Premessa
Il mio primo
problema è quello di legare un contributo, un'espressione
di tipo teorico a un tema generale che intende occuparsi degli
strumenti principali dell'animazione ed è, dunque,
un argomento a carattere spiccatamente tecnico.
Cosi, nel tentativo di legare, anche nella struttura del discorso,
teoria e pratica e, sulla base delle mie conoscenze delle
tecniche creative, cercherò di riprodurre, nel mio
modo di procedere, quello del processo creativo, sforzandomi
di evidenziare le strade che portano alla bisociazione
cioè al momento della nascita di un'idea innovativa
o brillante, sia in termini assoluti sia in rapporto a un
problema da risolvere.
Cercherò, quindi, di procedere con le stesse modalità
e procedure che si utilizzano normalmente quando si costruisce
un progetto e, per fare ciò, cercherò di utilizzare
delle tecniche creative, sperando di poterne illustrare nel
contempo l'applicabilità a qualsiasi contesto e la
funzionalità nel raggiungimento di un obiettivo specificamente
animativo.
Questa, infatti, è la piccola premessa che di solito
introduce un progetto.
Subito dopo di solito c'è un titolo.
Progetto
creatività e animazione
In questo caso il titolo è, per me, la definizione
della creatività. C'è, però, un piccolo
problema: in realtà ci sono moltissime definizioni.
Si cita sempre in queste occasioni un famoso convegno tenuto
negli USA, a Chicago, dove le definizioni erano addirittura
400, e questo all'epoca in cui si iniziava finalmente a
studiare la creatività, circa 40 anni fa.
D'altra parte tutti i libri, gli articoli, i testi/saggi
che parlano di creatività si intitolano "creatività",
che non è sintomo di molta originalità.
Io ho scelto questa definizione:
"Qualsiasi dato diventa importante se è connesso
a un altro. La connessione cambia la prospettiva.
Induce a pensare che ogni parvenza del mondo, ogni voce,
ogni parola scritta o detta non abbia il senso che appare
ma ci parli di un segreto".
Questa è una frase tolta proditoriamente da Il
pendolo di Foucault di Umberto Eco, nel quale non si
parla di creatività. Secondo me essa contiene, per
lo meno, due elementi significativi e molto determinanti
quando si vuole parlare di questa "tecnica" o "procedura"
e sono i concetti contenuti in "connessioni" e "segreto".
Connessione perché tutte le cose effettivamente possono
cambiare la loro posizione e il loro significato se hanno
un contesto di riferimento diverso: purtroppo noi siamo
pochissimo abituati a fare questo tipo di operazione.
L'esempio più banale è quello dell'uccisione
di altri esseri umani, che in tempo di guerra viene identificata
come "difesa del suolo della patria" e in tempo di pace
come "omicidio".
L'uso di un foglio di carta extrastrong per la costruzione
di un improvvisato bicchiere di carta con cui prendere lo
sciroppo contro la tosse è un altro buon esempio.
Segreto perché noi, molto spesso, ci fermiamo solo
all'apparenza delle cose, non guardiamo mai cosa stia sotto,
quali sono gli elementi diversi, diversificanti, significativi
che possono farci cambiare prospettiva.
Un bicchiere è solo un contenitore e, al massimo
degli sforzi, riusciamo a trasformarlo in vaso per una rosa;
ma potrebbe essere usato come "stampino" per preparare dei
biscotti; oppure come "pestello" per privare dell'acqua
gli spinaci cotti e bollenti; oppure ancora essere usato
come misurino di materiali che contiene o che "lo circondano
(quant'e lungo un pezzo di stoffa) ecc.
Gli
obiettivi
Quali sono gli obbiettivi di questo progetto che si propone
di connettere in termini soddisfacenti e "remunerativi"
creatività e animazione?
La creatività usa una serie di tecniche che servono
per far produrre alla mente umana molte idee; naturalmente
non tutte sono nuove e, di queste, alcune lo risultano per
la "connessione" di elementi o il "segreto" che hanno in
esse.
Dunque io ho utilizzato una tecnica di creatività
che si usa di solito per la produzione di idee (di solito,
perché può essere usata anche per fare altre
operazioni all'interno della progettazione) che si chiama
catalista.
