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IL PICCOLO GRUPPO: CORNUCOPIA O VASO DI PANDORA?

M.Sberna - settembre 2020 - nota: per UP Scommesse del 24/9/2020

Il piccolo gruppo è uno strumento il cui utilizzo può produrre risultati positivi e ricchi come la cornucopia, simbolo dell'abbondanza e della fertilità da cui uscivano come doni fiori e frutta, oppure dare risultati negativi come tutti i mali del mondo che uscirono dal vaso avuto da Giove, quando Pandora troppo curiosa lo aprì, disubbidendo al dio.
Dunque il piccolo gruppo è asettico e neutro in sè e sono le scelte dei suoi membri a decidere in quale direzione si muoverà e cosa otterrà alla fine.

Il riferimento teorico è alla definizione di KLewin che descrive il gruppo come qualcosa di più e di diverso dalla somma degli individui che lo compongono. Nella concretezza della quotidianità esistono i gruppi di amici, i teams cioè i gruppi con un compito - che siano gruppi di lavoro o squadre sportive, ma anche complessi musicali, compagnie teatrali, ecc. -, le famiglie allargate oggi così frequenti anche nel nostro Paese, fino ad arrivare alle bande e ai branchi - termini con cui vengono indicati gruppi di violenti e/o di delinquenti di vario tipo.
Come ci fosse un cursore che si muove su uno strumento di misurazione che va dal buono al cattivo, dal positivo al negativo, dal bene al male, dall'efficace all'inutile.

Per fare una riflessione su ciò che può avvenire all'interno di un gruppo, ho usato una tecnica creativa: la catalista. Si sceglie un sostantivo che abbia qualche attinenza con l'argomento del quale ci si vuole occupare e quindi si utilizzano le lettere che compongono la parola per trovare altri termini che indichino azioni. In questo caso, io ho poi cercato gli opposti per controllare che l'ipotesi di partenza potesse reggere.
Il termine scelto è CREATIVITA' perchè uno dei significati che si dà a questo vocabolo è "combinare elementi noti in modo nuovo ed originale" e questa definizione a mio parere potrebbe essere usata per descrivere il processo del gruppo da singoli elementi ad un'entità unica.

Obiettivi positivi
Comportamenti
Obiettivi negativi
Crescere
svilupparsi, evolversi, potenziarsi
controllarsi, lasciarsi limitare dalla società
Realizzarsi
essere soddisfatti di sè, cambiare
immobilizzarsi, fallire
Esprimersi
comunicare-collegare il razionale con l'emotivo-ascoltare ed ascoltarsi
reprimersi
Agire
sperimentare
adattarsi
Trovare
scoprire aspetti sconosciuti, individuare soluzioni originali
perdere, evitare
Inventare
essere aperti e positivi, non considerare niente di impossibile
influenzare
Vedere/Valutare
osservare/dare o togliere valore
ignorare/svalutare
Ingrandire
gestire il potere
ridurre, dipendere
Trasformare
modificare la realtà
conservare, cristallizzare
Apprendere
imparare
assoggettarsi

C come Crescere è certamente uno degli obiettivi principali di chi entra a far parte di un gruppo. Moreno ne parlava come "sala degli specchi" attraverso i quali non solo ci si vedeva da tutti i lati dal punto di vista fisico, ma anche psicologico ed intimo. Le proprie caratteristiche personali attraverso la presenza degli altri membri del gruppo diventano più evidenti al singolo che così può decidere se valorizzarle ed ampliarle o se subire i condizionamenti della società in cui vive, aumentando il controllo su di sè. Le vede nei comportamenti altrui che proprio grazie alla loro diversità reagiscono in maniera differente agli accadimenti, o gli altri gli segnalano suoi modi di fare ed i loro effetti. Limitare la propia espansione a volte significa sacrificare parti di sè che potrebbero migliorare il proprio benessere e la qualità della propria vita. Inoltre questa scelta interrompe un processo che in realtà dura tutta la vita e che continua anche fuori dal gruppo grazie agli strumenti che in esso abbiamo appreso.

