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Psicologia della fede di Guido Contessa vedi Archivio
Religione, sport , politica


La religione è la pratica di elezione della fede. Nessun vero fedele crede in Dio perchè ha una dimostrazione matematica della sua esistenza, e neppure perchè pensa che gli ritorni un utile concreto. Dio è amato per fede. E questa fede non è scalfita dalle catastrofi naturali, dalle guerre, dagli omicidi o dalle malattie, che anzi vengono considerate disegni imperscrutabili e prove. La fede non vacilla nemmeno davanti alle malefatte della Chiesa, che addirittura sono considerate una prova della esistenza di Dio.
La fede religiosa esiste a prescindere. E può anche chiedere il sacrificio della vita.

L'oggetto è diverso, ma il processo psicologico della fede è simile anche nel tifo calcistico. Il tifoso dichiara di avere "fede" e si comporta da fanatico per una squadra che può cambiare i giocatori, l'allenatore, i dirigenti, il proprietario; può vincere o perdere; può essere travolta da scandali. I fatti non hanno rilevanza sulla fede calcistica, come su quella religiosa. La fede per una squadra esiste a prescindere, e può anche chiedere il sacrificio del carcere, di un pestaggio o di una coltellata.

Anche in politica esiste una fede, legata non solo ad un ideale astratto ma anche al culto di una personalità. Non a caso, tutta la storia è caratterizzata dalla confusione fra religione e politica. Non solo nel senso che i capi religiosi facevano politica, ma anche nel senso che i capi politici usavano l'investitura religiosa. Nel mondo antico era l'idea che il faraone, l'imperatore, il re fosse un Dio. Nel medioevo e nel rinascimento il leader politico doveva essere benedetto e incoronato dall'autorità religiosa. Persino le crociate e la conquista del sudamerica, coi loro massacri e genocidi, erano fondati sulla credenza "Dio lo vuole!". Nel mondo moderno, da Hitler a Bush, i grandi criminali hanno gridato "Dio è con noi!". Napoleone, ladro di opere d'arte e massacratore di centinaia di migliaia di francesi, è stato seguito al bagno di sangue di Waterloo (25.000 morti e feriti francesi) come se fosse Gesù risorto. Nella campagna di Russia Hitler causò 3.500.000 morti nel suo esercito, composto, pochi lo sanno, anche di volontari ebrei, indiani, inglesi. A Salò andarono 558.000 volontari, malgrado fosse chiara l'imminente sconfitta. La fede politica per un'idea o un leader non guarda nè ai risultati nè ai benefici e chiede facilmente il sacrificio della vita.

Il termine "fede" è etimologicamente collegato a "fiducia, legame, credere, fidarsi, affidarsi". L'affidamento è il bisogno più basilare di ogni essere umano, che alla nascita è totalmente in balìa della madre. Affidarsi significa godere di sicurezza e appartenenza, dipendenza e protezione. Lo sviluppo fisiologico dell'individuo solitamente prevede il raggiungimento anche dell'autonomia. Che non è la soppressione dell'affidamento, ma il suo affiancamento alla razionalità. L'adulto non perde mai il bisogno di fidarsi, ma lo riequilibra con il giudizio, il test di realtà, la valutazione.

La religione chiede la fede in Dio ma non l'abdicazione della ragione. Il calcio e la politica sono invece più esigenti.Spingono il "fedele" all'emozione più basica e primitiva. Chiedono una regressione stabile ed un'assoluta sottomissione. Chiedono la rinuncia definitiva al superiore bisogno di autonomia. La logica e il giudizio sono soppressi. Ogni avvenimento non è giudicato obiettivamente, ma diventa una prova della bontà dell'oggetto di fede. Qualsiasi cosa succeda, la fede cieca nella squadra di calcio non viene meno. Qualsiasi cosa succeda non viene meno l'incrollabile e cieca fede nell'ideologia o nel leader.

Forse è per questo che la religione supera le prove della Storia, mentre il calcio e la politica no.