La tecnica è semplicissima, e suggerisce di prendere
una parola che ha qualche collegamento con l'argomento che
si vuol trattare e di usare le lettere che la compongono
come iniziali di parole che indicano azioni; da queste ultime
si possono ricavare elementi significativi per progettare
nuove cose, nuove idee.
Io ho preso la parola CREATIVITÀ, creatività
come strumento. A cosa serve se usata per animare persone,
sia come individui che collettività?
Questa e la domanda che mi sono fatta per determinare gli
obbiettivi.
Serve a Crescere, e cioè a svilupparsi, evolversi,
modificarsi: questo è un obbiettivo che certamente
la creatività può raggiungere.
Questo processo di crescita non è casuale, né
"a senso unico", perché richiede innanzi tutto di
operare per far emergere tutte le proprie caratteristiche
relativamente al momento, e al contesto, in cui ciò
avviene. Inoltre consente di acquisire gli strumenti utilizzabili
per proseguire questa ricerca e il conseguente lavoro di
potenziamento anche da soli.
Ognuno di noi, spesso, abbastanza consapevolmente, ritiene
di avere delle "qualità" e dei limiti. il più
delle volte, però, si ritiene che questo sia un dato
di fatto difficilmente modificabile o nel quale, comunque,
l'apprendimento e l'esercizio possono aiutare e migliorare,
ma certo non possono fare miracoli. Cosi c'è chi
non capisce niente di operazioni finanziarie e chi dichiara
di non saper assolutamente disegnare.
Poi, magari, il gioco del monopoli svela al primo individuo
alcuni "segreti" della finanza e al secondo, dopo una serie
di esercizi semplici e anche un po' banalotti, sui numeri
arabi e sulle lettere dell'alfabeto, scopre di avere un
talento grafico innato.
Dunque, crescere significa anche non considerarsi mai arrivati
al traguardo definitivo, conservare negli anni la gioia
dello scoprire nuove mete da raggiungere, nuovi ostacoli
da superare, nuove curiosità da coltivare.
La creatività applicata all'animazione serve per
Realizzarsi, e cioè è utile per essere soddisfatti
di chi si è e di quello che si fa, naturalmente in
rapporto al contesto nel quale ci si trova a vivere.
Oggi noi abbiamo motivi e modalità diverse per essere
soddisfatti di noi; probabilmente anni fa saremmo stati
soddisfatti in modo diverso rispetto a ora.
Nel 1984, per esempio, a un convegno della Confindustria
intitolato Incontro sul futuro, Merloni presentò
la ricerca "Orizzonti 9O", che era stata fatta per avere
indicazioni che connotassero, con la maggior sicurezza e
precisione possibili, i trend di sviluppo della nostra
società nei prossimi anni, ovviamente con particolare
riferimento a tutto quanto potesse riguardare, direttamente
e indirettamente, il futuro del lavoro: come si sarebbe
svolto, quali sarebbero state le strategie che più
occorreva perseguire e sviluppare, quali le risorse umane
che era importante sviluppare e stimolare. In quella occasione,
Merloni ha sottolineato una serie di elementi che sono molto
significativi oggi, ma che non lo erano nella stessa misura
a quei tempi, se non in ristrette élite. Ha evidenziato
questi cinque elementi:
- l'attività
in contrasto con la passività,
- l'anticipazione
in contrasto con l'operare di fronte a delle catastrofi,
- la
sinergia, che è di nuovo un modo diverso per dire
connessione,
- il
gusto del fare, dell'emergere, del primeggiare, che è
connesso alla voglia di competizione, anche con se stessi,
e con l'ambizione,
- il
desiderio di apprendere continuamente.
Su alcune
di queste variabili il dibattito è aperto ancora oggi
e non esistono verità condivise da tutti, ma è
perlomeno evidente la necessità di occuparsi di queste
diverse modalità di concepire la vita, consapevoli
che da esse dipende il nostro futuro.
Andando oltre lo specifico, è la logica di E. Fromm,
cosi ben evidenziata in Avere o essere, in cui non
è tanto determinante il possedere oggetti, quanto piuttosto
Realizzarsi, essere soddisfatti di sé, può voler
dire queste cose.
Come Esprimersi; significa valutare, potenziare, consentire
a se stessi di essere anche la parte emotiva di sé:
non solo persone dotate di logica e di raziocinio, ma anche
di sentimenti ed emozioni.
