Le professioni immateriali nascono da pratiche che sono
tradizionalmente generalizzate.
Suonare, disegnare, curare o curarsi, insegnare, ballare,
pensare, cucinare sono attività che hanno sempre
svolto e ancora oggi svolgono tutti. In virtù di
una particolare qualità raggiunta, e grazie ad
un processo di formalizzazione, queste attività
diventano per alcuni professione o mestiere, riconosciuti
e retribuiti. Chi disegna, suona, balla per divertimento
è diverso da chi lo fa per mestiere.Chi si cura
o cura i familiari non è un medico o un infermiere.
Chi insegna come genitore non si definisce maestro o formatore.
Tutti pensiamo, ma pochi sono filosofi di professione.
Tutti cuciniamo, ma non ci definiamo "chef".
Cosa differenzia queste due condizioni? Due fattori.
Il primo è il livello di qualità raggiunta.
Chi fa di un'attività comune un mestiere o una
professione, di solito offre un livello di qualità
più elevato di quello offerto da chi svolge quell'attività
in via hobbistica o volontaria. Questo fattore è
in effetti il più debole perchè non è
impossibile trovare guaritori più
efficaci dei medici, cuoche casalinghe migliori di certi
chef, genitori più formativi di molti maestri,
musicisti della domenica più bravi di stimpellatori
televisivi. Nel settore immateriale, la qualità
è un elemento molto più soggettivo che nel
settore materiale. E' più facile riconoscere un
bravo falegname rispetto ad un volonteroso bricoleur,
perchè il manufatto è misurabile e osservabile.
Il meccanico provetto produce meccanismi funzionanti più
del meccanico per hobby. Il chimico professionista crea
preparati ben più efficaci di quelli usciti dal
"piccolo chimico". I prodotti immateriali raramente
si vedono, si misurano con difficoltà, producono
effetti spesso lontani nel tempo e poco controllabili.
Resta però la generale convinzione che coloro che
svolgono un'attività per mestiere, siano solitamente
più brave di quelle che la svolgono gratuitamente.
Il secondo è la formalizzazione. Che è
un altro modo per dire Metodo scientifico.
Chi svolge un'attività professionale segue una
deontologia e risponde alla comunità di quella
professione, che garantisce un controllo sulle eventuali
conseguenze negative della performance. Non si limita
a svolgere quella attività, ma ne conosce il funzionamento
interno, ne sa comunicare i segreti ed è disposto
a sottoporsi al vaglio di eventuali confutazioni. Non
solo svolge un lavoro, ma può ripeterlo in condizioni
simili. Salvo eccezioni, ha un curriculum di studi e di
esperienze mirato al mestiere intrapreso. Ha un riconoscimento
pubblico, sotto forma di diploma, laurea o patentino,
che garantiscono standards minimi. Oltre alla qualità,
è questa formalizzazione il fattore decisivo, che
giustifica una retribuzione per attività da molti
fornita gratuitamente.
Da almeno un decennio, il mercato dell'immateriale è
invaso da operatori privi sia di livelli di qualità
sia di formalizzazione. Lo spettacolo è dominato
da non attori, non ballerini, non musicisti. Le professioni
del pensiero sono inondate da analfabeti. I mestieri della
relazione sono travolti da masse di soggetti dominati da
nevrosi irrisolte. L'idea dominante è che per fare
una professione immateriale non occorre nient'altro che
la disponibiltà. In nome di slogans come l'"amore",
la "passione", la "solidarietà",
o peggio l'"esperienza personale" o la "vocazione"
(concetti magici e mistici) si stanno azzerando tutti i
caratteri di scientificità che le professioni hanno
avuto nei due secoli precedenti. Qualità e formalizzazione
sono sempre meno prerequisiti per l'accesso ad un mestiere
o una professione: chiunque può fare quasi ogni cosa,
se trova chi lo paga. Naturalmente è facile trovare
qualcuno
che ti paga per un mestiere che non sai fare e per il quale
non hai alcun titolo: basta accettare una mansione precaria
e sottopagata, e dare prova di sottomissione e fedeltà.
Non è un caso che molti mestieri immateriali oggi
vivano nel territorio equivoco fra volontariato e professione.
Per la regola "moneta cattiva scaccia quella buona";
è oggi sempre meno sensato prepararsi per una professione
immateriale: studiare, fare esperienze, scegliere un metodo,
associarsi. Una buona capacità di "vendersi",
basta e avanza.
La conseguenza di questo processo, è che se chiunque
può fare tutto, i mestieri e le professioni immateriali,
diventano del tutto superflue. Se ad un corso trovo un formatore,
se in un Servizio trovo uno psicologo, se in una scuola
trovo un consulente, che non sono diversi da un qualsiasi
mio amico, meglio ricorrere a quest'ultimo. Se le ballerine
danzano come mia cugina, perchè pagare per vederle?
La dequalificazoine rende superfluo un lavoro che sulla
qualificazione giustifica la sua esistenza.
Possiamo domandarci come mai siamo giunti a questo punto
e trovare molte risposte. Ma un fatto è certo.
E' noto che il ricorso alle veline; in tv è nato
come reazione alle eccessive richieste sindacali delle
ballerine professionali, non solo di ordine economico
ma anche orario, metodologico e qualitativo.
Gli operatori qualificati di mestieri e professioni immateriali
si presentano come corporazioni, entità autonome,
capaci di negoziare col potere costituito, col committente,
col cliente, con l'utente.
Tali corporazioni per secoli hanno svolto un ruolo di
ente intermedio fra individuo e stato. Azzerare
gli enti intermedi è uno dei cardini di ogni progetto
totalitario.
(Guido Contessa)
NOTA: per approfondimenti sui temi del
lavoro immateriale v. G.Contessa "IDEATARI"
|