20 anni di lavoro - ARIPS 1978 -1998
2° GIORNATA LEWINIANA
COMPLESSITA' E PICCOLI GRUPPI
Flavio Montanari

indice
1. La teoria del campo in Lewin
2. La teoria del campo e i piccoli gruppi
3. La teoria del campo e i rapporti con le scienze naturali
4. I tre assunti dell'URNA : Cartesio, Newton, Hegel
5. Dentro l'urna . Di che colore sarà il camaleonte ?
6. La nuova fisica delle particelle e la relatività di Einstein
7. La teoria dei sistemi
8. Il caos e la complessità
9. Tao , Zen e le metafore
10. Lavori in corso per i piccoli gruppi

1. La teoria del campo in Lewin
L'idea base di Lewin è la teoria del campo.
Quali sono le premesse e le asserzioni principali ?
Dice Lewin :
a) il COMPORTAMENTO deve essere dedotto da una totalità di fatti coesistenti;
b) questi fatti coesistenti hanno il carattere di un "campo dinamico” nella misura in cui lo stato di ciascuna parte di questo campo dipende dalle altre (parti).
L'idea del comportamento dedotto da una totalità di fatti coesistenti implica che, anche in psicologia, si ha a che fare con una molteplicità di fenomeni le cui interrelazioni non possono essere rappresentate senza ricorrere al concetto di spazio.
Naturalmente si tratta di uno "spazio psicologico", cioè uno spazio di vita che comprende sia la persona che l'ambiente psicologico.
Il comportamento quindi © è una funzione della persona (P) e dell'ambiente (A), quindi c = F(P.A), dove P e A sono variabili interdipendenti.
Il problema di Lewin era quello di individuare una geometria adeguata a rappresentare i rapporti spaziali dei fatti psicologici.
Lewin, appassionato di fisica, commenta come tale scienza all'inizio ha utilizzato la geometria euclidea, ma poi si è avvalsa più di recente della geometria riemmaniana.
Ripete spesso che anche per la psicologia potrebbero rivelarsi utili diverse geometrie.
" Oggi sarebbe già un grosso risultato - dice Lewin - trovare una geometria che consenta una interpretazione matematica di termini quali "avvicinamento" e "fuga" che non sia psicologicamente priva di significato. Tale geometria sembra essere quella dello spazio "ODOLOGICO", con il quale si intende uno spazio strutturato in modo finito, ovvero uno spazio le cui parti sono infinitamente divisibili ma sono composte di certe unità o regioni. La direzione e la distanza sono definite da "traiettorie distinte" che possono essere facilmente collegate con la locomozione psicologica".
Vi possono essere quindi anche traiettorie oblique.
In una persona quindi si possono differenziare strati centrali e strati periferici.
"Lo spazio odologico è altrettanto utile - continua Lewin - per la descrizione della struttura dei gruppi e dei loro mutamenti" . La sua massima importanza, tuttavia, appare chiara in relazione ai problemi della dinamica psicologica".
Nel saggio "Formalizzazione e progresso in psicologia" ( "Teoria e sperimentazione in psicologia sociale" ed. Il Mulino, Bo, ’72) Lewin, criticando altre scuole (cita espressamente quella associazionistica, ma il bersaglio in realtà sembra essere Freud), ripete che secondo la teoria del campo, il comportamento non dipende né dal passato né dal futuro bensì dal campo presente. Questo campo presente - specifica Lewin - ha una certa profondità temporale : esso comprende il "passato psicologico", il "presente psicologico" e il "futuro psicologico" che costituiscono una delle dimensioni dello spazio di vita esistente in un periodo dato.
Per rafforzare tale ipotesi Lewin aggiunge che le spiegazioni causali in fisica non evitano certamente tali presupposti : la forza fisica è una entità orientata in una certa direzione, un vettore.
Ad esempio aggiunge Lewin la mancanza di conoscenza ha l'effetto di una barriera.

2. La teoria del campo e i piccoli gruppi
Lewin passa ad esaminare una varietà di processi psicologici che possono fare riferimento ai piccoli gruppi.
