"Il grande gruppo è definito semplicemente
come quello in cui non sono piùpossibili
relazioni faccia a faccia. E' composto da individui e
da piccoli gruppi, che possono o no essere organizzati
formalmente." (A.K. Rice 1974). Ciò
accade perche il grande gruppo ha una dimensione numerica
superiore alle 10-12 unita. Questo numero non indica
un limite in termini assoluti; puòinfatti accadere
di incontrare gruppi composti da 15-20 persone in cui,
per vari motivi, esistono rapporti "face to face"
fra i vari membri. Ma in genere al di sopra delle 12
unita si hanno seri problemi ad instaurare relazioni
strette fra i membri di un gruppo e perchè questo
avvenga si ricorre spesso alla divisione del gruppo
in piccoli sottogruppi.Il numero dei partecipanti ad un
gruppo è dunque di fondamentale importanza e da
tale fattore derivano una serie di conseguenze che influiscono
su tutta la vita del gruppo fino a modificarne la gestalt
in modo sensibile allorquando si passa da una situazione
"micro" ad una "macro".
1- COESIONE &
SODDISFAZIONE
Studi recenti e passati, se non bastasse la nostra
esperienza spicCiòla personale, ci dicono che
più il gruppo e piccolo più è coeso
e unito. Spesso le persone si aggregano spontaneamente
sulla base di una omogeneità fra i loro interessi,
valori, bisogni, e tutto questo costituisce di per sè
stesso un elemento importante di coesione. Anche in caso
di aggregazioni fatte con altri criteri, poche persone
hanno maggiori possibilità di prendere decisioni
rispettando gli interessi ed i bisogni di tutti ed
in cui tutti possono abbastanza facilmente riconoscersi.
Inoltre esse possono connotarsi con maggiore precisione,
conoscersi meglio e quindi possono identificarsi più
facilmente con gli altri membri del gruppo in quanto
individui. Ciò gli consente di vivere sentimenti
di appartenenza al gruppo e di considerare questa dimensione
come un punto di riferimento della loro vita.E' diverso
per i grandi gruppi dove spesso confluiscono più
entità connotate con precisione o ancora allo
stato nascente. Tali "sottogruppi" del grande
gruppo nella situazione magmatica e indefinita caratteristica
dei grandi agglomerati umani, diventano un punto di sicurezza
per l'individuo che tende quindi a far riferimento ad
essi accentuando le diversita interne anziche sottolineando
i punti di connessione. Tutti questi elementi, aggiunti
alle difficoltà oggettive e psicologiche che si
incontrano ad esprimersi e ad entrare in effettivo contatto
con gli altri, rendono il grande gruppo la dimensione
privilegiata della frustrazione, dell'isolamento e della
dispersione.
Il singolo individuo non riesce a stabilire relazioni
soddisfacenti nè con gli altri come singoli nè
con gli altri come "parti" di un gruppo piccolo.
Da tali difficoltà di identificazione deriva la
quasi completa impossibilità di percepire il grande
gruppo come un tutto unico.Di conseguenza le riunioni di
tipo collegiale sono spesso aborrite e sfuggite se non
fisicamente per lo meno estraniandosi psicologicamente.Questo
atteggiamento tende a perpetuare la situazione di difficoltà
e di disagio: il piccolo gruppo e la situazione ideale
e gratificante, il grande gruppo e spesso, nella migliore
delle ipotesi, una specie di calamita cui e impossibile
sfuggire.
2- COMUNICAZIONE
E' evidente che rimanendo fissa o quasi la variabile
tempo, in un gruppo piccolo si parla di più
che in un gruppo grande. D'altra parte va anche considerato
che dilatare troppo il tempo non significa che, chiunque
parli ed in qualsiasi momento lo faccia, e ascoltato
con lo stesso interesse e partecipazione. Lo scorrere
del tempo, la stanchezza, a volte la noia, le scarse
doti oratorie di coloro che prendono la parola, impediscono
che questo accada. Fortunatamente pero, tra i motivi
che disincentivano la comunicazione e la partecipazione,
questo non e il maggiore responsabile!più rilevante
e in questo senso l'importanza che assume la "pressione"
del gruppo; aumentando il numero delle persone diminuisce
infatti il numero degli interventi. La situazione ottimale
per comunicare sembra il livello di coppia e/o di piccolo
gruppo (più ristretto è, meglio è).
