Salvare e tramandare le Professioni e le Scienze Sociali non è un'operazione accademica. Significa riaffermare la centralità dell'Umanesimo.


La professioni e le scienze sociali sono apparse intorno alla metà dell'800 e per circa 150 anni hanno registrato una progressione in parallelo con la crescita dell'interesse per l'uomo. Il Welfare State del secondo dopoguerra ha sancito, anche per via legislativa, la centralità dell'umanesimo. Col terzo Millennio la smaterializzazione ha preso il sopravvento e l'uomo è diventato una sorta di variabile dipendente, dall'economia e dalla tecnologia.

Lo smottamento è iniziato con la demolizione della formazione, favorita dall'Europa. I soldi che prima venivano stanziati da imprese ed enti pubblici sono andati all'Europa, che ce li ha rimandati con regole demenziali e complesse che hanno prodotto il declino della formazione di qualità e l'esplosione di quella finta o illegale. I formatori sono stati sostituiti dai contabili e la formazione è diventata un mero sussidio economico per enti, professionisti ed utenti. La formazione ha messo di essere apprendimento per diventare una pratica limitata ai deliranti formulari europei (per i dirigenti), al registro (per i docenti) e alla diaria (per gli allievi).

In parallelo è inziato il declino della psicologia del lavoro e dell'organizzazione. Dall'ergonomia alla sicurezza, dallo sviluppo organizzativo al burn-out, dal lavoro di gruppo agli interventi motivazionali, dall'evaluation alla intelligenza collettiva: tutto è stato spazzato via da un lavoro inteso come mera sostentazione o come arricchimento sfrenato. Un secolo di progressi verso l'umanizzazione del lavoro è stato cancellato. I detriti sono incidenti e malattie psicologiche da lavoro; operatori con le persone sfiniti, che maltrattano bambini, anziani e disabili; totale deresponsabilizzazione dei vertici organizzativi; mobbing.

Poi sono cominciate a sparire le scuole per educatori, animatori e pedagogisti: professioni sostituite dal sedicente "volontariato" o recluse nella gabbia sanitaria. Questa vaporizzazione ha coinvolto subito il territorio (le comunità). Spariti gli educatori da strada, la psicologia di comunità, gli animatori socio-culturali, i progetti giovani, gli interventi di prevenzione primaria. Ma ha coinvolto anche le scuole. Sul campo restano solo periferie disastrose, alcol, babygang, bullismo, e i Social. Ci sono rimaste anche la solitudine e la fragilità dell’Io, la chirurgìa estetica e le modificazioni corporee.

Intanto psicologia e psicoterapia venivano gradualmente sostituite dalla farmacologia e dalla neurologia, dalle pratiche sciamaniche e dalle diverse dipendenze. Interventi sulla coppia e la famiglia si sono rarefatti, e vediamo i risultati: coppie in perenne separazione e famiglie in crisi di identità. Tutto si sostiene sui farmaci.

La sociologia aveva appena iniziato ad affacciarsi agli enti pubblici, come strumento per capire le comunità e per raccogliere ed elaborare informazioni utili alle scelte dei decisori. Tutto sparito: i territori sono diventati meri luoghi di sfruttamento o emarginazione, di cui conosciamo solo quello che dicono i mass media.

L'antropologia non ha mai avuto un ruolo pratico, ma forniva utili studi sulle diverse culture straniere o nazionali. Oggi abbiamo un'Italia trasformata da decine di culture di tutto il pianeta, delle quali non sappiamo quasi niente. Non ci interessa conoscere storia, lingua, costumi dei popoli che ospitiamo: ci basta che lavorino in nero e sotto-costo.

Sono passati 25/30 anni e nessuno ricorda più la Ricerca-Interventi, la Prevenzione Primaria, i Progetti Giovani, l'educazione e animazione da strada, gli interventi di Comunità: tutto il lavoro teorico e pratico di quegli anni è sepolto.

Il XXII secolo potrebbe registrare il definitivo oblìo delle scienze e della professioni sociali. I supporti cartacei sono suscettibili di deperire per inondazioni, terremoti, incendi, guerre. Una chiavetta Usb è distribuibile a tutti, ed è riproducibile per sempre.
Le grandi biblioteche potranno sopravvivere, ma come potranno avere memoria delle scienze e delle pratiche sociali quelli che vivono nei paesini sperduti o i milioni di italiani che vivono e vivranno all'estero? Cosa sapranno dell'umanesimo e degli sforzi fatti, i nostri bis-nipoti?