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Notizie ARIPS n.16/sett-dic 1983
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Vent'anni
dopo: ARIPS 2003
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IL SIGNIFICATO ED IL VALORE DELLARIPS
Dopo cinque anni di vita di unassociazione è legittimo interrogarsi
sul suo significato e valore. LARIPS è unassociazione
senza scopi di lucro, privata, priva di finanziamenti, finalizzata
alla ricerca psicologica e sociale e organizzata secondo criteri
largamente comunitari. Qual è, se ne esiste uno, il senso ed il
valore di una simile realtà nella situazione italiana, negli anni
80? Si tratta di unimpresa folle, senza futuro fuori
dalla realtà, priva di valore? O, piuttosto, non è un sogno coraggioso,
basato su bisogni reali ed insopprimibili, come lautonomia,
il bisogno di conoscere e di cambiare, lesplorazione e lo
scambio simbolico? Tante volte ci siamo detti che cè lUniversità,
che ha il ruolo di studiare le scienze sociali. E che i prodotti
scientifici e culturali sono sottoposti al mercato, come merci,
ed alle sue regole economiche. E che la specializzazione si accompagna
alla professionalità, non al volontariato. E che rasentava larroganza,
voler operare senza agganci, senza padrini, senza legami con
le realtà (partiti, sindacati, gruppi di pressione, poteri pubblici)
che fanno la storia. Puntare sul merito e sullefficacia dominata
dal valore dellaffiliazione e della sottomissione. E tante
volte ci hanno detto che la professionalità è delite; che
la scienza è di pochi: impossibile, dunque, trasformarle in questioni
di gruppo o comunitarie. Ci siamo detti spesso queste cose, oppure
ce le hanno dette o fatte capire, magari con qualche smorfia di
disprezzo o ironia. Malgrado ciò, abbiamo continuato per cinque
anni ad operare fuori mercato, autofinanziandoci, facendo ricerche
ed interventi di gruppo , e ricercando di continuo una
dimensione comunitaria. Abbiamo sbagliato? Dobbiamo cambiare o continuare?
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IL VALORE DELL'AUTONOMIA NEL REGIME IMPERIALE
Dopo 20 anni di battaglie, fallimenti e successi, le ragioni
dell'ARIPS restano valide per i membri che ne fanno parte anche
se il valore sociale si è avvicinato allo 0. Se la società italiana
non mostra alcuna esigenza di avere centri di studio e di ricerca,
è pure vero che questo bisogno è insopprimibile in quei pochi
che ancora non si sono totalmente assoggettati.Ciò che un tempo
aveva motivazione sociale ora può continuare con motivazini individuali
o di piccolissimo gruppo. Il futuro è legato alla sopravvivenza
di piccoli nuclei di cavalieri jedi in grado di portare
la fiaccola dellautonomia aldilà dellombra della Storia.
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RIFONDARE LE SCIENZE SOCIALI MEDIANTE LINTERDISCIPLINARITA
Lassociazione è sorta anche sulla base di una riflessione
epistemologica che concerneva le scienze umani e sociali, in Italia.
Ci sembrava e ci sembra che il nostro paese mostra, in questo
campo, ritardi anche maggiori che in altri. Quasi tutta la psicologia
e la sociologia italiane si fondano su teorie e ricerche effettuate
in altri Paesi, ed in tempi ormai remoti. Su dieci libri di scienze
umane, pubblicati da italiani, nove sono sulla psicologia,
solo uno è di psicologia. La fioritura di pubblicazioni,
anche estere, sulle scienze umane presenta a centinaia nuovi modelli,
riformulazioni, diversi modi di dire, ma quante sono
i veri avanzamenti teorici e tecnici? Ci siamo, dunque, proposti
di riprendere dallinizio il filo della matassa; di rimettere
ordine in un mare aggrovigliato di teorie; di rimettere alla prova,
oggi ed in Italia, molte idee che erano valide 50 anni fa negli
Usa o a Londra. Abbiamo iniziato un lavoro storico e teorico,
in qualche settore anche sperimentale. Un lavoro appena iniziato,
ma che spesso ironicamente abbiamo definito di monachesimo
laico, identificandoci con i monaci medievali che, per salvare
la cultura classica dalla barbarie, si sono messi prima a ricopiarla
e poi a reinterpretarla. Non si va molto avanti, in 5 anni, su
questa strada. Ma qualche idea cominciamo ad averla, almeno sulla
direzione da prendere. Questa direzione è linterdiscilplinarità,
sia in senso orizzontale (fra psicologia, sociologia, antropologia
ed i loro derivati), che in senso verticale (fra le scienze umane
da una parte, e le scienze fisiche dallaltra).