Inoltre la timidezza, il timore di essere ridicoli o
ignoranti o addirittura di essere attaccati dagli
altri per quanto si afferma, l'insicurezza in generale
pongono pesanti freni al contributo personale dei partecipanti
ad un grande gruppo.
Un ulteriore ostacolo ad una comunicazione adeguata
e costituito dall'incpacità di ascolto che si
esprime attraverso atteggiamenti distratti, borbottìo
continuo, evidente disinteresse, banalizzazione di
quanto si e sentito affermare, frequenti movimenti
di entrata e uscita dal luogo della riunione ecc. Tutto
questo non stimola certo ad intervenire anzi, spesso
disincentiva anche gli elementi più coraggiosi
ed interessati.
D'altra parte spesso parlare e già difficile
di per se e diventa quasi impossibile quando si
e davanti ad una moltitudine anonima. Chi parla in
queste situazioni si rende conto di farlo a solo titolo
personale, senza poter fare riferimento a dei punti comuni.
Questa situazione riguarda sia i momenti nei quali
si deve discutere un ordine del giorno preciso e definito,
sia quando si vuole portare un contributo personale connesso
ai propri valori e ideali. E' difficile che in
un grande gruppo si formi un clima adatto alle
comunicazioni di tipo personale più o meno profondo.C'e
sempre il pericolo del ridicolo, dei frantendimento dei
propri scopi e quindi si preferisce tacere per non accentuare
il senso di isolamento, la sensazione di perdita di valore
del se nella moltitudine, il sentimento di dispersione.
Il fenomeno caratteristico del grande gruppo e il silenzio
piùttosto che la comunicazione circolare.
Da tutto questo deriva un senso diffuso di ansia-angoscia
che spesso si cerca di mitigare anche fisicamente, cercando
di disporsi vicino ai propri "amici",nel senso
di persone che appartengono allo stesso piccolo gruppo cui
si fa riferimento, o almeno di persone che si conoscono.Un
ulteriore problema e rappresentato dall'affastellarsi di
numerose questioni da discutere. Si tende Ciòe
a disperdersi negli interventi tralasciando il fulcro
del problema e focalizzandosi spesso su più particolari
periferici o di scarsa importanza. Inoltre gli interventi
fatti, in proporzione piùttosto pochi, sono di
frequente lunghi e complessi ed èspesso difficile
seguirli anche volendo.
3- LEADERSHIP E modalità' DECISORIE
In genere, più il gruppo è di grandi
dimensioni più il comportamento del leader
formale e autoritario e direttivo, e più aumenta,
da parte dei membri del gruppo, la tolleranza ad un tale
atteggiamento.La democrazia richiede tempi lunghi.Ciò
e facilmente comprensibile se si pensa che il grande gruppo
e costituito da individui che spesso appartengono a
più piccoli gruppi presenti in misura diversa
in quella situazione collettiva.In tale realtà
si scatena spesso un sentimento di aggressivita più
o meno latente che si può esprimere come competizione
e che a volte ha aspetti distruttivi.Nei grandi
gruppi esiste in genere una "gerarchia" di
leaders: ci sono i leaders primari, quelli secondari
e cosi via fino ad arrivare ai gregari. E' chiaro che
lo sviluppo di una tale gerarchia comporta una delega
o una distribuzione della leadership. Questo accade
soprattutto quando si devono svolgere compiti complessi.può
anche succedere che, come un piccolo gruppo esprime un
leader, il grande gruppo esprima un gruppo-leader, che
tende a monopolizzare l'attenzione dei presenti, a
stimolare e ad indirizzare le scelte collettive.
