INTRODUZIONE
Henry Poincaré introdusse per primo un metodo non matematico
per studiare i sistemi dinamici: la topologia o geometria qualitativa
del continuo. Essa consente di spiegare visualizzandoli, i fenomeni
fisici e naturali complessi. Kurt Lewin fu il primo e lunico
ad usare questo approccio per i fenomeni psicologici, come fu il primo
ad applicare alla psicologia la Teoria del Campo elaborata per le
forze elettromagnetiche di Maxwell.
La psiche individuale, la coppia, il piccolo gruppo, la comunità
territoriale, lo Stato, la comunità internazionale sono sistemi
dinamici complessi descrivibili come campi di forze psicologiche.
La psicologia topologica di Lewin ci ha consegnato una teoria di enorme
utilità per la lettura dei processi intrapsichici, interpersonali
e psicosociali, nota come Teoria del Campo.
In sintesi Lewin ci ha dato una descrizione geometrica di tutti i
campi di forza psichica, utilizzabile a qualsiasi livello di definizione
(micro, medio, macro, mega o giga), e ci ha fornito una legge relativa
al comportamento (1).
La psicologia topologica ha offerto una solida base teorica per il
progetto vHIVere che ha un obiettivo di prevenzione primaria:
modificare i comportamenti sessuali a rischio di adolescenti e giovani.
La prevenzione primaria ha esplorato, nei suoi trentanni di
vita, diverse strategie di intervento, raggruppabili in due grandi
famiglie, a volte combinate fra loro. La prima è quella
relativa alla bonifica del contesto vitale del soggetto. Questa linea
porta ad interventi, nel caso degli adolescenti, tesi a modificare
gli spazi di vita quotidiana (famiglie, scuole, aggregazioni di tempo
libero, gruppi informali), o a modificare il contesto con lattivazione
di nuove risorse di supporto e protezione (spazi, servizi, persone).
La seconda strategia è quella del rafforzamento
delle risorse individuali, con azioni di formazione, di counselling,
di sostegno. In questa seconda classe di interventi la logica è
quella di aumentare la capacità degli adolescenti di reagire
agli eventi quotidiani depressivi, alle frustrazioni, al senso di
inadeguatezza, solitudine ed emarginazione (che sono i principali
fattori di rischio), con comportamenti costruttivi anziché
auto o etero-distruttivi. Migliorare o arricchire il contesto, o rafforzare
il singolo, o entrambe le cose insieme: questa è la sostanza
della prevenzione primaria dei fenomeni di disagio psicosociale.
Lewin non si è esplicitamente occupato di prevenzione ma qui
è evidente la sua influenza.
Contesto o campo e singolo sono interdipendenti e possono essere scelti
alternativamente come punto dattacco per indurre cambiamenti.
La Psicologia di Comunità è una branca della psicologia
che ha, come oggetto di studio e di intervento, la comunità
territoriale. Essa ha come oggetto specifico di studio e di intervento
la comunità territoriale, ma ricorre a diversi approcci meta-psicologici
e a diversi metodi. Loggetto specifico tuttavia determina alcuni
punti fermi per tutte le differenti configurazioni della disciplina.
Il primo di questi è che la comunità territoriale è
un oggetto di studio psicologico e dunque si possono studiare e trattare
le sue variabili psicologiche. Il secondo punto fermo della disciplina
è che lorganismo comunitario è appunto un campo
di forze, uno spazio vitale, un sistema il cui comportamento è
osservabile e modificabile. Qui laccento è sul carattere
comunitario di unità e totalità. Il terzo punto fermo
è che il campo comunitario è articolato in regioni interdipendenti,
esattamente come gli altri soggetti (individuo e gruppo).
La comunità territoriale è un soggetto plurale, spesso
in grave stato di disagio psicotico. Gli
interventi che richiede sono quasi sempre di vasta dimensione, il
che esclude la possibilità di una completa tecnicizzazione.
Non esiste in nessun territorio un numero di tecnici sufficiente ai
bisogni.
La Psicologia di Comunità è la meno tecnocratica delle
psicologie, in quanto le dimensioni del suo oggetto sono
tali da richiedere necessariamente la chiamata in campo di tutte le
risorse disponibili.
Ma esiste una ragione più teorica per questa scelta. Lintervento
comunitario, come quello individuale e gruppale, ha sempre la finalità
dellautonomizzazione del cliente.