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RICERCA NEL DESERTO:
da monaci a stiliti
I barbari che erano alle porte vent'anni fa, ora sono arrivati
sotto forma di Governo di occupazione locale, nazionale e imperiale
appoggiato da larghe masse di soggetti omologati, inglobati e
incatenati. Le scienze e le pratiche sociali sono ormai agonizzanti,
sia per la loro subalternità al disegno imperiale sia per la bassa
qualità che presentano. E' difficile citare un nuovo paradigma
scientifico o professionale emerso negli ultimi vent'anni, non
solo in Italia ma in tutto l'Occidente.
L'esigenza del monachesimo è ancora più forte oggi, anche se
pare difficile avviare comunità di pensiero e sembra arrivato
il tempo delle riflessioni individuali.
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IL SENSO DI MORTE DELLE AGGREGAZIONI
Non è certo un caso, che nel periodo degli anni di piombo
lassociazione sia partita da riflessioni sulla entropia
dei sistemi organizzati. Le aggregazioni umane ci sembrano (e
ci apparivano tanto più allora) come sistemi dissipativi, dominati
dallentropia e dal senso di morte, che si esprimono o sotto
forma di disgregazione o sotto forma di repressione. Abbiamo,
dunque, lavorato molto su questi concetti, in teoria, con laboratori
sperimentali, o nella pratica concreta, degli interventi organizzativi
e sociali. Abbiamo studiato il ruolo dellinvidia e delle
differenze, in questo processo dissipativi; ma abbiamo anche cercato
metodi e tecniche operative per convertire, frenare, oppure rendere
consapevole (e dunque contrattabile) questo destino distruttivo.
Le tecniche di creatività e quelle di comunità, che abbiamo messo
a punto, sono un primo passo. Molto resta ancora da fare, ma prima
dobbiamo domandarci se questa direzione di ricerca ha ancora un
senso e se non debba essere arricchita e più articolata.
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TANATOS HA VINTO
Il processo entropico ha subìto una vistosa accelerazione e le
aggregazioni umane sono ormai dilaniate fra schizofrenìa, persecuzione
e sadismo. L'invidia sembra essere il sentimento planetario dominante,
e la repressione (etero o auto generata) dilaga. Creatività, sessualità
e comunità erano le tre strade individuate 20 anni or sono, come
antidoto al senso di morte. Oggi la comunità è condannata alla
frantumazione; la sessualità è inibita mediante la marcusiana
"desublimazione repressiva"; la creatività è relegata
sul piano tecnico delle merci oppure considerata devianza. Per
contrastare tanatos oggi, si dovrebbero compiere scelte di vita
radicali ed eroiche, che mal si coniugano colla generale mentalità
piccolo borghese e burocratica.
L'unica via d'uscita sembra oggi essere la separazione.
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IL LAVORO DI COMUNITA E LA PREVENZIONE
Siamo partiti dallo studio delle organizzazioni (scuola, impresa,
ospedale), poi abbiamo allargato il concetto di aggregazione fino
a comprendere quello della comunità territoriale. Una realtà magmatica,
insieme rassicurante e minacciante, poco comprensibile, vissuta
come dovere e come desiderio; ma una realtà alla quale oggi vengono
assegnati compiti istituzionali (terapeutici, educativi, culturali).