Si tratta in genere in questo caso di un piccolo gruppo
forte, coeso ed organizzato, che per sottoporsi in
modo dialettico con il resto del grande gruppo deve
aver di fronte gruppi simili a lui almeno dal punto
di vista psicologico. Se manca un tale aggregato e chi
conduce la riunione che ha più potere perche
in qualche misura tende a mediare fra i bisogni e le
esigenze individuali che si trova ad avere davanti.
La decisione in un piccolo gruppo rappresenta un
evento complesso e problematico dal momento che anche
fra poche persone è difficile riuscire a coinvolgere
nel processo decisorio tutti con lo stesso peso e con
la piena partecipazione. Se il numero delle persone coinvolte
aumenta, ci sono più sfumature di cui tener conto,
più opinioni da considerare, più rigidezza
da addolcire. Mentre in un piccolo gruppo e possibile decidere
in modo unanime, questo non accade mai o quasi mai in
un grande gruppo, dove viene usato più spesso il
criterio della maggioranza-minoranza.
4- PRODUTTIVITA'
L'aumento del numero delle persone che insieme devono
svolgere un certo compito non aumenta necessariamente
l'efficienza del gruppo. In genere è più
produttivo un piccolo gruppo piuttosto che un grande gruppo.
E' possibile pero che ci sia una dimensione ideale a seconda
del compito da svolgere.In genere più il compito
e complesso, più aumentano le difficoltà in
caso di grande eterogeneità fra i membri del
gruppo e viceversa; l'omogeneità fa migliorare
i risultati del lavoro svolto. Anche in questo caso ci
sono pero alcuni compiti per i quali e più utile
un gruppo con molte differenziazioni al suo interno.Determinanti
per il raggiungimento di un fine operativo sono
le caratteristiche individuali dei singoli componenti
del gruppo: chi e efficiente, sa cooperare ed e intuitivo
facilita il lavoro del gruppo. Chi invece e aggressivo,
autoritario, individualista, tende a far ridurre il livello
di produttività. Anche la compatibilità fra
i vari membri di un gruppo facilita le possibilità
produttive. In caso contrario e dimostrato che molte energie
che potrebbero essere usate per l'efficienza del gruppo
vengono utilizzate per i problemi di rapporto interpersonale.
Anche in questo caso, più il compito e complesso
più e funzionale la compatibilità fra i membri
del gruppo; ma se si tratta di un compito che non richiede
necessariamente connessioni e cooperazioni fra le persone
che se ne occupano, si hanno buoni risultati anche
con scarsa compatibilità. Un altro elemento a
favore della produttività èun leader efficiente:
chi stimola gli interventi e facilita con domande la
ricerca di soluzione ai problemi e di grande aiuto al
conseguimento di buoni risultati. Stimolare e non "costringere"
su un certo binario. Sentirsi liberi e responsabili delle
proprie attivita aumenta la soddisfazione individuale
e di conseguenza aumenta il livello di produttività.
Si tratta di una specie di "effetto Pigmalione",
connesso quindi al livello di stima e di fiducia reciproco
che si autoinfluenza. In un grande gruppo la produttività
èconnessa alla rete di comunicazioni esistenti,
al sentimento di coesione oltre che alla leadership;
e dati i problemi evidenziati in tutte queste dimensioni
si può dedurre che certamente, più le dimensioni
del gruppo aumentano più ci si allontana dalle
condizioni ottimali per la produttività.