Può essere utile passarli in rassegna :
1. caratteristiche dei bisogni e i vari modi di gratificarli, compresa la sostituzione;
2. il valore sostitutivo di una attività per un'altra non solo può essere misurata ma si possono dedurre alcune coordinate;
3. progettazione di nuovi fini e i livelli di aspirazioni;
4. i casi in cui si preferiscono mete raggiungibili con difficoltà rispetto a quelle facilmente raggiungibili; tale tendenza ovviamente contrasta con la "legge dell'economicità";
5. gli sforzi per raggiungere una meta sono connessi alla struttura cognitiva (apprendimento, insight, aggiramento) e la direzione e intensità delle forze psicologiche;
6. le situazioni di conflitto che pure mostrano queste connessioni;
7. particolarmente interessanti sono i problemi relativi alle "atmosfere" del gruppo;
8. una forte pressione viene esercitata dalla frustrazione sulla produttività e sulla regressione;
9. il grado di rigidità o di comunicazione dinamica fra le sottoparti della persona o del gruppo;
l0.infine le regioni che, ad un dato momento, hanno il carattere di unità indifferenziate dello spazio di vita.

Su questi campi è stato possibile fare delle "misurazioni" scientifiche; fra i prossimi obiettivi individuati da Lewin, ritroviamo questa affermazione :
"Alcuni campi che esigono urgenti miglioramenti (sempre dal punto di vista delle misurazioni) è quello della psicologia sociale. A mio avviso, oggi è possibile definire i gruppi e gli obiettivi di gruppo in termini operativi e con un tipo di costrutti ai quali abbiamo accennato. Grazie a questi ultimi si sono potute avanzare previsioni, sperimentalmente confermate, circa l'effetto di certe atmosfere sociali sulla vita di gruppo. Tuttavia, molti costrutti fondamentali della psicologia sociale, compreso quello dei campi di influenza (campi di forza) esigono una più attenta ridefinizione".

Dice Darwin Cartwright nella sua introduzione " (Lewin) negli ultimi mesi della sua vita giunse a riformulare in ampia misura, la sua concezione della motivazione al fine di dare meno rilievo ai "bisogni", per sottolineare la maggiore importanza di fattori determinanti quali l'appartenenza al gruppo, la capacità personali, le risorse politiche ed economiche, i canali sociali e altri tipi di influenza normalmente omessi dalle teorie psicologiche della motivazione".
Questo sfondo disegna già le coordinate della psicologia di comunità, proprio perché viene sottolineata la rilevanza del contesto sociale in modo più evidente di altri approcci (anche se la denominazione ufficiale nasce in USA nel 1965).
L’ultima intuizione di Lewin è il T-group (training group = gruppo di addestramento) per promuovere il lavoro di gruppo e dei gruppi di lavoro.
Il T-group può essere definito, (secondo Badolato, Di Iullo, 1979) "un'esperienza di apprendimento per implicazione diretta, attraverso la quale i partecipanti acquisiscono una maggiore sensibilità ai fenomeni di gruppo e una più accurata percezione di sé e degli altri".

3. La teoria del campo e i rapporti con le scienze naturali
Nella teoria del campo le due intuizioni più innovative sono l'interdipendenza e la contemporaneità.
E' chiaro come l'interdipendenza prenda come riferimento la teoria della Gestalt (figura - sfondo), indicando come le varie parti di uno spazio di vita sono connesse fra di loro.
Lewin analizza il concetto di interdipendenza in termini matematico-formali.
Egli - dice Darwin Cartwright nella sua introduzione - era profondamente convinto che una serie di spazi interdipendenti possano essere adeguatamente concettualizzati solamente ricorrendo al concetto matematico di spazio e ai concetti dinamici di tensione e di forza.
Il concetto di contemporaneità afferma che lo spazio di vita perdura nel tempo, e a sua volta viene modificato dagli eventi (ed è il prodotto della storia), ma che soltanto il sistema contemporaneo può avere effetti in ogni momento.