Esprimersi vuole dire connettere la propria parte razionale
con la propria parte emotiva e farlo in modo autentico, consapevole,
congruente con il momento che si sta vivendo.
È il recupero di una dimensione più ricca e
completa della persona e, in particolare, di quella parte
che proprio la società e la cultura di questi anni
hanno contribuito a reprimere e ad atrofizzare. Per questo
non è uno degli obiettivi più facili da raggiungere
e richiede tempi lunghi, se non ci si vuole fermare alla superficie;
perché richiede una maggior sicurezza e fiducia personale.
Un altro obbiettivo e l'Agire: l'essere attivi, il fare delle
cose senza fermarsi e fossilizzarsi in quello che si è
già sperimentato, il continuare a provare. Questa modalità
di comportamento, oltre a essere particolarmente adatta ai
nostri tempi, è quella che ci consente di non considerarci
mai inutili.
In un momento come il nostro, nel quale i componenti della
"terza eta" si fanno sempre più numerosi e più
longevi, è certamente determinante fare in modo che
essi possano vivere continuando a sentirsi utili e trovando
una ragione di gioia e di benessere nell'applicare le proprie
energie a qualche attività liberamente scelta.
Sono convinta che questa sia la sfida dei prossimi anni, sia
nel campo del sociale inteso in senso ampio, come nel campo
più specifico dell'animazione: riuscire a far interessare
a qualcosa delle persone che si sentono ormai, per la maggior
parte, emarginate dalla società nel suo complesso,
e dalla famiglia più specificamente.
È una sfida particolarmente dura perché deve
fare i conti con una "catastrofe", anziché agire in
termini preventivi. E sarà giocata in gran parte nel
settore dell'animazione, sia per le particolari finalità
che essa persegue, sia per lo specifico territorio di intervento,
che tocca il tempo libero nella sua accezione più vasta.
T come Trovare: accorgersi e scoprire per caso nelle cose
qualche particolare aspetto che non si è visto prima,
qualcosa che ci era rimasto nascosto, che era in parte segreto
ma che, una volta evidenziato, consente sviluppi insperati
della situazione. Spesso, davanti a un problema le variabili
sono talmente "influenzanti" da rendere difficile il reperimento
di soluzioni efficaci: scoprire l'elemento-chiave della situazione,
quello che consente di modificare la gestalt complessiva,
significa, di solito, avere in mano buone possibilità
per individuare la migliore strategia di intervento che, a
volte, è tesa non tanto a sacrificare l'esistente o
parti di esso, ma a valorizzarlo nella sua pienezza.
I come Inventare, costruire nuove possibilità per noi
e per gli altri. Questo obiettivo non indica la necessità
che noi tutti diventiamo dei Leonardo Da Vinci. Semplicemente,
molti aspetti particolari dell'attuale realtà sono
talmente nuovi e innovativi che cambiano il modo di affrontare
la vita e di gestirla.
Ma spesso noi viviamo come se alcune scoperte non solo non
fossero a noi note in tutti i particolari pratici, ma addirittura
come se non fossero mai state fatte. Ciò che questo
obiettivo intende perseguire è l'atteggiamento di negatività
rispetto a una situazione difficile, o problematica, che porta
a dire: "è impossibile", oppure "non sono capace".
Si tratterà di trovare la strada più funzionale,
la proposta più "economica" che consenta un risparmio
di energie con il massimo del risultato; ma alla fine, in
ogni caso, sarà possibile inventare la proposta più
adatta e adeguata al contesto specifico.
V come Vedere: non è facile vedere, significa riuscire
ad accorgersi di quello che ci sta intorno, di tutti gli elementi
e le caratteristiche che ci sono, anche quelle che non sono
evidenti normalmente; vuole dire riuscire a ribaltare la realtà;
cogliere degli aspetti che fino a quel momento sono rimasti
invisibili. È l'obiettivo che si propone di sviluppare
in particolar modo la capacità di osservazione e di
comprensione di tutto quanto ci sta intorno e che accade:
si tratti di un semplice fenomeno o di una situazione complessa,
magari carica anche di risvolti emotivi. È certo diverso
vedere le caratteristiche di un bosco in autunno che assistere
a un grave incidente stradale, ma in entrambi i casi la precisione
della nostra visione può essere di aiuto a mantenere
un contatto più stretto con noi stessi o con la realtà.
