Il piccolo gruppo è uno strumento il cui
utilizzo può produrre risultati positivi e ricchi come
la cornucopia, simbolo dell'abbondanza e della fertilità
da cui uscivano come doni fiori e frutta, oppure dare risultati
negativi come tutti i mali del mondo che uscirono dal vaso avuto
da Giove, quando Pandora troppo curiosa lo aprì, disubbidendo
al dio.
Dunque il piccolo gruppo è asettico e neutro in sè
e sono le scelte dei suoi membri a decidere in quale direzione
si muoverà e cosa otterrà alla fine.
Il riferimento teorico è alla definizione
di KLewin che descrive il gruppo come qualcosa di più e
di diverso dalla somma degli individui che lo compongono. Nella
concretezza della quotidianità esistono i gruppi di amici,
i teams cioè i gruppi con un compito - che siano gruppi
di lavoro o squadre sportive, ma anche complessi musicali, compagnie
teatrali, ecc. -, le famiglie allargate oggi così frequenti
anche nel nostro Paese, fino ad arrivare alle bande e ai branchi
- termini con cui vengono indicati gruppi di violenti e/o di delinquenti
di vario tipo.
Come ci fosse un cursore che si muove su uno strumento di misurazione
che va dal buono al cattivo, dal positivo al negativo, dal bene
al male, dall'efficace all'inutile.
Per fare una riflessione su ciò che può
avvenire all'interno di un gruppo, ho usato una tecnica creativa:
la catalista. Si sceglie un sostantivo che abbia qualche attinenza
con l'argomento del quale ci si vuole occupare e quindi si utilizzano
le lettere che compongono la parola per trovare altri termini
che indichino azioni. In questo caso, io ho poi cercato gli opposti
per controllare che l'ipotesi di partenza potesse reggere.
Il termine scelto è CREATIVITA' perchè uno dei significati
che si dà a questo vocabolo è "combinare elementi
noti in modo nuovo ed originale" e questa definizione a mio
parere potrebbe essere usata per descrivere il processo del gruppo
da singoli elementi ad un'entità unica.
C come Crescere è certamente
uno degli obiettivi principali di chi entra a far parte di un
gruppo. Moreno ne parlava come "sala degli specchi"
attraverso i quali non solo ci si vedeva da tutti i lati dal
punto di vista fisico, ma anche psicologico ed intimo. Le proprie
caratteristiche personali attraverso la presenza degli altri
membri del gruppo diventano più evidenti al singolo che
così può decidere se valorizzarle ed ampliarle
o se subire i condizionamenti della società in cui vive,
aumentando il controllo su di sè. Le vede nei comportamenti
altrui che proprio grazie alla loro diversità reagiscono
in maniera differente agli accadimenti, o gli altri gli segnalano
suoi modi di fare ed i loro effetti. Limitare la propia espansione
a volte significa sacrificare parti di sè che potrebbero
migliorare il proprio benessere e la qualità della propria
vita. Inoltre questa scelta interrompe un processo che in realtà
dura tutta la vita e che continua anche fuori dal gruppo grazie
agli strumenti che in esso abbiamo appreso.
R come Realizzarsi. Ho scelto come
opposti immobilizzarsi e fallire. Essere soddisfatti di sè
è molto importante e si declina in maniera differente
in rapporto al contesto nel quale siamo immersi. Famiglia, amici,
lavoro rimandano a tipi di soddisfazione diversa che moltiplicano
il risultato, ma tutti questi ambiti richiedono cambiamenti
ed assunzioni di rischio e di responsabilità. Dunque
rendono possibili errori e delusioni che il restare immobili
non prevedono. Il fallimento resta un'opzione possibile, così
come il rimpianto per non essere stati come si sarebbe voluto
e potuto essere. Il cambiamento richiede di lasciare un "porto
sicuro", una situazione nota, per avventurarsi nell'ignoto
e nello sconosciuto; richiede un investimento di energia su
qualcosa di incerto, a volte è un azzardo, quasi un'imprudenza.
