Il potere degli impotenti (Guido
Contessa, 2024)
Il potere non è solo quello politico. militare,
finanziario, manageriale. Esiste un potere diffuso
nel quotidiano che viene espresso nelle relazioni
fra individui. Non parliamo della violenza, ma di
un sottile sistema verbale e comportamentale che
congela (o tenta) una posizione di superiorità
fra soggetti che non dispongono di alcun potere.
Come segnala Watzlawick, ogni comunicazione ne nasconde
un'altra, che esprime la vera intenzione del parlante.
1. Il dono come potere
Donare qualcosa, dare aiuto, sostenere è
meritorio. Tuttavia il donante si mette col dono
in posizione di superiorità. Acquisisce meriti
e forse si aspetta rispetto e gratitudine, incrementa
la propria autostima. Chi chiede aiuto riconosce
il valore dell'altro. Il donante è per definizione
buono, altruista e detentore di un credito. Tutto
ciò segnala una relazione di potere fra chi
dona, aiuta e sostiene e chi riceve il dono, l'aiuto,
il sostegno. Chi riceve diventa "servo"
e chi aiuta diventa "padrone". Il fenomeno
è evidentissimo in chiave politica. Gli imperi
e gli Stati coloniali hanno sempre giustificato
sè stessi con la volontà di donare,
aiutare e sostenere i popoli conquistati.
Solo la reciprocità scongiura il carattere
di dominio del donare. Non a caso siamo soliti ricambiare
i doni, rifiutarli quando sono troppo costosi rendendoci
impossibile ricambiare. Non a caso cerchiamo di
ripagare (in danaro o in gesti) chi ci fornisce
un aiuto. Se il beneficiato è messo nelle
condizioni di ricambiare, vede riconosciuto il suo
valore. Non è solo qualcuno che riceve ma
anche qualcuno che dà. Le posizioni sopra/sotto
si alternano e si allontana il pericolo di una relazione
di potere. La mancanza di reciprocità arriva
spesso a determinare il passaggio dalla gratitudine
all'odio. Nessuna buona azione resta impunita.è
una frase di Clare Boothe Luce che è stata
ben spiegata da Melanie Klein nel libro "Invidia
e gratitudine". Chi riceve sente se stesso
come bisognoso, mancante, debole e sente invece
potente e forte chi dà. Col tempo, la condizione
di subalternità e la mancanza di reciprocità
porta a percepire chi riceve come vittima e chi
dà come carnefice. Facilmente la gratitudine
diventa odio.
2. La scurrilità come bersaglio del potere
Il potere parla "bene". Magari parla di
stragi, omicidi politici, catastrofi ambientali,
ma lo fa bene, Con un linguaggio pulito, formale,
rotondo. E' il popolo che bestemmia, impreca, maledice,
farcisce ogni frase con parolacce. Il potere magari
dice "Fate a pezzi il tale e la sua famiglia"
ma non aggiunge mai "cazzo!" perchè
non sarebbe un linguaggio educato. Uomini e donne
accusati di aver ucciso il coniuge raccontano come
hanno squartato e seppellito in discarica la vittima,
ma senza dire parolacce, per non essere accusati
di maleducazione.
Un modo per sottolineare il potere su qualcuno è
rimprovererlo per la sua scurrilità. Non
importa se avete mille ragioni di essere arrabbiato,
non importa se l'ufficio pubblico vi tortura ingiustamente
da mesi o anni, non importa se il commerciante vi
deruba, non importa se il coinquilino da mesi vi
riempie il balcone di escrementi. Se nel lamentarvi
vi scappa una parolaccia, L'interlocutore sorvola
sui motivi della vostra indignazione e vi redarguisce
con un "che maleducazione!" o un "non
sia scurrile!". Il solo richiamo al linguaggio
pulito definisce chi ha il potere e chi deve essere
sottomesso. Il potere vuole che si parli come lui.