I come Immaginare: l'immaginazione non è una cosa strettamente
legata alla creatività, cosi come la intendiamo noi
oggi. Attualmente creare significa produrre qualcosa che possa
esistere e avere una sua utilità nella realtà
concreta del nostro pianeta e, dunque, immaginare come esistente
il drago dalle sette teste con le bocche da cui escono lingue
di fuoco significa avere delle fantasie o delle allucinazioni.
Però cercare di costruire un "pupazzo" per un film,
e renderlo in grado di "recitare" la sua parte autonomamente,
è senz'altro un gesto di tipo creativo, è saper
coniugare fantasia con realtà. Verne ha inventato i
sottomarini prima che questi esistessero; tutti quelli che
leggono romanzi di fantascienza sanno che moltissime delle
proiezioni, delle immaginazioni, delle invenzioni che si trovano
in questi romanzi stanno, molto spesso, diventando realtà.
Ciò vuol dire immaginare e riuscire a rendere un obbiettivo
di creatività.
T ancora come Trasformare: noi, molte volte, non ci accorgiamo
di tutte le cose che utilizziamo trasformandole, non riusciamo
a dare valore, a dare potere e significato a questo gesto.
Se ci riflettessimo, riusciremmo molto spesso a modificare
la realtà attraverso semplici procedimenti che tendono
a moltiplicare le funzioni degli oggetti e dell'esistente
in generale.
Per fare un esempio, l'idea del cilindro costruito in materiale
vario dà origine a differenti "oggetti": un rullo per
pareggiare i terreni arati di fresco; la ruota di un "calcastrade";
un cuscino per un divano o per un letto alla francese; il
mattarello per fare la pasta fresca a mano; scatole e contenitori
vari costruiti con differenti materiali. E l'elenco potrebbe
continuare.
L'ultima lettera è la A ed è l'iniziale di Apprendere.
Credo che la creatività abbia come obbiettivo anche
quello di insegnare alle persone a continuare a imparare,
e a trovare nuove modalità di apprendimento. Naturalmente
apprendere vuol dire anche formazione permanente, continuo
aggiornamento e, quindi, attività che sono formalizzate.
Ma significa anche continuare a imparare dalle cose che ci
stanno intorno; che, come diceva qualcuno, non sono specificamente
connesse alla filosofia dell'educazione, dell'istruzione o
dell'informazione.
In pratica, si tratta di aiutare a rendere significativa al
massimo l'esperienza che ciascuno di noi fa anche solo attraverso
la sua esistenza e, al tempo stesso, di alimentare la curiosità
umana perché si mantenga come stimolo costante della
persona, spingendola a trovare, innanzi tutto, argomenti da
approfondire e quesiti da risolvere.
Il
Metodo
Passiamo
ai metodi di intervento per evidenziare i più adatti.
Qui sono ricorsa a un'altra tecnica di creatività
che si chiama analisi morfologica.
È una tecnica molto utilizzata, soprattutto laddove
si vogliono inventare oggetti che devono tener conto di
diverse variabili, come per esempio dei contenitori.
Chi si occupa di packaging ha il problema di inventare
un involucro moderno, più nuovo degli altri, imprevisto,
inusuale per contenere degli altri oggetti. Uno strumento
che usano i famosi creativi all'interno delle aziende per
risolvere questo problema è l'analisi morfologica
che consente di combinare fra loro 3-4 elementi in contemporanea,
producendo soluzioni che li considerano nel loro insieme.
Nel caso delle scatole, gli elementi che possono essere
presi in considerazione sono la forma della scatola, il
materiale con cui essa è costruita e il contenuto,
cioè ciò che vi sarà inserito. Questi
tre elementi, incrociati fra loro, producono diverse possibilità.
Per esempio, le scatole del latte sono fatte in genere a
parallelepipedo, sono di materiale impermeabile e contengono
appunto il latte che è un liquido. Su questa falsariga
si possono ottenere numerose altre combinazioni che possono
essere connesse anche con la variabile "costi", non ininfluente
per determinare la scelta definitiva.
