Feedback sulla video-conversazione di M.Sberna (Giambattista Treccani)

 

Grazie per gli stimoli e soprattutto per aver messo al centro dell’attenzione il gioco, tema (e attività) a me molto caro. Riflettendoci nei giorni seguenti mi sono tornati in mente i tanti momenti di gioco vissuti da piccolo nella via davanti a casa in compagnia degli altri numerosi bambini che abitavano nelle case vicine. Giocavamo tanto con le macchinine, lanciandole sull’asfalto seguendo una pista disegnata con il gesso. Non penso, in termini di emozioni, di aver vissuto un’esperienza tanto diversa da chi abbia fatto una moderata prova di vero automobilismo. Il gioco consiste spesso proprio nella ricostruzione con mezzi diversi di situazioni particolarmente produttive di emotività. Anche adesso che sono “grande” continuo a giocare. Con altri genitori faccio parte di un gruppo che da anni settimanalmente si ritrova a giocare con giochi da tavolo. Il gioco come lo intendiamo noi ha la capacità di creare un’atmosfera vibrante, di mutare quel piccolo spazio di universo che è lo spazio del gioco in qualche cosa di diverso dall’universo che lo circonda. A lezione di antropologia all’università, il professore raccontava di una tribù nomade che ogni volta che si spostava, al centro del nuovo accampamento piantava un palo. Per i nomadi quel palo rappresentava il centro dell’universo. Mi piace pensare che succeda una cosa simile nel mio gruppo quando ci ritroviamo e mettiamo al centro del tavolo un gioco. Altro pensiero: in meccanica (ho conseguito un diploma di perito meccanico) “gioco” definisce “lo spazio compreso tra le superfici affacciate di due elementi meccanici”. In poche parole il movimento, ad esempio, di due ingranaggi è consentito proprio da quel piccolo spazio di libertà. Penso anch’io, come è emerso durante l’incontro, che ci siano forze che cerchino di ridurre il più possibile quello spazio di libertà. Allora sostengo che il gioco in quanto tale, cioè un’attività senza uno scopo utilitaristico, sia una componente umana la cui ricchezza sia assolutamente da difendere. Personalmente sto cercando di metterlo a frutto nella mia sfera privata, sul lavoro è molto più difficile e le amministrazioni comunali (almeno quelle che ho contattato) sono state completamente sorde.
Concludo con una notizia positiva (un segno?) segnalando che è di nuovo in commercio un libro di Giampaolo Dossena (è stato il massimo esperto di giochi in Italia) la cui precedente edizione (introvabile) risaliva al 1993: “Abbasso la Pedagogia”.