Maslow ha proposto 60 anni fa un modello di lettura dei
bisogni psicologici che può aiutarci a capire ed
affrontare la crisi di oggi. Questo modello ha accompagnato
lo sviluppo industriale e la psicologia del lavoro per tutti
gli anni di massimo splendore del capitalismo industriale.
Il modello maslowiano (vedi figura) prevedeva una scala
di bisogni, nella quale ogni gradino è presente virtualmente
nella psiche umana, ma quello superiore emerge alla coscienza
solo dopo una parziale soddisfazione di quello inferiore.
Così i bisogni fisiologici sono i più
primitivi e urgenti. Quando questi vengono parzialmente
soddisfatti, non spariscono, ma fanno salire alla consapevolezza
i bisogni di sicurezza. E così via per l'intera scala.
Cosa succede quando un bisogno di un gradino inferiore viene
minacciato o addirittura frustrato? Il soggetto si concentra
su esso e lascia in ombra i bisogni dei gradini superiori.
I quali non spariscono, ma semplicemente diventano meno
urgenti.
Il modello di Maslow è per sua natura
ciclico e non lineare. Il soggetto può trovarsi in
un momento al vertice della scala, con i bisogni inferiori
adeguatamente soddisfatti e concentrato sull'urgenza dei
bisogni più sofisticati; e nel momento seguente trovarsi
spinto solo dai bisogni fisiologici che sono o sono sentiti
minacciati.
Il modello ha ispirato la psicologia del lavoro
negli anni 60-80 quando un industrialesimo nel pieno fulgore
consentì all'organizzazione del lavoro di puntare
ai piani alti della scala di Maslow. In quegli anni la piena
occupazione era quasi scontata, per cui i bisogni fisiologici
e di sicurezza erano relativamente soddisfatti. Quindi le
organizzazioni dei lavoratori chiedevano e molte imprese
si sforzavano di soddisfare i bisogni superiori di appartenenza/socialità
o addirittura di auto-stima ed auto-realizzazione. Alcuni
di questi sforzi di scalata alla piramide dei bisogni soddisfatti
sono entrati nella legislazione, come il rifiuto dei pregiudizi
e il rispetto delle competenze mansionarie (lo Statuto dei
Lavoratori è stato varato nel 1970).
In parallelo con questo movimento interno
all'impresa è andato lo sviluppo della società
più in generale. Agli inizi degli anni sessanta l'attenzione
di tutti era rivolta alla sopravvivenza. Con lo sviluppo,
la società italiana si è consentita di valorizzare
la sicurezza e la salubrità del lavoro ma anche dell'ambiente,
poi la socialità (con un progressivo aumento dell'attenzione
alle relazioni), infine l'auto-stima e l'autorealizzazione
(con una valorizzazione della creatività e dell'autonomia).
Negli anni novanta il ciclo ha mostrato una
tensione di ritorno, non solo in Italia, ma nell'intero
occidente. Sia nell'impresa che nella società in
generale i soggetti hanno ridisceso la scala di Maslow fino
ad arrivare, in questo secondo ventennio del secolo, a registrare
una forte minaccia quando non già una negazione dei
bisogni fisiologici. Oggi, sempre più cittadini vedono
messa a rischio la soddisfazione del bisogno di mangiare,
avere una casa, vivere sani ed incolumi.
Questa regressione è già di
per sè un fattore molto critico. Dover lottare per
la mera sopravvivenza non è una prospettiva entusiasmente.
Inoltre i bisogni superiori infatti non sono spariti, ma
solo rimossi, messi in ombra, meno urgenti. Il che produce
nostalgìa, rimpianto, senso di colpa, che si traducono
in depressione o aggressività.
Ci sono tuttavia due ulteriori aggravanti.
La prima è che l'organizzazione del lavoro e la legislazione
sociale sono rigide e non seguono la rapidità dei
movimenti di ascesa o discesa nella scala dei bisogni. Per
esempio, chi oggi ha bisogno di un lavoro non lo trova anche
perchè chi potrebbe fornirglielo deve seguire regole
che non può permettersi.
La seconda è anche peggiore. Mentre dagli sessanta
agli anni ottanta le prospettive erano tali da rendere pensabile
una ascesa nella scala di soddisfazione dei bisogni, oggi
è a tutti evidente che i prossimi decenni schiacceranno
sia il lavoro sia la società sul primo gradino della
scala di Maslow. Nessuno vede un futuro migliore e la speranza
è diventata un lusso.
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