In questo caso io ho utilizzato l'analisi morfologica per
mettere in relazione fra loro tre diversi elementi:
- le
capacita che sono da sviluppare per migliorare la creatività,
- le
tecniche che sono utili allo sviluppo di queste capacita,
- il
contesto delle persone.
Si costruisce
cosi un parallelepipedo che ha le tre serie di variabili indicate
ciascuna su una faccia. (v. figura 1)
La prima "faccia", quella delle capacità, comprende
una decina di variabili: l'analisi, la sintesi, la socialità,
l'associazione, la dissociazione, la simbolizzazione, la capacita
analogica, la fluidità verbale, la fluidità
ideativa, la capacità di elaborazione della realtà.
Forse sono troppe, o forse troppo poche: diciamo che sono
una serie di capacità che, a seconda dell'impostazione
teorica di riferimento sulla creatività e sull'animazione,
possono cambiare.
Nella seconda "faccia", quella delle tecniche e degli strumenti,
indichiamo un'altra serie di elementi, che vanno dai giochi
puramente ludici alle tecniche più strettamente formative.
Per motivi di brevità di trattazione questo spazio
offre informazioni schematicamente, senza indicare per ogni
tipo di tecnica lo specifico (ma ovviamente si potrebbe essere
molto più precisi con il rischio, però, che
i dati troppo numerosi siano alla fine confusivi). Nello spazio
"attività ludiche" sono compresi tutti i giochi che
hanno come scopo principale il divertimento e tutte le invenzioni
giocose.
I giochi che ho indicato come "finalizzati" rientrano nel
settore della formazione, sono anche definiti psicopedagogici,
si basano in genere sul coinvolgimento attivo e a vari livelli
di profondità dei partecipanti e agiscono sulla sfera
del "saper essere", cioè sul livello personale dell'individuo.
Il terzo settore identificato è quello delle "attività
di animazione", intendendo con questo indicare tutti quegli
interventi tesi a creare rapidamente un buon "clima" emotivo
anche fra un gran numero di persone a un bassissimo livello
di conoscenza. Sono giochi spesso semplici e quasi banali,
ma proprio per questo adatti a stimolare alla partecipazione
spontanea e bypassare le naturali forme difensive che
si evidenziano in queste occasioni. Infine, c'è l'area
delle tecniche di formazione vere e proprie, che sono tutti
quegli strumenti che servono come supporto e stimolo per il
raggiungimento degli obiettivi dell'intervento educativo.
Ci sono tecniche specifiche per apprendere a essere creativi
(alcuni esempi sono inseriti in questo stesso contributo);
tecniche per apprendere a progettare, a organizzare, a formare
altri individui...
Anche in questo caso si potrebbe sostituire l'indicazione
generale con quella delle tecniche precise. È evidente
ancora una volta il riferimento a una serie di conoscenze
molteplici che il fruitore dell'analisi morfologica dovrebbe
avere per riuscire a utilizzare efficacemente questa tecnica
in questa occasione.
Nella terza "faccia", quella delle persone con cui si lavorerà,
sono indicati tre tipi di utenti: l'individuo da solo, gli
individui raggruppati in un piccolo gruppo e gli individui
raggruppati in comunità, cioè in macro-gruppi.
Dall'incrocio di ciascun elemento, con altri due, presi ognuno
da una delle altre due facce, derivano combinazioni diverse
e quindi differenti soluzioni.
Per esempio, se voglio fare delle attività per sviluppare
la fluidità verbale (faccia-capacità) di una
persona presa individualmente (faccia-utenti-attori), posso
utilizzare un semplice esercizio in cui si devono comporre
più parole possibile partendo da un vocabolo dato,
e utilizzando soltanto le lettere dell'alfabeto presenti in
esso (faccia-tecniche-strumenti settore tecniche di formazione).
Naturalmente gli incroci possibili sono numerosissimi, perché
basta cambiare uno solo dei tre elementi presi in considerazione
per produrre risultati di soluzione alquanto diversi.
È evidente, quindi, l'enorme potenzialità di
una struttura metodologico-tecnica di questo genere, perché
fra l'altro consente numerose sperimentazioni, ma facilita
anche il processo di analisi e di riflessione su tutti gli
aspetti delle diverse variabili e sulle combinazioni possibili
fra di esse. Inoltre, in genere, consente di elaborare attività
complesse e particolarmente significative proprio per la capacità
di stimolo presente nello strumento stesso.
