Si inizia col pianto in culla, che deve essere immediatamente
eliminato con coccole, abbracci, nutrimenti. Si procede
con la protezione del neonato da ogni dispetto o sopruso
di fratelli e sorelle, compagni d'asilo e cuginetti. Poi
si arriva alla difesa ad oltranza del piccolo verso le maestre
delle scuole elementari, e al corredo scolastico "di
marca", senza il quale l'erede smarrisce la sua identità.
Si continua col telefonino e gli abiti griffati alle scuole
medie. Il motorino e i permessi d'uscita fino all'alba,
in piena adolescenza. La scelta dell'iter scolastico è
naturalmente lasciata al giovane, che deve seguire le sue
consapevolissime inclinazioni, senza autoritarie interferenze
genitoriali. Ogni anno scolastico ha il suo bis, ma guai
a far sentire in colpa il pargolo. Insomma, i figli del
sì passano i primi venti o trenta anni della loro
vita avvoltolati nel calore "materno" che non
viene solo dalla madre, ma anche da un padre condiscendente
o assente, e di nonni e zii compiacenti.
Dal punto di vista psicologico, il termine materno non
si riferisce alla madre, ma all'insieme di cure, affetto
e nutrimento forniti al bambino; il termine paterno non
è ristretto al padre, ma all'insieme di regole, divieti
e limiti che rendono possibile la socialità. Una
crescita fisiologica prevede un equilibrio fra sì
e no, protezione e limiti, soddisfazione e delusione. L'amore
per la madre e l'odio per il padre (complesso di Edipo)
si evolve gradualmente in un amore per entrambi, che sono
fonti equilibrate di soddisfazione e delusione.
Un bambino che cresce sempre e solo col sì ad ogni
bisogno, desiderio, capriccio struttura un ego oceanico
speculare ad un'immagine materna oceanica. Il codice materno
è infinito perchè risponde sempre sì
ad un ego senza limiti. La grande madre diventa tutte le
donne, il cui ruolo è quello di soddisfare l'ego
oceanico del soggetto. Il complesso edipico non trova superamenti.
La madre-donna è amatissima se soddisfa l'ego, odiatissima
se non lo fa.
L'adulto è capace di ricevere un no. La violenza
carnale e il femminicidio sono risposte all'incapacità
di sopportare un rifiuto, perchè questo incrina la
percezione di un sè oceanico correlato ad un'immagine
materna oceanica. La madre-donna che dice no diventa l'oggetto
più odiato e innesca una sindrome persecutoria e
depressiva. La donna-madre che rifiuta diventa la grande
persecutrice e la causa della depressione che deriva dallo
svuotamento di un ego oceanico. La violenza e il femminicidio
sembrano al soggetto psicopatico modi efficaci per ridurre
la persecuzione e la depressione.
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