Questo principio della contemporaneità della causazione - afferma l'autore dell'introduzione - apparve a molti come un attacco alla teoria psicoanalitica che invece afferma l'estrema importanza della prima infanzia per il successivo sviluppo della personalità e come negazione dell'efficacia dell'apprendimento. E' chiaro come questo presupposto sia alla base del "qui ed ora" a cui si ispirano sempre il t-group e i laboratori sulle dinamiche di gruppo.
Anche in questo caso il problema di Lewin è quello di formulare concetti rigorosi e di individuare tecniche di indagine adeguate.
Il metodo dell'approssimazione successiva - sosteneva Lewin - è la chiave della produttività scientifica; inoltre ripeteva :"Nelle vostre ricerche ponetevi soltanto quelle questioni cui potete dar risposta con le tecniche che impiegate".
Un'ultima citazione di Lewin per presentare il tema di cui questa relazione vuole trattare :
"Se costoro si soffermassero a considerare per un istante l’importanza fondamentale che il campo di gravità, il campo elettrico o il livello di pressione hanno per gli eventi fisici, mostrerebbero meno meraviglia nello scoprire l’importanza analoga dell'atmosfera in psicologia". (Teoria di campo e apprendimento).
Lewin in sostanza trova molto produttivo prendere spunti dalle scienze naturali (in particolare la matematica, la fisica e la geometria) e, per analogia, applicare alcuni procedimenti alle scienze sociali.
Le controversie su questo aspetto ci sono sempre state e forse ci saranno sempre.
Ma l'interrogativo che vorremmo porre è questo : la produzione di Lewin, che si sviluppa a partire dal 1917 (aveva appena 27 anni, essendo nato nel 1890) fino alla sua morte nel 1947, in che modo fa i conti con le nuove teorie della fisica quantistica e della relatività ?
Non ci sono citazioni particolari, anzi Lewin sembra ignorarle.
Eppure la teoria del campo ha delle assonanze forti con la teoria quantistica.
Stessa cosa dicasi per ciò che riguarda la ricerca\azione : l'interdipendenza fra l'oggetto osservato e l'osservatore fu una scoperta sconcertante per i fisici delle particelle subatomiche degli anni 20 e 30. Lewin sembra tradurre con grande fluidità queste nuove categorie della fisica quantistica nel campo della psicologia.
In realtà però lo sforzo divulgativo della fisica quantistica si avvia solo dopo la seconda guerra mondiale, quando cioè Lewin era già scomparso; il dubbio quindi è il seguente :
• o Lewin conosceva già queste teorie e le utilizza senza citarle (ma sembra improbabile);
• oppure trae delle conclusioni dalla fisica classica che in qualche modo già anticipano le successive scoperte della nuova fisica; cioè riesce a tradurre in termini psicologici alcuni segnali della fisica classica che - nel campo della fisica - emergeranno solo successivamente.

4.1 tre assunti dell'URNA : Cartesio, Newton, Hegel
Proviamo ora ad aprire alcune altre premesse relative all'evoluzione della fisica classica e più in generale al passaggio a cui stiamo assistendo in questo periodo dalle scienze classiche a quelle future.
Definiamo il sapere classico dell'ottocento come una urna, una scatola; un sistema di conoscenze quasi autoreferenziale che si basa su assunti piuttosto simili.
Cartesio crea una netta distinzione fra corpo e mente; divide il mondo in due grandi categorie : le cose che hanno una estensione, la materia, il corpo e le cose che pensano (la mente, la coscienza, l'anima). Cartesio in realtà sancisce una lunga tradizione e si ricollega direttamente a Platone : il dualismo della realtà (materia e spirito) e la separazione (fra anima e corpo).
Newton invece trova una legge universale (la legge di gravità) che riduce tutto l'universo ad una grande macchina che ubbidisce ciecamente a questa legge; tutta la materia quindi è divisibile in parti piccolissime (dall'atomo ai sistemi solari fino alle galassie) che si aggregano in parti sempre più grandi e sono in relazione fra di loro in funzione della legge di gravità.
