"Ogni comunicazione
ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione
di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi
metacomunicazione."
Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson
"Pragmatics of Human Communication. A Study of Interactional
Patterns, Pathologies, and Paradoxes" (1967)
Siamo abituati a considerare aggressivi o offensivi i comportamenti
minacciosi o violenti, gli epiteti osceni, gli insulti,
le affermazioni denigratorie. Afferriamo immediatamente
il messaggio ed i meta-messaggi che contengono: sei un verme,
ti disapprovo, ti odio. Non si tratta di comunicazioni piacevoli,
ma hanno un lato positivo. Ci consentono di reagire in modo
appropriato. Con una replica o con una fuga. Possiamo difenderci
da un'aggressione se è esplicita.
Siamo meno abituati a riconoscere quelle comunicazioni
(verbali o comportamentali) che nascondono la loro aggressività
dietro un'apparenza innocua e neutrale. E siamo in grande
difficoltà nel difenderci. Si tratta di comunicazioni
non esplicitamente aggressive, ma contenenti una meta-comunicazione
molto violenta. Può sembrare strano, ma questo tipo
di aggressività implicita o mascherata è molto
più diffusa di quella esplicita.
La comunicazione aggressiva classifica chi la emette fra
gli ostili, gli avversari, i nemici: il che rende più
semplice la difesa.
Quando invece ad essere aggressiva è la meta-comunicazione,
chi la emette viene facilmente scambiato per innocuo, amichevole,
addirittura intimo. E questo rende difficile difendersi.
Le meta-comunicazioni aggressive appartengono a due categorie,
spesso fra loro intrecciate: la svalutazione o disconferma,
e il potere. Entrambe le categorie sono spesso aggravate
da sfumature di colpevolezza. I meta-messaggi sono decodificabili
in sintesi come "tu non esisti", "non sei
nessuno", "io sono importante, tu no", "io
comando, tu ubbidisci", "in ogni caso, è
colpa tua".
Possiamo anche classificare le meta-comunicazioni aggressive
per grado di gravità.
Al livello più lieve possiamo inserire le "disconferme".
Quelli che non ti salutano mai per primi; quelli che alle
tue mail si guardano bene dal rispondere; quelli che ti
fanno sempre aspettare; quelli che entrano nella stanza
e ti chiedono "c'è nessuno?"; quelli che
ti invitano a cena, poi non ti rivolgono la parola e anche
dopo dieci anni non sanno niente di te; e quelli che ti
dicono "Non puoi capire". Quelli che ti danno
consigli non richiesti su tutto. A questi aggiungiamo quelli
che parlano in dialetto, in burocratese, in tecni-inglese,
in gergo: cioè quelli che non parlano per farsi capire
(comunicare, mettere in comune) ma per farti sentire idiota
e marcare le distanze.
Apparentemente non fanno nulla di aggressivo contro di te,
ma ti stanno mandando un messaggio implicito: non sei importante,
non esisti, non hai alcun valore o significato.
E' un meta-messaggio cui non facciamo quasi più caso,
talmente siamo abituati a riceverlo da uffici e servizi
pubblici. E' il meta-messaggio corrente della casta ai sudditi.
A livello medio di aggressività possiamo elencare
le meta-comunicazioni di "potere e sottomissione".
Si tratta di messaggi impliciti che tendono a sottomettere
l'interlocutore, sottolineando che l'emittente vale di più.
Quelli che "scusami, ma ho molto da fare", come
se tu fossi un pensionato; quelli che ti telefonano a mezzanotte
per qualcosa di molto importante per loro; quelli che ti
seppelliscono coi loro problemi, ma non fanno mai lo sforzo
di chiederti dei tuoi; quelli che ti vedono volentieri,
ma solo se vai a casa loro; quelli che si dichiarano delusi,
se non ti ricordi il loro compleanno, ma non sanno nemmeno
quando è il tuo; quelli che ti chiedono di prestargli
qualcosa ma non si sentono in dovere di venire a prendersela,
devi portarglierla a casa; quelli che ti fanno continui
regali, ma non ne accettano mai; quelli che ti invitano
a cena da loro, ma hanno semrpe un impegno quando li inviti
da te.
Questi meta-messaggi aggressivi sono abbastanza difficili
da recepire, e spesso sono talmente equivoci da spingerci
alla gratitudine. Dall'essere grati all'essere servi è
un passo, e ci caschiamo spesso.
Al livello massimo di aggressività, inseriamo quelle
meta-comunicazioni che contengono insieme disconferme, dichiarazioni
di potere e colpevolizzazione. Il meta-messaggio occultato
è del tipo "tu non esisti, se esisti è
per servirmi, e comunque è colpa tua". I classici
sono quelli che ti rimproverano "Non ti fai mai vivo",
ma non ti chiamano mai. Poi ci sono quelli che ti giudicano
accusandoti di essere "troppo giudicante"; quelli
che che ti accusano perchè "non vuoi ascoltare",
dove ascoltare significa fare quello che vogliono loro;
quelli che "tu non mi capisci", ma si guardano
bene dallo spiegarsi; quelli che "sei insensibile al
mio problema", ma se ne sbattono del tuo.
Queste meta-comunicazioni non solo disconfermano e sottomettono,
ma tendono anche a farti sentire in colpa, il che le mette
al massimo grado di aggressività mascherata.
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