Obiettivi
Il progetto, presentato allISS dalla Croce Rossa Italiana (CRI)
e realizzato con la collaborazione di ARIPS, prevedeva:
- obiettivo immediato rappresentato dalla preparazione di un gruppo
di operatori della CRI
allapplicazione di un kit di prevenzione già elaborato
e sperimentato da ARIPS, ProspettHIVa;
- obiettivo a medio termine, attraverso il trasferimento nella quotidianità
dellintervento e la sua
applicazione reiterata;
- obiettivo a lungo termine e cioè la prevenzione dellinfezione
da HIV e dunque la riduzione
della diffusione dellAIDS soprattutto fra i giovani.
Materiali e metodi
Lintervento di secondo livello, ha avuto come utenti diretti
gli operatori che successivamente
avrebbero operato con adolescenti e giovani, destinatari finali del
progetto. Di solito questo tipo di operazione è plausibile
con personale già specializzato nelle metodologie di intervento
tipiche della formazione psicosociale. La difficoltà in questo
caso stava nella impreparazione dei Volontari del Soccorso (VdS) della
CRI come formatori e nella scarsità del tempo disponibile per
renderli competenti alluso del kit ProspettHIVa.
La procedura utilizzata è uno degli aspetti innovativi del
progetto che si proponeva di mantenere
uno standard di qualità significativo in tutte le fasi del
processo di realizzazione.
Fase A - avvio delliniziativa
Liniziativa è stata avviata con:
- diffusione della conoscenza e promozione del percorso fra i Volontari
del Soccorso;
- lindividuazione in ogni regione di 10 15 operatori
interessati a diventarne gestori: data la difficoltà del
progetto, era irrinunciabile una forte motivazione.
Questa fase è stata realizzata dalla CRI attraverso i suoi
organismi.
Fase B - addestramento dei volontari-operatori
ProspettHIVa è un modello di percorso di prevenzione attraverso
5 incontri di 3 ore ciascuno
quattro dei quali a cadenza settimanale, e il quinto di follow-up.
Gli elementi chiave di ProspettHIVa sono tre:
- unesperienza emotiva, messa in comune e poi concettualizzata;
- un impegno ad inventare idee di prevenzione per i coetanei;
- un clima ludico, attento e autentico.
Il percorso è a tappe che, partendo dallidentità
personale, portano al gruppo come organismo vitale. Il quinto incontro
serve per fare unapprofondita verifica. Ogni incontro, per adolescenti
e giovani, è suddiviso in due unità. La prima, più
lunga (da 90 a 120 minuti), è focalizzata sul tema oggetto
dellincontro attraverso esercitazioni attive, giochi psicopedagogici
analogici, simulazioni, ecc.; la seconda è destinata ad ideare
e progettare anche col supporto di tecniche creative
proposte, attività, eventi, da realizzare per e con i coetanei.
Per ottimizzare luso del tempo disponibile e migliorare lapprendimento
dei volontari dove possibile, il seminario di addestramento è
stato realizzato in forma residenziale: 2 giorni di lavoro di gruppo.
La metodologia utilizzata è quella tipica della psicosociologia
con lutilizzo del gruppo come potenziatore dellapprendimento
e lanalisi delle sue dinamiche.
La prima giornata è stata dedicata al gruppo sia per far conoscere
ai partecipanti le variabili che lo caratterizzano, sia per facilitare
la socializzazione, laggregazione, il sentimento di appartenenza,
la creazione di un clima piacevole e che consentisse il lavoro. In
pratica i partecipanti hanno sperimentato in prima persona una versione
di ProspettHIVa che poi avrebbero riproposto ai loro utenti:
il coinvolgimento diretto ed emotivo è fondamentale per lapprendimento,
tanto più dove è carente la formazione specifica. La
giornata si è chiusa con la divisione in sottogruppi per leggere
e studiare il materiale il kit ProspettHIVa
e per scegliere gli esercizi da proporre nelle simulazioni del giorno
successivo.
La seconda giornata è stata dedicata alladdestramento
rispetto alluso del kit ProspettHIVa, cercando di
consentire a tutti di misurarsi con i problemi della gestione del
gruppo, benché per tempi molto brevi. Ogni unità di
lavoro è stata suddivisa in tre parti:
- esecuzione dellesercizio scelto per sensibilizzare e stimolare
lemotività dei partecipanti;
- esecuzione della parte pratica, centrata sul compito (la ricerca
di azioni da realizzare coi pari, cioè amici, compagni, coetanei);
- discussione sullandamento delle due unità precedenti
e feed-back sulla conduzione.