5- I GRANDI GRUPPI
NELLA SCUOLA
Da quanto èstato detto risulta evidente che la dimensione
del grande gruppo non e la più adatta a consentire
lo scambio di comunicazioni e la discussione.Ciò
non significa necessariamente che non si debbano mai utilizzare
situazioni "macro".Del resto la scuola e una
struttura organizzativa che si basa su più tipi
di aggregazione che variano per dimensioni. Ci sono i piccoli
gruppi costituiti in base alle discipline insegnate (gruppi
disciplinari) o in base alla classe in cui si opera (consigli
di classe coi soli docenti/gruppi disciplinari per classi
parallele), per quanto riguarda i docenti. Vi sono poi
i gruppi di grandi dimensioni a partire dai consigli di
classe allargati alla componente genitori per arrivare ai
collegi dei docenti e alle assemblee di tutti i genitori
degli allievi presenti a scuola.Un altro grande gruppo
è costituito dalla classe nella quale il singolo
docente insegna: il ruolo da lui rivestito in questo caso
è quello del leader formale nei confronti degli
allievi. Va anche sottolineato che in questo contesto
è molto difficile poter osservare le reali dinamiche
di grande gruppo anche a causa delle modalità di
lavoro del gruppo classe che si basano sostanzialmente
sulla comunicazione unidirezionale e su una rigida
regolamentazione che poco spazio lascia alla libera
iniziativa ed all'espressione spontanea non solo dei vissuti
emotivi, ma anche di progetti operativi e di strategie
funzionali alla loro realizzazione. Ogni insegnante e lo
stesso dirigente scolastico, sono membri di più gruppi
ed hanno quindi più punti di riferimento. Ora nell'ambito
del piccolo gruppo la situazione e facilmente gestibile,
ma in un grande gruppo, dove i membri di gruppi diversi
confluiscono come signoli individui, la cosa si fa
più complessa. A quale dei vari piccoli gruppi
di origine si appartiene? Le relazioni che ognuno stabilisce
con gli altri come individui e le relazioni fra i piccoli
gruppi sono gli elementi che costituiscono fondamentalmente
la vita del grande gruppo. Ma proprio per le difficoltà
provocate dalla dimensione numerica, occorre utilizzare
il grande gruppo cercando di superare i punti più
problematici. La prima cosa che e necessario chiarire
e dunque lo scopo per il quale si vuole utilizzare il
macro-aggregato. Se non lo si può considerare
il momento privilegiato per la discussione, si può
pero utilmente farne uso come mezzo per informare e per
decidere.
5.1- INFORMAZIONE
& COMUNICAZIONE
Il turn-over tipico di tutte le scuole italiane, che
all'inizio dell'anno scolastico subiscono il rinnovo
di parte degli insegnanti, suggerisce la necessita di
una rapida divulgazione di tutto quanto riguarda l'andamento
stesso dell'istituto sia dal punto di vista organizzativo
sia per la parte pedagogica.Una riunione collegiale in
tal senso è quindi non solo auspicabile ma spesso
necessaria per rendere edotti i nuovi insegnanti e per risparmiare
perdite di tempo e di energia. Vi sono poi altre situazioni
in cui e necessario informare i docenti rispettoa problemi
di ordine generale, a disposizioni legislative, ad iniziative
varie ecc.Perche un incontro di questo tipo sia produttivo
occorre che esso rispetti alcune "regole" soprattutto
perche utilizza prevalentemente la comunicazione ad una
via (Ciòe dal dirigente scolastico ai docenti) che
non consente ampi ed immediati feed-back circa la comprensione
del messaggio dato. E' buona abitudine innanzitutto
fornire a tutti un breve ciclostilato informativo che
riassuma con chiarezza e precisione i punti salienti sui
quali occorre avere un'informazione univoca. E' pure necessario
stabilire un preciso ordine del giorno dell'incontro,
tenendo presente che i diversi punti devono poter essere
esauriti nel tempo a disposizione. Si deve tener presente
a questo riguardo che non e possibile chiedere agli
ascoltatori più di 90-120 minuti di attenzione e
quindi, per conseguenza, i punti all'ordine del giorno
devono essere limitati.Sono preferibili due incontri brevi
ad uno chilometrico, che ha spesso come unico effetto
la demotivazione e la reattività nei confronti del
lavoro da svolgere. E' ovvio che il tempo indicato
e il massimo possibile per garantire l'attenzione
e l'ascolto e può essere ristretto se si prevede
che non sia tutto effettivamente necessario.Se l'informazione
da comunicare e complessa e di aiuto l'utilizzo di schede,
di cartelloni illustrativi, della lavagna luminosa
che consentono di semplificare il discorso. Ad una comunicazione
lunga e confusa è preferibile una schematica ma
chiara.Soprattutto se le informazioni devono tradursi
in iniziative operative e necessario prevedere un
breve spazio di tempo per eventuali domande di chiarimento.