Infine Hegel traduce in logica quanto segue: in ogni realà c'è un tesi, una antitesi e quindi necessariamente una sintesi; il tentativo di Hegel di superare il dualismo serve solo a confermare che esiste un'urna sacra : la sintesi. Chi è in grado di esprimere una sintesi è legittimato a fare qualsiasi azione da una sorta di verità idealista che sta sopra gli uomini.
(Per capire le conseguenze pratiche di questa teoria, ricordiamo che : dalla sinistra hegeliana nasce il marxismo e Stalin massacra milioni di contadini in onore alla sintesi del nuovo stato marxista; dalla destra hegeliana nasce il nazismo e Hitler massacra milioni di ebrei in onore dell'idea\sintesi della razza pura).
Il pensiero occidentale si chiude a riccio in alcune certezze: la scienza confermava tutti i presupposti, la tecnologia traduceva a ritmo sempre più veloce queste certezze in economia di mercato e la ricchezza e il consumismo rafforzavano la motivazione di questa corsa.
Freud e la psicoanalisi affrontano in qualche modo il problema delle angosce, dei traumi e dei disturbi mentali,.
Il novecento deve fare i conti con i più grandi crimini che l’umanità abbia mai perpetrato : le due guerre mondiali e tanti altri genocidi e crudeltà, compreso i manicomi e l'inquinamento ambientale.
Il dualismo di Cartesio, il meccanicismo di Newton, l'idealismo di Hegel hanno sì trionfato, ma le conseguenze risultano drammatiche per l'umanità.
Il concepire il sapere scientifico come un corpus di leggi che fornisce sicurezze, ha reso l'umanità arrogante e distruttiva verso sé e verso l'ambiente.

5. Dentro l'urna. Di che colore sarà il camaleonte ?
Noi sappiamo che il camaleonte sul ramo è marrone e sulla foglia diventa verde.
Ma se ci poniamo la domanda: di che colore sarà il camaleonte dentro l’urna ? cosa possiamo rispondere?
Non lo sappiamo! non lo sapremo mai. Solo rompendo l'urna potremmo avere una risposta, ma se apriamo l'urna diventa una scatola aperta, ma non è più un'urna .
Noi siamo in grado di definire il colore del camaleonte solo in rapporto a qualcosa d'altro.
E' il discorso di Popper sulla società chiusa : "ogni società chiusa non avrà più punti di riferimento, tutto potrà essere legittimato in funzione del potere, dell'economia e dell'ideologia".
Solo una società aperta riconosce le differenze e si apre alla tolleranza e quindi può costruire un percorso di crescita.
Ugualmente la scienza : se cercherà solo conferme le troverà sempre, ma in questo modo diventerà appunto un'urna e non saprà correggere i propri errori; la nuova scienza ha quindi il compito primario della falsificazione delle ipotesi (non più della sintesi). Finché l'ipotesi non sarà falsificata reggerà; ma appena saremo in grado di trovare l'errore o la carenza, si dovrà formulare nuove ipotesi e cominciare il duro lavoro di falsificarle.
Non solo.
Perché una società possa dirsi aperta dovrà passare dalla tolleranza all'intercultura; cioè dal rispetto per il diverso o lo straniero, l'atteggiamento culturale dovrà rivolgersi sempre di più a cercare le risorse, le abilità, i possibili punti di collaborazione per creare una nuova ricchezza, una nuova cultura che si nutre della diversità.
Allo stesso modo anche la scienza.
La rigida suddivisione, la specializzazione a compartimenti stagni, il conoscere un unico linguaggio, farà ben presto di qualsiasi disciplina un'urna, un sistema chiuso.
Le scienze devono mettersi in grado di comunicare fra di loro, all'interno delle scienze naturali e all'interno delle scienze sociali, e, come ci insegna Lewin, dobbiamo essere in grado di far comunicare fra di loro anche le scienze naturali e le scienze sociali.
