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T-Group e camouflage di Guido Contessa Torna ad indice

Esistono in commercio diversi programmi informatici di camouflage. Servono a nascondere un testo dentro un'immagine. Chi non ha il programma per la decrittazione vede solo un'immagine qualsiasi, chi ce l'ha, e sa che esiste un testo nascosto, può leggere il testo "camuffato". Il valore più rilevante del camouflage è che chi guarda vede solo immagini, e non cassaforti o files criptati, quindi non è spinto a cercare un testo segreto. L'immagine camuffa il testo senza che qualcuna intuisca la sua esistenza.

L'operazione è più complessa, ma simile a quella su cui si basano l'illusionismo e i giochi di prestigio. Gli illusionisti ed i prestigiatori attraggono l'attenzione su cose insignificanti, per nascondere i trucchi che fanno. Tuttavia il pubblico sa che si tratta di trucchi e quindi si sforza di smascherare il gioco. Non ci riesce quasi mai, ma non arriva a pensare che l'illusionista ed il prestigiatori siano autentici maghi. Nel caso del camouflage, il trucco è al quadrato: non solo inganna chi guarda, ma riesce a nascondere anche l'esistenza dell'inganno.

Gli esseri umani, nelle loro inconsapevoli strategie comunicative, sono più abili dei maghi e degli illusionisti. Ricorrono costantemente al camouflage verbale, inviando messaggi percepibili e messaggi nascosti, riuscendo ad apparire perfettamente sinceri. Gli individui sono organismi ingannatori talmente abili da riuscire ad ingannare anche se stessi. Stiamo parlando di qualcosa di simile ma anche diverso dalla meta-comunicazione watzlawikiana.

Disoccultare il camouflage comunicativo è una delle attività centrali di un T-Group. Nei T-group esiste l'opportunità di analizzare questi giochi d'inganno, ed a volte di smascherarli. Lo scopo del ricorso al camouflage comunicativo è quello difensivo. Il soggetto si difende da qualcosa o difende qualcosa ricorrendo all'illusionismo. Il lavoro principale di un T-Group consiste nell disoccultamento e nell'interpretazione di queste difese.

Questo discorso può essere chiarito con un esempio. E' frequente, nelle prime unità di un T-group, la dichiarazione di uno o più partecipanti di avere difficoltà ad esprimersi a causa di una "paura del giudizio o del rifiuto". Questa affermazione ha lo scopo immediato di presentare il dichiarante come una debole vittima, di metterlo in una posizione di inferiorità, di giustificare una scarsa espressività con una causa apparentemente ragionevole.

Questa cartolina contiene tuttavia diversi messaggi segreti da decrittare. E tutti molto aggressivi. Il primo messaggio nascosto è: "Ho paura di Voi", quindi dovete sentirvi un po' in colpa. Se non mi esprimo è perchè Voi mi causate paura. Il secondo messaggio è: "Voi non fate altro che giudicare", quindi siete potenti, autoritari e punitivi. Il terzo messaggio segreto è "Voi siete ostili e non saprete capirmi nè vorrete accettarmi". In sintesi, tutti i messaggi nascosti si possono riassumere in uno solo: non mi esprimo perchè siete "cattivi". Lo scopo del messaggio segreto camuffato nel messaggio esplicito e quello di colpevolizzare e aggredire il gruppo, senza il rischio di reazioni; presentarlo come persecutore senza la possibilità di replica.

La paura del giudizio e del rifiuto è un aggressivo pregiudizio di malvagità. Si tratta di un meccanismo offensivo preventivo camuffato da difesa. Perchè il soggetto non pensa o dice: "Mi esprimo liberamente perchè sono certo che non mi giudicherete, e mi accetterete come sono, perchè il mio pregiudizio è benevolo e penso che voi siate buoni" ? L'analisi di queste comunicazioni camuffate in genere rivela che il pregiudizio di malvagità proviene dall'esperienza. I soggetti attribuiscono questo attacco aggressivo preventivo come un apprendimento dalla realtà della vita. Ma anche questa difesa è insostenibile perchè i soggetti con una vita "normale" non sono sempre sottoposti alla malvagità della vita, ma sono in egual misura oggetto di gesti di comprensione e accettazione.

Un altro esempio può essere illuminante. In genere verso la metà di un T-Group qualcuno osserva che è preferibile evitare reazioni im-mediate, comunicazioni non filtrate e non camuffate per il forte rischio di "un bagno di sangue", una "esplosione di aggressità incontrollabile", una frantumazione del gruppo. Anche qui viene camuffato un pregiudizio di malvagità. Siamo tutti talmente cattivi che se fossimo autentici sarebbe un disastro. Come mai il parlante non pensa, al contrario, che l'autenticità possa portare all'accettazione, alla fraternità, alla coesione? Anche qui emerge un'allucinata lezione della vita, che viene descritta come un luogo di continua macellazione interpersonale.