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Editoriale Febbraio-Marzo 2012
La ciclicità dei bisogni - Maslow rivisitato dalla crisi (Guido Contessa) Torna ad indice

Maslow ha proposto 60 anni fa un modello di lettura dei bisogni psicologici che può aiutarci a capire ed affrontare la crisi di oggi. Questo modello ha accompagnato lo sviluppo industriale e la psicologia del lavoro per tutti gli anni di massimo splendore del capitalismo industriale. Il modello maslowiano (vedi figura) prevedeva una scala di bisogni, nella quale ogni gradino è presente virtualmente nella psiche umana, ma quello superiore emerge alla coscienza solo dopo una parziale soddisfazione di quello inferiore.

Così i bisogni fisiologici sono i più primitivi e urgenti. Quando questi vengono parzialmente soddisfatti, non spariscono, ma fanno salire alla consapevolezza i bisogni di sicurezza. E così via per l'intera scala. Cosa succede quando un bisogno di un gradino inferiore viene minacciato o addirittura frustrato? Il soggetto si concentra su esso e lascia in ombra i bisogni dei gradini superiori. I quali non spariscono, ma semplicemente diventano meno urgenti.

Il modello di Maslow è per sua natura ciclico e non lineare. Il soggetto può trovarsi in un momento al vertice della scala, con i bisogni inferiori adeguatamente soddisfatti e concentrato sull'urgenza dei bisogni più sofisticati; e nel momento seguente trovarsi spinto solo dai bisogni fisiologici che sono o sono sentiti minacciati.

Il modello ha ispirato la psicologia del lavoro negli anni 60-80 quando un industrialesimo nel pieno fulgore consentì all'organizzazione del lavoro di puntare ai piani alti della scala di Maslow. In quegli anni la piena occupazione era quasi scontata, per cui i bisogni fisiologici e di sicurezza erano relativamente soddisfatti. Quindi le organizzazioni dei lavoratori chiedevano e molte imprese si sforzavano di soddisfare i bisogni superiori di appartenenza/socialità o addirittura di auto-stima ed auto-realizzazione. Alcuni di questi sforzi di scalata alla piramide dei bisogni soddisfatti sono entrati nella legislazione, come il rifiuto dei pregiudizi e il rispetto delle competenze mansionarie (lo Statuto dei Lavoratori è stato varato nel 1970).

In parallelo con questo movimento interno all'impresa è andato lo sviluppo della società più in generale. Agli inizi degli anni sessanta l'attenzione di tutti era rivolta alla sopravvivenza. Con lo sviluppo, la società italiana si è consentita di valorizzare la sicurezza e la salubrità del lavoro ma anche dell'ambiente, poi la socialità (con un progressivo aumento dell'attenzione alle relazioni), infine l'auto-stima e l'autorealizzazione (con una valorizzazione della creatività e dell'autonomia).

Negli anni novanta il ciclo ha mostrato una tensione di ritorno, non solo in Italia, ma nell'intero occidente. Sia nell'impresa che nella società in generale i soggetti hanno ridisceso la scala di Maslow fino ad arrivare, in questo secondo ventennio del secolo, a registrare una forte minaccia quando non già una negazione dei bisogni fisiologici. Oggi, sempre più cittadini vedono messa a rischio la soddisfazione del bisogno di mangiare, avere una casa, vivere sani ed incolumi.

Questa regressione è già di per sè un fattore molto critico. Dover lottare per la mera sopravvivenza non è una prospettiva entusiasmente. Inoltre i bisogni superiori infatti non sono spariti, ma solo rimossi, messi in ombra, meno urgenti. Il che produce nostalgìa, rimpianto, senso di colpa, che si traducono in depressione o aggressività.

Ci sono tuttavia due ulteriori aggravanti. La prima è che l'organizzazione del lavoro e la legislazione sociale sono rigide e non seguono la rapidità dei movimenti di ascesa o discesa nella scala dei bisogni. Per esempio, chi oggi ha bisogno di un lavoro non lo trova anche perchè chi potrebbe fornirglielo deve seguire regole che non può permettersi.
La seconda è anche peggiore. Mentre dagli sessanta agli anni ottanta le prospettive erano tali da rendere pensabile una ascesa nella scala di soddisfazione dei bisogni, oggi è a tutti evidente che i prossimi decenni schiacceranno sia il lavoro sia la società sul primo gradino della scala di Maslow. Nessuno vede un futuro migliore e la speranza è diventata un lusso.