In alcuni casi, se non nascono domande in modo spontaneo,
e consigliabile stimolarle per verificare se vi sono punti
oscuri. Tutto questo può valere anche se il riferimento
e la classe di lavoro con le eventuali eccezioni del
caso. Per esempio, può non essere necessario
stabilire e divulgare per ogni lezione l'ordine del giorno,
ma e certamente indice di attenzione e considerazione per
gli allievi illustrare il programma che si intende svolgere
nel corso dell'anno scolastico oppure mensilmente, il metodo
che si intende utilizzare, le modalità di verifica
del percorso didattico individuale, ecc. Fra l'altro un
tale approcCiò può stimolare gli allievi
a fare eventuali proposte sulle procedure di lavoro o sui
contenuti eventualmente da approfondire. Infine, nei casi
in cui i docenti utilizzano il lavoro di gruppo, la
conoscenza degli argomenti da parte degli allievi può
facilitare la loro scelta per interesse e stimolarli
maggiormente a realizzare con più motivazione
l'attivita didattica.
5.2- PROCESSI DECISORI
Il collegio dei docenti èl'organismo scolastico decisorio
per eccellenza, in quanto spetta a lui determinare
l'ambito dell'intervento pedagogico ed educativo.Purtroppo
in realtà questa funzione del collegio e piùttosto
trascurata nel senso che i momenti decisori formali sono
spesso relegati negli ultimi minuti della riunione, quando
non addirittura dopo lo scadere del tempo fissato per l'incontro
stesso. Ciò avviene perche si usa la situazione collegiale
soprattutto per affrontare la discussione dei punti
all'ordine del giorno, mentre questa attivita dovrebbe
essere svolta in altri spazi (vedi punto successivo). Anche
in questo caso, per ottenere riunioni produttive e soddisfacenti
sia per chi le ha convocate sia per i partecipanti, bisogna
utilizzare una serie di accorgimenti facilitatori.Occorre
anche qui fissare dei precisi termini temporali con
le stesse avvertenze gia indicate; anche l'ordine del
giorno deve prevedere un compito realizzabile nello spazio
di un tempo previsto. E' opportuno arrivare alla fase
decisoria avendo più soluzioni fra cui scegliere
e non solo due, per evitare soprattutto polarizzazioni
con conseguenti spaccature all'interno del grande gruppo.
Se le proposte fra cui deliberare sono limitate, possono
essere validamente integrate dallo stesso dirigente.
Una tale iniziativa, oltre ad essere un utile stimolo
ideativo, e certamente funzionale alla soddisfazione
in relazione alle scelte compiùte. Fra tante possibilità
e più facile individuare quella in cui si riconoscono
più persone. E' vero che in un grande gruppo e
molto difficile arrivare a decisioni unanimi, ma
e anche vero che e preferibile il massimo consenso
possibile ad una maggioroanza ottenuta a stretta misura.
Nel caso la decisione da prendere sia complessa e preveda
della sub-decisioni, e necessario proporre uno alla volta
e con chiarezza i vari punti su cui esprimersi. Spesso
succede che, a causa della tensione o del numero di
variabili di cui occorre tener conto, si perda il filo
del discorso e, di fronte ad una richiesta di voto,
ci si trovi a non sapere su che cosa ci si deve esprimere.