R come Realizzarsi. Ho scelto come opposti immobilizzarsi e fallire. Essere soddisfatti di sè è molto importante e si declina in maniera differente in rapporto al contesto nel quale siamo immersi. Famiglia, amici, lavoro rimandano a tipi di soddisfazione diversa che moltiplicano il risultato, ma tutti questi ambiti richiedono cambiamenti ed assunzioni di rischio e di responsabilità. Dunque rendono possibili errori e delusioni che il restare immobili non prevedono. Il fallimento resta un'opzione possibile, così come il rimpianto per non essere stati come si sarebbe voluto e potuto essere. Il cambiamento richiede di lasciare un "porto sicuro", una situazione nota, per avventurarsi nell'ignoto e nello sconosciuto; richiede un investimento di energia su qualcosa di incerto, a volte è un azzardo, quasi un'imprudenza. Non sono però necessari gesti eroici: si può procedere a piccoli passi che diventano più numerosi e più lunghi sulla base delle esperienze precedenti e non solo delle proprie, ma anche di quelle degli altri membri del gruppo.

E come Esprimersi contrapposto a reprimersi. Non si tratta solo di parlare. Occorre collegare il razionale con l'emotivo, fare in modo che quanto dico sia in accordo con quanto sento. Comunicare con pienezza serve ad evitare fraintendimenti a far arrivare agli altri il nostro messaggio così com'è effettivamente. E questo rimanda al conflitto: proprio perchè nel gruppo i membri sono fra loro diversi, proprio perchè il cambiamento è vitale, gli scontri sono possibili ed anzi con l'energia che mettono in movimento, arricchiscono. Tutto questo richiede autostima e sicurezza, senza le quali siamo sopraffatti dalla paura di ritrovarci distrutti. Anche in questo caso è un "gatto che si morde la coda": riusciamo ad esprimerci pienamente solo se ci sentiamo abbastanza sicuri e fiduciosi. E viceversa. Con un aggravio in più. Se continuiamo a reprimerci, a volte anche per la preoccupazione che alcuni nostri sentimenti ci suscitano, difficilmente riusciremo ad imparare come gestire le nostre emozioni, con risultati in alcuni casi nefasti.

A come agire.
A come apprendere.
Sono le due "A" che stanno in "creatività".
Agire significa non fermarsi mai, mettersi continuamente alla prova, sperimentare sempre. E' una forma di esplorazione di sè, ma anche degli altri, del problema che ci è stato presentato, dell'evento in atto. Può riguardare particolarmente i gruppi operativi, quelli che hanno un compito o un obiettivo preciso da raggiungere. Agire è importante anche nella quotidianità della nostra esistenza per non sentirci inutili e messi da parte. Ha come opposto adattarsi, che io vedo particolarmente nelle famiglie allargate e in questo caso mi pare assumere connotazioni positive perchè si tratta di gruppi particolari, dove i legami di sangue si mescolano con quelli sociali e dove la convivenza è quasi obbligatoria. In queste occasioni pare utile una maggiore attenzione al contesto quando si intraprendono azioni che potrebbero essere dirompenti per alcuni: mediare fra il proprio desiderio e i sentimenti altrui è consigliabile.

Apprendere è il contrario di assoggettarsi. Sicuramente imparare è lo scopo principale dei gruppi secondo Lewin. Imparare è ciò che maggiormente distingue l'essere umano dagli animali, perchè il contenuto può essere condiviso e perchè è un processo continuo, che si verifica per tutto l'arco della vita. Il gruppo è una struttura in "equilibrio quasi stazionario" e l'apprendimento avviene passando da momenti di stasi a momenti di cambiamento o, detto in altra maniera, dal congelamento, allo scongelamento, al ricongelamento.

Ci sono poi due "T" in creatività.
La prima T come trovare e l'opposto è perdere/evitare. Scoprire aspetti sconosciuti, non visti, delle persone membri del gruppo non riguarda solo elementi concreti e palpabili, ma spesso e soprattutto "verità" molto più profonde, che richiedono una interiorizzazione del concetto teorico che le descrive. Per fare un esempio: il concetto di gruppo mi è stato chiaro fin dall'inizio della ma formazione in quest'ambito. Ed anzi alcune precisazioni mi parevano banali e facilmente sotto gli occhi di tutti. Eppure mi sono resa conto del senso profondo del termine solo molti anni dopo l'inizio della professione di psicosociologo che praticavo attraverso il "gruppo Arips". E' stato in occasione di un convegno nel quale con altri colleghi avevo presentato una relazione. Lo stupore misto ad una grande felicità per la bellezza e l'originalità dell'intervento del collega, molto migliore del mio, l'orgoglio di far parte del suo stesso gruppo, mi hanno finalmente! reso chiaro cosa significasse "appartenenza".
Più semplicemente nei gruppi di lavoro, significa saper cogliere negli altri "indizi" e suggerimenti che connessi fra loro, portano a soluzioni e idee innovative ed originali.

