Le scienze sociali scritte sulla sabbia
(Guido Contessa) Torna
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In "La struttura delle rivoluzioni
scientifiche" (1962), la sua opera più celebre
e conosciuta, Kuhn
sostiene che la scienza invece di progredire gradualmente
verso la verità è soggetta a rivoluzioni periodiche
che egli chiama slittamenti di paradigma. Il criterio con
cui un paradigma risulta vincitore sugli altri consiste
nella sua forza persuasiva e nel grado di consenso all'interno
della comunità scientifica.
Però non sarà necessariamente
il paradigma più "vero" o il più
efficiente ad imporsi, ma quello in grado di catturare l'interesse
di un numero sufficiente di scienziati, e di guadagnarsi
la fiducia della comunità scientifica. La scelta
del paradigma avviene, come detto, per basi socio-psicologiche
oppure biologiche (giovani scienziati sostituiscono quelli
anziani).
Detto in parole più attuali, il progresso
della scienza non dipende necessariamente dalla sua verità
intrinseca, ma dalle dinamiche sociali, e quindi dal potere.
Il che è particolarmente vero per le scienze sociali
, che mancano della forza data dalle applicazioni tecnologiche
e del mercato.
Ciò che è successo al giro
di boa del XXI secolo è imbarazzante. Una grande
onda sembra essersi abbattuta sulle scienze sociali scritte
sulla sabbia della battigia, cancellandole. Il secolo XX
è stato il secolo dello sviluppo torrenziale delle
scienze sociali: psicologia, psicoanalisi, pedagogia, epistemologia,
sociologia hanno registrato uno sviluppo enorme ed acquisito
il centro del dibattito culturale. Molte teorizzazioni hanno
assunto la leadership nel loro campo e molti pensatori hanno
funzionato da faro per intere generazioni di operatori.
Basta ricordare nomi come Freud, Laing, Reich, Rogers, Lewin,
Kuhn, Feyerabend, Pagés, Morin o, nel panorama italian,o
Fornari, Spaltro, Alberoni, Dolci, Milani, Montessori, per
citarne solo alcuni.
Ebbene, oggi tutti questi autori sembrano
spariti e l'intero loro pensiero dimenticato. Le pratiche
sociali ispirate a questi giganti sono quasi annullate.
Psicoanalisi, ricerca-intervento, dinamiche di gruppo, etnometodologia,
analisi istituzionale, pedagogia attiva sono pratiche confinate
in circoli ristrettissimi, mentre migliaia di operatori
"sociali" lavorano sul campo senza testimoniare
di alcuna eredità del passato. Il fenomeno non si
è verificato in seguito a rigorose confutazioni,
che hanno falsificato queste teorie. Semplicemente, su di
esse è caduto l'oblìo. Nuove generazioni si
sono affacciate senza che la tradizione scientifica, culturale
e professionale venisse loro trasmessa. Nessuno ha dimostrato
che don Milani avesse torto sull'educazione, come nessuno
ha confutato l'esistenza dell'inconscio. Nessuno ha potuto
demolire le suggestioni di Laing sulla famiglia o di Feyerabend
sulla scienza. Nessuno ha trovato sostituti convincenti
a pratiche come la ricerca-intervento o le dinamiche di
gruppo. Non risultano teorie opposte alle numerose concezioni
anti-istituzionali (Freire, Illich, Jacques, Oury, Basaglia).
E' bastato che la cultura (o incultura) dominante si dimenticasse
del XX secolo, e questo è gradualmente sparito.
Il fatto più eclatante, insieme all'oblìo,
è che nessuna delle vecchie teorizzazioni è
stata sostituita da un'altra. Qual è oggi la teoria
che presiede al lavoro scolastico? Qual è la teoria
che ha sostituito la ricerca-intervento ? Quali concezioni
presiedono al lavoro con la famiglia e con le organizzazioni?
Alle teorie ed alle discipline sociali del XX secolo sembra
essersi sostituito un misto di buon senso e di pensiero
magico. La cosiddetta scomparsa delle ideologie e delle
discipline sociali è stata compensata da un'ideologia
vagamente reazionaria e da una sostanziale in-disciplina
intellettuale.
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