Il medico Shin-fu prese parte alla
guerra dell'Imperatore Ming per la conquista della provincia
di Chenzi.
Egli lavorava come medico in diversi ospedali militari,
e la sua opera fu esemplare
.
Interrogato sullo scopo della guerra cui partecipava,
diceva: Come medico non posso giudicarla, come medico
io vedo solo uomini mutilati, non colonie redditizie
..
Come filosofo potrei avere un'opinione in proposito, come
uomo politico potrei combattere l'Impero, come soldato
potrei rifiutarmi di obbedire o di uccidere il nemico,
come coolie potrei trovare troppo bassa la mia mercede,
ma come medico non posso far nulla di tutto questo, posso
fare solo quello che tutti costoro non possono, e cioè
guarire ferite.
Purtuttavia si dice che una volta, in una certa occasione,
Shin-fu abbia abbandonato questo punto di vista elevato
e coerente. Durante la conquista da parte del nemico di
una città in cui si trovava il suo ospedale, si
dice che sia fuggito precipitosamente per non essere ucciso
come seguace dell'Imperatore Ming. Si dice che, travestito
come contadino sia riuscito a passare attraverso le linee
nemiche, come aggredito abbia ucciso delle persone e come
filosofo abbia risposto ad alcuni che gli rimproveravano
il suo comportamento: Come faccio a continuare a prestare
la mia opera come medico, se vengo ucciso come uomo?
"ME-TI. Il libro delle svolte",
B.Brecht
Caro Guido,
non posso negarti che me l'aspettavo: la tua decisione
era già scritta in Detriti, nelle tue riflessioni
degli ultimi due anni, nei tuoi comportamenti ai recenti
incontri. Ma un conto è ipotizzare, prevedere,
avere sentore, un altro è vedere realizzata in
atti una certa ipotesi, previsione, aspettativa!
L'analisi che fai del Mondo e della Professione alla
soglia del Millennio mi trovano completamente d'accordo.
Il desiderio imperiale di controllo-dominio dell'Umanità,
l'interesse all'ammortizzazione della conflittualità
sociale, l'attenzione alla devianza dettata da sentimento
di espiazione - in una insoddisfacente sintesi - la richiesta
di contribuire ai processi di istituzionalizzazione totale
che i clienti (pubblici e privati) ci fanno non possono
essere negati.
E in questo senso i motivi che guidano la Tua scelta mi
sembrano assolutamente chiari e il comportamento che intendi
agire perfettamente conseguente.
La Tua decisione, radicale e definitiva, mi provoca d'altro
canto tristezza e malinconia, anche se sono convinto che
la responsabilità individuale e i comportamenti
che la significano, non possono essere messi in discussione.
Anche perché intravedo in questa Tua scelta, come
in molte altre che Ti ho visto fare da 15 anni a questa
parte, un segno profetico e magistrale, che dà
senso alla Tua esistenza e chiede senso alla mia. Mi appare
come l'estremo tentativo di essere nel quotidiano un uomo
che lotta per sè e così mostra un mondo
di umanità, piena e degna di essere tale; il tentativo
di andare contro natura seppur ponendo a fondamento la
propria natura, nella ricerca di un senso che non sia
semplicemente la fine che ci costringe la vita in quanto
mortali.
E a me questo fa ricordare i tentativi, le modificazioni
di rotta, le avanzate e le ritirate che decido ma anche
sono costretto quotidianamente fare! E mi sollecita l'interrogativo
che mi pongo ad ogni risveglio, riguardo a ciò
che credo possa essere "sensato" per me, i miei
figli, la professione, quanto sia drammaticamente necessario,
quanto tragicamente anacronistico, quanto efficace, quanto
socialmente accettato
..
E se è vero che il personale è politico,
allora le persone che ci stanno intorno vadano conquistate
e meritate, così sento che ciò che mi mancherà
di più sarà la Tua capacità di porre
al centro delle nostre discussioni il tentativo di fondare
un nuovo mondo, o almeno una nuovo modo di "mettere
al mondo un mondo".
Restituendoti le "mie" inadeguatezze, ti abbraccio.
Alberto
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