La comunità territoriale è divenuta oggetto di studi teorici e
di interventi concreti. Ben presto ci siamo resi conto che un
intervento nella comunità territoriale, qualunque sia lapproccio,
non può non finalizzarsi al miglioramento della qualità della
convivenza, e quindi non può che essere un intervento di prevenzione.
Comprendiamo il rischio ideologico, insito in termini come qualità
della convivenza e prevenzione primaria. Ma
tale rischio non ci sembra giustificare la rinuncia a considerare
la comunità territoriale come uno spazio di studio e di intervento
operativo concreto. Fra laltro, proprio la sostanza unitaria
del concetto, la sua natura di gestalt, rende la comunità
un oggetto privilegiato per uno sforzo interdisciplinare. Tuttavia,
un oggetto complesso richiede sistemi di studio e dintervento
complessi. Abbiamo le risorse necessarie?
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COMUNITA' E PREVENZIONE COME CONTROLLO
La comunità come spazio per la difesa e l'identificazione è un
sogno vanificato dai processi di globalizzazione e frantumazione
accelerati, ed ha lasciato il posto alla temporaneità, alla pluriappartenenza,
e al nomadismo.
La prevenzione, da spinta alla progettazione del futuro ed al
controllo di questo da parte di soggetti sovrani, è diventata
lo strumento principe del potere delle oligarchìe.
Comunità e prevenzione sono oggi meri strumenti di omologazione
e controllo.
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UNA COMUNITA CHE STUDIA LA COMUNITA
Abbiamo cercato di fare dellArips una comunità mediante
diverse opzioni. La zona residenziale, lapertura a tirocinanti,
linvito a esterni a considerare lassociazione
come un crocevia, lammissione temporanea a persone
in crisi: sono tanti tentativi di fare dellArips una
comunità, con le stesse caratteristiche della comunità territoriale
(magmatica, mutevole, confusa, turbinosa). Questa scelta ci ha
consentito di usare noi stessi come oggetto studiabile, significante
della comunità territoriale. Tuttavia, ci ha spesso condannato
ad una condizione poco organizzativa e poco efficiente. A molti
amici che cercavano dallArips sicurezza e protezione, abbiamo,
invece, offerto conflitti, insicurezza e oscurità. È stato un
errore? Dobbiamo considerare terminata la fase di stato nascente
ed istituzionalizzare lassociazione, oppure continuare a
porci come oggetto speculare del nostro oggetto centrale di ricerca?
Oppure forse non abbiamo saputo essere abbastanza comunità-movimento,
rendendo un peso i pur scarsi segni di organizzazione?
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DALLO STATO NASCENTE ALLA BUROCRATIZZAZIONE "POSTALE".
Il peggior errore in cui siamo incorsi in questi anni è stata
la burocratizzazione del sistema. Nati come comunità in "stato
nascente" perpetuo, siamo diventati una organizzazione burocratica,
dominata da una mentalità diffusa da "impiego postale"
e dopolavoro.
Le regole hanno soffocato le idee, la dipendenza ha spento l'autonomia,
la sicurezza ha attenuato l'eplorazione. Tutto ciò è stato causato
dal passaggio da un ARIPS come luogo di puro studio a luogo di
"lavoro". Un errore che va assolutamente corretto.
