggio contradditorio, perché
esprime il concetto che non solo gli uomini ed i popoli non sono
uguali, ma anche le vittime! E rende incontestabile la posizione
di chi governa ai più alti livelli e dunque decide anche
quali siano le festività ed i martiri da non dimenticare.
Dunque, le parole non sono sufficienti se non sono
confermate da comportamenti congruenti e questo autorizza e giustifica
ogni comportamento irrispettoso dei "sacri" principi.
Alla fine resta solo l'individuo: il cambiamento
parte da lui e dalla sua capacità di diventare un esempio
credibile ed imitabile.