Non sono però necessari gesti eroici: si può procedere
a piccoli passi che diventano più numerosi e più
lunghi sulla base delle esperienze precedenti e non solo delle
proprie, ma anche di quelle degli altri membri del gruppo.
E come Esprimersi contrapposto a reprimersi.
Non si tratta solo di parlare. Occorre collegare il razionale
con l'emotivo, fare in modo che quanto dico sia in accordo con
quanto sento. Comunicare con pienezza serve ad evitare fraintendimenti
a far arrivare agli altri il nostro messaggio così com'è
effettivamente. E questo rimanda al conflitto: proprio perchè
nel gruppo i membri sono fra loro diversi, proprio perchè
il cambiamento è vitale, gli scontri sono possibili ed
anzi con l'energia che mettono in movimento, arricchiscono.
Tutto questo richiede autostima e sicurezza, senza le quali
siamo sopraffatti dalla paura di ritrovarci distrutti. Anche
in questo caso è un "gatto che si morde la coda":
riusciamo ad esprimerci pienamente solo se ci sentiamo abbastanza
sicuri e fiduciosi. E viceversa. Con un aggravio in più.
Se continuiamo a reprimerci, a volte anche per la preoccupazione
che alcuni nostri sentimenti ci suscitano, difficilmente riusciremo
ad imparare come gestire le nostre emozioni, con risultati in
alcuni casi nefasti.
A come agire.
A come apprendere.
Sono le due "A" che stanno in "creatività".
Agire significa non fermarsi mai, mettersi continuamente alla
prova, sperimentare sempre. E' una forma di esplorazione di
sè, ma anche degli altri, del problema che ci è
stato presentato, dell'evento in atto. Può riguardare
particolarmente i gruppi operativi, quelli che hanno un compito
o un obiettivo preciso da raggiungere. Agire è importante
anche nella quotidianità della nostra esistenza per non
sentirci inutili e messi da parte. Ha come opposto adattarsi,
che io vedo particolarmente nelle famiglie allargate e in questo
caso mi pare assumere connotazioni positive perchè si
tratta di gruppi particolari, dove i legami di sangue si mescolano
con quelli sociali e dove la convivenza è quasi obbligatoria.
In queste occasioni pare utile una maggiore attenzione al contesto
quando si intraprendono azioni che potrebbero essere dirompenti
per alcuni: mediare fra il proprio desiderio e i sentimenti
altrui è consigliabile.
Apprendere è il contrario di assoggettarsi.
Sicuramente imparare è lo scopo principale dei gruppi
secondo Lewin. Imparare è ciò che maggiormente
distingue l'essere umano dagli animali, perchè il contenuto
può essere condiviso e perchè è un processo
continuo, che si verifica per tutto l'arco della vita. Il gruppo
è una struttura in "equilibrio quasi stazionario"
e l'apprendimento avviene passando da momenti di stasi a momenti
di cambiamento o, detto in altra maniera, dal congelamento,
allo scongelamento, al ricongelamento.
Ci sono poi due "T" in creatività.
La prima T come trovare e l'opposto è perdere/evitare.
Scoprire aspetti sconosciuti, non visti, delle persone membri
del gruppo non riguarda solo elementi concreti e palpabili,
ma spesso e soprattutto "verità" molto più
profonde, che richiedono una interiorizzazione del concetto
teorico che le descrive. Per fare un esempio: il concetto di
gruppo mi è stato chiaro fin dall'inizio della ma formazione
in quest'ambito. Ed anzi alcune precisazioni mi parevano banali
e facilmente sotto gli occhi di tutti. Eppure mi sono resa conto
del senso profondo del termine solo molti anni dopo l'inizio
della professione di psicosociologo che praticavo attraverso
il "gruppo Arips". E' stato in occasione di un convegno
nel quale con altri colleghi avevo presentato una relazione.
Lo stupore misto ad una grande felicità per la bellezza
e l'originalità dell'intervento del collega, molto migliore
del mio, l'orgoglio di far parte del suo stesso gruppo, mi hanno
finalmente! reso chiaro cosa significasse "appartenenza".
Più semplicemente nei gruppi di lavoro, significa saper
cogliere negli altri "indizi" e suggerimenti che connessi
fra loro, portano a soluzioni e idee innovative ed originali.
