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Primavera di sangue, questa del 2003. Stagione di cambiamenti che segneranno i prossimi 50 anni. Aldilà del vociare massmediatico, la psicosociologia lewiniana ci offre uno strumento eccellente per la lettura degli avvenimenti. Se consideriamo il pianeta come “campo”, prima dell’Iraq era in corso un tentativo della Regione Occidente di creare un Impero capace di dominare il mondo con una leadership euro-anglo-statunitense, col benestare dell’ONU, del Fondo Monetario e delle altre organizzazioni internazionali. Con l’aggressione unilaterale degli Usa all’Iraq, il piano è lo stesso, ma con una variante: gli Usa vogliono una leadership monopolistica del gruppo-pianeta. Se tutto va come vuole Bush, i prossimi anni avremo un’Impero americano col solo contraltare del terrorismo, a quel punto legittimato a proliferare. Per fortuna la Francia, la Germania, la Russia e forse la Cina hanno messo i bastoni fra le ruote al delirio napoleonico di Bush, riducendo l’ipotesi di un Impero planetario ma prima ancora sancendo che un eventuale Impero dovrà essere o multipolare o a leadership euro-asiatica. Bush non si gioca a Bagdad solo la leadership del gruppo-pianeta, ma anche quella del sotto-gruppo Occidente. Quello che molti stentano a capire è che a Bagdad si gioca la supremazia sul mondo, che sarà gestita da un solo Paese (gli Usa) oppure da un gruppo di Paesi (l’Occidente). Se prevale la prima ipotesi il terrorismo sarà la forma normale di lotta politica per i prossimi decenni: Impero cristiano contro terrorismo islamico. Con l’aggravante dell’incognita del sotto-gruppo Oriente: fino a quando Cina e Russia possono accettare di essere circondate da avamposti Usa? E’ probabile che Russia e Cina, alla lunga, si alleino all’Islam per moderare l’imperialismo Usa. L’esperienza coi piccoli gruppi ci insegna che laddove la sovranità non è partecipata e distribuita, sorgono fenomeni di conflitto mascherato e spaccature dirompenti.

Se prevale la seconda ipotesi, è possibile che l’Occidente (governato al plurale) possa arrivare ad una qualche forma di dialogo non cruento con l’Islam, e la civilizzazione orientale. In quel caso il sottogruppo Occidente avrebbe alla destra i falchi Usa, ma al centro ed alla sinistra una leadership moderata e mediativa capace di negoziare coi sotto-gruppi Islam ed Estremo Oriente. Ancora l’esperienza coi gruppi ci dice che una convivenza negoziale è più facile fra sottogruppi con un’identità autonoma che fra una leadership autoritaria e tanti soggetti sparsi soggiogati. Naturalmente, le democrazie occidentali, se vogliono avere una leadership multipolare nel mondo, devono a loro volta riformarsi e diventare davvero democratiche, plurali, rispettose dei diritti e pacifiche. Cominciando magari ad eliminare dal loro territorio quei residui del XX secolo che sono le basi statunitensi: non si può presentare al mondo una leadership democratica e pacifica disseminata di armi mortali (che non si capisce contro chi dovrebbero difendere l’Occidente). Quando il sotto-gruppo euro-asiatico andrà da Gibilterra allo Stretto di Bering, non avrà nulla da tenere da chicchessia. E cominciando anche a ripensare cosa deve essere la democrazia nel Terzo Millennio: non essendo pensabile governare nel XXI secolo con gli stessi identici strumenti inventati trecento anni fa. **** (Guido Contessa)

****Per analizzare come sia possibile modificare la forma della democrazia, lasciandone inalterato il valore, ARIPS organizza il “° Laboratorio On Line “Oltre le Colonne d’Ercole” nei giorni 4-5-6 Aprile 2003