I figli del sì e il femminicidio di Guido Contessa | vedi Archivio

Si inizia col pianto in culla, che deve essere immediatamente eliminato con coccole, abbracci, nutrimenti. Si procede con la protezione del neonato da ogni dispetto o sopruso di fratelli e sorelle, compagni d'asilo e cuginetti. Poi si arriva alla difesa ad oltranza del piccolo verso le maestre delle scuole elementari, e al corredo scolastico "di marca", senza il quale l'erede smarrisce la sua identità. Si continua col telefonino e gli abiti griffati alle scuole medie. Il motorino e i permessi d'uscita fino all'alba, in piena adolescenza. La scelta dell'iter scolastico è naturalmente lasciata al giovane, che deve seguire le sue consapevolissime inclinazioni, senza autoritarie interferenze genitoriali. Ogni anno scolastico ha il suo bis, ma guai a far sentire in colpa il pargolo. Insomma, i figli del sì passano i primi venti o trenta anni della loro vita avvoltolati nel calore "materno" che non viene solo dalla madre, ma anche da un padre condiscendente o assente, e di nonni e zii compiacenti.

Dal punto di vista psicologico, il termine materno non si riferisce alla madre, ma all'insieme di cure, affetto e nutrimento forniti al bambino; il termine paterno non è ristretto al padre, ma all'insieme di regole, divieti e limiti che rendono possibile la socialità. Una crescita fisiologica prevede un equilibrio fra sì e no, protezione e limiti, soddisfazione e delusione. L'amore per la madre e l'odio per il padre (complesso di Edipo) si evolve gradualmente in un amore per entrambi, che sono fonti equilibrate di soddisfazione e delusione.

Un bambino che cresce sempre e solo col sì ad ogni bisogno, desiderio, capriccio struttura un ego oceanico speculare ad un'immagine materna oceanica. Il codice materno è infinito perchè risponde sempre sì ad un ego senza limiti. La grande madre diventa tutte le donne, il cui ruolo è quello di soddisfare l'ego oceanico del soggetto. Il complesso edipico non trova superamenti. La madre-donna è amatissima se soddisfa l'ego, odiatissima se non lo fa.

L'adulto è capace di ricevere un no. La violenza carnale e il femminicidio sono risposte all'incapacità di sopportare un rifiuto, perchè questo incrina la percezione di un sè oceanico correlato ad un'immagine materna oceanica. La madre-donna che dice no diventa l'oggetto più odiato e innesca una sindrome persecutoria e depressiva. La donna-madre che rifiuta diventa la grande persecutrice e la causa della depressione che deriva dallo svuotamento di un ego oceanico. La violenza e il femminicidio sembrano al soggetto psicopatico modi efficaci per ridurre la persecuzione e la depressione.