La scienza e la negazione del male di Guido Contessa, 2021


Da tempo le scienze convergono verso una direzione contraria al libero arbitrio e alla responsabilità. Questa tendenza è in linea col pensiero dominante per il quale gli individui sono bambini irresponsabili o giovani incompresi.

La genetica attribuisce il male a difetti cromosomici. Le neuroscienze cercano l'origine del male nelle regioni del cervello. La psicologia considera responsabile la relazione con uno o entrambi i genitori. La pedagogia individua la radice del male nei disturbi della socialità infantile o adolescenziale. La sociologia punta il dito sull'ambiente sociale, il reddito, il livello culturale.

Tanti approcci ragionevoli e convergenti verso la negazione del male. L'ossessione sembra quella di cercare una spiegazione del "lato oscuro" nella speranza sottintesa di trovare il grimaldello per eliminarlo. L'idea utopica è di intervenire sui geni; operare chimicamente o chirurgicamente; fare una seria terapia familiare; moltiplicare gli sforzi educativi; bonificare la società.....e voilà, il male che ci perseguita dalla notte dei tempi sparisce. I serial killers, gli attentatori, i mafiosi stragisti, gli stupratori, i femminicidi, i pedofili, i torturatori, i trafficanti di droga, di armi e di esseri umani, i picchiatori (cioè i criminali di ogni tipo) possono essere individuati precocemente, curati o contenuti. L'utopia è una società senza crimini.

Secondo questi approcci, il fratricidio di Caino va imputato al pessimo comportamento di Adamo ed Eva. La crudeltà di Attila può essere attribuita a qualche alterazione cerebrale. Vlad l'impalatore aveva sicuramente il cromosoma soprannumerario Y o il gene MAO-A. L'olocausto è stato promosso da un Hitler di umili origini, di professione imbianchino, con basso reddito e infimo livello culturale. Anders Behring Breivik è il terrorista norvegese che ha massacrato 77 persone: ha subito traumi faniliari e continui rifiuti nella socialità adolescenziale. Totò Riina a 13 anni perse il padre Giovanni e il fratello Francesco.

Sulla scia di questi deliri scientisti, l'irresponsabilità imposta dal pensiero dominante si è allargata a macchia d'olio a tutti gli strati della popolazione. Uomini e donne diventano tali solo dopo i quaranta anni: prima sono "giovani", per definizione irresponsabili. I tossicodipendenti non hanno la colpa di avere iniziato a drogarsi, prima di ammalarsi di dipendenza chimica. Gli alcolisti e i giocatori d'azzardo non sono viziosi che hanno deliberatamente scelto l'auto-distruzione: sono malati da curare. Le madri che buttano i neonati nell'immondizia sono depresse, non criminali. I cittadini scontenti della politica sono vittime, non elettori responsabili del voto che danno. I magistrati piduisti del CSM non sono malvagi e collusi, ma vittime di un sistema vecchio di decenni. I politici incapaci di risolvere i problemi, non hanno responsabilità, perchè le colpe sono di chi li ha preceduti. Il sistema sanitario che ha registrato oltre 35.000 morti per Covid19, non ha colpe, perchè la pandemìa era imprevedibile. I violenti picchiatori pseudo-tifosi non si sentono responsabili: il vero cattivo è l'arbitro.

Nessuno sembra prendere in considerazione il male come polo dell'ambivalenza umana, sulla scia del "buon selvaggio" di JJ.Rousseau. L'essere umano è buono alla radice, e se fa il male non è per sua scelta. Non è libero di scegliere, quindi non è responsabile. E siccome non è responsabile, deve essere affidato alle cure del potere sanitario, assistenziale, educativo, culturale e sottomesso al potere politico.

Quello che passa inosservato è che la negazione del male equivale alla negazione della libertà. Se l'uomo non può scegliere il male, non può scegliere nemmeno il bene, cioè non può scegliere.