La seconda T come trasformare. Significa modificare la realtà. E il passaggio dall'individuo al gruppo rappresenta una grande modificazione che richiede continui cambiamenti nei ruoli assunti dai membri; nelle dinamiche; negli eventi; nelle relazioni reciproche; nel livello di emotività; nel clima affettivo. Eccetera. La cristallizzazione e la conservazione dello status quo sono invece patologie che impedendo qualsiasi trasformazione, producono danni alla convivenza interpersonale e alla vitalità del gruppo.

Alle due "I" di diritto nel termine creatività, io ne ho aggiunto un'altra.
Coniugo la prima I come Inventare contrapposto ad influenzare. Essere aperto, positivo, non considerare niente come impossibile, accettare le sfide più strane e rischiose nella convinzione che si possa arrivare ad una conclusione soddisfacente. E' dunque soprattutto un atteggiamento che in un gruppo di lavoro è anche funzionale ad ottenere risultati concreti, ma che consente in ogni contesto di valorizzare le persone ed il loro contributo. Diverso da influenzare, dove lo scopo è quello di "convincere", manipolare, rendere dipendente fino alla soggezione.

Ingrandire è il completameno della seconda I in opposizione a ridurre. Si parla qui di potere, fra l'altro nel significato di rendere possibile o impedire il cambiamento. In un gruppo sano il potere è condiviso ed è interpretato da più membri del gruppo in relazione alla situazione, ai bisogni del gruppo, alle competenze necessarie per la soluzione dei problemi. La sovranità non condivisa, il dominio di uno solo sugli altri, evidenzia una patologia, che spesso si esprime anche con la violenza persino verso gli stessi membri del gruppo che non accettano la dipendenza e la soggezzione al capo.

Internet è la declinazione della terza I, aggiunta. Non ha opposti, semplicemente potrebbe non essere considerata. Nel nostro mondo digitalizzato e sempre più connesso non considerare Internet sarebbe un grave errore e probabilmente condannerebbe all'estinzione il piccolo gruppo. Invece ne rappresenta il futuro e una nuova "resurrezione", sia perchè il suo sviluppo è accelerato e dunque passeremo in un battito di ciglia dalla voce/viso al corpo intero riunito a quello di altri in una apposita "stanza" attraverso ologrammi - o qualcosa di simile-, sia perchè consente numerosi risparmi che possono facilitare la partecipazione ad eventi di questo tipo.

Infine c'è la lettera V e anche in questo caso ho scelto una parola in più: Vedere contrapposto ad ignorare/evitare e Valutare contraposto a svalutare.
L'osservazione è al centro della prima azione. Benchè l'osservatore cambi la realtà che osserva e in più sia influenzato dalle sue emozioni che entrano prepotentemente in campo particolarmente in alcune occasioni (osservare un incidente stradale è diverso dall'osservare un bosco), questa è un'operazione essenziale all'evoluzione del gruppo e alla valorizzazione dei suoi membri: non accorgersi che un persona manca oppure che non ha mai parlato in tutto l'incontro, o non notare dai suoi gesti che sta male o - al contrario - che è euforica, significa negarne l'esistenza e questo rimando è uno fra i più dolorosi per chi ne è destinatario.

Dare e togliere valore ad un evento, una situazione, è un atto discrezionale che è estremamente importante pure nella sua versione al negativo. E' vero che il valutatore "ci mette del suo", ma offre un punto di vista che, se condiviso dagli altri membri del gruppo, costituisce un feed-back di cui occorrerà tenere conto per il futuro.
Ogni incontro di piccolo gruppo, di qualsiasi tipo esso sia, dovrebbe concludersi con una "misurazione" pur rapida, approssimativa, limitata ed emotiva di quanto si è condiviso. Benchè frutto di soggettività, fornisce dati importanti sul vissuto dei partecipanti, ed aumenta la consapevolezza di tutte le parti coinvolte.