Il potere non è solo quello politico. militare,
finanziario, manageriale. Esiste un potere diffuso nel
quotidiano che viene espresso nelle relazioni fra individui.
Non parliamo della violenza, ma di un sottile sistema
verbale e comportamentale che congela (o tenta) una posizione
di superiorità fra soggetti che non dispongono
di alcun potere. Come segnala Watzlawick, ogni comunicazione
ne nasconde un'altra, che esprime la vera intenzione del
parlante.
1. Il dono come potere
Donare qualcosa, dare aiuto, sostenere è meritorio.
Tuttavia il donante si mette col dono in posizione di
superiorità. Acquisisce meriti e forse si aspetta
rispetto e gratitudine, incrementa la propria autostima.
Chi chiede aiuto riconosce il valore dell'altro. Il donante
è per definizione buono, altruista e detentore
di un credito. Tutto ciò segnala una relazione
di potere fra chi dona, aiuta e sostiene e chi riceve
il dono, l'aiuto, il sostegno. Chi riceve diventa "servo"
e chi aiuta diventa "padrone". Il fenomeno è
evidentissimo in chiave politica. Gli imperi e gli Stati
coloniali hanno sempre giustificato sè stessi con
la volontà di donare, aiutare e sostenere i popoli
conquistati.
Solo la reciprocità scongiura il carattere di dominio
del donare. Non a caso siamo soliti ricambiare i doni,
rifiutarli quando sono troppo costosi rendendoci impossibile
ricambiare. Non a caso cerchiamo di ripagare (in danaro
o in gesti) chi ci fornisce un aiuto. Se il beneficiato
è messo nelle condizioni di ricambiare, vede riconosciuto
il suo valore. Non è solo qualcuno che riceve ma
anche qualcuno che dà. Le posizioni sopra/sotto
si alternano e si allontana il pericolo di una relazione
di potere. La mancanza di reciprocità arriva spesso
a determinare il passaggio dalla gratitudine all'odio.
Nessuna buona azione resta impunita.è
una frase di Clare Boothe Luce che è stata ben
spiegata da Melanie Klein nel libro "Invidia e gratitudine".
Chi riceve sente se stesso come bisognoso, mancante, debole
e sente invece potente e forte chi dà. Col tempo,
la condizione di subalternità e la mancanza di
reciprocità porta a percepire chi riceve come vittima
e chi dà come carnefice. Facilmente la gratitudine
diventa odio.
2. La scurrilità come bersaglio del potere
Il potere parla "bene". Magari parla di stragi,
omicidi politici, catastrofi ambientali, ma lo fa bene,
Con un linguaggio pulito, formale, rotondo. E' il popolo
che bestemmia, impreca, maledice, farcisce ogni frase
con parolacce. Il potere magari dice "Fate a pezzi
il tale e la sua famiglia" ma non aggiunge mai "cazzo!"
perchè non sarebbe un linguaggio educato. Uomini
e donne accusati di aver ucciso il coniuge raccontano
come hanno squartato e seppellito in discarica la vittima,
ma senza dire parolacce, per non essere accusati di maleducazione.
Un modo per sottolineare il potere su qualcuno è
rimprovererlo per la sua scurrilità. Non importa
se avete mille ragioni di essere arrabbiato, non importa
se l'ufficio pubblico vi tortura ingiustamente da mesi
o anni, non importa se il commerciante vi deruba, non
importa se il coinquilino da mesi vi riempie il balcone
di escrementi. Se nel lamentarvi vi scappa una parolaccia,
L'interlocutore sorvola sui motivi della vostra indignazione
e vi redarguisce con un "che maleducazione!"
o un "non sia scurrile!". Il solo richiamo al
linguaggio pulito definisce chi ha il potere e chi deve
essere sottomesso. Il potere vuole che si parli come lui.
3. Lezioni di vita come potere
Un altro modo per imporre un potere diffuso è quello
delle lezioni di vita. I mass media non perdono occasione
per dare lezioni sul vivere. Il meta-messaggio è
che siamo idioti e ci sono indispensabili i consigli su
come innamorarsi, come mangiare, cosa comprare, quali
vivande ci servono. I mass media sono potenti, noi siamo
i servi incapaci. Amici e conoscenti si sentono in dovere
di farci prediche sulla nocività del fumo e sull'alimentazione
sana, anche se tirano coca e ingollano liquori come fossero
acqua. Al punto di proibirci di fumare a casa loro o in
loro presenza, sottolineando così il loro potere
e la nostra insignificanza. L'ultima moda del potere diffuso
riguarda la tecnologia. Se non possiedi un cellulare con
WhatsApp non sei degno di essere chiamato. E usare le
mails? Troppa fatica per un soggetto insignificante come
te. Chi ha la tecnologia ha il potere e può dominare
chi non ce l'ha, arrivando a colpevolizzarlo.
4. Il nuovo linguaggio del potere
Il linguaggio è sempre stato un mezzo di potere.
Ma quello che è stato un mezzo elitario, oggi è
diventato di massa. L'uso dell'inglese è il segno
più distintivo del linguaggio del potere diffuso.
Soggetti semi-analfabeti non riescono più a comporre
una frase senza qualche parola in inglese. I prodotti
di consumo di massa hanno nomi o sotto-titoli in inglese.
Il meta-messaggio è chiaro: se non capisci l'inglese,
non sei alla pari; sei inferiore, ignorante, trascurabile.
Chi parla anglo-italiano vuole imporre il suo potere,
e sancire la tua subalternità.
Un altro diffuso linguaggio del potere è l'uso
di "ragazzo/a o giovani", rivolti a individui
di 20-30 e anche 40 anni. Le parole "uomo, donna
o adulti" sono quasi scomparse. Infantilizzare l'altro
è un modo di esprimere il potere, svalutando e
sminuendo l'interlocutore.
Sono spariti anche i termini "vecchio/a, anziano/a",
sostituiti da "più grande". E'evidente
il meta-messaggio di questa ridicola sostituzione. I vecchi,
gli anziani non sono tesori da rispettare, saggi da ascoltare,
vite da raccontare: sono soggetti disgustosi. . Chiamarli
vecchi o anziani sembra un insulto esplicito. Chiamarli
"più grandi" è una espressione
di potere e di razzismo, mascherato da bonarietà.
5. Il potere dell'attualità
Il potere dell'attualità è dilagante nell'era
della sparizione del passato e del futuro. Il presente
è valore e potere e dà valore e potere a
chi lo conosce e lo frequenta. Mettendo chi non lo fa
nella posizione dell'inutile idiota, o del servo. Gente
che non ha mai sentito parlare di Thomas Moore inorridisce
se non conosci le vicende di una certa Kate Middleton:
soggetti per i quali Verdi è il nome di un partito
e Beethoven il nome di un cagnone, ti guardano come un
ebete se non sai chi è Sfera Ebbasta. Tifosi dello
sport che non hanno mai sentito nominare Jesse Owens,
ti insultano se non conosci il nome del nuovo portiere
del Parma. Tipi che non hanno mai visto un filetto alla
Wellington ti schifano se gli chiedi cosa sono il remen
o il poke. Come fai a non avere un cellulare? Come fai
a non essere sui Social? Come fai a non seguire il Grande
Fratello o l' Isola dei Famosi? Come fai a non avere una
squadra del cuore? Tutte domande che vengono fatte col
tono di supeiorità di chi insegue l'attualità
e disprezza chiunque non lo faccia. L'attualità
è OK, tu no. L'ignoranza e la svalutazione del
passato sono un vanto e una forma di potere. L'ignoranza
del presente è una colpa e un segno di subalternità.