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Più tennisti e meno ciclisti - Crisi dell'arte della conversazione (G.Contessa)

Andare in bicicletta è un'attività solitaria. Possono esserci amici o parenti a fianco o in coda, ma il ciclista pedala come un solista. Giocare a tennis da soli è quasi impossibile. Il tennista lancia la palla e si aspetta che l'altro risponda. Se non lo fa si ricomincia e parliamo di buon tennis quando gli scambi sono numerosi. L'arte della conversazione è moribonda perchè ormai la società è piena di ciclisti e i tennisti sono in via di estinzione.

Il mondo è pieno di gente cordialissima che conosci da un minuto e ti racconta del suo lavoro, dei suoi viaggi, della sua famiglia, delle sue abitudini alimentari e non ti chiede nemmeno come ti chiami. Tu puoi solo annuire con la testa ed emettere qualche "Mah....però....ahah....già....è vero....". Non solo non puoi dire la tua su niente perchè non interessa, ma perchè il monologo del ciclista è senza respiro. Niente pause, silenzi, domande. Solo frasi sparate in serie e punti esclamativi finali.

Dialogo, interazione, interesse e curiosità per l'altro sono fuori dall'orizzonte del ciclista. Il ciclista conversazionale viene definito "narcisista" dagli psicologi, che descrivono bene la tipologia. Tuttavia, raramente spiegano gli effetti che la tipologia del narcisista produce nell'interlocutore. Se questo ha un ego robusto sorride, sopporta per un certo tempo il ciclista e arriva a provare pena e tenerezza. Ma se l'interlocutore ha un Io minimo e fragile (il che è molto diffuso) riceve dal ciclista conversazionale un continuo messaggio violento, inquietante, depressivo. Insomma il narcisista non è solo una figura patetica: è un pericolo sociale.

A un soggetto con un Io fragile, il narcisista manda continui messaggi di svalutazione, insignificanza, trasparenza. Il tennista è nutriente perchè da valore all'altro. Gli manda una palla e conta sulla risposta: il divertimento nasce dal dialogo. Il ciclista è deprimente perchè dice che l'altro non alcun valore o significato, non è un essere umano, ma un vetro o uno specchio. Ci sono narcisisti che ti frequentano e ti inondano di parole per anni, senza mai chiederti che lavoro fai o che cognome hai. Siccome gli esseri umani esistono anche nello sguardo degli altri essere umani, cioè nelle interazioni e relazioni, quando non sono "guardati" arrivano a pensare di non esistere.

Il ciclista non si esprime solo con fiumi di soliloqui. In genere arricchisce il suo repertorio con altri messaggi paradossali. "Non mi telefoni/scrivi mai" lamenta il ciclista che si guarda bene dal farlo. "Vieni a trovarmi a casa" ripete di continuo il ciclista che non viene mai a casa tua. Il ciclista è anche generoso: può ricoprirti di regali, ma si rifiuta categoricamente di accettarne uno da te. Ti presenta anche parenti e amici, ma è sempre occupatissimo altrove, quando lo inviti cercando di fare altrettanto. Il ciclista è informato su quasi tutto, e non sapendo che lavoro fai ti spiega partitamente come si fa ogni cosa (anche quelle che tu fai di mestiere). Quello che è certo è che se vuoi vederlo sparire basta (se riesci a farlo!) che cominci a parlargli di te, raccontare i tuoi problemi, presentargli qualcosa di te che abbia un certo peso e valore.

La diffusione sociale dei ciclisti è in progressivo aumento da parecchi anni. E la conversazione è in crisi di conseguenza. Le spiegazioni possono essere tante, ma una sembra essere dominate. La società attuale annichila, mortifica, deprime di continuo i soggetti. La svalutazione dilaga macroscopicamente. La conversazione che valuta gli interlocutori è diventata tristemente fuori moda e in certe situazioni anche pericolosa. I soggetti reagicono in due modi. Uno è la depressione, il ritiro sociale, la chiusura. L'altro è il narcisismo: "guarda quanto valgo, io pedalo da solo".