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UNA CULTURA DELLEVALUATION
Una delle maggiori fragilità delle scienze umane, e ancora di
più degli interventi sociali, riguarda la non-predittività e dunque
limpossibilità ad effettuare verifiche e valutazioni di
efficacia ed efficienza. Poiché le scienze umane non sono predittive,
gli interventi educativi, terapeutici e sociali vengono effettuati
senza alcuno sforzo di verifica. Ne risulta che gli interventi
sociali, privi di supporti giustificativi, vengono considerati
artistici e restano in balia degli umori e dei poteri
del momento. A questo stato di cose, lARIPS ha cercato fin
dallinizio una cultura della valutazione, non certo delle
performance individuali, ma delle qualità e dei dinamismi degli
aggregati umani. Il fatto che levaluation sia ancora approssimativa,
non ci sembra sufficiente a diminuire i modesti tentativi
in atto finora. Al contrario crediamo che una cultura della valutazione
debba essere sviluppata sui ruoli professionali, sulle organizzazioni
sociali e perfino sul territorio. Gli strumenti e le esperienze
messe a punto in 5 anni inducono a pensare che levaluation
sia una delle chiavi di volta sia dello sviluppo comunitario,
sia della rifondazione delle scienze e delle pratiche sociali.
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EVALUATION SENZA VALUTAZIONE
Quello che, fra i prim,i avevamo individuato come uno strumento
di qualificazione degli interventi sociali, è stato nel tempo
interpretato come mero strumento formale e burocratico. Al massimo
oggi si fanno verifiche, mai valutazioni. La valutazione è una
funzione politica e dunque non può essere distribuita fra i soggetti
del lavoro sociale. Esso può solo essere avocata, in termini di
arbitrio, dalle élites dominanti.
Oggi paradossalmente dovremmo sancire l'inutilità di ogni evalutaion
e tornare all'arbitrio della soggettività clinica, dal momento
che ci troviamo a fronteggiare non un discorso ma il mero arbitrio
della soggettività dominante.
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UN VOLONTARIATO PER LA RICERCA
Negli ultimi anni il fenomeno del volontariato è andato sviluppandosi
visibilmente. Oltre alla crisi del Welfare State, tale sviluppo
è andato incentivato da un ritrovato bisogno di solidarietà oltre
che da unesigenza di realizzazione mediante servizi socialmente
utili. Ma il volontariato, oltre che una necessità storica ed
un imperativo etico, si presenta anche come diritto dei semplici
cittadini, di essere protagonisti compartecipi nelle azioni sociali
che più direttamente li rigiìuardano, come la terapia, lassistenza,
leducazione, la cultura. LArips è un gruppo di ricercatori
ed operatori volontari, che riafferma per tutti il diritto allo
studio, alla ricerca ed alla riflessione sui maggiori problemi
individuali e sociali. A fianco delle centinaia di gruppi che
si impegnano volontariamente per fare qualcosa, lArips
vuole essere un gruppo che si impegna nello studio e nella ricerca.
È possibile tutelare ed allargare questo diritto, di fronte alle
spine generalizzate verso la delega alle istituzioni specializzate,
ai chierici della scienza, ai professionisti della merce
culturale?
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VOLONTA' CONTRO VOLONTARIATO
La natura mistificante e manipolativa del volontariato è ormai
trasparente. Venti anni fa il diritto al volontariato sembrava
un atto di impegno sociale; oggi il diritto alla volontà è tutto
quello che resta
(e non per molto).
Le ragioni di una ricerca volontaria non possono più risiedere
in un progetto sociale, oggi. Esse si riducono alla espressione
di una volontà individuale di separatezza.
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STRATEGIE PER IL PROSSIMO
LUSTRO (2002-2006)
Stante l'analisi sopra presentata, ARIPS può avere
ha una sola funzione nel prossimo lustro: quella di studiare. In
sintesi:
- rifiutare ogni funzione profit (lasciata eventualmente a EGEO
o ai singoli)
- limitare ogni funzione promozionale (solo al web e agli eventi
culturali)
- agire una strategìa di esclusione invece che di inclusione (verso
i giovani)
- concentrare le scarse risorse su tre sole direttrici:
- ricerca (incontri su libri de visu o via chat)
- sperimentazione (eventuali esperienze paradigmatiche offerteci)
- pubblicazioni (su carta e su web)
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