3. Lezioni di vita come potere
Un altro modo per imporre un potere diffuso è
quello delle lezioni di vita. I mass media non perdono
occasione per dare lezioni sul vivere. Il meta-messaggio
è che siamo idioti e ci sono indispensabili
i consigli su come innamorarsi, come mangiare, cosa
comprare, quali vivande ci servono. I mass media
sono potenti, noi siamo i servi incapaci. Amici
e conoscenti si sentono in dovere di farci prediche
sulla nocività del fumo e sull'alimentazione
sana, anche se tirano coca e ingollano liquori come
fossero acqua. Al punto di proibirci di fumare a
casa loro o in loro presenza, sottolineando così
il loro potere e la nostra insignificanza. L'ultima
moda del potere diffuso riguarda la tecnologia.
Se non possiedi un cellulare con WhatsApp non sei
degno di essere chiamato. E usare le mails? Troppa
fatica per un soggetto insignificante come te. Chi
ha la tecnologia ha il potere e può dominare
chi non ce l'ha, arrivando a colpevolizzarlo.
4. Il nuovo linguaggio del potere
Il linguaggio è sempre stato un mezzo di
potere. Ma quello che è stato un mezzo elitario,
oggi è diventato di massa. L'uso dell'inglese
è il segno più distintivo del linguaggio
del potere diffuso. Soggetti semi-analfabeti non
riescono più a comporre una frase senza qualche
parola in inglese. I prodotti di consumo di massa
hanno nomi o sotto-titoli in inglese. Il meta-messaggio
è chiaro: se non capisci l'inglese, non sei
alla pari; sei inferiore, ignorante, trascurabile.
Chi parla anglo-italiano vuole imporre il suo potere,
e sancire la tua subalternità.
Un altro diffuso linguaggio del potere è
l'uso di "ragazzo/a o giovani", rivolti
a individui di 20-30 e anche 40 anni. Le parole
"uomo, donna o adulti" sono quasi scomparse.
Infantilizzare l'altro è un modo di esprimere
il potere, svalutando e sminuendo l'interlocutore.
Sono spariti anche i termini "vecchio/a, anziano/a",
sostituiti da "più grande". E'evidente
il meta-messaggio di questa ridicola sostituzione.
I vecchi, gli anziani non sono tesori da rispettare,
saggi da ascoltare, vite da raccontare: sono soggetti
disgustosi. . Chiamarli vecchi o anziani sembra
un insulto esplicito. Chiamarli "più
grandi" è una espressione di potere
e di razzismo, mascherato da bonarietà.
5. Il potere dell'attualità
Il potere dell'attualità è dilagante
nell'era della sparizione del passato e del futuro.
Il presente è valore e potere e dà
valore e potere a chi lo conosce e lo frequenta.
Mettendo chi non lo fa nella posizione dell'inutile
idiota, o del servo. Gente che non ha mai sentito
parlare di Thomas Moore inorridisce se non conosci
le vicende di una certa Kate Middleton: soggetti
per i quali Verdi è il nome di un partito
e Beethoven il nome di un cagnone, ti guardano come
un ebete se non sai chi è Sfera Ebbasta.
Tifosi dello sport che non hanno mai sentito nominare
Jesse Owens, ti insultano se non conosci il nome
del nuovo portiere del Parma. Tipi che non hanno
mai visto un filetto alla Wellington ti schifano
se gli chiedi cosa sono il remen o il poke. Come
fai a non avere un cellulare? Come fai a non essere
sui Social? Come fai a non seguire il Grande Fratello
o l' Isola dei Famosi? Come fai a non avere una
squadra del cuore? Tutte domande che vengono fatte
col tono di supeiorità di chi insegue l'attualità
e disprezza chiunque non lo faccia. L'attualità
è OK, tu no. L'ignoranza e la svalutazione
del passato sono un vanto e una forma di potere.
L'ignoranza del presente è una colpa e un
segno di subalternità.
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