contattaci
Il mondo è come lo pensiamo (Guido Contessa, 2022) Torna a indice

Un fisico non può determinare con esattezza dove si trova l'elettrone e contemporaneamente sapere in che direzione si muove. Se nvece stabilisce in che direzione vola l'elettrone, non può sapere dove si trova..Possiamo dunque avere una delle due informazioni, con assoluta ceretezza, ma mai tuttee due contemporaneamente.
Ciò significa che chi tenta di studiare l'elettrone lo influenza anche. Se uno scienziato riesce a stabilire l'esatta posizione di un elettrone, ciò significa che quell'elettrone può spostarsi in qualsiasi direzione. Se invece determina la direzione precisa del suo moto, ciò comporta che l'elettrone può trovarsi in qualsiasi punto dell'universo.
Buona parte degli studi di fisica quantistica si svolsero negli anni venti in Germania: per questo motivo molte delle leggi di questa scienza hanno preso nome dai propri scopritori tedeschi. La legge che ci dice che non possiamo sapere con sicurezza al tempo stesso dove si trova un elettrone e in che direzione di muove si chiama "principio di indeterminazione" di Werner Heisenberg (1927).

Molti scienziati cominciaronon a interrogarsi sull'esistenza di altri "mattoncini", ancora più piccoli che avrebbero dovuto comporre le particelle elementari tradizionali. Nel 1964 il fisico americano Murray Gell-Mann affermò di aver trovato "i mattoncinin dei mattoncini" delle particelle davvero elementari che chiamo quark, e disse che erano sufficienti sei quark per costituire la maggioranza delle partiucelle comosciute dagli scienziati a quel tempo.
La sua teoria si basava su calcoli matematici, ma oggi gli esperimenti hanno confermato l'esistenza dei quark. Probabilmente tutte le particelle elementari dell'universo sono composte da 12 mattoncini: 6 sono quark, e sei sono una specie di particelle particolarmente leggere. Una di queste particelle leggere è l'elettrone. E tuttavia non tutti i fisici sono soddisfatti: alcuni di loro si chiedono se i quark e le particelle leggere non siano in realtà costituiti da pezzi ancora più piccoli, mattoncini unici, alla base di tutto l'universo.

Può succedere anche al lavoro: quando sappiamo di essere controllati lavoriamo con maggiore zelo. Questo è esattamente quanto emerso da un esperimento di psicologia sociale che aveva come obiettivo lo studio dei fattori che possono aumentare la produttività lavorativa. L’esperimento, ormai un classico della psicologia sociale, ebbe luogo negli anni ’20 presso gli stabilimenti della Western Electric di Hawthorne, a Chicago. Gli psicologi dopo aver analizzato diverse variabili fisiche, come ad esempio la luminosità dell’ambiente di lavoro, si resero conto della presenza di un’importante variabile psicologica: la consapevolezza. I lavoratori infatti, aumentavano la loro produttività a causa della semplice sensazione di essere studiati.

Osservare significa modificare. Tradurre significa tradire. La luce si comporta a volte come un’onda e a volte come una particella.

John von Neumann, celebre matematico, fu chiamato ad interpretare i risultati sconcertanti dell’esperimento e giunse alla conclusione che l’unica spiegazione possibile fosse la presenza di una variabile nascosta. Secondo il lavoro di Thomas J. McFarlane, Quantum Physics, Depth Psychology and Behond, von Neumann giunse alla fine alla conclusione che quel fattore x fosse la coscienza umana! In pratica , il motivo per cui il fotone o l’elettrone interferiva con se stesso era che la nostra coscienza di esseri umani provocava il collasso della funzione d’onda, e ciò produceva la differenza tra la percezione della particella e dell’onda. Se partiamo dal presupposto che gli esseri umani sono composti di fotoni, l’atto stesso di osservare provoca il collasso della funzione d’onda e cambia la struttura concreta della composizione del corpo. Quindi fondamentalmente il nostro universo è un artefatto. In sostanza la coscienza è il fattore x che viene trascurato in tutti quanti gli esperimenti, ma che spiega la maggior parte degli effetti osservabili in fisica quantistica. L’onda probabilistica è basata sul nostro modello di coscienza. Ciò significa che se espandiamo il modello della nostra realtà personale, i risultati cambiano e in modo esponenziale.