Se vogliamo sapere di che colore è il camaleonte dobbiamo lasciarlo scorazzare sulle foglie e sui rami. Se vogliamo un'umanità meno schizofrenica dobbiamo costruire un'ecologia della mente, proprio come diceva Bateson.
Ciò significa riconquistare un’unità non solo fra uomo e natura, ma anche fra mente e corpo, fra la nostra fisicità e la nostra spiritualità.
Anche questo è intercultura o ecologia.

6. La nuova fisica delle particelle e la relatività di Einstein
Sembrerà strano, ma il primo contributo in questa direzione lo ha fornito proprio la fisica.
Nel 1905 esce il primo articolo di Einstein sulla relatività; nel 1916 quello sulla relatività generale.
Negli anni 20 e 30 un gruppo di scienziati si ritrova vicino a Vienna per cercare di spiegare ciò che emergeva dalle loro ricerche sulle particelle subatomiche.
Einstein scopre che vi è una stretta interdipendenza fra spazio e tempo. Anzi ciò che noi percepiamo come due cose distinte in realtà, almeno dal punto di vista matematico, sono la stessa cosa; spazio e tempo possono essere considerati la quarta dimensione; hanno una loro velocità, una loro estensione, delle loro curvature.
Nel grande spazio questa nuova teoria rivoluziona completamente l’ipotesi di Newton.
Non solo, anche nel piccolo spazio si scoprono novità sorprendenti.
Si riteneva che l'atomo fosse la particella più piccola della materia. Invece si è scoperto che vi sono elettroni che ruotano attorno ad un nucleo; si concluse che la parte più piccola della materia fosse il nucleo.
Eppure anche all'interno del nucleo vi erano particelle.
All'inizio i quark e poi via via si sono scoperte oltre una cinquantina di particelle, ma non si vedono neppure con i potentissimi microscopi.
Si sono inventati gli acceleratori delle particelle subatomiche; enormi tubi che permettono di sparare le particelle a velocità prossime a quelle della luce; inserendo poi delle barriere queste particelle o rimbalzano o le trapassano cambiando direzione.
Dagli effetti che producono se ne deduce l'esistenza e alcune proprietà.
Il problema è che a volte sembrano appunto particelle, altre volte invece sembrano onde; si comportano in modo diverso a seconda delle occasioni e sembrano avere la proprietà di passare da uno stato "reale" cioè particelle, ad uno stalo virtuale cioè onde, senza che sia possibile fornire una spiegazione logica. Tutto ciò contraddice ogni nostra concezione sulla materia: l'onda non è materia, ma energia. Improvvisamente cadono tutte le nostre certezze : il dualismo fra materia e spirito, il meccanicismo newtoniano e il rapporto di causa ed effetto.
La nostra essenza non è più la materia, ma una probabilità che si sposta da uno stato di particella ad uno stato di onda; un quanto di probabilità .
L'interdipendenza non è più un rapporto fra due entità, ma qualcosa di molto più misterioso e profondo : sembra essere la nostra essenza .
Ora torniamo velocemente a Lewin.
Il passaggio tra lo stato di particelle e lo stato di onda è un problema di campo, si può dire tranquillamente di campo vitale: questa trasformazione, se così si può chiamare, avviene grazie alla creazione di una particolare condizione. Non solo.
La particella, per poter essere "vista", deve essere estratta dal suo atomo e accelerata, ma è chiaro che in questo modo cambia natura in funzione di chi la osserva.
Cambia ulteriormente natura quando la si fa scontrare con una barriera, cioè quando fra l'osservato e l'osservatore si crea una interdipendenza così forte da far mutare la natura stessa dell'oggetto osservato. La domanda che ci si pone è : Lewin sapeva queste cose ? Se le sapeva perché non le cita mai ?
Oppure riuscì per una sua particolare capacità intuitiva ad anticiparle nelle continue connessioni che faceva fra fisica e psicologia?

7. La teoria dei sistemi
Per spiegare la nascita della teoria dei sistemi personalmente prendo in prestito il dilemma che perseguitò i biologi fra la fine dell'800 e l'inizio del 900.