Il dirigente può aiutare efficacemente in tali
occasioni scrivendo sui cartelloni, in modo che in ogni
momento ciascuno possa sapere in merito a quale argomento
si stia deliberando e qual e la rosa delle possibili scelte.
Nel caso che, nonostante tutto si verifichi una situazioni
di polarizzazione, il dirigente scolastico dovrebbe agire
secondo due criteri guida: la dove e possibile cercare
di lasciare spazio ad entrambe le posizioni (per es. nel
caso della scelta del tipo di aggiornamento da svolgere
internamente alla scuola, si possono accettare scelte
diverse perche in genere sono connesse a bisogni diversi;
consentire ad entrambe le esigenze di sopravvivere
può significare aumentare la motivazione al lavoro
ed ottenere migliori risultati in termini di efficacia
ed efficienza). In altri casi, in cui occorre necessariamente
pervenire ad un unico orientamento, e compito del dirigente
suggerire una mediazione o in termini di una nuova proposta
aggregante, o cercando di unificare fin dove e possibile
le due posizioni emerse. Un tale atteggiamente consente
alla minoranza di sentirsi rispettata e di assumersi
poi effettivamente in carico le decisioni prese collegialmente.
Infatti non è tanto importante raggiungere la
maggioranza se non ci si assicura il consenso almeno
psicologoico della minoranza a rispettare le decisioni
prese. Se questo non avviene, il meccanismo operativo che
traduce in realtà le delibere collegiali e destinato
ad incepparsi, con gravi conseguenze sia sul clima generale
delle scuola sia sulla produttività.Nel caso ci
si trovi in una situazione insanabile, in cui il divario
fra le posizioni e incolmabile, e consigliabile non arrivare
alle votazioni anche se ci si rende conto che e possibile
ottenere una maggioranza.In questi casi e meglio soprassedere
e concedere del tempo per ulteriori ripensamenti che
possono sbloccare la situazione. Nei momenti decisori è
molto presente la pressione del gruppo sia come entità
in sè, sia come leaders che si schierano. Di solito
tale clima psicologico e utilizzato funzionalmente al far
decidere, ma non sempre con i risultati sperati. Per
esempio molto raramente si ricorre al voto segreto in una
situazione collegiale; si tende a preferire la levata
di mano che e certamente più rapida ma che espone
i votanti a problemi quali il timore di essere giudicati,
la difficoltà a fornire una giustificazione logica
e convincente per convalidare la propria posizione, l'ansia
di sentirsi diversi ed isolati. Se si osservasse con
attenzione il momento in cui le persone alzano la loro
mano, si potrebbe facilmente osservare come ciò
avvenga in frazioni di tempo diverse: la base del grande
gruppo, i gregari, la "maggioranza silenziosa",
spesso si esprimono tenendo d'occhio le posizioni prese
dalle persone con le quali si sentono in sintonia, che
stimano o che, a volte, in qualche misura temono. E' evidente
che in questo modo la votazione palese limita in maniera
drastica la liberta individuale.Il voto segreto richiede
certamente un maggior dispendio di energie ma a volte può
essere, se non necessario, certamente auspicabile, soprattutto
nel caso si voglia conoscere la reale posizione delle
persone in merito ad un particolare argomento.può
accadere infatti che sia la minoranza a chiedere una presa
di decisione in merito ad un particolare argomento. E'consigliabile
in tale eventualita non eludere una tale richiesta non
solo per correttezza ma anche per gli aspetti psicologici
di un eventuale rifiuto. Si tratta di consentire da parte
di tutti un'assunzione di responsabilità che, definendo
con esattezza e senza equivoci la situazione, permetta un
reale contatto con la realtà. Se questo non avviene
resterà sempre il dubbio, nonostante l'esplicitazione
dei motivi del rifiuto, rispetto alle possibili conseguenze
di un atto mancato.Tutto questo può riguardare anche
il gruppo-classe sia in termini analogici, sia concretamente:
alcuni principi di educazione civica, di convivenza e
democrazia in senso lato, e la stessa evoluzione del
rapporto fra gli allievi ed il docente passano attraverso
l'elaborazione del concetto e del rapporto con l'autorita.