La seconda T come trasformare. Significa
modificare la realtà. E il passaggio dall'individuo al
gruppo rappresenta una grande modificazione che richiede continui
cambiamenti nei ruoli assunti dai membri; nelle dinamiche; negli
eventi; nelle relazioni reciproche; nel livello di emotività;
nel clima affettivo. Eccetera. La cristallizzazione e la conservazione
dello status quo sono invece patologie che impedendo qualsiasi
trasformazione, producono danni alla convivenza interpersonale
e alla vitalità del gruppo.
Alle due "I" di diritto nel termine
creatività, io ne ho aggiunto un'altra.
Coniugo la prima I come Inventare contrapposto ad
influenzare. Essere aperto, positivo, non considerare niente
come impossibile, accettare le sfide più strane e rischiose
nella convinzione che si possa arrivare ad una conclusione soddisfacente.
E' dunque soprattutto un atteggiamento che in un gruppo di lavoro
è anche funzionale ad ottenere risultati concreti, ma
che consente in ogni contesto di valorizzare le persone ed il
loro contributo. Diverso da influenzare, dove lo scopo è
quello di "convincere", manipolare, rendere dipendente
fino alla soggezione.
Ingrandire è il completameno
della seconda I in opposizione a ridurre. Si parla qui di
potere, fra l'altro nel significato di rendere possibile o impedire
il cambiamento. In un gruppo sano il potere è condiviso
ed è interpretato da più membri del gruppo in
relazione alla situazione, ai bisogni del gruppo, alle competenze
necessarie per la soluzione dei problemi. La sovranità
non condivisa, il dominio di uno solo sugli altri, evidenzia
una patologia, che spesso si esprime anche con la violenza persino
verso gli stessi membri del gruppo che non accettano la dipendenza
e la soggezzione al capo.
Internet è la declinazione
della terza I, aggiunta. Non ha opposti, semplicemente potrebbe
non essere considerata. Nel nostro mondo digitalizzato e sempre
più connesso non considerare Internet sarebbe un grave
errore e probabilmente condannerebbe all'estinzione il piccolo
gruppo. Invece ne rappresenta il futuro e una nuova "resurrezione",
sia perchè il suo sviluppo è accelerato e dunque
passeremo in un battito di ciglia dalla voce/viso al corpo intero
riunito a quello di altri in una apposita "stanza"
attraverso ologrammi - o qualcosa di simile-, sia perchè
consente numerosi risparmi che possono facilitare la partecipazione
ad eventi di questo tipo.
Infine c'è la lettera V e anche in questo
caso ho scelto una parola in più: Vedere contrapposto
ad ignorare/evitare e Valutare contraposto a svalutare.
L'osservazione è al centro della prima azione. Benchè
l'osservatore cambi la realtà che osserva e in più
sia influenzato dalle sue emozioni che entrano prepotentemente
in campo particolarmente in alcune occasioni (osservare un incidente
stradale è diverso dall'osservare un bosco), questa è
un'operazione essenziale all'evoluzione del gruppo e alla valorizzazione
dei suoi membri: non accorgersi che un persona manca oppure
che non ha mai parlato in tutto l'incontro, o non notare dai
suoi gesti che sta male o - al contrario - che è euforica,
significa negarne l'esistenza e questo rimando è uno
fra i più dolorosi per chi ne è destinatario.
Dare e togliere valore ad un evento, una situazione,
è un atto discrezionale che è estremamente importante
pure nella sua versione al negativo. E' vero che il valutatore
"ci mette del suo", ma offre un punto di vista che,
se condiviso dagli altri membri del gruppo, costituisce un feed-back
di cui occorrerà tenere conto per il futuro.
Ogni incontro di piccolo gruppo, di qualsiasi tipo esso sia,
dovrebbe concludersi con una "misurazione" pur rapida,
approssimativa, limitata ed emotiva di quanto si è condiviso.
Benchè frutto di soggettività, fornisce dati importanti
sul vissuto dei partecipanti, ed aumenta la consapevolezza di
tutte le parti coinvolte.