Dal codice
paterno al codice fraterno: la convivenza delle differenze
(Dall'esperienza di un recente T-Group)
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Il gruppo nasce con una buona genetica.
Undici partecipanti (quattro uomini e sette donne) di età
diverse, provenienze da tutta la Penisola, professioni diverse,
partecipazione volontaria a pagamento: ingredienti essenziali
per un'esperienza di gruppo fra estranei.
Fase1* - Difese di gruppo e difese
individuali: il codice paterno.
Il gruppo, avviato come "esperienza di libertà",
si muove subito verso una generale richiesta di "darsi
una regola". Domina il codice paterno, cioè
il controllo, e la conseguente repressione dell'espressività
individuale. La regola è una difesa contro le ansie
persecutorie e depressive (v. E.Jacques), cioè un
argine contro l'altro percepito come persecutore o contro
un se stesso percepito come colpevole. La regola è
anche un banco di prova del "reggere", uno spazio
di competizione del "regale", un oggetto del potere.
Infine la regola è il "regolo", lo strumento
di misurazione convenzionale per chi non accetta l'incertezza
della misura soggettiva.
Questa difesa gruppale, relativamente evoluta, caratterizza
la dinamica del gruppo, che procede secondo tre linee intrecciate:
la paura dell'altro come specchio della paura di sè,
la competizione per il potere di controllo, la negazione
della soggettività e dunque delle differenze.
Accanto alle difese di gruppo convivono le difese individuali,
più primitive perchè più smascherabili:
- qui non c'è "oggetto del desiderio"
(detto da un membro maschile)
- ho difficoltà perchè ci sono "addetti
al lavoro" e non addetti
- facciamo fatica a comunicare, perchè dobbiamo
prima conoscerci meglio
- non possiamo comunicare fra noi senza condividere il
nostro passato o il nostro mondo esterno
- qui ho difficoltà che fuori non ho
- le donne in genere sono diverse perchè si fanno
più "seghe mentali"
- ....intanto un partecipante prende appunti su un libretto
a copertina nera
Perchè possiamo definire queste affermazioni o comportamenti
come difese individuali? Individuali, perchè si tratta
di espressioni e comportamenti di singoli, non ripetuti
o condivisi. Difese perchè, sotto l'apparenza di
oggettività, razionalità e neutralità,
nascondono una valenza soggettiva, emotiva e meta-comunicativa.
Le difese "a, b, f, g" sono evidenti
attacchi mascherati, svalutazioni, rifiuti indirizzati al
gruppo nell'insieme o a sue parti. La difesa "c"
ha un carattere tautologico perchè nega l'evidenza
che la "migliore conoscenza" dipende proprio dalla
comunicazione. La difesa "d" contiene
una diminuzione del qui ed ora, affidando un potere comunicativo
alle narrazioni esterne alla relazione, come se la storia
di una relazione dipendesse dai racconti delle storie private
dei membri che la compongono. La difesa "e"
assomiglia alla "d" in quanto richiede
un atto di fede per cui un racconto dovrebbe avere più
verità di un'osservazione; ma in più contiene
una negazione della diversità, perchè è
questa relazione e questa situazione che devono essere affrontate.
Fase2 - Diversità in conflitto
Malgrado le difese, le diversità si esprimono e
stridono, confliggono, creano panico e confusione.
a. Due episodi di "pianto per rabbia", generano
una paralisi come una Gorgone che paralizza chi la guarda.
L'orrore per l'espressione di emozioni si unisce all'invidia
per i membri che le esternano, e l'invidia produce insieme
tre effetti: il desiderio di sopprimere l'oggetto invidiato,
la colpa per questo sentimento negativo, e la depressione
per non riuscire a tradurre l'indivia in imitazione.
b. Qualcune insiste sulla necessità di un "obiettivo
comune". E' una versione pratica della richiesta di
"regole", che però si scontro con la sua
irrealtà: l'obietivo comune è il prodotto
e non il surrogato, l'effetto e non la causa di un gruppo
maturo.
c. Il "libretto nero" viene esplicitamente criticato
e ...sparisce
d. Una richiesta di aiuto riceve come risposta un progetto
razionale di intervento:"come può aiutarti il
gruppo?", che viene rifiutata perchè una relazione
si basa su reazioni reciproche, scritte sullo stesso codice
(in questo caso, quello emotivo) e non su progetti di intervento.
Molti gruppi rispondono ai conflitti da "codice paterno"
ricorrendo a reazioni da "codice materno": calore,
protezione reciproca, intimità, fusione. Questo gruppo
ha trovato un'altra soluzione, originale ed interessante.
Fase3 - Il codice fraterno
La Fase3 si fonda su una presa d'atto. Il gruppo è
attraversato da diversità marcate: fra età,
generi, livelli culturali e stili relazionali. Queste diversità
possono confliggere in permanenza, fino alla rottura. Oppure
possono trovare una unità, semplificandosi, gerarchizzandosi,
omogeneizzandosi (secondo un codice paterno) o fondendosi
(secondo un codice materno). Questa unità si tradurrebbe
nell'emersione di una leadership, che però qui non
si vede.
Secondo la metafora proposta da un membro del gruppo, "questa
squadra ha un buon centrocampo, ma non ha centravanti".
Forse nessuno vuole questo ruolo o forse il gruppo non vuole
affidarsi ad un bomber, preferendo giocare per non perdere
o affidarsi ai possibili gol che può fare ciascuno.
Il trainer evoca l'eros, intesa come energìa, pulsioni,
desideri e immaginazione. Il gruppo riconosce questa dimesione
repressa o rimossa ed inizia una espressione distribuita
di piccoli acting-out individuali. Una sedia viene avvicinata
ad un'altra; una partecipante si alza e va a baciarne un'altra;
un'altra ancora mette a disposizione di tutti un sacchetto
di cioccolatini: il codice materno ha spazio ma non prevale.
Una partecipante propone un gioco sulla fiducia e lo mette
in atto. Un altro propone un gioco corporeo, cui tutti partecipano,
senza deciderlo. Un'altra chiede che le sedie siano strette
in un cerchio più piccolo: anche il codice paterno
ha spazio, senza prevalere.
Il gruppo si chiude con un'attività non decisa ma
spontanea, nella quale, in un ordine anch'esso spontaneo,
tutti dichiarano cosa di sè vedono in ciascun altro.
Un gruppo che si chiude come "sala degli specchi";
come "microcosmo" esterno, proiezione del microcosmo
interno; come luogo di differenze accettate come risorsa,
invece che temute come minaccia. Un gruppo senza leadership,
ed in equilibrio instabile quasi-stazionario. Un gruppocome
spazio espressivo basato sulle sfumature del "codice
fraterno": solidarietà, convivialità,
complicità, condivisione, cooperazione e intimità.
Guido Contessa
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