Questi avevano scoperto la cellula come entità minima che può definirsi viva.
La cellula è composta da atomi complessi di amminoacidi. Una cellula respira, si nutre, a volte si trasforma, si moltiplica e muore (non tutte si moltiplicano e non tutte muoiono, ma questo è un altro problema).
Noi ritroviamo le cellule nei tessuti : nelle ossa, nei muscoli, nella pelle, nel cervello.
I biologi tentarono di isolare la cellula e di farla vivere in un brodo adatto alla sua sopravvivenza.
Ma le cellule separate dal loro tessuto non vivono, muoiono rapidamente.
Teoricamente sono autosufficienti, ma solo teoricamente (cioè in base alle nostre conoscenze).
In pratica, nonostante le nostre conoscenze che ci assicurano che in quel brodo dovrebbero sopravvivere, muoiono; sempre !
II mistero non è ancora stato risolto, ma di sicuro le cellule si comportano così. Come mai ?
L'unica risposta che si può dare è che la cellula vive solo dentro ad un sistema.
Nasce così la teoria dei sistemi.
Dalla biologia alla sociologia, dalle scienze naturali alle scienze sociali, ogni campo del sapere si impossessa di questa formidabile teoria che finalmente spiega vari punti oscuri delle varie scienze.
In psicologia è sicuramente la Gestalt che si appropria per prima della teoria dei sistemi, ma ben presto ci si accorge che l'unica interdipendenza non può essere quella tra la figura e lo sfondo.
Un sistema è una unità complessa organizzata che comprende le interazioni delle sue parti, componenti interdipendenti e la sua relazione con l'esterno (Buckey, 67).
Un sistema è quindi qualcosa di diverso della mera somma delle sue parti : è caratterizzato soprattutto dalla sua organizzazione, dal modo in cui le componenti sono in relazione fra di loro.
La scuola di Palo Alto, grazie alle intuizioni del suo ispiratore Bateson, utilizzerà con energia le nuove conoscenze della teoria dei sistemi. La "Pragmatica della comunicazione umana" è fondata su alcuni assiomi basilari per la teoria dei sistemi : i concetti di retroazione o feedback, il concetto di totalità come globalità e non-sommatività del sistema, il concetto di equifinalità, dove i risultati non dipendono tanto dalle condizioni iniziali ma dalla natura del processo e dai parametri del sistema.
Con la teoria dei sistemi la psicologia di comunità arricchisce il proprio spessore attingendo per analogia, anche dall'ecologia , introducendo concetti come :
- l’interdipendenza (il gruppo e i suoi componenti);
- la ciclicità delle risorse (la laedership diffusa);
- l'adattamento (cioè il cambiamento e la pressione del gruppo);
- la successione (cioè la direzione dei mutamenti in corso).

La teoria dei sistemi ha dato un grande contributo a tutte le teorie sull'organizzazione, permettendo anche un forte sviluppo del problem solving.
Il rapporto fra teoria dei sistemi e il pensiero lewiniano è appunto un rapporto di forte interdipendenza; Lewin si muove all'interno della teoria dei sistemi e vi apporta dei contributi fondamentali.

8. Il caos e la complessità
Le scoperte della fìsica quantistica vanno ben oltre alla teoria dei sistemi.
Esplorando la natura degli atomi e dei fenomeni subatomici, i fisici si accorsero come il mondo materiale non fosse più come una macchina composta da una moltitudine di oggetti separati, ma come un tutto indivisibile, una rete di rapporti che includevano l'osservatore umano in un modo essenziale. Einstein riconobbe che spazio e tempo non sono separati, ma intimamente connessi, formando un continuo quadridimensionale : lo spazio-tempo.
Una conseguenza diretta di quest'unificazione di spazio e tempo è l’equivalenza di massa ed energia, inoltre, che le particelle subatomiche devono essere intese come strutture dinamiche, come eventi più che come oggetti.