Gli
utenti
Chi sono le persone a cui queste cose possono essere indirizzate
e, soprattutto, possono offrire un aiuto per un miglioramento
in termini generali della qualità della vita? Sono
sia gli utenti che gli animatori stessi: la cosa secondo
me straordinaria della creatività, intesa come strumento,
è che allo stesso modo e con la stessa valenza e
la stessa potenza può essere utilizzata dagli animatori
per migliorare il loro lavoro e dai cosiddetti animati per
imparare a migliorare e a moltiplicare le loro potenzialità.
Se è vero che la creatività serve a vedere
sempre in modo diverso la realtà, e a scoprirne i
segreti, questo significa che io posso anche scoprire i
miei di segreti, le mie potenzialità, la mia diversità
e svilupparle.
Ciò vale, ovviamente, sia nel generale che nel particolare:
posso usare la creatività come esercizio quasi accademico
o posso farne una filosofia di vita; posso utilizzarla per
realizzare corsi specifici che migliorino questa capacità
complessa in ciascuno o posso inserirla "fra le righe" del
mio approccio e della mia modalità di lavoro.
In ogni contesto, e con qualsiasi intenzionalità,
la creatività applicata all'animazione tende a ottimizzare
i risultati che si intendono perseguire.
L'evaluation
Naturalmente
tutto questo va, però, in qualche misura valutato.
Ogni progetto, di qualsiasi genere sia, ha bisogno di essere
controllato attraverso una valutazione.
Il problema riguarda il "come" procedere in questa "misurazione".
Se si vuole ricorrere a strumenti codificati, si possono
utilizzare prove-test, che pero hanno alcuni limiti:
- misurano
solo il livello di creatività presente nell'individuo
- in
genere sono di origine statunitense e andrebbero, quindi,
"ritarate" sul nostro ambiente culturale
- gli
strumenti esistenti italiani (test di Calvi) sono stati
predisposti per ragazzi fino a 13-14 anni e, dunque, non
sono adatti agli adulti.
Inoltre,
è evidente che esiste una discrepanza fra ciò
che un intervento del tipo descritto si propone di ottenere
e una misurazione "oggettiva".
Questo aspetto della situazione complica la possibilità
di compiere una valutazione adeguata ed effettivamente indicativa.
D'altra parte, costruire uno strumento specifico adatto agli
obiettivi richiede dei tempi molto lunghi di elaborazione,
con il pericolo che, comunque, nel frattempo la situazione
si modifichi e renda difficile l'applicazione degli strumenti
predisposti.
Si tratta, semmai, di evidenziare degli indicatori attraverso
cui trarre dati informativi e valutativi "intersoggettivi".
Per esempio:
- la
partecipazione attiva, frequente o costante, ad attività
alternative da svolgere nel tempo libero (e evidente che
se essa tende ad aumentare e perché c'è
un maggiore coinvolgimento da parte delle persone)
- la
modalità di approccio e di interrelazione con gli
altri, sia presi individualmente che in gruppo (aumentare
il numero delle comunicazioni e il numero delle persone
a cui ci si rivolge significa avere un livello più
elevato di socializzazione)
- la
modificazione nel tempo della percezione di sé
e delle proprie capacita (di solito l'aumento delle conoscenze
e delle capacita produce una maggiore stima nei propri
confronti e aumenta i livelli di soddisfazione, oltre
a offrire nuove prospettive generali di vita)
- l'atteggiamento
nei confronti dei problemi che via via si possono incontrare
(cercare strategie risolutive e non fermarsi al primo
ostacolo evidenzia un'intenzionalità e una costanza
a carattere propositivo che è ben diversa dal più
frequente – in genere – comportamento passivo).
In pratica,
si tratta di riflettere, alla fine del processo che le persone
hanno percorso, sullo sviluppo e sull'evoluzione che sono
state prodotte e sugli apprendimenti conseguiti che consentono
agli individui di saper fare più cose o di saper vivere
un po' diversamente.
Delle due, la prima cosa e più facile da ottenere,
la seconda richiede molto più tempo ed energia, ma
compensa in maniera più adeguata gli sforzi fatti e
gli investimenti in questo settore.
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