Si tratta di una simulazione piuttosto complessa, resa ulteriormente
difficile dalla ristrettezza dei tempi a disposizione, che ha 3 obiettivi
principali:
- confrontarsi con le difficoltà della conduzione di un gruppo;
- illustrare dal punto di vista pratico la sequenza che poi verrà
proposta ai destinatari finali dellintervento preventivo;
- continuare nello sforzo di sensibilizzazione dei partecipanti
allincontro che fungono da campo di intervento
delle simulazioni.
Il seminario si concludeva con la consegna del supporto metodologico-tecnico.
Fase C - applicazione sperimentale del kit ProspettHIVa
È stato il momento della sperimentazione sul campo, con gruppi
di studenti delle scuole superiori o con giovani volontari della CRI.
In questa fase i corsisti avrebbero gestito il gruppo in coppie allinterno
delle quali un membro aveva il ruolo di conduttore e laltro
il ruolo di osservatore. In questo modo era possibile sia un ulteriore
feed back sia la raccolta di materiale più ricco e dettagliato
da riportare nel setting della supervisione.
Fase D - supervisione
Lo scopo di questa attività era analizzare i problemi emersi
dallesperienza pratica, suggerire soluzioni alternative ad errori
commessi, rafforzare gli apprendimenti e verificare lesperienza
fatta.
Problemi e difficoltà
Il primo problema riguarda laddestramento degli operatori volontari.
Non solo è difficile per il formatore che gestisce il seminario
di addestramento, ma ancora di più lo è per i partecipanti.
Essi devono fare i conti con le loro resistenze e difese personali
che emergono nei diversi momenti di attività, oltre che impegnarsi
nellapprendimento.
Il tempo è effettivamente molto poco, anche considerando la
sua estensione attraverso le prove sul campo e la supervisione successiva.
Va aggiunto che la necessaria superficialità richiesta dalla
situazione introduce il pericolo di fraintendimento rispetto alla
complessità delloperazione. Dunque i partecipanti durante
laddestramento tendono a non percepire i problemi esistenti
nel modello e di conseguenza può capitare che sottovalutino
le istruzioni per luso, cioè le procedure
di applicazione. Mancando la competenza come formatori psicosociali,
di fatto lapplicazione di ProspettHIVa richiede
una maggiore fedeltà onde evitare di provocare problemi che
potrebbe essere difficile gestire.
La consapevolezza di questa situazione si ottiene dal mixing equilibrato
fra teoria/aula/ sperimentazione/supervisione. Quindi lapprendimento
richiede, comunque, del tempo per essere interiorizzato e per consentire
di realizzare interventi efficaci.
Questa situazione oggettiva di difficoltà si affronta con buoni
esiti se esiste fin dallinizio una forte motivazione rispetto
al Progetto e alle sue intenzionalità.
I partecipanti hanno dunque imparato in relazione al loro interesse,
alla loro disponibilità e alla concreta possibilità
di mettere in pratica quanto appreso.
Il secondo problema ha riguardato lapplicazione sul campo del
kit, che ha incontrato difficoltà organizzative e burocratiche.
Purtroppo gli ambienti educativi, scuola in testa, pur rilevando situazioni
problematiche che gestiscono con difficoltà, non sempre sono
disponibili ad accogliere laiuto di esterni, siano singoli individui
o organizzazioni.
Il terzo problema, derivante dal precedente, ha circoscritto la sperimentazione
allarea dei volontari della CRI, nelle varie regioni interessate,
con conseguenti problemi per i partecipanti dovuti alla conoscenza
reciproca e agli stereotipi esistenti. Questo setting ha aumentato
le difficoltà degli stessi corsisti che dovevano fare i conti
con dinamiche emotive e relazionali difficili da gestire anche per
un formatore esperto.
Nonostante ciò, riteniamo che il modello regga come percorso
di apprendimento che valorizza gli operatori non richiedendo investimenti
sproporzionati alla loro collocazione come volontari.
Daltra parte il kit ProspettHIVa offre uno spunto
che può essere ampliato sia attraverso contenuti connessi alle
discipline secondo i compiti degli insegnanti sia aumentando
il numero di incontri e approfondendo la riflessione razionale ed
emotiva sui differenti argomenti.
Il kit conferma la sua efficacia anche nella versione originale e
ridotta, adatta nella sua formulazione agli adolescenti a cui è
destinata.
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