Ciascuno nelle varie scienze notò fenomeni inspiegabili, mai osservati prima d'ora : attrattori strani, processi di turbolenza che accelerandosi producevano salti evolutivi, bip nella cibernetica che si auto-organizzavano, teorie economiche sui rendimenti crescenti, sempre e ovunque si trovavano catalizzatori. Sembra cioè che tutti i sistemi abbiano non solo una loro coerenza interna, ma che il sistema stesso produca una forma di autoconsapevolezza o un ordine dotato, prima o poi, di razionalità.
Un fisico, citato spesso da Fritjof Capra, ha introdotto l'ipotesi del bootstrap (la parola in inglese letteralmente significa calzastivali, cioè una cosa fatta senza aiuti esterni) : ogni sistema ha come una struttura che lo connette e in questo modo lo completa.
In altre parole la natura non può essere ridotta a entità fondamentali concepiti come mattoni elementari della materia, ma dev'essere intesa completamente attraverso la propria coerenza interna.
Le cose esistono in virtù dei loro rapporti reciprocamente coerenti, e l'intera fisica deve seguire esclusivamente la richiesta che le sue componenti siano in accordo fra loro e con sè stesse.
In questo modo l’universo materiale è visto come un tessuto dinamico di eventi interconnessi.
Nessuna parte delle proprietà di questo tessuto è fondamentale; esse seguono tutte dalle proprietà delle altri parti, e la struttura dell'intero tessuto è determinata dalla coerenza complessiva dei loro rapporti reciproci.
Questo problema introduce il problema della mente: cioè la nostra coscienza . Quando diventiamo coscienti ? quando la materia da inanimata diventa animata ? e da animata diventa cosciente di se stessa ? Ma la domanda ora diventa : in che modo la coscienza produce l'illusione della materia ?
E' il segreto dell'uomo.
La risposta ancora non c'è. A Santa Fé vi è questo centro studi sulla complessità dove i maggiori scienziati del mondo di tutte le discipline cercano la legge che governa il caos; sono lì perché si sono accorti che stanno cercando tutti la stessa cosa.
La lettura degli sviluppi di queste ricerche è sorprendente per chi si occupa di piccoli gruppi; alcune descrizioni, alcuni passaggi, alcune metafore sembrano descrivere esattamente ciò che capita in un laboratorio sulle dinamiche di gruppo o in un T-group .

9. Tao, Zen e le metafore
Ne "II Tao della fìsica" Fritjor Capra descrive i sorprendenti parallelismi fra la fisica moderna e il misticismo orientale.
Il pensiero orientale non cade mai nel dualismo cartesiano di mente e corpo, o nel meccanicismo newtoniano o nell'idealismo hegeliano; nella lontana tradizione taoista ciò a cui si presta attenzione è la Via (il Tao appunto) in cui si sottolinea sia la fondamentale unità di tutti gli elementi sia l'integrazione degli individui delle società nei processi ciclici della natura.
I due elementi, le due forze, le due energie, le due metafore che descrivono il percorso e il cambiamento sono lo Yin e lo Yang; sono due aspetti complementari, si completano a vicenda, possono essere anche in lotta fra di loro, ma mai uno potrà sopprimere l’altro, ambedue sono indispensabili per il percorso verso l'equilibrio.
Questa fluttuazione fra Yin e Yang descrive in modo molto semplice e naturale ciò che a noi sembra un paradosso : la coesistenza della particella che diventa onda e viceversa.
Anche la tradizione Zen dell'uso dei paradossi ci aiuta a capire meglio le numerose contraddizioni che ci troviamo spesso di fronte, non solo nella fisica subatomica, ma anche nella pragmatica della comunicazione che ogni giorno sperimentiamo.
I maestri Zen usavano spesso con grande abilità enigmi paradossali (chiamati Koan) per fa sì che i loro discepoli si rendessero conto delle limitazioni della logica e del ragionamento.
La teoria della complessità e il taoismo riconoscono entrambi che non c'è un ordine intrinseco.
