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Apparenze (Margherita Sberna, 2025)

E' possibile avviare un'evoluzione di mentalità, che avvicini effettivamente i principi teorici della nostra società ai comportamenti concreti individuali e collettivi?
La risposta è: FORSE!
Le costituzioni dei vari Stati sono depositarie dei fondamenti della convivenza e hanno come obiettivo di proteggere i diritti universali basati sui principi di libertà, uguaglianza, giustizia e solidarietà. In più ci sono le religioni che influenzano la vita della maggioranza degli esseri umani attraverso i concetti morali sui quali si fondano. In effetti ci ispiriamo a tutto questo nella quotidianità. Ma ci sono delle eccezioni che riguardano i comportamenti individuali, che si sia un modesto cittadino o un membro dell'oligarchia dominante, ed anche le cosiddette élite e, in senso lato, chi è in grado di esercitare un potere su altri. In pratica, tutti gli esseri umani, dato che c'è sempre qualcuno che possiamo "obbligare" ad ubbidirci. Così nessuno può considerarsi del tutto innocente, ma è anche vero che cambia il grado di responsabilità: se costringo mio figlio a mangiare la verdura che lui cerca di evitare, esercito il mio ruolo di educatore; mentre se faccio lavorare il mio operaio senza le necessarie protezioni di sicurezza compio un sopruso e in più non rispetto la legislazione che riguarda il mondo del lavoro in quello specifico ambito.
Fin qui pare abbastanza semplice distinguere fra bene e male. "Pare" perché ci sarebbero molti distinguo da fare in entrambi i casi-esempio. La complessità delle situazioni si moltiplica in modo esponenziale maggiore è la distanza fra le due parti e dunque minore è la possibilità di interagire.
Così come in famiglia si ha il diritto/dovere di educare, nella società c'è il diritto/dovere di garantire il benessere e la coesistenza pacifica. Come in famiglia ci sono regole da rispettare, punizioni, ecc., nella società esistono leggi e conseguenze nel caso non si rispettino. A parte le dimensioni, le due situazioni sono speculari. Resta il fatto che il tutto si basa su delle convenzioni la cui caratteristica è di modificarsi nel tempo. Niente è per tutti e per sempre indiscutibile e immodificabile: quello che è accettato e condiviso oggi, in un certo luogo, non è detto che valga anche domani o lo sia stato in passato.
In una tale situazione, non è difficile constatare che i diritti universali dei cittadini siano spesso calpestati! Ciò accade e con grave pregiudizio in particolare nei confronti di alcuni individui e verso categorie specifiche. Per arginare e risolvere il problema il legislatore interviene o crea le condizioni per interventi di altri che ritiene funzionali all'obiettivo.. Per esempio, la legge 18/2009 dello Stato italiano ha sostituito il termine "handicappato" con "persona con disabilità" , recependo la Convenzione Internazionale dell'ONU del 2006 sui diritti delle persone con disabilità.
Su questa onda, un giornalista della Reuters ha indicato l'enciclopedia Treccani come razzista perché riporta l'espressione "lavorare come un negro", parola quest'ultima che deve essere sostituita con "nero", "africano", "persona di colore", ecc. .
Il termine "gay" usato dal 1940 per indicare le persone omosessuali sia uomini che donne, è stato sostituito con le iniziali identificative dei vari gruppi LGBTQ, poi LGBTQIA, LGBTQIAPK, LGBTQIAPK+ .
Ma la lingua "politicamente corretta" che dovrebbe veicolare maggiore rispetto per la diversità in tutte le sue espressioni, in realtà - almeno per ora - non riesce a modificare i comportamenti delle persone più "reticenti" e ancor meno le loro convinzioni profonde.
D'altra parte, come sostiene Watzlawick, perché la comunicazione sai efficace è necessario che tutti gli elementi verbali e non verbali coincidano: tutte le componenti devono trasmettere il medesimo messaggio.
Così se le "persone con disabilità" devono elemosinare gli aiuti per potersi curare ed avere una vita dignitosa, significa che lo Stato, a cui spetta questo compito, non ha la giusta considerazione per loro. Se le persone di colore hanno una retribuzione indecorosa e lavorano in condizioni schiavistiche, senza che neppure i sindacati ritengano necessario il loro intervento, significa che il valore di queste persone è inesistente mentre è importante il profitto di tutti coloro che traggono benefici da questa situazione, forze dell'ordine comprese che non si interessano, nonostante ben conoscano la situazione. Che le persone con gusti sessuali diversi dalla maggioranza debbano incasellarsi in categorie ben definite per godere di alcune libertà fondamentali, è di nuovo una dichiarazione di ghettizzazione nei fatti.

Per non parlare di questioni altamente emblematiche, come per esempio la giornata della memoria internazionale, dedicata solo all'olocausto degli ebrei, dimenticando i morti delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, i curdi, i palestinesi, gli yazidi, i rohingya e tutti gli altri popoli perseguitati. E anche questo è un messaggio contradditorio, perché esprime il concetto che non solo gli uomini ed i popoli non sono uguali, ma anche le vittime! E rende incontestabile la posizione di chi governa ai più alti livelli e dunque decide anche quali siano le festività ed i martiri da non dimenticare.

Dunque, le parole non sono sufficienti se non sono confermate da comportamenti congruenti e questo autorizza e giustifica ogni comportamento irrispettoso dei "sacri" principi.

Alla fine resta solo l'individuo: il cambiamento parte da lui e dalla sua capacità di diventare un esempio credibile ed imitabile.


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(G.Contessa)

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