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I FATTORI DELL'APPRENDIMENTO: COSA FA IMPARARE? Torna a indice

Cosa effettivamente produce apprendimento è qualcosa che stranamente viene poco analizzato dalla letteratura contemporanea sulla formazione. Invero, una ricognizione dei fattori che determinano l'apprendimento è essenziale per costruire percorsi di formazione. Se trascuriamo ciò che fa apprendere, come possiamo decidere come insegnare?
Il problema viene solitamente superato con il ricorso ai contenuti, l'interesse per i quali viene considerato sufficiente a motivare e mantenere l'impegno. Oppure con l'impianto metodologico: l'apprendimento viene attribuito alla lezione frontale, o alla didattica attiva, o all'esperienza da laboratorio. Tuttavia, i contenuti ed il metodo sono l'oggetto o il mezzo dell'apprendimento. Non indicano i fattori psico-mentali che causano l'apprendere. Cerchiamo qui di rispondere alla domanda: cosa fa apprendere?

1) Identificazione e proiezione

L'apprendimento avviene sicuramente per l'identificazione dell'allievo con il formatore. Apprendiamo per imitazione di un soggetto che investiamo libidicamente, per amore o per invidia di qualcuno che consideriamo migliore, più sapiente, più colto di noi. Questo soggetto non è necessariamente una persona, ma più spesso è l'ideale che proiettiamo su una certa persona. Possiamo anche dire che apprendiamo nello sforzo di raggiungere il nostro io ideale, incarnato per proiezione nel soggetto
formatore. Questo è lampante nei processi di auto-apprendimento, cioè di apprendimento senza un formatore fisicamente presente. In questi casi, peraltro numerosissimi, impariamo cercando di raggiungere una forma che non esiste se non come proiezione del nostro io ideale.
Da questo fattore discendono tutte le didattiche unidirezionali, a partire da quella principe e più diffusa: la lezione o conferenza.

2) Legame interpersonale e sociale

Un secondo fattore di apprendimento è il legame di scambio che instauriamo con i singoli compagni-colleghi di apprendimento, e/o con il gruppo, il collettivo, il campo sociale che ci fa da riferimento. Apprendiamo grazie alle relazioni con i compagni di formazione, ed agli scambi nutritivi ed accrescitivi che queste consentono. Apprendiamo anche per l'appartenenza, per diventare e restare parte di un tutto, un sistema, un campo che ci rafforza, ci sorregge e ci dà identità.
Anche nel fattore "legame" hanno un peso la identificazione e la proiezione. Le relazioni non solo solo fra "persone" ma anche fra le reciproche immagini ideali. E l'appartenenza, in quanto sentimento, concerne entità plurali create mescolando oggetti reali (persone e fatti) e oggetti ideali (bisogni, credenze, ideologie).
Da questo fattore discendono tutte le didattiche basate sul lavoro di gruppo.

3) La sperimentazione

Il terzo fattore di apprendimento è certamente la sperimentazione. Prove ed errori, applicazione attiva con verifica immediata dei risultati, simulazione, non sono mere esperienze. L'esperienza da sola non è un fattore di apprendimento. Può essere dolorosa o piacevole, può indurre a ripetere gli errori, può essere superficiale. La sperimentazione è una versione dell'esperienza ma protetta dalle eventuali conseguenze dannose, arricchita dalla verifica e dalla valutazione, diretta da una finalità esplicita. Finalità, protezione e valutazione sono i segni che distinguono la sperimentazione dall'esperienza.
A differenza della sperimentazione scientifica, la sperimentazione come fattore formativo non necessita della formalizzazione e della replicabilità, perchè riguarda ogni singola soggettività.
Dal fattore sperimentazione derivano tecniche didattiche come i laboratori, le simulazioni, l'action learning.

Conclusione come base della ricerca 2005

Se queste affermazioni sono accettabili, c'è una domanda che l'ARIPS si pone per le sue riflessioni nel 2005. E' possibile attivare i suddetti fattori dell' apprendimento all'interno di un grande gruppo attivo? E' ormai acquisito che i fattori suddetti caratterizzano l'apprendimento di piccolo gruppo, ma a quali
condizioni si possono attivare in un medio o grande gruppo (dai 30 ai 200 partecipanti, ed oltre)?

Guido Contessa