"Il mondo ebbe inizio dall'uno, e l'uno divenne due, e i due divennero molti, e i molti condussero alle miriadi di cose esistenti". Nel Taoismo l’universo è percepito come vasto, amorfo, e sempre mutevole. Non si riesce mai a fissarlo una volta per tutte. Gli elementi sono sempre gli stessi, e ciononostante si riorganizzano di continuo".
Se per Newton l'universo era un orologio perfetto formato da tante piccole rotelline e ingranaggi, la nuova metafora, per i fisici contemporanei, è "il margine del caos".
Le metafore diventano indispensabili per capire la direzione di ricerca, per comunicare a tutti ciò che una scienza specifica ha scoperto, per colloquiare fra scienze diverse e in particolare fra scienze naturali e scienze umane.
Ma per Bateson la metafora è qualcosa di molto di più.
"Sì, la metafora. E' ad essa che l'intero tessuto delle interconnessioni mentali deve la sua compattezza.
La metafora si trova alla base stessa della vita".
II punto di svolta risiede forse in questa intuizione di Bateson : il passaggio dagli oggetti alle relazioni. Le relazioni infatti sono l'essenza del mondo vivente e il modo migliore per descriverlo è quello di usare un linguaggio delle relazioni.
E’ questo che fanno le storie. Le storie, diceva Bateson, sono la via regia per lo studio delle relazioni. Quel che è importante in una storia, quel che c'è di vero in essa, non è la trama, le cose o i personaggi della storia, bensì le relazioni fra di loro.
Bateson definì una storia un "aggregato di relazioni formali disseminate nel tempo".
In qualsiasi campo egli lavorasse, cercava le metafore della natura, "la struttura che connette".

10. Lavori in corso per i piccoli gruppi
Questi sorprendenti approdi delle scienze quali la fisica, la biologia, la medicina, l'economia, la psicologia e queste analogie con il pensiero orientale che già Jung aveva studiato e la diffusione di molte pratiche e teorie orientali, non possono non ricordarci questo fenomeno oramai di massa che viene definito col nome di New Age.
Sarebbe semplicistico ridurre tutto ad una semplice moda. Certo vi è anche questo. Ma siamo di fronte ad una tendenza che esprime un’onda lunga. Ma questa riflessione che va fatta la possiamo lasciare ad altra sede.
Ciò che può interessarci è che i vari fenomeni a cui ho accennato, pur sembrando così diversi, possono fare tutti riferimento alla teoria dei gruppi e delle dinamiche.
La teoria della complessità e del caos descrive come un gruppo di elementi tende ad auto-organizzarsi, ad assumere una razionalità, ad attraversare zone di turbolenza per riassestarsi in un nuovo ordine, a costruire metafore per una comunicazione ecologica.
Lcwin aveva anticipato molti di questi temi, era riuscito a cogliere segnali con grande anticipo e li aveva interpretati.
Secondo la "teoria del campo" la comprensione dei fenomeni sociali e psicologici implica l'osservazione della dinamica di forze che sono presenti e agiscono in un determinato contesto; se la realtà è un processo di cambiamento in atto la scienza non deve congelarlo bensì "studiare le cose cambiandole vedendone gli effetti". (Lewin 1951).
Lewin riteneva che teorie scientifiche e pratica trasformativa debbono e possono intrecciarsi in un fertile processo reciproco, in cui le ipotesi guidano le azioni e queste ultime stimolano c modificano le conoscenze stesse.
Il problema quindi era ed è quello di condividere bisogni, competenze e risorse fra tutti gli attori in campo.
Ritengo che la nuova teoria del caos e della complessità rilancerà l'attenzione verso i piccoli gruppi, come nuclei vitali in grado di autorganizzarsi e capaci di esprimere una nuova razionalità.
Ugualmente le teorie sui gruppi dovranno confrontarsi con le nuove idee per capire meglio le dinamiche interne proprie dei gruppi.
Credo che il lavoro che ci attende sia particolarmente impegnativo, dovremo trovare infatti nuovi paradigmi che sappiano comunicare con il confine dell'attuale conoscenza scientifica.