La procedura indicata per il Collegio Docenti può
essere utilmente applicata anche in classe purche adattata
soprattutto nei contenuti al livello degli allievi.
5.3- "INGEGNERIA
DEI GRUPPI"
Se il grande gruppo non è la situazione ideale
per condurre discussioni, occorre prevedere altre strutture
ed altri momenti di incontro nei quali sia possibile farlo.
L'abilità in questo caso sta nella capacità
di inventare situazioni tali che consentano il maggior
scambio possibile di opinioni e dipunti di vista. Nella
scuola esistono gia situazioni di piccolo gruppo nelle quali
e opportuno proporre la discussione di argomenti generali;
ma quando intorno a questi ultimi e necessario arrivare
a decisioni concordi che riguardano tutto l'istituto
scolastico, e necessario facilitare le connessioni e incentivare
la massima partecipazione. Non e sufficiente quindi preoccuparsi
di riunire i gruppi formali esistenti, ma occorre prevedere
anche strutture di collegamento che consentano al lavoro
di procedere di pari passo, senza eccessive divergenze
che e poi impossibile comporre in fase decisoria.
Occorre inoltre che queste strutture di collegamento
siano messe in funzione nelle fasi intermedie di lavoro,
per consentire di "aggiustare il tiro" o comunque
di riflettere su ulteriori possibilità che nella
discussione del gruppo non erano emerse. Si tratta dunque
di calcolare con la maggior esattezza possibile i tempi
necessari allo svolgimento del compito, tanto più
se si prevede una estensione del tempo.All'interno di questo
calendario si dovranno prevedere momenti di scambio di
informazioni; più frequenti essi sono più
e possibile ottenere buoni risultati, pur tenendo conto
che tali incontri di scambio non devono impedire o rallentare
il procedere dei lavori interni al gruppo di discussione.
Possono essere utilizzati per questo
scopo:
1 - i delegati: ogni gruppo sceglie un suo membro cui
affida il compito di riferire quanto si sta facendo
e di decidere orientamenti comuni anche per gli
altri gruppi;
2 - i rappresentanti: una o più persone di ciascun
gruppo si incontrano per raccontarsi quanto sta
avvenendo nel proprio gruppo;
3 - gli osservatori: uno o più membri del gruppo
vengono inviati negli altri gruppi come uditori
che poi riferiranno al gruppo d'origine su quanto
hanno visto;
4 - gli intergruppo: i gruppi si scompongono in tante
parti quanti sono i gruppi di lavoro presenti
e si riformano nuovi gruppi costituiti da persone
provenienti da tutti i gruppi. In tale situazione non
solo si può fare il punto della situazione,
ma si può anche giungere a prendere delle parziali
decisioni che servono ad indirizzare il lavoro successivo;
5 - le comunicazioni scritte: ogni
gruppo manda brevi relazioni schematiche che informino
sull'andamento dei lavori.
Certamente questi sono solo alcuni dei possibili esempi.
Altre combinazioni possono essere inventate in relazione
alle specifiche necessita del momento.Va sottolineato
che le procedure esemplificate possono essere utilmente
applicate per esempio alla realizzazione degli interventi
relativi alla Prevenzione e all'educazione alla salute
previsti dal Ministero P.I. per tutto l'Istituto Scolastico.
BIBLIOGRAFIA:
- A.K.Rice "Esperienze di leaderschip",
Giunti-Barbera Fi '74
- P.R.Hofstatter "Dinamica di
gruppo" F. Angeli Mi'70
- Krech-Crutchfield-Ballachey "Individuo
e societa" Giunti-Barbera Fi'70
- U.De Vanna "Un gruppo targato
futuro" Elle Di Ci Asti '78
- The Open University "I gruppi
sociali" Mondadori Mi'80
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